“Reportages & Diaries”: i diari ed i racconti di viaggio dello “struzzo di Guanzate” da oggi in esclusiva sul nostro sito grazie a questa rubrica che per tutta la stagione ci porterà con il Campione del Mondo i carica di Mountain Running Long Distance in giro per il mondo, a seguirlo nei suoi viaggi, nelle sue avventure, a scoprire dal punto di vista dell’atleta come si vive un grande evento o quali dinamiche ci sono dietro alla necessità di allenarsi e programmare una stagione dura ed intensa tra Trail e Montagna.

Stagione I/Episodio I: il diario del primo stage, “unofficial”, della gang dell’Italian Mountain Running:

“Sono trascorsi un paio di mesi dall’ultimo grande step del 2017, la laurea magistrale in fisica, che mi ha richiesto un impegno al limite che non ero certo di poter sostenere, ma che finalmente è alle spalle. Tempo di recuperare energie, soprattutto mentali, spirito di intraprendenza e voglia di allenarmi forte. Così, approfittando del tempo libero in attesa di trovare la mia futura via, desiderando festeggiare a mio modo con gli amici della montagna, senza celebrazioni ma semplicemente con la voglia di stare insieme e dedicarci alla nostra passione, ho deciso di organizzare un piccolo training camp con l’idea di trascorrere una decina di giorni al caldo e con la tranquillità di allenarci insieme. Sull’eco dei racconti del Dega, di Xavier, Luca e dei gemelli, con le loro esperienze in Portogallo negli inverni di alcune stagioni fa, siamo riusciti a trovare un periodo adatto a tutti e una meta, il Salento, abbastanza vicina ma sufficientemente evocativa da farci sentire anche un po’ in vacanza.

All’alba del 22 gennaio saliamo le scalette dell’aereo che ci porta a Brindisi; da lì attraversiamo la Puglia per raggiungere Torre Chianca, località tra Porto Cesareo e Torre Lapillo sulla costa ionica. Il gruppo è quello consolidato, con un paio di inserimenti molto interessanti: Nicola Bonzi, compagno di squadra in Valle Brembana, e Renè Cuneaz, maratoneta valdostano alla ricerca della forma migliore per affrontare le selezioni per gli europei di maratona il prossimo 4 aprile a Milano. Tito ci fa da guida in questa terra nuova per tutti ma non per lui: è un ritorno ai suoi anni delle medie e forse anche alle sue prime avventure di corsa.

Dai giorni successivi al Campaccio fatico a ritrovare la salute per riprendere ad allenarmi decentemente, ma spero che l’aria salentina mi aiuti a recuperare presto. L’influenza mi ha bloccato per un paio di settimane e la ripresa è più difficile di quanto mi aspettassi, ma non mi perdo d’animo, sebbene fatichi a stare con il gruppo anche negli allenamenti più facili. Il pensiero degli scorsi inverni trascorsi per gran parte in bici per via di diversi infortuni mi fa sentire comunque un gradino più in alto del solito. Xavier e Martin sono proprio in questa scomoda situazione, in cui la gestione dei problemi fisici si somma alla necessità di allenarsi con metodi alternativi e alla fatica di vedere gli altri correre senza potersi unire. Qualche volta provo a dar loro una mano per quanto possibile, accompagnandoli in un giro in bici o durante gli esercizi di core e forza sotto la torre Chianca, seguendo le indicazioni dell’attento Germanetto.

Il Salento ci accoglie con un inaspettato clima freddo, vento e una ruvida carezza di salsedine. Con il passare dei giorni la temperatura si fa più mite e il sole del Sud ci fa godere di una piccola tregua al rigido inverno delle Alpi. L’ospitalità dei locals è sorprendente e ci sentiamo molto fortunati ad essere qui. Un giorno siamo invitati a Galliano del Capo, isola felice per il mountain running in una terra dove c’è sicuramente meno tradizione rispetto al nord. Luca Scarcia, organizzatore del campionato mondiale allievi di corsa in montagna 2017 e del futuro mondiale master di corsa in montagna (2019), ci mostra il percorso che si snoda dal Ponte Ciolo sulla sovrastante scogliera a picco sul mare, in un contesto inusuale e estremamente suggestivo.

Corriamo sulla litoranea fino all’estremo lembo della Puglia, de finibus terrae, verso il bianco faro di Santa Maria di Leuca. Corriamo sulla terra rossa tra gli uliveti secolari e i campi di carciofi, senza incontrare nessuno per km e km, forse solo un pastore con le sue capre. Corriamo sulla spiaggia e sulle roccette della costa verso Porto Selvaggio, o sulle strade dritte e semi-deserte oltre Torre Lapillo.

Ci diamo una mano a preparare il pranzo dopo la corsa del mattino, tagliamo la cicoria, lessiamo la pasta, tiriamo i dadi dopo mangiato per stabilire chi tocca a lavare i piatti, con tensione da campionato del mondo. Giusto così, aumentare sempre la suspense 😉

Un giorno mi capita di allenarmi la mattina con Renè e di seguire in bici l’allenamento del gruppo principale il pomeriggio: 8x1200m recupero 2’. L’attività di coaching on wheels va imparata e sviluppata con pazienza: serve motivare i compagni, dare i tempi, fare foto, riparare i primi dal vento, stare alla giusta distanza… alla fine non so se siano più loro a motivare me o viceversa. È il gruppo che mi manca più di tutto, nella fatica degli allenamenti quotidiani, è la facilità apparente con cui chiudono l’ultimo 1200 in 3’24’’ e scherzano su chi abbia vinto il lavoro (Nadir), è l’ultima luce del sole salentino che si immerge nello Ionio che ci dice che il tempo migliore è qui, adesso.

Come canta uno di queste parti “questo è il blues del sabato mattina, non hai la sveglia ma ti svegli prima” (Mecna) anche a me piace svegliarmi naturalmente un po’ prima degli altri e passeggiare attorno alla torre Chianca e sugli scogli, osservando i cormorani sugli isolotti e le barche dei pescatori che ritirano le reti. Festeggio i miei 26 anni senza correre, ma non per questo mi sento meno in equilibrio rispetto al solito: sul diario di allenamenti di fianco al 26/01 rimarrà la scritta riposo, ma probabilmente mi ricorderò anche a distanza di molti anni alcune immagini e sensazioni di quel giorno forse un po’ speciale, ma anche tanto simile agli altri.”

Ciao, Puglia. 

@fra_puppinho