In un certo senso è “La Gara” del mondiale, quella con un più evidente e chiaro riferimento anche alla tradizione ed alla storia della scuola Austriaca della corsa offroad, notoriamente e da sempre una delle roccaforti del credo per il quale la corsa in montagna è prima di tutto la conquista del traguardo posto in alto e raggiunto partendo dal fondovalle, spingendo se stessi ed il proprio corpo nella sfida rappresentata dal correre in salita. Per tutti è una sfida con se stessi, si arranca su quei sentieri e su quei pendii chiedendosi come sia possibile anche solo pensare di correrci. Ciò cui assisteremo nella gara opener del mondiale rappresenterà l’ennesima rivelazione, ed a raccontarcela saranno davvero le più grandi ed i più grandi interpreti della disciplina, seppur con qualche assente.
MOUNTAIN UPHILL
Start della gara Mercoledi’ 7 Giugno 2023 dalle ore 13.00 da Neustift im Stubaital con arrivo alla Elferhütte.
Diretta video live streaming su www.corsainmontagna.it dalle ore 13.00 con la gara maschile, a seguire (ore 14.00) la gara femminile !!!
Al maschile occhi puntati su Patrick Kipngeno e sugli Ugandesi, che questa volta non saliranno in seggiovia come a Chiang Mai ;-). Più aperta sulla carta al femminile, con una sfida che fa già sognare ad occhi aperti tra Andrea Mayr, Grayson Murphy ed Allie MacLaughlin.
NOTA: Al momento in cui vi scriviamo questa preview apprendiamo tuttavia che vi siano difficoltà burocratiche che potrebbero far saltare la presenza del Kenya.
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L’analisi tecnica: Vertical Uphill, la tradizione
Sono 1’000 metri up, ma non è un vertical. Si percorrono 7 km con un traverso veloce a circa metà fatica, ma non è nemmeno una gara di salita che possiamo definire “molto corribile”. Il tracciato della prova Uphill ha tutto per dirsi completo ed il muro finale, aperto, ripido e diretto, è il giusto tributo alla voglia di regalare grande spettacolo ai tifosi, che potranno accedere a questo ultimo tratto grazie anche agli impianti di risalita che partono da Neustift.
Il piccolo centro turistico dello Stubai è la piazza di lancio della gara, con un anello di circa 740 metri che chiaramente non sarà decisivo ma che potrà già mescolare il mazzo di una partita che da lì si farà anche tattica, fino al già citato muro conclusivo. Dopo l’anello si inizia a salire, e lo si fa sul serio con un sentiero, quello per la Malga Autenalm, immerso per lo più nel bosco che presenta le consuete tecnicità che vanno dalle radici a qualche gradone naturale da superare saltellando. Intorno ai 3,9 km percorsi inizia un traverso di circa 600 metri, quasi piatto, dove l’andatura muterà sensibilmente. Questo tratto è interamente fuori dalla vegetazione ed offre un notevole panorama che però solo gli spettatori potranno godersi visto che per gli atleti, provati dalla prima violenta salita, la gara sta per entrare nel vivo.
Ai km 4,5, in corrispondenza del punto di ristoro, il tracciato continua a essere filante, ancora circa 2km in cui sale in maniera impercettibile fino al passaggio sul piazzale adiacente alla stazione della cabinovia Elferbahnen. L’illusione di poter rifiatare è terminata perché la tavola è in realtà apparecchiata per lo spettacolare finale. Gli atleti entrano sulla pista da sci che sale al rifugio Elferhütte. Questo tratto è interamente scoperto e visibile, regalerà uno spettacolo degno di nota. Dapprima è stato disegnato uno zig-zag con numerosi tornantini, per lasciare spazio nella parte conclusiva ad un ripido drittone, che ricorda un po’ qualcosa simile al finale del PizTriVERTICAL. Terminato “il muro” c’è un breve tratto pianeggiante per raggiungere il traguardo posto nei pressi del rifugio, un ovvio escamotage del LOC per poter raccogliere il grande pubblico ed allestire una finish line all’altezza di un mondiale.
