E’ “il 3° Gemello”, in ogni senso… nella vita privata i fratelli Aymonod sono veramente 3 e sono gemelli, ma al “nostro” è toccato in sorte di doverne gestire anche altri due nel running, perché dietro ai trionfi della Corrintime dei Dematteis c’è anche il contributo di questo ennesimo talento regalato dalla Valle d’Aosta, terra di montagne, castelli e sogni….

Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio.

Ciao Henri! E grazie per questa opportunità di conoscerti meglio. Partiamo subito:

Malgrado la tua ottima stagione si sa poco di te, quindi la prima domanda è chi sei Henri Aymonod, ma soprattutto dove vai?

Sono Henri Aymonod, vengo dalla Valle d’Aosta in un paese circondato dalle montagne, sono uno di tre gemelli. La realtà che mi circonda mi ha portato presto a praticare sport: sci di fondo, nuoto, corsa in montagna e più tardi lo sci alpinismo. Mi ha temprato molto il carattere la competitività con i miei altri due gemelli. Una lotta sana tra di noi. Queste ultime stagioni mi hanno fatto capire che c’è ancora del potenziale in me e vorrei sfruttarlo al 100% a livello semi-professionistico. Voglio continuare a studiare e mi piacerebbe trovare un lavoro che mi permetta di fare l’atleta quasi a tempo pieno. Sono focalizzato sulla corsa in montagna per il mio futuro, ma d’inverno faccio fatica a correre e mi faccio attrarre dallo sci alpinismo, dove trovo la stessa libertà che trovo nella corsa in montagna. Sono consapevole che però se voglio fare uno salto in più nella corsa in montagna devo impegnarmi anche d’inverno, cosa che sto facendo quest’anno perché penso che a livello di prestazione è meglio, diversificando allenamenti alternando sci alpinismo e corsa.

 

Da questa tua risposta emerge una cosa che non sapevamo: i tre gemelli. A questo punto scatta la domanda… Cosa fanno gli altri due?

Uno dei miei gemelli (Louis) ha studiato Design a Milano e ora lavora in quel campo. Mi aiuta con gli sponsor. Con l’altro ( André) ci frequentiamo di più, studia architettura a Torino, dove abbiamo trascorso tre anni insieme e ora partirà 5-6 mesi in Inghilterra.

 

La tua storia si identifica con la scelta di Bassi e Buzzi di scegliere te come compagno dei gemelli Dematteis, come hai vissuto questa scelta?

Quando mi è stata proposta questa cosa ero felicissimo con la consapevolezza di avere una grossa responsabilità. Non pensavo di arrivare a raggiungere i risultati nelle staffette come è stato. Con i gemelli ho un rapporto bellissimo, come dice il nostro allenatore siamo tutti cavalli pazzi.

Bassi è una bravissima persona, Simonetti ci tiene con i piedi per terra.

 

 

Aymo genio e sregolatezza, qui al trofeo Valli Bg 2018, dove un suo errore costò la vittoria….. (foto Courthoud)

 

La Corrintime è entrata sul mercato con la volontà di affermarsi nel campionato italiano staffette, se guardiamo il 2018 la società ha vinto il titolo, quindi direi missione compiuta. La gara di Leffe è stata la prova generale, dove però l’esito è stato diverso, e poi Arco.

Sì, Leffe è stato un test per avere un riscontro su quello che sarebbe potuto accadere ad Arco. Ammetto che è stata una batosta, era un periodo che stavo bene, ma il pensiero di quello che Bassi e Buzzi avrebbero potuto pensare dopo il mio errore, credere in me dopo quello che è successo è stata più di una scommessa. I gemelli mi hanno aiutato molto, per farmi dimenticare quello che è successo e spronarmi ad andare avanti. Siamo arrivati ad Arco più concentrati e preparati. Se sei circondato da persone giuste che non ti mettono pressioni, in un ambiente sano, di fiducia reciproca e di amicizia si può superare tutto.

 

Redemption: poco tempo dopo Leffe, ad Arco di Trento arriva per la Corrintime la vittoria del titolo italiano staffette 2018 , questa volta Aymo non sbaglia… (ph. Courthoud)

 

Il tuo background è quello di skialper, da scalatore, infatti le cose più rilevanti sono arrivati dalle gare di sola salita. Dal punto di vista tecnico ti vedi così o in modo diverso?

Io mi vedo così, ma sono consapevole che faccio ancora molti errori in gara perchè non mi conosco ancora bene a livello fisico, posso migliorare ancora molto. In questi 4 anni mi sono evoluto molto e ho preso più coscienza della corsa. Ho ancora molte carte da giocare. Se la fatica è direttamente proporzionale ai risultati, spero che mi porterà a fare risultati importanti. Spero che gli altri mi vedano così: una persona che può dar molto e che può migliorare.

 

Chi ti allena in questo momento, su cosa lavori a livello di tecnica e qual è il tuo obiettivo?

D’estate il mio allenatore è Paolo Germanetto, d’inverno sono più autodidatta e mi confronto con un altro allenatore che è Andrea Basolo. Il mio obiettivo a lungo termine è diventare completo, non solo in salita, ma un ottimo corridore in generale. Il mio modello rimangono i Dematteis.

Sto cercando di lavorare di avere una buona base su tutti i livelli: salita, discesa e lunghezza, in modo da poter preparare poi le single gare in maniera più semplice. Il mio obiettivo finale è diventare un corridore.

 

A Bergen in Coppa del Mondo…. (ph. Courthoud)

 

 

Ora focalizziamoci su quale momento della stagione 2018 che ti è rimasto più impresso…

Sicuramente le vittorie non le dimenticherò mai, la staffetta di Arco è stata molto intensa. Il ricordo più impresso rimarrà quello di Bergen perchè è stata una gara dura per me, me la sono giocata in volata con la Mayr e lì mi sono reso conto che questo sport è pieno di imprevisti, capendo che bisogna rialzarsi subito e non fermarsi sui risultati fatti, ma andare avanti. Infatti poi a Chiavenna una settimana dopo è arrivato un ottimo risultato.

 

Una domanda su Chiavenna quindi, una settimana dopo Bergen sei arrivato terzo dopo Bugge e Bernard… Pensi che siano maturi i tempi per un campionato mondiale di chilometro verticale come succede per quello di corsa in montagna classica?

Sì, posso essere più competitivo nel vertical, è una disciplina meno tecnica, gara breve e di potenza., rimarrà sempre un mio punto di forza.

 

Il massimo sforzo per chiudere una grandissima Chiavenna-Lagunc, una gara con cui Aymo sta dimostrando  feeling (ph. Courthoud)

 

Parlando di Bergen e risultati in campo internazionale… Nella world cup 2018 c’erano tre prove di puro uphill, tra cui buona parte della Sierre-Zinal e Smarna Gora. Non credi tu con le tue caratteristiche l’abbia snobbata e che sia stato un errore? Che sia stato un errore non solo tuo ma anche di altri tuoi colleghi della nazionale italiana? Non credi che tu e altri atleti della nazionale calibrate un po’ troppo le vostre apparizioni invece di uscire più spesso dal vostro recinto?

Sono d’accordo con quello che hai detto. Dal mio punto di vista la World Cup è molto importante. Nel 2018 per quanto mi riguarda mi pento di non aver partecipato, ma durante la stagione non mi ero prefissato questi obiettivi e non pensavo di fare i risultati che poi ho ottenuto. Da parte di tutti noi è stata sottovalutata. Nel 2019 cercherò di uscire da questo limbo per fare di più e penso che ne vedremo delle belle. Uno degli obiettivi sarà sicuramente la Sierre-Zinal che quest’anno potrò preparare bene.

 

Una domanda difficile: la situazione del off-road è divisa trail, mountain e sky. Come vivi questo momento in cui si lotta per marcare delle differenze tra queste tre discipline?

Io sono convinto che la disciplina si riassume in off-road, dovrebbe essere un obiettivo comune per far crescere la discilplina. Sono consapevole che ci sono queste tensioni tra queste tre denominazioni, possono cambiare le distanze e le tipologia di percorsi, ma rimane sempre off-road running. Quando si veste la maglia azzurra deve essere visto dalla parte degli atleti come un orgoglio e non mascherare con sponsor. Spero che il futuro sia un mondiale condiviso e un unione vera del off-road running. L’unione fa la forza sempre e comunque. Voglio ribadire anche che la federazione deve essere solo una per diventare una discilplina seria, in questo momento è la FIDAL e lo skyrunning deve capire questa cosa senza creare nuove federazioni in un momento così delicato. Non si può pensare di sradicare la Fidal, riconosciuta dal CONI a sua volta riconosciuta dal CIO, per diventare discilplina olimpica non si può che passare di qua.

 

Nel 2019 ci saranno un sacco di opportunità per mostrarsi, la tua bussola dove punterà? Quali sono i tuoi obiettivi?

Cercare una qualifica per un mondiale è scontato, quindi fare bene le gare del campionato italiano. Voglio fare la Sierre-Zinal, me ne hanno parlato tutti bene ed è una bella gara, quindi cercherò di prepararla al meglio, migliorando sul piano. È una gara che ti porta a fare allenamenti specifici e tornando a quanto detto prima, è una gara completa, sul piano, in salita e nella discesa finale. Ci saranno delle gare di avvicinamento a questa più o meno importanti. Tornerò sicuramente a Bergen.

 

Grazie Henri di questa intervista, ma ultima domanda per i nostri lettori. Il tuo marchio di fabbrica: la genesi e il significato del tuo IOFFÀ…

È un modo simpatico per dire “Cavoli!”. Nasce anni fa con Xavi quando dopo uno sforzo mi ha detto “Zioffà” con un rantolo e io ho pensato di togliere la Z e dici “Ioffà”, è un’espressione che non offende nessuno e non ha richiami anche alla versione più blasfema…

 

e allora Aymo, in bocca al lupo per la tua crescita come atleta e… “Ioffààààà”

 

 

 

(foto in copertina: D. Benedetto – il test di Aymo sul percorso del mondiale 2018 a Canillo – Andorra)