USA e Gran Bretagna mai cosi forti e preparati, Dragomir in Missione, quante storie e quante sfide dietro all’edizione 2018 dei mondiali Long Distance.

Correva l’anno 2013, la Marathon Karkonoski di Szlarska Poreba teatro polacco del primo mondiale lunghe distanze in cui l’Italia prese parte come nazionale ufficiale. La nazionale di De Gasperi e Manzi, di Iozzia e Confortola.

A pochi minuti dallo start l’infortunio muscolare a De Gasperi, un mondiale macchiato da questo infausto ricordo ma anche dall’indelebile emozione per il trionfo iridato di Antonella Confortola (al maschile trionfò Kosovelj).

Il 2013 e sembra ieri, ma l’oggi racconta ancora di queste lande selvagge e pittoresche, Karpacz si trova infatti a soli 34 km da Szlasrka Poreba, sull’altro versante della catena montuosa denominata appunto Karkonosze, traducibile in italiano con “Monti dei Giganti”, regione montana votata al turismo al confine tra Polonia e Repubblica Ceka.

Il picco più importante ed elevato della zona è il Monte Sněžka con i suoi 1603 mslm, nome e snodo centrale nel mondiale che ci apprestiamo a vivere ed a raccontarvi, visto che andrà affrontato e scalato per ben due volte all’interno del percorso da 36 km e 2110 D+ caratterizzato da lunghi tratti di sentieri e strade montane dal fondo roccioso o a gradoni di pietra.

Un profilo altimetrico che si presenta quindi con una doppia ascesa ed una doppia discesa contravvenendo alla tradizionale alternanza sola salita/salita e discesa che solitamente viene applicata alle kermesse mondiale della specialità. Ci troviamo insomma alla vigilia di un Mondiale Long Distance più simile a Premana 2017 che alle classiche Jungrfau, Pikes Peak o Zermatt che in passato hanno fatto da scenario a questa rassegna. Tecnicamente ed in fase di analisi e previsione questo aspetto fa tutta la differenza del mondo, anche nelle scelte delle nazionali più forti in termini di atleti selezionati.

Ma soffermarci alla pura sintassi tecnica impoverisce e non di poco la possibilità di affrescare invece due gare mondiali, maschile e femminile, che all’interno hanno storie, sfide e nomi che solo evocandoli accendono la fantasia degli appassionati.

disclaimer: fare pronostici è una brutta bestia, noi ci proviamo ma più per dare sapore alla manifestazione che altro.. siate comprensivi

Puntata uno della nostra preview, il mondiale Donne – Silvia c’è, e se dovrà abdicare lo farà a modo suo.

Silvia Rampazzo ed il suo 2017, una stagione magica ed indimenticabile culminata con il bronzo al mondiale di trail running a Badia Prataglia e poi con l’apoteosi mondiale  e l’oro del mountain running al Giir di Mont. Lo scettro è ancora suo e prima di tutto bisognerà battere lei per laurearsi campionesse del mondo 2018. Non può spaventarla il percorso, che non si adatta perfettamente alle sue caratteristiche ma è comunque nelle sue corde, ne l’esperienza che ormai è divenuto un punto di forza. Le incognite vengono da una primavera gestita un pò a rilento per qualche affaticamento e le motivazioni che hanno tardato ad infiammare la testa di una che è prima di tutto spirito libero e poi Atleta. Come spesso le accade e come in fondo le piace, non si è presa sul serio e si avvicina alla sfida di Karpacz in maniera quasi silenziosa, se scattasse la scintilla ce ne accorgeremo e se ne accorgeranno le avversarie, per quanto sia chiaro che non sta bene ai livelli del 2017.

La concentrazione di Silvia Rampazzo prima del mondiale di Premana 2017

L’avversaria più temibile era sul podio con lei anche in Piazza a Premana, ha la maglia della Romania e si chiama Denisa Dragomir. La conosciamo bene ed al contrario di Silvia ha approcciato in maniera completamente diversa questo evento, vestendolo con i panni dell’obiettivo stagionale e del grande sogno di laurearsi finalmente Campione del Mondo. Pressioni direte voi, realismo ed attributi diciamo noi che nel sacro fuoco della portacolori del Team Valetudo Serim ci vediamo solo ed unicamente voglia e passione, non certo presunzione. Le sue prime uscite stagionali hanno convinto, dalle skyrace italiane alla vittoria in Galizia al 2° posto del Nasego contro star del calibro di Gaggi, Tunstall e Murigi fino al 4° posto di Zegama. E’ preparata e vuole quella medaglia, francamente un pò di pressione sulle sue spalle c’è ma dire che non è favorita sarebbe mentire.