Per il vincitore maschile si ipotizza un crono tra i 40 ed i 45 minuti. E’ senza dubbio tipo di percorso adatto agli atleti Ugandesi e Kenyani, che partono quindi come grandi favoriti. In un senso più generale la gara richiede un pò tutte le abilità tipiche dello scalatore del mountain running: serve potenza, serve corsa, serve sapere eseguire con efficacia la corsa saltellata in alcuni tratti, serve nel finale un motore di un certo livello.
LA GARA, ROSTY TALKS
Per avere un commento più INSIDE sia sul tracciato che sul tipo di gara che ne verrà fuori, abbiamo fatto due chiacchiere con Andrea Rostan, uno dei quattro azzurri selezionati per questa gara, uno specialista delle gare uphill e trionfatore dei trials italiani per questo mondiale, il Vertical Fenis 2023:
Il percorso è molto bello.
Dopo 700m di lancio in piano si entra in un sentiero per affrontare 700m d+ molto duri, con tratti anche da camminare quasi su pendenze da vertical.
Dopo si trova un traverso in falsopiano a salire di circa 2 km sempre su sentiero per poi affrontare l’ultima parte su una pista da sci con un sentiero che sale a zig zag.
La gara sarà sicuramente velocissima dal primo metro con gli africani che partiranno forte, bisognerà azzardare un po’ secondo me, perché la prima parte è molto stretta e si rischia di rimanere imbottigliati e dover poi superare, cosa mai banale in queste gare e su questi sentieri.
Dal traverso in poi saranno le gambe, la testa e il cuore a fare la differenza. Bisogna vedere come ci si è dosati prima e dare tutto nell’ultimo tratto della pista da sci
I favoriti, gli outsiders, gli azzurri, i dubbi su Kenya ed Uganda
Partiamo dunque a sfogliare la lunga lista dei nomi maggiormente accreditati per essere i protagonisti e le sorprese di questa gara. Lo facciamo con una premessa: come in altre occasioni il fattore Africa peserà al netto di come alcune questioni extra sportive si saranno dipanate. Al momento in cui vi scriviamo i nostri contatti in seno alla Federazione Ugandese e ad alcuni club Europei che gestiscono atleti Kenyani ci dicono che la procedura per l’ottenimento dei visti non sta procedendo così facilmente come ci si sarebbe attesi, visto la portata dell’evento. Siamo certi che alla fine verrà trovata la quadra ma è certo un elemento di stress in più che francamente risulta incomprensibile visto cosa è stato mosso per questa rassegna iridata. Anche le condizioni fisiche di alcuni attesi protagonisti del team Kenya ed Uganda sono tutt’altro che al top. Il campione in carica Patrick Kipngeno è reduce da un maggio funestato da una lunga forma influenzale che lo ha restituito solo da poco alla tranquillità degli allenamenti. La veterana Philaries Kisang , da poco passata a Run2Gether, ha avuto qualche problema alle anche. Ed il campione in carica up&down Samuel Kibet (Uganda) non sarà nemmeno presente, dopo la malaria che lo ha colpito a maggio e che lo ha costretto al ricovero in ospedale.
Ma veniamo alle gare ed a chi invece ci sarà sicuramente, a partire dalla gara femminile che si annuncia a dir poco aperta e spettacolare.
