Valorizzare territori, marchi e dettagli, più semplicemente emozionare, stimolare vibrazioni positive, in una parola: ispirare.

La fotografia è arte e la corsa in montagna ne ha preso coscienza. Dietro al concetto però si muovono e si intrecciano tante e diverse dinamiche, si confrontano persone, visioni ed etiche, si creano opportunità e , qualche volta, incomprensioni.

All’alba di una stagione 2020 che nasce sotto il lugubre presagio di uno stato d’emergenza e di tanta incertezza affrontiamo per la prima volta un argomento che tante volte avremmo voluto provare ad analizzare, regalando il centro della scena a quegli “addetti ai lavori” che con la loro arte e la loro passione hanno contribuito a cambiare il corso degli eventi ed per quanto ci riguarda a scrivere una pagina importante di questa pur piccola storia.

Gli intervistati, i protagonisti di questo dossier.

Nel pieno rispetto del lettore proviamo a spremere solo alcuni concetti ed alcune provocazioni dall’incontro avuto con alcuni giovani e talentuosi fotografi, con i quali abbiamo provato ad affrontare delle riflessioni che portassero a stendere una sorta di manifesta “punto zero”, un lavoro fatto già (e molto meglio) in altre sedi, che anche noi umilmente abbiamo voluto condurre.

Gli spunti sono stati i medesimi per tutti: cosa è fotografare la corsa in montagna, cosa non deve mai mancare, cosa non deve invece mai esserci, la foto che ha dato più soddisfazione, le gare più difficili in cui scattare e quelle più favorevoli, il rapporto con eventi, organizzatori, siti web specializzati e riviste.

Abbiamo (accuratamente) evitato il mondo delle aziende, in primis perché stimiamo profondamente chi ha fatto impresa nel running off-road e pensiamo che in quella sfera la gestione della parte fotografica sia un’eccellenza unica, coordinata da professionisti che sono interlocutori adeguati di chi presta l’opera come fotografo e tra loro includiamo anche i nostri intervistati, che in svariate occasioni si sono distinti per dei bellissimi servizi forniti ai marchi di settore. Non serviva insomma fare nessuna analisi su un sistema che ci pare oliato a dovere.

Chi Sono

La pattuglia del nostro caleidoscopio è eterogenea e frizzante: dal primo vero blogger outdoor professionista in Italia, Maurizio Torri, che di questa passione ha fatto un lavoro, concependo 20 anni fa ciò che tutti vedono solo ora, fino al giovanissimo Davide Vaninetti, uno degli shooters del più grande archivio fotografico italiano di atletica leggera. In mezzo nomi molto noti agli appassionati come quello del torinese Damiano Benedetto, poliedrico e vulcanico o del valdostano Alexis Courthoud, esempio di aplomb inglese anche quando ha dovuto scattare da elicotteri popolati da cameraman col mal d’aria che rigurgitavano al suo fianco (scena memorabile, ma foto perfette in ogni caso), una new face (per il ns. sito, non per il settore) come Francesco Bergamaschi, che porta in questo nostro dossier la voce di ClickAlps, agenzia notissima alla corsa in montagna per essere quella per cui lavora altra icona del mestiere come Giacomo “Tarzan” Meneghello. Infine il “nostro” Marco Gulberti, professionista della montagna tout-court visto che abbina alla propria agenzia fotografica anche la carriera da maestro di sci.

Mauri Torri – credit Vaninetti (fonte Instagram)

Gli argomenti.

Gli spunti che abbiamo messo sul tavolo sono stati pochi ma ben orientati a far luce come detto soprattutto sulle tematiche legate al mercato del mountain running ed al rapporto con gli organizzatori.

La visione più autorevole è quella del giornalista, perché è indubbio che la figura di Maurizio Torri come fotografo sia stata il completamento di un percorso professionale che “Morris Towers from Traona” ha iniziato dai fondamentali del mestiere, ossia scrivere e fare cronaca e racconto degli avvenimenti utilizzando fotografi esterni per poi arrivare negli anni ad essere lui in prima persona uno degli shooter più richiesti in circolazione.