Denisa Dragomir, bronzo a Premana 17

La squadra rumena con Mutter (8^ a Premana) e Gainariu è attrezzata per fare bene e confermarsi ai vertici.

Altri due nomi caldissimi sono quelli delle britanniche Victoria Wilkinson e Charlotte Morgan, rispettivamente 5^ e 7^ al Giir di Mont 2017 e con la Wilkinson che flirta con questo mondiale ormai da qualche anno, lei che è capace di qualificarsi e correre da protagonista anche nel classic (era a Kamnik 2017 per esempio)

Victoria Wilkinson a Kamnik 2017 (Gulberti)

Ma il team GBR cala sullo scacchiere anche un altro pezzo da 90 a nostro avviso, stiamo parlando dell’esperta maratoneta Holly Rush, ne snoccioliamo i personali più salienti: 10KM 00:34:13, HALF MARATHON 01:14:00, MARATHON 02:37:00, 5K 00:16:42. Proprio ferma non è ! Altro nome da segnarsi ed evidenziarsi quello della Slovena Petra Tratnik, 4^ al Giir di Mont. Tra le reduci di Premana’17 segnaliamo anche la Canadese Shelley Doucet che fu 9^, l’austriaca Katarina Zipser che chiuse invece al 12° posto e la Danese Katrine Villumsen 16^, posizioni nobili , da top 20 mondiale certo, ma non va dimenticato che dal 7° in poi presero tutte sopra i 10 minuti da Rampazzo, Enman e Dragomir, come dire che la lotta per l’oro sarà ristretta davvero a poche papabili, a meno di grosse sorprese.

Petra Tratnik (foto Gulberti)

E candidate alla voce sorpresa non possono esserci che le Americane: di noto alle cronache europee c’è soprattutto Addie Bracy che un anno fa doppiò, correndo classic e long con eccellenti risultati, 8^ e 7^ alla fine con la posizione finale del classic decisamente più considerevole in senso assoluto visto il tipo di gara e la concorrenza stratosferica. E’ il classico “cagnaccio” la Bracy, non muore mai e sarà un osso duro. Ma il team a stelle e strisce è in generale la solita polveriera pronta ad esplodere : Renee Metivier Baillie ha 2h27’ in maratona (!!) e non è certo il personale più eclatante di un curriculum sportivo che fa spavento ed in cui spiccano anche 5 partecipazioni ai mondiali di cross con la nazionale. Atleta vera e completa che ha scelto la montagna per togliersi altre soddisfazioni. Al primo colpo si è portata a casa il titolo nazionale 2017 di Trail Marathon. Le altre yankee: Ashley Brasovan (campionessa nazionale di Half Trail), Kathryn Ross (vincitrice della Flagstaff Skyrace 39k) e Nypaver Sandi (vice campionessa nazionale di Trail Marathon).

Addie Bracy

E le altre Italiane? non le abbiamo di certo scordate. L’unica con Rampazzo che abbia già assaggiato queste atmosfere e questa maglia è Barbara Bani, atleta dal cuore immenso e dalla continuità sorprendente. Questo è il 3° mondiale long consecutivo ed il 4° se consideriamo anche quello di trail 2017. Collante dello spogliatoio e parola arrendersi non contemplata, a questo mondiale più che mai deve dare sicurezza e tranquillità da veterana quale ormai è. Insieme a Silvia e Barbara in Polonia volano due esordienti in azzurro: Camilla Magliano e Cecilia Basso. Camilla lo ha voluto questo mondiale e lo ha conquistato. Arriva all’appuntamento dopo tanti guai fisici che l’hanno tormentata e nessuno può davvero chiederle di fare miracoli. Fantastica infine la storia di Cecilia Basso, classe 1998, a 20 anni un mondiale lunghe distanze, esserci è già mezza vittoria. La squadra difende l’oro conquistato da Rampazzo-Buzzoni-Bani-Confortola-Jimenez, un’impresa obiettivamente ardua. L’augurio è di essere smentiti …

Barbara Bani (credit Gulberti)

 

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