21 agosto 2019 – “Future mountain running stars arriving in Italy”: così titola il sito ufficiale della World Mountain Running Association, raccontando le tappe che precedono la 14° International U18 Mountain Running Cup in programma sabato prossimo a Susa (To). Titolo azzeccato, se si volge lo sguardo allo storico di una manifestazione ufficialmente nata nel 2006 proprio in Valle di Susa e poi da lì proseguita senza interruzione di continuità, ritornando spesso e volentieri in Italia, ma toccando anche Germania, Slovenia, Irlanda, Francia, Bulgaria e Repubblica Ceca.

Lì in mezzo, nascoste o in bella luce, tante storie di giovani promesse che per un giorno almeno hanno accarezzato il sogno di difendere i colori sportivi del proprio Paese. Giovani speranze trasformatesi, magari poi, in campioni riconosciuti in questo o altro ambito atletico, più o meno off-road, senza necessariamente occupare sin da subito i gradini più ambiti del podio.

Nella prima edizione, quella del 2006, la prima di due vittorie targate Galles, con Elinor Kirk, poi prepotentemente emersa nel mezzofondo più tradizionale, ma anche l’esordio con la casacca dell’Inghilterra di nome oggi noto nel panorama di skyrunning e trail come quello di Holly Page, diciottesima quel giorno al traguardo.

L’edizione 2007, sempre a Susa, e il primo acuto di Xavi Chevrier, vincitore in volata sul tedesco Stockert, poi in nazionale tedesca anche su pista e nel cross, e soprattutto su Jonathan Brownlee, trasformatosi negli ani a venire in asso mondiale e olimpico del triathlon insieme al fratello Alistair. In quella gara, poi, il sesto posto di Luca Cagnati e il quattordicesimo di un certo Robbie Simpson, lo scozzese grande protagonista su strade e sentieri in questi ultimi anni.

Robbie Simpson ancora, e il suo ottavo posto nel 2008, l’edizione che celebrò la doppietta russa delle poi definibili meteore Polina Avdeeva e Andrej Rusakov, quest’ultimo anche in una “top six” degli Europei di cross prima di sparire dai radar degli osservatori atletici.

Piccolo salto al 2010, per le prime vittorie turche e la comparsa, al maschile, di Neka Crippa, quinto in quella occasione, alle spalle del talento irlandese Eoghan Totten, ma poi iridato juniores nel 2013. Il nome di un’atleta oggi fondista da World Cup, Olimpiadi e Mondiali per l’edizione 2011: è quello della sprinter slovena Lea Einfalt, mentre al maschile, ancora insieme a Neka Crippa si poneva in evidenza anche il bergamasco Nadir Cavagna, sesta forza di quell’edizione della Youth Cup.

Crippa e Cavagna ancora per il “mondialino” 2013 disputatosi in Irlanda: insieme a Nadir, questa volta terzo, è però da ricordare soprattutto il primo successo internazionale di Yeman Crippa, oggi indiscutibilmente il più bel talento che il mezzofondo azzurro possa permettersi di schierare nell’arena mondiale.

Arco di Trento 2014 e il primo trionfo in azzurro di Davide Magnini, quel giorno accompagnato sul podio dalla francese Elsa Racasan, che la maglia transalpina, da juniores, avrebbe poi ancora vestito anche nel cross e nel mezzofondo veloce. Ottava quel giorno la “reginetta di Malonno”, Heidi Davies, appena avanti alla ceca Michaela Stranska, che sempre qui, due anni dopo, avrebbe poi vinto l’oro continentale tra le juniores.

Il nome dell’azzurrino Daniel Pattis sul piatto dell’edizione bulgara del 2015, succoso anticipo di un 2016 targato Repubblica Ceca che avrebbe rivelato i talenti di più di qualche bel protagonista di questi ultimi anni: dalla padrona di casa, Barbora Havlickova, olimpica di fondo e trionfatrice ad EuroZermatt 2019, alla stellina tutta italiana Nadia Battocletti, poi vincitrice dell’edizione 2017, insieme ad Alain Cavagna. 2016 ancora e i nomi dell’inglese Scarlet Dale, della nostra Alessia Scaini, dei rumeni Alexia Hecico e Gabriel Bularda.

Joseph Dugdale, il britannico oggi campione europeo juniores, sesto e già protagonista nella Youth Cup 2017 a Gagliano del Capo, mentre l’acuto più alto dell’ultima edizione, quella di Lanzada 2018, va probabilmente ascritto alla prima vittoria targata USA, grazie a Joslin Blair.

Da Susa 2006 a Susa 2019: piccole e grandi storie di talenti partiti sui sentieri, per rimanerci a lungo oppure migrare altrove.