Mauri è professionista al 100% nel settore ma non nasconde che il segreto di “farlo come lavoro” rimane quello più semplice:

“Se lavori senza passione… si vede. Quindi direi che la passione è la base per un lavoro ben fatto. Anzi, azzardo pure e che una buona dose di passione, in alcuni casi, possa andare a sopperire alcune lacune tecniche perché ti spinge ad osare e a metterci del tuo. Purtroppo la passione da sola non ti porta lontano, quindi la professionalità e la tecnica sono ingredienti fondamentali per portare a casa un buon servizio.”

La scintilla rimane quindi quella componente che fa parte della storia anche umana di tutti i nostri intervistati, tanto Mauri come Marco Gulberti o ad esempio Francesco Bergamaschi e Davide Vaninetti sanno cosa significa correre in montagna perchè hanno corso e corrono tutt’ora e non può non essere un aspetto secondario come anche Francesco ci spiega:

“penso che non si possa fare un ottimo lavoro senza avere mai praticato il mountain running. Le emozioni per essere raccontate devono essere vissute. Io ho cominciato a correre all’età di 15 anni. Corsa campestre, corsa su strada e corsa in montagna nelle categorie giovanili poi esclusivamente corsa in montagna,  skyrunning e trail. Poche vittorie e altrettanti piazzamenti ma tante soddisfazioni personali.”

L’aver partecipato attivamente a questo mondo pone molti fotografi del settore a conoscere in anticipo richieste, problematiche ed ahimè malcostumi di un ambiente pieno di opportunità ma anche insidie come quello delle manifestazioni sportive.

Gli Eventi.

Spiegamento di obiettivi da grande evento, qui siamo ai mondiali 2019 di trail a Miranda Do Corvo (Credit Gulberti)

Sui mega eventi che si avvicinano a numeri da maratona urbana la regola stanno diventando le agenzie professionali strutturate che offrono un certo tipo di servizio a scatola chiusa a volte tendente all’asettico, ma nel mondo ancora enorme delle gare di montagna, delle sky e dei trail più brevi, alla necessità di avere al servizio fotografi professionisti permane l’esigenza di raccontare l’evento, avere tempi di reattività e post produzione velocissimi, trasmettere emozioni e creare iconografia per i media che si occupano di quel tipo di manifestazioni, con i siti web specializzati e le pagine ufficiali dell’evento in prima fila.

Ecco allora che domanda ed offerta iniziano a collidere ed a presentare qualche volte dei malintesi,

Marco Gulberti:

“La principale difficoltà è far capire all’organizzazione che il mio lavoro non è quello di fotografare tutti i concorrenti e quindi guadagnare dalla vendita delle singole foto ma è un servizio per l’organizzazione. Le mie fotografie infatti documentano i momenti salienti della gara, rappresentandoli con un tocco artistico.”

Maurizio Torri rincara la dose, analizzando prima il mercato in generale e poi facendo il punto sull’ambito gare/eventi :

“Sperare di vivere con la pubblicazione di foto su riviste specializzate porterebbe il 90 % dei fotografi a vivere di stenti e cacciagione di frodo. Alcuni, ci riescono… bravi. Gli eventi sono una buona palestra che, ahimè, a volte vede però la concorrenza sleale di amatori che lo fanno per passione e di altri che fanno foto per arrotondare. Entrambi  “rovinano la piazza” ai professionisti e a giovani che desiderano diventarlo. Una buona strada perché le cose migliorino sarebbe affidarsi solo a professionisti del settore.”

Anche Damiano Benedetto ha le idee chiare in tal senso:

“Bisogna che gli operatori e l’editoria ritornino a considerare il fotografo e i videomakers come professionisti che svolgono il loro compito al meglio. Purtroppo siamo coscienti che le spese sono molto e magari la voce dedicata ai media in prima battuta può ritenersi non fondamentale, però cercare di risparmiare su questa partita può comportare un risultato finale che non rispecchia le aspettative ed il materiale promozionale ottenuto, utile anche per ricercare nuovi sponsor, pubblicare articoli promozionali per le edizioni future non è all’altezza di raggiungere questi obiettivi. Bisogna uscire dal logica, forse un po’ italiana, del “…ma si tanto è solo una foto o un video, vanno bene così…”

Damiano “benny” Benedetto

Queste riflessioni aprono una parentesi legata alla vita quotidiana dei nostri intervistati, perché se è sacrosanto quanto osservano Maurizio e Damiano è altresì interessante e difendibile come modello quello di un giovane come Davide Vaninetti che sta investendo su se stesso garantendo un servizio a molti atleti che dopo le gare corrono sulla sua pagina facebook per trovare foto della gara appena disputata.

Davide Vaninetti

Non solo fotografi.

Il confine è sottile e pensiamo che l’esempio che emerge da queste diverse esperienze sia comunque la risposta, ossia divenire non solo fotografi ma comunicatori free lance a 360°, come osserva in merito anche Francesco Bergamaschi:

“In italia il lavoro del fotografo spesso non viene considerato tale; si pensa che basta avere una fotocamera qualunque per fare delle ottime fotografie.  Spesso queste non vengono mai mostrate e pubblicate dagli eventi stessi. Per fare in modo che qualcosa cambi sarebbe fondamentale un maggior coinvolgimento dei fotografi nella crescita degli eventi  perché le fotografie dei paesaggi e del percorso di gara deve fare da traino per il turismo delle aree coinvolte e le immagini dell’evento essere testimoni per la crescita dell’evento stesso per le edizioni successive. Inoltre un fotografo dovrebbe essere incoraggiato a promuovere lui stesso la manifestazione in quanto parte integrante.”

Ecco la foto come oggetto non più a se stante o misterioso, ma piuttosto una sorta di ordigno che se confezionato, comunicato e veicolato bene va a produrre un’esplosione del tutto positiva sotto tantissimi aspetti, anche oltre quello puramente sportivo per cui è stata scattata.

La bulimia da foto con smartphone, per assurdo, rende ancora più giustizia al lavoro dei professionisti, perchè le differenze comunque si notano tutte… (e vorremmo ben vedere)

Argomenti più easy.

Lo scambio con i nostri intervistati si sposta a questo punto su argomenti più leggeri, permettendoci di levarci qualche curiosità sia sulla tecnica utilizzata, sia sugli strumenti sia sulle esperienze particolari che sempre incuriosiscono e rendono questo mondo affascinante quanto la gara stessa.

Sul “must have” che una foto di mountain running deve avere I nostri sono tutti d’accordo,

Francesco:

“In una foto di mountain running non deve mai mancare la fatica perché mountain running è fatica ma altrettanta è la soddisfazione.”

sulla stessa linea Davide:

“Un buono sfondo delle nostre montagne ed ovviamente la fatica, la gioia, le emozioni degli atleti in gara.”

Anche sul “severamente vietato” i pensieri convergono seppur sotto diversi nemici giurati del fotografo,

Marco:

“In una foto di mountain running non deve mai esserci l’asfalto!”

Maurizio è anche più duro:

“Il mountain running è performance in natura. La mancanza di sensibilità di includere in uno scatto vetture o brutture… non lo tollero”

Davide e Francesco più pacati ma in sintonia:

Vaninetti :

“personalmente se si parla di mountain running non vorrei mai vedere troppi oggetti antropici nell’immagine come auto, lampioni, tralicci, però spesso bisogna conviverci ed inventarsi inquadrature tali da non catturare gli oggetti indesiderati”

Bergamaschi :

“In una foto di mountain running non deve mai esserci qualche elemento antropico troppo evidente perché, parliamoci chiaro, mountain running è soprattutto correre in natura.”