Andrea Mayr it’s the name
L’eterna campionessa austriaca è la donna più attesa per molte ragioni, la prima è la sua classe irripetibile, poi il fatto che si corra in Austria, che solo lo scorso novembre sia stata ancora in grado di prendersi un argento mondiale, che quei titoli mondiali sono già 6 e con 7 si entrerebbe in un’altra sconosciuta galassia. L’abbiamo sentita negli scorsi giorni ma come spesso accade in queste situazioni non era di tante parole, si è limitata ad un “I am already very nervous, as usual”, e possiamo capirla, la pressione del pubblico di casa che spera di avere subito una medaglia dalla sua superstar è tanta. Il recente passato ci dice che oggi Andrea è battibile, chiaramente l’anagrafe ha dato chances alle avversarie, che sono di super livello ma che solo 10 anni fa sarebbero state spazzate via senza scampo alcuno, lo dice la storia. Impossibile, nel racconto delle favorite, non partire dal “dynamic-duo” statunitense composto da Allie McLaughlin, world champion uphill in carica, e da Grayson Murphy, iridata up&down nel 2019 in Patagonia. La Murphy viene da un 2022 in cui ha gareggiato solo un paio di volte causa infortunio. Oggi è totalmente recuperata e tornata allo splendore che abbiamo ammirato nelle sue uscite italiane nel 2021 quando mandò in frantumi il record del Trofeo Nasego e lottò con la Mayr sul vertical. La McLaughlin ha semplicemente incantato all’ultimo mondiale, compiendo due autentici capolavori (oro uphill e bronzo up&dwn, ricordiamolo). Tutta la top 10 di Chiang Mai, tranne Maude Mathys, sarà presente sulla linea di partenza e delle prime 20 all’ultimo mondiale uphill in realtà mancano solo, per turnover tecnico, solo altre 4 atlete. Centrare il podio in preview è complesso, anche perché ci attendiamo grandi cose da atlete come la finlandese Susanna Saapunki, apparsa in forma stellare nelle recenti uscite, la rumena Monica Madalina Florea, due volte 4^ in Thailandia e decisa a rifarsi, la spagnola Onditz Iturbe, la francese Christel Dewalle (unica transalpina in gara), soprattutto la britannica Scout Adkin, 11^ in Thai dove fu la vera delusione visto l’ottimo campionato europeo. C’è poi il capitolo Africa. La Joyce Muthoni Njeru che corse mezza infortunata l’ultimo mondiale (35^) dovrebbe lasciare spazio alla versione che meglio conosciamo, quella che le ha permesso di alzare le ultime due coppe del mondo e di mietere successi a ripetizione nelle classiche uphill, anche austriache come ad esempio il Grossglockner, di certo lo scenario di gara le sarà molto famigliare. Poco sappiamo delle ugandesi, ad accezione di Annet Chelangat, argento up&down a Chiang Mai 2022, e Risper Chebet che fu campionessa del mondo Junior nel mondiale di Canillo/Andorra nel 2018 (sola salita). Anche la Kenyana Philaries Kisang va comunque rispettata, esperienza e classe non mancano ad una atleta che nell’ultima Sierre-Zinal è salita sul podio.
Outsiders, ma non troppo, la ceca Tereza Hrochova, la britannica Philippa Williams, le sud africane Meg Meckanzie e Bianca Tarboton, la tedesca Hanna Groeber. Su Germania e Repubblica Ceca si possono spendere forse due parole in più anche sulla profondità di squadra, elemento che le accomuna alla Gran Bretagna secondo noi. Forse nessuna vera punta da podio ma una squadra solida che può piazzare anche 4 atlete nelle 25. Per la Germania ci saranno anche le maratonete Laura Hottenrott e Dominika Mayer, fresca del grande terzo posto nella Coppa Europa sui 1omila metri! La Rep. Ceka avrà al via oltre alla Hrochova, Adela Vetcha e Pavla Schorna.
Italia che parte obiettivamente nelle retrovie. Sia chiaro, non ci manca di certo il blasone che la storia unica di Valentina Belotti e le due ultime top ten consecutive nei mondiali uphill di Elisa Sortini ci fanno meritare, ma la squadra appare in quella fase di transizione dove le veterane sono prossime al congedo e la new entries appaiono ancora acerbe per potersela giocare al top. Dovranno essere squadra unita, non avere paura di gettarsi nella mischia da subito e correre per una volta senza le pressioni che la maglia dell’Italia nel mountain running mette sempre addosso, comprensibilmente. Se Valentina Belotti regalerà un altro capitolo alla propria leggenda magari con una prestazione nelle 20, se Elisa Sortini riuscirà, una volta ancora, a farci saltare sulla sedia con una delle sue gare “alla Sciales” (questa cit. la troverete solo su questo sito, ma noi alla nostra storia non rinunciamo mai), se Francesca Ghelfi riprenderà il cammino che aveva fatto intravedere un’atleta di caratura internazionale solo due stagioni or sono, se Vivien Bonzi saprà trovare la giornata giusta, tipo quella che le ha permesso di vincere i “trials” di Fenis, l’Italia può ambire ad una delle prime 5 posizioni, e sarebbe un enorme risultato. Certo sono tanti SE, ma sulla maglia c’è pur sempre scritto Italia.
