Sventola la bandiera norvegese, almeno per quanto riguarda la gara maschile, sulla DoloMyths Run Skyrace, la cui 21ª edizione è finita nelle mani di Stian Angermund Vik, trentaduenne runner di Bergen, che al termine di una prestazione superlativa ha preceduto sul traguardo di Canazei il connazionale Stian Overgaard Aarvik, più giovane di undici anni, ma determinato a emulare in tempi brevissimi l’esempio del compagno.
Si tratta del primo successo di un atleta norvegese, ma anche della prima volta sul podio per il valdostano Nadir Maguet, che ha fatto coppia fissa con l’amico Davide Magnini per gran parte del percorso, staccandolo poi nelle battute finali.Il solandro, che era fra i favoriti, ha accusato qualche problema in discesa a causa di una contrattura muscolare che lo accompagna da alcune settimane e non è riuscito a dare un seguito alla seconda piazza del 2017 e al successo conquistato nel Vertical di venerdì, ma ha comunque chiuso con i big.
Fra le donne centra il terzo successo consecutivo, il quarto se si considera anche quello del 2014, la catalana Laura Orgué del Team Salomon come i colleghi norvegesi, che è stata protagonista di una cavalcata solitaria dall’inizio alla fine della gara ed ha preceduto l’americana Hillary Gerardi, esattamente come era successo nel 2017, nonché le due gemelle svedesi Sanna e Lina El Kott Helander, la prima delle quali ha così garantito una presenza scandinava anche sul podio femminile.
Si è trattato di un’edizione che ha portato al via ottocento concorrenti, in rappresentanza di 31 nazioni, e che ha chiuso una settimana di grande running, cominciata sabato scorso con il Sellaronda Ultratrail e continuata con il Vertical Kilometer di venerdì e la Mini di sabato, tutto sotto le insegne del DoloMyths Run, organizzato in sinergia con Salomon, marchio che il prossimo anno garantirà a questo evento l’ingresso nel calendario Golden Trail Series, ovvero all’olimpo delle gare mondiali di skyrunning.
La competizione ha preso il via alle 8.30 in punto, in una cornice meteorologica propizia, che ha permesso agli organizzatori di proporre il percorso completo con il mitico passaggio in quota al Piz Boè. La diretta in streaming sulla pagina Facebook, trasmessa anche sullo schermo gigante montato in piazza Marconi, ha tenuto alta la suspense per tutto il corso della sfida, che ha subito mostrato lo stato di forma di Stian Angermund e Laura Orgué. Al passaggio di Passo Pordoi il norvegese vantava 4 secondi di margine su Overgaard Aarvik, 7 su Maguet, 9 su Magnini e 44 su Engdahl, mentre la spagnola aveva già messo fra sé e Lina El Kott Helander un minuto e 40 secondi, altri 40 sulla sorella Sanna e 2 minuti e mezzo fra sé e Megan Mackenzie.
Alla Forcella Pordoi, uno dei passaggi più suggestivi della competizione, anche perché presidiato da un foltissimo pubblico salito in quota fin dalle prime ore del mattino per incoraggiare i runner, Angermund è transitato sicuro al comando, con un oltre minuto di vantaggio su Overgaard Aarvik e tre sulla coppia Magnini – Maguet; Laura Orgué poteva già gestire due minuti di distacco guadagnati su Lina El Kott Helander e quattro su Hillary Gerardi e Sanna El Kott Helander. La lunga salita termina al Piz Boè, dove Angermund arriva con un vantaggio leggermente assottigliato (1’10”) sul connazionale Aarvik, mentre Magnini e Maguet sono sfilati appaiati a 1’50” dal battistrada. Engdahl è quinto, tallonato da Egli, seguito da Anthamatten, Wild, Gardener e Oberbacher. Da segnalare che il tempo di 1 ora 16 minuti e 21 secondi di Angermund rappresenta la miglior prestazione di sempre nella parte in salita. Laura Orgué contava 3 minuti di vantaggio su Lina El Kott Helander, più di 4 su Gerardi, 5 su Mackenzie e Azkorbebetia. Con la discesa, di solito, comincia un altro tipo di competizione, e così è stato anche questa volta, visto che Maguet ha staccato subito Magnini per gettarsi all’inseguimento dei due norvegesi di testa, che ha raggiunto uno dopo l’altro a metà della tecnica discesa lungo la Val Lasties.
Una progressione strepitosa, che gli ha consentito di rimanere davanti fino a Pian Schiavaneis, dove l’altimetria diventa molto meno severa: lì i due norvegesi hanno reagito e hanno operato il controsorpasso, fissando le posizioni con le quali si sono presentati al traguardo: Stian Overgaard Aarvik ha vinto con il tempo di 2 ore, un minuto e 18 secondi, precedendo di 1’34” Stian Aarvik, di 2’12” Nadir Maguet, di 5’26” Davide Magnini, di 5’45” il britannico Finlay Wild, anche lui grande protagonista in discesa, di 6’09” lo svizzero Pascal Egli. Oltre dieci i minuti di distacco accumulati dal settimo, lo svizzero Martin Anthamatten, da Mattia Gianola (2’12”08), dallo svedese Petter Engdahl (11’30”), dallo scozzese Ross Gollan (13’36”). Questa la top ten.
Non è arrivato al traguardo Marco De Gasperi, ritiratosi.
In campo femminile Laura Orgué ha chiuso in 2 ore, 28 minuti e 54 secondi, quasi tre minuti in più rispetto al record, mentre dalla bagarre per il secondo posto alla fine è emersa vincitrice Hillary Gerardi, proprio come lo scorso anno, che ha concluso la prova in 2 ore 32 secondi e 9 secondi. Terza e quarta le gemelle Sanna e Lina El Kott Helander, la prima con il tempo di 2 ore 33 minuti e 46 secondi, la seconda 2 ore 34 minuti e 25 secondi. Più staccate la britannica Holley Page, quinta a 8’29” dalla prima, l’americana Megan Mackenzie, sesta a 10’30”, la spagnola Oihana Azkorbebetia, settima a 12’46, la romena Ingrid Mutter, ottava a 13’12”, la bellunese di Pieve di Cadore Martina Valmassoi, nona e prima delle italiane a 13’16”, e Claudia Sabata Font, decima con 13’19” di ritardo dalla vincitrice.
Il marcato ricambio generazionale cominciato un anno fa, è stato dunque confermato, soprattutto in campo maschile, dai risultati di questa edizione. In sede di premiazione sono stati omaggiati anche i vincitori della classifica che combina i risultati di questa gara con quelli della Sellaronda Ski Marathon, ovvero Davide Magnini e Martina Valmassoi, e i quattro coraggiosi che hanno preso parte a tutte tre le gare di questo DoloMyths Run, ovvero Eugenio Zaccarelli, Silvano Rizzo, Efrem Delugan e Luciano Meneghel.