La foto preferita.

Bello e curioso anche indagare sulle preferenze in assoluto: la foto più bella o preferita, la gara più rognosa o quella più facile, in questo caso più spazio alla soggettività di ognuno…

La foto preferita di Davide Vaninetti:

“Partendo dal concetto che tutte le foto che scatto mi rendono orgoglioso, un paio mi hanno reso veramente orgoglioso: la prima è stata l’arrivo di Heidi Davies al Fletta Trail, nella foto sono riuscito a catturare tutta la gioia dell’atleta britannica, che fa il battimano col suo pubblico mentre taglia il traguardo, in quel momento l’atmosfera era particolarmente festosa e penso che chiunque guardi quell’immagine si ritrovi tra la gente a battere le mani con gli atleti, un’atmosfera così la ritrovo solo ogni anno al Trofeo Vanoni e qui ho scattato la seconda foto che più mi rende orgoglioso, l’ho scattata al  “saltone”, mitico tratto di discesa di questa gara storica, la foto ritrae una giovane atleta polacca nel momento del salto, ed è piaciuta così tanto che gli atleti polacchi me l’hanno chiesta per utilizzarla su di un loro giornale locale”

Quella di Marco Gulberti:

“Joe Gray in Patagonia, Ci sono affezionato perché per realizzarla ci ho messo tanto impegno; ho dovuto correre 3 km e attraversare anche io il fiume.  E’ una foto in cui sono presenti insieme diversi elementi. Si può vedere la competizione e la sfida, l’incitamento dei tifosi, un passaggio particolare della gara (in mezzo al fiume) e l’eleganza del gesto atletico. Infine ho potuto notare che è stata apprezzata da molti.”

Big Joe

Il Towers, da innamorato atavico di questo sport, non sceglie:

“La foto preferita ? Non saprei… ne ho diverse, spesso sono legate a personaggi che ammiro o a gare cui sono particolarmente legato.”

Damiano ha una foto nel cuore :

“senza dubbio quella a cui tengo di più è Berny De Matteis che taglia il traguardo degli Italiani a Saluzzo nel 2018 (direi essenzialmente per il momento colto), se invece mi chiedi la più bella, ti rispondo che…devo ancora scattarla”

Berny firma la vittoria di Saluzzo (ph. Benedetto)

La gara più facile e quella più difficile.

Sulla gara da immortalare emergono ora indicazioni precise ora linee guida molto interessanti, per la sua enorme esperienza e conoscenza è ancora Maurizio a centrare probabilmente l’obiettivo:

“La gara più facile è quella incastonata tra epiche vette in una bella giornata di sole, con magari alcune nuvolette all’orizzonte. Quella più tosta? In un bosco con la luce che cambia, un sacco di chiaroscuri e l’atleta che corre in discesa a tutta”

Un’analisi che trova conferma nella risposta di Davide :

“la gara più difficile è senza dubbio una gara come il Trofeo Vanoni 2018 a causa della pioggia costante ed abbondante per tutta la giornata, dalle gare giovanili del mattino fino all’ultima staffetta al traguardo della gara assoluta maschile.”

Vaninetti ritratto sullo sfondo mentre opera al salto del Vanoni, la foto è di SDM

A livello di esperienze personali poi la stagione scorsa ha fornito altro materiale per questa valutazione sia a Francesco che a Marco.

Gulberti:

“La gara più facile è stata la “Drei Zinnen” perché il contesto delle Dolomiti aiuta molto data la loro bellezza. La più difficile è stata la Snowdon Race perché la gara si svolge sullo stesso sentiero sia in salita che in discesa e tanti turisti invadono il tracciato generando confusione.”

