La madre di tutti i nostri test, questa volta davvero non potevamo chiedere di meglio.

Con l’intenzione e la scusa di seguire l’emozionante impresa di Francesco Puppi e Cesare Maestri da Campiglio alla Cima Tosa (and back) abbiamo potuto saggiare finalmente tutte le qualità delle nuove Nike Pegasus Trail 2

Quando diciamo tutte pensiamo davvero anche al tipo di terreno che in quella specifica occasione NON abbiamo calcato, ossia quello pianeggiante e ben battuto di un trail classico (se non per brevi segmenti).

Il terreno che, abbiamo concluso, sia quello per cui questa scarpa sia stata concepita e dove darà davvero il massimo, soprattutto se le distanze da percorrervi, in gara o allenamento, saranno importanti.

Per la prima parte del FKT a Cima Tosa sentiamo invece di averle portate un pò fuori dal loro habitat naturale, anche se quando in Piazza Sissi ne abbiamo parlato con Francesco e Cesare, loro hanno dato un responso assolutamente positivo all’esperienza sul tracciato iper tecnico affrontato per raggiungere e poi tornare dalla Vetta.

Parlare con loro è servito anche a capire e comprendere quanto sia da filtrare il feeling del super atleta con quello del “tapaz” più scandaloso, concludendo allo stesso tempo che quando esiste analogia in alcuni degli aspetti colti,  allora possiamo parlare di una sorta di comune denominatore dal livello assoluto.

Cosi è ad esempio per il comfort e la protezione a livello muscolare ed articolare, dopo 21 km (per noi, loro ne hanno fatti molti di più) e 1700 metri di dislivello sia positivo che negativo, la sensazione di affaticamento muscolare alle gambe era decisamente accettabile ed il merito è stato senza dubbio della generosa e studiata ammonizzazione e dello spettacolare lavoro fatto soprattutto nella discesa dalla parte posteriore della suola.

Promosse a pieni voti anche in trazione, la salita iniziale ma anche la parte più tecnica in Val Brenta hanno permesso di testare questo aspetto con soddisfazione.

Anche le perplessità sul drop esagerato (quasi 1 cm) per noi sono svanite subito, su parecchi blog abbiamo letto commenti anche piuttosto salaci su questo ed altri punti legati alla tenuta, che troviamo un tantino ingenerosi, per quanto anche noi abbiamo le nostre riserve sulla capacità di protezione della tomaia.

Lo Svolgimento del Test

Abbiamo percorso l’intera prima parte del tracciato dei due protagonisti, risalendo il ripido sentiero 317 che porta al rifugio Casinei, caratterizzato da gradoni e radici, poi da lì il 318, stupendo, verso il Brentei, dove sui continui saliscendi si iniziavano a vedere traccie tipiche del sentiero di alta montagna dolomitico con maggiore pietrisco, caratteristiche che nella seconda parte, nello spettacolo della Valbrenta, aumentavano: ancora pietraie , passaggi in traverso su neve, ghiaioni.

A questo punto abbiamo scalato, qualche decina di minuti prima di loro, la fascia rocciosa che porta alla Bocca di Brenta. Eravamo in puro ambiente da skyrunning con una ferrata attrezzata con corde fisse, gradini in ferro ed alla fine un ampio nevaio.

Il tutto è stato poi ripercorso a ritroso verso Piazza Sissi, quindi il test è stato completo e per noi probante: salita e discesa affrontate in modalità Road, trail, mountain e sky !

L’Esito Finale

Nell’intervista della sera prima Maestri ad un certo punto parlando della scarpa che avrebbe indossato durante il FKT Cima Tosa ha concluso con “la definirei una Vaporfly da Montagna” . .

Si lo è ! Nei tratti meno tecnici quella fantastica suola, sia per conformazione che per materiale, regala soddisfazioni incredibili: propulsione, reattività, trazione, grip.

Non è però, a nostro avviso, una scarpa adatta al tecnico anche se vanno fatti dei  chiari distinguo.

Non la giudichiamo infatti per l’esperienza sulla ferrata ne sulle rocce enormi, li non c’è scarpa da valutare anche perché non c’è gesto di corsa. Sui tratti sentieri in pietrisco sconnesso però la protezione superiore della tomaia sul piede (soprattutto la parte anteriore) non è cosi performante e la tenuta mediale quando si ripetono svariati appoggi inclinati del piede sui sassi lascia qualche dubbio.

Sono piccoli dettagli che un runner di medio-basso livello atletico percepisce quasi sicuramente e che potrebbe vedere amplificati se il percorso con queste fattezze si protrae per parecchi km.

Di tutt’altro avviso le sensazioni dei due protagonisti del FKT che abbiamo stimolato su questo punto al termine della prova, per loro sensazioni diametralmente oppose, anche perché quei tratti li hanno praticamente volati via, e questo ci conferma quanto dicevamo in precedenza ossia che il giudizio sulle performance sul sentiero tecnico siano molto influenzate dal livello di preparazione dell’utilizzatore.

Tutto, dal look ai materiali alla strutturazione dei vari accessori (la finta ghetta, la calzata, la linguetta, l’allacciatura) confermano che “quelli del baffo” partono da un piano già nettamente superiore rispetto alla concorrenza. Si tratta ora di vedere come sapranno sviluppare questa autentica rivoluzione che hanno avviato.

Sul Trail classico comunque siamo già convinti, la Pegasus Trail 2  segnerà un epoca.

Qui La pagina ufficiale sul sito Nike (con tutti i colori a disposizione)

Ed il nostro mini album (non pro) della Story che avete appena letto

 Test-Story Nike Pegasus Trail 2