Domenica la “classica delle foglie morte”, che si rianima e gongola per il “ritorno” dei big azzurri.
Il mini raduno della nazionale prima di volare in Argentina ha aiutato, ed i presupposti per il “garone” ci sono, anche se la logica consiglia che ne Rancon ne Maestri (per citarne due a caso) si fucileranno le gambe giù dal “salto” con un mondiale cosi importante all’orizzonte.
Avevamo dato anche noi il nostro piccolo contributo un anno fa, quando nel nostro editoriale di estasi e catarsi dopo un’edizione altamente spettacolare mettemmo l’accento sull’assenza inspiegabile dei super big italiani.
I migliori nazionali del mountain running classico tornano così a Morbegno, anche se a ben vedere la spiegazione è abbastanza evidente: la nazionale italiana qui è storicamente di casa ed il CT Paolo Germanetto ha (giustamente e con tempismo da rapace) pensato che un bagno di folla nel “santuario” per antonomasia della disciplina fosse cosa buona e giusta per dare coraggio alle truppe in vista del furioso tango argentino che ci attende a Villa La angostura tra meno di un mese.
C’è anche una, valida, motivazione tecnica: l’up & down del Vanoni può essere test ottimale per misurare la forma e permettere ai tecnici di vedere all’opera gli alfieri azzurri, per capire come e dove, eventualmente, intervenire in extremis su quei piccoli dettagli che poi potrebbero valere del metallo prezioso da mettersi al collo.
Con il mantra dei “ragazzi di Louison” e la “marsigliese che suona” divenuto da qualche anno gioco facile per i cronisti locali, riavere al via le Valli Bergamasche col “tridente” al completo (Chevrier-Cagnati-Maestri) e la Valle Brembana col recordman, il tronista e il fisico (AKA Baldaccini, Cavagna e Puppi) è tanta, forse anche tantissima roba.
Super outsiders già annunciati nel “diabolico snocciolio” della presentazione: i Falchi Lecco, La Recastello e ci aggiungiamo il Tornado di Bacchion e dei fratelli Cassol, con il primo che sul percorso del Vanoni potrebbe fare davvero molto molto bene.
Non mancheranno “il capitano” Berny Dematteis, e la sua Corrintime, con l’hombre vertical Aymonod e Giulio Simonetti (qui clamoroso nel giorno della sua rivelazione, tra l’altro, con 30’18”).
E’ un capitano triste, orfano del gemello Martin infortunato e come sappiamo fuori dalla nazionale dopo la stagione forse più difficile della sua carriera.
La solennità del Vanoni e la grandezza del profilo umano di Bernard bastano ed avanzano per fare della sua presenza comunque un evento nell’evento.
Il Tema: Assalto alla Bastiglia francese, ed alla storia (?)
Tanto per scomodarci il giusto, basta riavvolgere il nastro al 2017, ultima edizione in senso temporale con i campionati italiani a staffetta sul percorso del Vanoni: la Francia la troviamo al 4° posto, perché quel giorno fu gara vera, coi big italiani presenti per ovvie ragioni, dove anche un’edizione epica della Scozia (Simpson e Douglas insieme) mise le casacche davanti a quelle dei transalpini.
Naturalmente il valore dei “blues” non si discute e quell’anno va rammentato che trovarono in Bonin l’anello debole (32’08”) mentre quest’anno coi fenomeni Fine e Cachard torna “le roi” Rancon (tutt’altra storia fidatevi), ma nell’unico scontro diretto vero delle ultime stagioni la marsigliese tacque, per le vie della timorata Morbegno …..
Il tema centrale è questo, contornato dalle ovvie e serpeggianti leggende che vogliono le Valli Bergamasche di un ostinato Xavier Chevrier “desiderose” di provare a fare solletico al record ormai datato della Forestale 2007.
Quel giorno, che giorno.
Il 21 Ottobre 2007 Morbegno si svegliò sotto un timido sole ed un’aria frizzante. Il CS Forestale era ancora quello leggendario, alla sua guida il buon Battista Scanzi, in campo una delle squadre più forti di sempre.
Apre Marco Rinaldi, in salita uno “normale”, in discesa uno “spostato” che infatti quel giorno firmò il 2° best crono di sempre sul downhill con 8’46”, e doveva essere la giornata giusta visto che arrivò anche il record della discesa, parole e musica di Ian Holmes: 8’37” (!!)
Parziale di Rinaldi in Via Vanoni a fine frazione: 29’36”, per gradire!