Bergamaschi:

“Non c’è una gara più facile da fotografare ma forse la gara più difficile lo scorso anno per me è stata il Vallecamonica Vertical perché per la natura del percorso(vertical su condotta forzata) permetteva poca possibilità di movimento quindi trovare degli spunti creativi sempre diversi per l’intero evento non è stata una passeggiata e la pioggia ha reso tutto più difficile.”

Insomma questi ragazzi si sdraiano e si avvinghiano alla natura per essere nella posizione perfetta per scattare, si arrampicano, attraversano fiumi e rimangono ore in bilico su qualche roccia per regalarci emozione cogliendo quell’attimo fuggente che fa di un processo tecnico-chimico-scientifico vera e propria arte quando non addirittura documentazione della storia. Il Mountain Running come ce lo raccontano, con passione e competenza, ed è quello che amiamo e quello che farà appassionare sempre più persone al nostro fantastico sport.

The All Stars.

Per non farci e farvi mancare nulla chiudiamo il dossier con una lista dei migliori fotografi che in questi anni ci hanno onorato di condividere i loro scatti su corsainmontagna.it , di fianco al nome un piccolo commento o un aneddoto simpatico, perché ognuno di loro è davvero un personaggio al pari degli atleti stessi e merita secondo noi di essere raccontato.

Alice Russolo – Trento : Anche davanti all’obiettivo una top assoluta per bellezza e personalità. Professionista di altissimo livello, collabora con tanti brand e riviste outdoor. L’abbiamo osservata in diretta all’opera agli italiani a staffetta di Arco 2019, una grande! (more info: alicerussolo.com )

Alexis Courthoud – Villeneuve, Aosta :  fa parte del team dell’agenzia Aosta Panoramica. Nel curriculum tanti eventi e collaborazioni con marchi, imprese e servizi di promo turistica. Ha seguito svariate edizioni del TOR. Abile dissimulatore: sembra di ghiaccio e privo di emozioni ma le sue foto sono istinto puro.

Giacomo Meneghello – Somewhere sopra i 3000 metri, Mondo : Spirito da nomade della montagna, avventuriero, sportivo e conoscitore delle tecniche sportive e degli ambienti. E’ contributor storico di ClickAlps. Lo definiamo fotografo d’azione, perché dove non arriva con l’obiettivo ci arriva con le gambe e col cuore.

Marco Gulberti – Sonico, Brescia: Maestro di sci e “malato” di montagna. Runner di buon livello con una passione che è diventata subito il suo lavoro, la fotografia. Per pagare le bollette ha attraversato il tunnel dei servizi ai matrimoni e pochi sanno dare magia ai tramonti alpini come fa lui. Quando lo abbiamo visto a Zinal che immortalava il record di Kilian abbiamo però capito cosa gli piace veramente. Innamorato del mountain running, lotta per la nostra causa, è uno di noi !

Davide Vaninetti – Ardenno, Valtellina : il più giovane della lista (1999). Inizia a fotografare la corsa perché questa è la sua grande passione. Apre una pagina FB (FOTORUN.Valtellina) che diviene in breve un punto di riferimento per il mondo degli amatori, con tonnellate di immagini. Collabora con TrackArena e da un paio di annetti lo si vede anche fuori dai confini valtellinesi a tanti eventi di livello internazionale. Il ragazzo si farà . . .

Damiano Benedetto – Torino : un vulcano in eruzione, proverbiali le sue mosse da ghepardo nelle zone miste degli arrivi alle gare, se c’è lui in circolazione meglio mettere il casco perché quando sta scattando si trasfigura alzando l’asticella del limite umano. Un professionista a 360° dotato di una sensibilità unica e di grandissime qualità in fase di post-produzione. Un ragazzo coerente che, come lui ama dire in fase di contrattazione, “tiene famiglia” e sa quindi essere anche pratico al punto giusto. La categoria ha in lui un esempio davvero positivo sotto molti aspetti anche extra shooting. More info @ damianobenedettophoto.com 