Uomini uphill – Le Gru contro Kip & Phil
Nella gara maschile le dinamiche ed i rapporti di forza sono a nostro avviso più definite. Patrick Kipngeno è l’uomo da battere, lo è per il titolo conseguito solo qualche mese fa ma anche per ciò che ha saputo fare lo scorso anno, vincendo a ripetizione le grandi classiche europee della sola salita, in alcuni casi frantumandone i record, basti pensare alle imprese di Montemuro, Vertical Nasego, Grossglockner, e soprattutto del Nid d’Aigle e della Thyon Dixence. Come sfidanti in questa occasione non avrà solo il fido scudiero Phil Kiriago ma, al netto di un secondo improbabile pasticcio dei team manager, questa volta la squadra dell’Uganda dovrebbe presentarsi allo start in pantaloncini e non all’arrivo in tuta da ginnastica come accaduto in Thai. I nomi sotto la spotlight sono quelli di Levi Kiprotich, vincitore dei trials nazionali e di Eliud Cherop, il 5° classificato dell’up&down dell’ultimo mondiale. Se si creerà luce nello scontro tra le due potenze africane grandi fiches vanno sulla forte squadra spagnola, con Alejandro Garcia Carrillo (bronzo in Thai), l’ottimo Miquel Cobrera e Dani Osanz. Team completi e profondi per ambire a medaglia sono anche quelli della Svizzera e degli USA. Per gli elvetici osservati speciali Roberto Delorenzi, Jonas Soldini e Dominik Rolli, quest’ultimo rappresentante della new wave di scalatori europei che si sta affacciando sulla ribalta che conta (Rolli è stato anche argento agli europei 2022 dietro a Cesare Maestri).
Gli americani calano sul campo Big Joe Gray, l’unico in passato capace davvero di giocarsela con gli Ugandesi, in un team che comprende anche Dan Curts. Altro squadrone è quello britannico, con il golden boy Jacob Adkin, Chris Richards ed Andy Douglas. Zak Hanna (IRL), Filimon Abraham (GER), Johan Bugge (NOR), Theodore Klein (FRA), Alexandre Ricard e Remi Leroux (CAN), Marek Chrascina (CZE) sono altri grandi attesi, tutta gente con potenziale da top ten, forse con velleità da medaglia nel caso di Filimon Abraham, eritreo naturalizzato tedesco. Chiudiamo con alcuni outsiders: i polacchi Kubica e Lobodzinski, lo sloveno Beçan (occhio a big Timoteo), la misteriosa nazionale Sud Africana, di cui i rumors di radio-mondiale vociferano parecchio, con alcuni atleti di buon livello portati dalla strada e dalla pista direttamente ai sentieri per mettere gli springboks sulla mappa del mountain running.
MADE IN ITALY
Capitolo Italia di ben altro tenore rispetto alla gara femminile. Ci presentiamo con il campione d’Europa, Cesare Maestri, ed un team con due specialisti di altissimi livello come Andrea Rostan e Tiziano Moia, oltre alla fresca novità rappresentata da Andrea Elia. La nostra nazionale maschile è Campione del mondo Uphill in carica frutto del 7° di Maestri, 8° di Chevrier, 17° di Rostan e 25° di Aymonod nella gara di Chiang Mai lo scorso Novembre.
La squadra ha le carte e le caratteristiche tecniche giuste per fare una gara da protagonista (Maestri è perfetto per la parte iniziale, e nel finale poche nazioni hanno due finisseurs sul duro come Rostan e Moia). Ripetersi sarebbe un’impresa storica, di rilevanza enorme, che tutti saremmo chiamati a raccontare e celebrare adeguatamente, non fosse altro per il valore assoluto degli avversari. Qui davvero, Remi Bonnet a parte, c’è il top del top mondiale.
SAREMO IN LIVE STREAMING PER RACCONTARVI LE GARE UPHILL DEI MONDIALI 2023 DALLE ORE 13.00 DI MERCOLEDI’ 7 GIUGNO 2023
ORE 13.00 PHILL MEN
ORE 14:00 UPHILL WOMEN
IL SITO UFFICIALE DEI MONDIALI
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Credit foto copertina: Andrea Mayr all’Europeo 2019 Zermatt, foto di Alexis Courthoud