Tra i 75 che domenica si presentano sulla linea dello start a Karpacz vediamo almeno 6/7 degni papabili per la corona mondiale delle lunghe distanze in montagna, ma anche solo entrare nei 20 chiederà la gara della vita a molti dei rappresentanti delle 19 Nazioni in gara.
Veterani dal passato glorioso e dalla classe ancora intatta e cristallina, campioni nel pieno della maturità ed esponenti del nuovo corso che richiede poliedricità e duttilità tra skyrunning, trail e Mountain Running, giovani che hanno realizzato un sogno per esserci e che ora vogliono osare qualcosa in più. Un mix eccezionale che promette di regalare una gara di estrema qualità ed incertezza. L’erede di Francesco Puppi uscirà da un mondiale di grande livello.
Come giusto, partiamo dal passato più recente: al Giir di Mont 2017 l’Italia ha saputo piazzare 3 dei 4 portacolori nelle prime 10 posizioni e tutti e 4 nelle prime 15. Puppi Campione del Mondo 2017 e Rambaldini campione nel 2016 dicono che l’Italia deve accettare le pressioni ed il ruolo di preda. Realisticamente la squadra di quest’anno è buona, degna delle due che l’hanno preceduta, ma è fuor di dubbio che alcune avversarie presentino dei roster decisamente più pesanti, decise a non lasciare nulla al caso per scalzarci dal trono.
I baluardi del tricolore sono il capitano, Emanuele Manzi, alla sua ennesima maglia azzurra dopo i fasti leggendari dei tempi in forestale. Ha alzato la coppa del mondo a squadre più di una volta Lele, e quell’argento individuale di Arta Terme 2001 nel classic rimane li a monito della classe e dell’enormità umana e tecnica di un atleta irripetibile. Chiedergli la luna a 41 anni no, ma ad occhi chiusi sappiamo che il nostro capitano darà tutto quello che ha in corpo. La punta della squadra, per condizione palesata fin qui, è sicuramente Alessandro Rambo Rambaldini. Una primavera da rullo compressore con vittorie pesanti e piazzamenti di gran lustro lo catapulta nella griglia di quelli chiamati a fare la gara. Gli ultimi due mondiali, quello vinto in Slovenia e quello chiuso al 4° posto a Premana, li ha impostati con partenze accorte ed impetuose rimonte finali. Il percorso gli si addice, se la condizione ha tenuto preparatevi alla raffica … Gli altri due componenti del quartetto sono due esordienti dalle storie molto diverse: Daniele Decolo veste la sua prima maglia azzurra a 48 anni ma sul valore del bellunese vi sono pochi dubbi cosi come sulla sua capacità di correre forte questo tipo di gare. Campione del Mondo Master 45 nel 2016, di certo non tremerà. L’altro “rookie” è il giovane talento Filippo Bianchi, la cui fama “social” lo precede ma che ha dimostrato umiltà e spirito di squadra. Non nasconde ne l’emozione del sogno che si avvera ne la voglia di provare a fare bene. Il carattere per osare c’è anche se prima di tutto sarà necessaria una buona tattica per non rimanere stritolato in una prima parte di gara in cui ogni dove volgerà lo sguardo vedrà correre vicino a lui atleti di livello internazionale.
Gli avversari più pericolosi sono senza ombra di dubbio gli Americani. Team USA schiera una specie di dream team con alla testa Joe Gray, classic world champion 2016 e primo degli umani dietro all’onda ugandese lo scorso anno nella gara del secolo, leggi Premana Classic. Quando tre mesi fa ha rivelato la propria scelta di tentare il mondiale lunghe distanze il borsino del team a stelle e strisce è esploso ed in tanti abbiamo iniziato a pensare a chi avrebbe vinto argento e bronzo perché forse l’oro ha già un padrone. Più freddamente, alla vigilia della gara, ricordiamo quanto le distanze oltre i 15/20k siano state fatali più di una volta a Big Joe che si è fumato un paio di Sierre-Zinal per le sue gestioni un pò ballerine. Però quando parte a testa bassa e si mette a menare è uno spettacolo e non vorremmo essere in quelli che devono andare a riprenderlo dopo la prevedibile sfuriata iniziale. Insieme a lui ci saranno Anthony Costales, David Sinclair, il cui recentissimo bronzo alla Livigno Skymarathon la dice lunga su forza e tenuta, “el biondo” Andy Wacker, che fu argento a Zermatt nel 2014 dietro a Tommy Vaccina e davanti a Francesco Puppi e poi Tayte Pollmann, la medaglia di bronzo del Giir di Mont mondiale dello scorso anno, classe 1996 e talento notevole.
Altro team che ci piace tantissimo e che merita tutte le attenzioni, non fosse altro per il fatto che praticamente giocano in casa visto che la regione dove si corre è proprio sul confine tra la Polonia e la loro terra, è la Repubblica Ceka che si raccoglie un’altra volta intorno alla classe ed alla maestria tecnica di Robert Krupicka. La squadra che ha chiuso al terzo posto lo scorso anno ha perso Jan Janu ma conferma Ondrej Fejfar (12° a Premana) e vi aggiunge Milan Janata, Peter Pecheck e Jiri Cipa.
“Krupi” ha recentemente dichiarato di essere alla sua ultima stagione ad alto livello e di volerla onorare. A Zegama su un percorso davvero non adatto alle sue caratteristiche ha comunque portato a casa la pelle in maniera egregia, conoscendo la professionalità e la meticoloistà nella preparazione noi lo vediamo davvero come un potenziale protagonista, e lasciatecelo dire, vedere lui e Manzi ancora in gara a questi livelli è un inno all’atletica.
Capitolo Great Britain sempre difficile da decifrare: a Premana delusero sonoramente, qui ci riprovano rinunciando ad Owens e riproponendo Ricky Lightfoot nei panni di centravanti di sfondamento (6° nel 2016). Intorno grande grinta e voglia di sporcarsi, ma forse manca il vero top player di una nazionale che bada più al classic. Il nostro cuore batte comunque per the giant Jack Wood, un cult.
La Polonia padrona di casa punta forte su Bartlomiej Przedwojewski che al Giir di Mont imperversò per tutta la prima parte di gara prima di ritirarsi. Non era un bluff, tutt’altro, il ragazzo va fortissimo ed a Zegama il 3° posto conquistato un mese fa è li a dimostrarlo. Altro reduce da Zegama e poi anche dalla Livigno Skymarathon che ha chiuso al 2° posto è lo svizzero vicecampione del mondo in carica Pascal Egli, altro nome di candidato al bersaglio grosso, senza ombra di dubbio. Il Team Elvetico è ben assortito, occhio ai rosso-crociati nella classifica per nazioni.
Chi può rompere le uova nel paniere a molti è la Germania: Florian Reichert, Lukas Naegele e Thomas Khulmann si comportarono degnamente a Premana (19°/26° e 31°) e Naegele aveva chiuso 8° nel 2016.
Obbligatorio un cenno alla Romania, dove spicca il nome del “loco” Ionut Alin Zinca, uomo simbolo dell’intero movimento dei connazionali di dracula ma dove ci sono anche atleti coriacei e quadrati come Damian Bogdan, 13° nel 2017, o Gyorgy Szabolcz (16°).
Curiosità infine per Danimarca e Canada, movimenti dati in grande ascesa, mentre sull’Argentina, prossima organizzatrice del mondiale long distance, ricade tutto il peso di rappresentare il Sud America e provare a migliorare un risultato che all’ultimo mondiale aveva visto l’albiceleste solo all’11° posto.