Maurizio Torri – Traona, Valtellina: Un pioniere, uno che ci ha visto lungo, che ha investito su se stesso e realizzato il massimo per un uomo, quello di trasformare la propria passione in un lavoro vero. Giornalista pubblicista, collabora con quotidiani, riviste ed emittenti televisive. Il suo sito sportdimontagna.com è leader assoluto nel settore ma è addirittura messo in 2° piano dalla portata del personaggio Morris Towers che Mauri ha creato e reso tale con una presenza assidua ed una professionalità impeccabile. Siamo arrivati al punto che a certi eventi sposta più la sua presenza di quella degli atleti … bomberismo puro.

Francesco Bergamaschi – Sondrio, Valtellina : oggi professionista e collaboratore di ClickAlps, ieri solo runner e con tantissime esperienze lavorative di vario genere all’attivo. Impiegato, operaio, commesso per Decathlon… grande sensibilità e molto dotato soprattutto nei paesaggi che sono appunto la sua specializzazione insieme con Viaggi e Sport. Una bella new-entry per il mondo delle gare. Puntuale e preciso nella riconsegna e dotato di pazienza zen per gestire organizzatori ossessivi. More info @ francescobergamaschi.it

Phil Gale – Postalesio, Valtellina: Livello altissimo signori! viene dal mondo del ciclismo pro dove ha orientato la sua attività principale senza disdegnare il running e foto di viaggio. Mano fatata ed occhio infallibile a creare contesti emozionanti anche in situazioni normali, qualità tipiche di chi ha fatto sport ad altissimo livello e di chi ha cultura del mondo data da viaggi ed esperienze. In mezzo a tantissimi servizi di livello per noi irraggiungibile rimane clamorosa nel nostro piccolo ambiente la sua prestazione al Vertical Nasego 2016 dove nella nebbia più totale ha tirato fuori delle foto che sono ancora poesia pura. Moe info @ philgaleportfolio.com

Justin Britton – Boston, USA: un all-around formidabile con decine di servizi all’attivo. Ha scattato per le più importanti maratone del mondo, per eventi top di calcio e football, per i meeting di atletica più importanti degli states. Alcune sue foto di paesaggio urbano lasciano senza fiato. Il nostro orgoglio è stato averlo portato nel piccolo mountain running italiano. Ha seguito con noi e per noi due FlettaTRAIL ed una Sierre-Zinal, insegnandoci tantissimo. More info @ justinbritton.com

Andrea Resta – Chiavenna: fight club puro, unica regola non ci sono regole. Segue l’istinto ed ha quasi sempre ragione lui. Fotografo di ambiente, di natura, di tradizioni montane. Sa fare cose superlative con gli animali e dal cilindro ci ha regalato scatti che rimarranno per sempre nella storia del nostro sport, come il Dega alle cascate dell’acqua Fraggia di Piuro, una foto divenuta per noi immortale.

Last, but not least

Quelli che abbiamo voluto segnalare nel nostro elenco non sono naturalmente tutti, ma solo alcuni tra quelli con cui abbiamo avuto la fortuna in questi anni di condividere esperienze o l’onore di poter pubblicare alcune loro fotografie. Tra molti grandi professionisti che non abbiamo citato, non dimentichiamo quello che riteniamo un autentico GURU di questa nicchia che è fotografare la corsa abbinata alla montagna: l’esimio Fabio Menino da Casale Monferrato, uno che ai puristi della tecnica ha sempre risposto con il genio.

Se oggi esiste uno stile vincente per fare foto nel mountain running tanto merito va alle intuizioni del “menblog” e malgrado ci abbia riservato in passato qualche stoccata delle sue, ci teniamo a rinnovargli la nostra stima ed amicizia e ad inserirlo in questo modesto lavoro dedicato alla fotografia.

Il Dega a Zegama 2017, by Menblog !