In seconda ecco Emanuele Manzi, al rientro da un infortunio lunghissimo che all’epoca aveva fatto gridare ad un canto del cigno (troppo) anticipato. Partenza convinta e 30’12”, in perfetta tabella di marcia per l’impresa.
Gran finale con il Dega, che un mese prima ad Ovronnaz era diventato “6-Times” world champion battendo anche gli africani (mai più accaduto, diciamolo).
Gara perfetta di Marco, 29’07” , 1h28’55” di complessivo e tutti a casa !
Cadeva dopo 21 anni il record di 1h29’22” datato 1986 dell’Alitrans Verona di Alfonso Vallicella, Fausto Bonzi, Privato Pezzoli (tre scarsi insomma……)
Gli Orange del Mountain Running Totale
Raccontata cosi, forse, la fantasia che oggi addebitano a Xavier & Soci fa più effetto. Se vuoi essere davvero grande devi andare per il bersaglio grosso. Se sei un vincente devi provare a fare la grande impresa, anche mettendo in conto di poter fallire e trovarti il ditino puntato da quelli che “lo sapevano già”.
Quel che è certo è che i tre di arancio vestiti hanno nelle corde questa impresa e per certe caratteristiche individuali rievocano un pò i tre del 2007 con Cagnati a vestire i panni dello specialista Rinaldi, l’eleganza disegnata da Prassitele sul corpo di Maestri che ricorda il “principesco” stile di Manzi e la classe immensa di Chevrier che ogni tanto fa balenare quel che era, è e sarà sempre De Gasperi per la corsa in montagna (piaccia o no).
Il fattore “Balda”
Naturalmente ci stiamo prendendo rischi indicibili, la nostra è soprattutto speranza di poter assistere ad un’impresa ma le condizioni dei possibili protagonisti potrebbero azzerare tutto prima ancora che si parta (malanni in casa Valli Bergamasche mettono ansia in queste ore e si vedrà…. ndr)
Finirà cosi che poi l’impresa la fa la Valle Brembana, e non ci sarebbe da sorprendersi: Alex Baldaccini sta bene e sul Vanoni può scrivere un trattato: 3 dei migliori 5 tempi di sempre sono suoi e gli altri due del lotto appartengono, guarda caso, a quel signore dei 6 titoli di cui parlavamo poc’anzi.
Sempre suo è anche il record assoluto: VENTOTTO e VENTUNO, anno 2012, casacca del GS Orobie, perché quando “il Balda” sente le campane della collegiata di San Giovanni Battista si esalta, ormai è un teorema provato.
La statistica dice che “ under 30’ ” ci si è andati solo 58 volte in 62 anni, e di queste SOLO 3 sotto i 28’ (sempre Balda, due volte, e una il Dega), forse la vera sfida sta li, anche se servono giornate speciali e probabilmente dettagli al millesimo nella media empirica tra meteo, terreno ed allineamento pianeti, tanto siamo ai limiti della perfezione tecnica.
See you in Morbegno
E ci lasciamo cosi allora, con la certezza che anche questa volta sarà spettacolo, che avremo un entrée d’eccezione con una gara donne da non perdere al mattino in cui la sfida di cartello tra Elisa Sortini e Sarah Mccormack permetterà di rivivere uno dei momenti più emozionanti della stagione 2019: la Snowdon Race vinta dall’irlandese sulla nipote del leggendario Sciales.
Intorno ai due pesi massimi al centro del ring c’è tanto, questa volta tantissimo, anche in rosa.
Le azzurre Alice Gaggi, Gaia “shut-up” Colli ed Alessia Scaini guidano la giovanissima Elisa Pastorelli dentro una gara che le farà crescere in maniera esponenziale in vista delle sfide argentine, poi le francesi Anais Sabrie ed Elise Poncet, con la ceka Pavla Schorna sullo sfondo.
Questo il lotto delle “big” oggi, anche se ci attendiamo qualche sorpresa tra oggi e la chiusura iscrizioni.
“When Vanoni Calls”, quando il Vanoni chiama, anche se rimaniamo convinti che sia ora di fare un passo verso la realtà attuale degli atleti per meritarseli ogni anno e non recitare sempre la parte degli eletti, senza dimenticare, e lo sosteniamo da sempre, che questa è e rimane “la gara della corsa in montagna”, un passaggio obbligato, un mito senza tempo.
Un pò di collegamenti utili: