Senior Men – la più seguita, la più crudele.
Onda Ugandese come la grandine, fermarla pare impossibile, ma la testa di Gray è dura. Grande Kenya, Great Britain che ci vuole fare lo sgambetto e occhio al norvegese Bugge, ad Arslan ed al Messico.
- distanza = 11,933 km
- D+ = 1’028 mt
- D- = 117 mt
- Altitudine Start: 1515 mslm
- Altitudine Finish: 2430 mslm
- STARTLIST LINK (click)
Gira rigira poi quando arrivi qui il pathos raggiunge il climax. Andorra non farà eccezione pur con qualche defezione che francamente avremmo preferito non vedere, ma è tema per altro tipo di articoli (ad esempio: perché non c’è Simpson ? perché la Svizzera non costruisce una nazionale con Egli e Bonnet …?? ).
Di certo gli assenti non contano, e chi ci sarà regalerà una sfida pronta a consegnarsi agli almanacchi.
Se preview deve essere abbiamo quasi la sensazione che nella gara più sentita sia quella meno faticosa: l’Uganda è troppo forte, sia individualmente che a livello di team.
La conformazione del percorso non aiuta di certo, prima parte velocissima, poi una sorta di saliscendi di 4km e i 3km finali durissimi che fanno immaginare le gazzelle nere già con vantaggio incolmabile.
Il precedente è Premana, e sappiamo come è andata, ma tecnicamente bisogna guardare Sapareva Banya 2016, ultimo mondiale uphill, ed allora tremano i polsi con l’epilogo rovente al cospetto dei giudici per la squalifica comminata a Robert Chemonges per “pacing” da parte di un tecnico della squadra africana. Il face to face lo scorso anno vide Gray indomito lottatore, primo degli umani (4°) ma impotente davanti alla prova di forza di Viktor Kiplangat, Joel Ayeko e Fred Musobo.
La brutta notizie per la concorrenza è che se possibile la squadra di quest’anno è ancora più forte, o meglio, lo poteva essere.
Si perchè fino a questa mattina dovevano essere in 4, senza Musobo ma con al via di nuovo Robert Chemonges (per la vendetta !!?), ed i golden boys di Premana Kiplangat e Ayeko.

Viktor Kiplangat (ph. Courthoud)
Il quarto era Jacob Kiplimo, si QUEL Jacob Kiplimo: vicecampione mondiale Under 20 a Tampere sui 10000 metri! Un Dream team che pareva non avere crepe e che sulla carta non doveva lasciare nulla agli avversari… sulla carta però, perchè la prima breaking news di Canillo 2018 arriva quando le gare devono ancora iniziare: Kiplimo è rimasto in Italia (è gestito dal manager F. Rosa) e non sarà della partita. Poco male per il team coordinato dall’Italiano Dott. Giambrone, che ha talento sufficiente per vincere comunque le tre medaglie, ma almeno si riaprono un pò i giochi.
Il Derby è lanciato, questa volta i dirimpettai, il Kenya per intenderci, non vogliono però fare le comparse come a Premana. Chiara la mano Run2Gether, che ha pilotato ad Andorra un team di tutto rispetto e che vede come punte il super veterano Geoffrey Gikuni Ndungu (Grossglockner 2018 tra le tante, una Jungfrau con un crono stellare ed un personale di 2h08’33” sulla distanza regina) ed il fido scudiero emerso alle cronache quest’anno: Timothy Kimutai Kirui. Sono in due , perchè ne su Mwenda ne su Ndege francamente punteremmo grosse somme, ma sono sufficienti per giocarsela e provare a rovinare il grande slam annunciato degli avversari.

Tim Kimutai Kirui (ph. Britton)
Joe Gray è in testa alla folta schiera dei pretendenti sfidanti anche se l’impressione è che la condizione non sia più quella clamorosa delle ultime due stagioni in cui è stato devastante. in primissima fila poi, finalmente, possiamo spendere nomi azzurri, perchè a Bernard Dematteis solo un pazzo riuscirebbe a non pronosticare una gara tutta all’attacco e da protagonista. Certo anche lui mostra un pizzico di appannamento ma la storia degli ultimi 10 anni è sua. Il più continuo, il più testardo, l’unico capace di batterli sul campo veramente, a Betws 2015 quando ne mise dietro 3 su 4 e solo Musobo gli soffiò l’Oro. E Berny non è l’azzurro più in forma a quanto sussurrano i muri del ritiro italiano, ecco allora che il tricolore sul 2° pennone del podio domenica sera non è utopia se saremo capaci con Martin Dematteis, Francesco Puppi e Nadir Cavagna di essere operai, di sporcarsi le mani ed andare alla guerra posizione su posizione contro la Gran Bretagna del giovane promettente Jacob Adkin e dell’indomito Andy Douglas, contro gli USA che oltre a Gray schierano Andy Wacker (sulla cui partenza a razzo i bookmakers non pubblicano nemmeno le quote tanto è scontata), Matt Daniels e David Fuentes.

Puppi, Bernard, Cavagna
Poi il capitolo Turchia: Ahmet Arslan in Bulgaria alla fine si mise al collo un bronzo. Classe ed esperienza, uno che al pari dei Gemelli (stessa età) ne ha viste di tutti i colori, ed è sempre rimasto ad altissimo livello pur con qualche tonfo. Prendiamo con le pinze la sua presenza, perché ha abituato a “coup de theatre” dell’ultimo minuto tipo non presentarsi o partire e ritirarsi dopo 1km (Tonale 2012). Ma se fa la gara come il suo blasone gli impone, allora metterlo dietro diventa dura.
Ci piacciono molto la Francia e la Rep. Ceka, che mischiano sacro e profano, la chioccia Meyssat a guidare un manipolo di giovani galletti come Alexandre Fine, Sylvain Cachard e Fabien Demure, i ceki con Jan Janu ed Ondrej Fejfar a raccogliere definitivamente l’eredità della leggenda Robert Krupicka.
Poi c’è la Norvegia: i vichinghi quando il sentiero sale sono tra i primi della pista. Johan Bugge ha lo status per essere, al pari di Gray, un contender serio per gli Ugandesi. Insieme a lui un buon Stian Aarvik, gia campione europeo a livello Juniores, in bella evidenza anche al recente europeo.

Bugge vince la 30esima Stellina Challenge! Ph. Damiano Benedetto
Scendiamo in Sud America: c’è il Mexico di JC Carera e Israel Morales, rocce di un team che nel 2016 salì sul podio (e Carera a Zinal quest’anno ha fatto il “carreron”) e sempre dall’America latina ricompare il flag della Colombia, che a questa disciplina ha dato tantissimo (2 volte Jairo Correa negli anni 90, Rolo Ortiz nel 2006, la mitica Fabiola Rueda due volte negli anni 80) e che presenta al via l’oggetto misterioso Nicolas Alejandro Herrera.

il messicano JC Carera (ph. Courthoud)
Non l’unica nota di colore per un mondiale che registra anche il Giappone con Fujio Miachi, finanche la Costa d’Avorio (Herrera Atse) e la Guinea Equatoriale (1 atleta, Lozano del 64, ad occhio e croce non da medaglia ;-)) e che comunque avrà una densità incredibile perché da squadre come Nuova Zelanda, Austria (Innerhofer), Svizzera (Mathys), Slovenia o Canada potrebbe arrivare il colpo a sorpresa nelle prime 20/15 posizioni, che vi garantiamo saranno una specie di terra promessa per molti domenica, da festeggiare come una medaglia.
Mock Draft
kissOFdeath Preview
1.Viktor Kiplangat |
2.Joel Ayeko |
3.Joe Gray |
4.Robert Chemonges |
5.Francesco Puppi |
6.Johan Bugge |
7.Timothy Kimutai Kirui |
8.Bernard Dematteis |
9.Geoffrey Gikuni Ndungu |
10.Andrew Douglas |