Dopo la quarantena forzata che ha imposto agli italiani prima l’obbligo di stare a casa senza poter svolgere attività fisica poi la possibilità di fare attività motoria entro i 200 metri dalla propria abitazione (o in altri casi “in prossimità”) ecco finalmente avvicinarsi la data che segnerà la ripresa: il 4 maggio. Ormai sembra assodato che ci si potrà allenare -individualmente- anche spingendosi lontano da casa ritornando sulle strade, sentieri, e tanto amate montagne. Senza entrare nel merito del decreto – in settimana non mancheranno tutti i decaloghi del caso, su tutti o quasi gli organi di stampa! -, a noi preme focalizzare l’attenzione su altro tema. Perché la smania di fare quello che non si è potuto negli ultimi due mesi potrebbe portare ad esagerare, incappando così in fastidiosi infortuni che ci terrebbero lontani nuovamente dalla nostra attività fisica.
Proviamo semplicemente a dividere il panorama degli atleti in due categorie, partendo da un solo punto di vista: come ci si sia potuti comportare durante il periodo di stop. Prima ipotesi: chi è stato totalmente fermo, anche perché magari ha ritenuto fosse una “blasfemia” il correre come un criceto attorno a un giardino, su e giù dai gradini, o avanti e indietro da una via. Seconda ipotesi: chi invece ha proseguito imperterrito per non “perdere il treno”.
In entrambi i casi la situazione venutasi a creare non è sicuramente ideale. Il sedentario ha si portato il proprio fisico a rigenerarsi, ma per forza di cose nella maggior parte dei casi è andato incontro ad un probabile aumento di peso e ad una sicura perdita di tono muscolare: fattori da considerare con grande attenzione nella fase di ripresa. Oltretutto al tono muscolare, un differente e limitato uso di articolazioni e inserzioni tendinee, potrebbe aver portato ad una sorta di maggiore rigidità a livello di tutti gli apparati.
L’altra faccia della medaglia coinvolge gli “iperattivi”, coloro che anche nella fase di quarantena hanno continuato ad allenarsi. Per loro molto probabilmente non ci saranno problemi di chili in eccesso, né probabilmente di perdita di tono muscolare, ma le articolazioni, costrette ad allenarsi in percorsi angusti e con continui cambi di direzioni, potrebbero averne sofferto. Attenzione anche alla biomeccanica di corsa, perché la costrizione in spazi ed angoli di azione limitati, avrà determinato degli adattamenti anche sul piano meccanico. Anche per loro, quindi, il consiglio è quello di andare per gradi, cercando di riadattare il proprio corpo alla ripresa alla corsa in spazi aperti.
In sintesi: il punto di partenza può essere quello tipico di una ripresa da un infortunio, periodo durante il quale diventa fondamentale la gradualità. Gradualità e riadattamento delle diverse strutture alla tipologia di movimento a noi più care. Se avremo avuto modo di utilizzare il periodo di stop forzato per dedicarci a compensare alcuni deficit muscolari, insistendo magari sull’allenamento della forza, in particolare riferita ad alcuni distretti lacunosi, magari finiremo per scoprire che questo periodo così difficile, potrà essere stato fruttuoso un po’ più a lunga scadenza.