Il 2018 è ormai iniziato, anno nuovo e di conseguenza nuovi obiettivi. Abbiamo deciso di intervistare la nostra campionessa iridata Silvia Rampazzo, reduce da un 2017 stellare: bronzo ai Mondiali di Trail e oro ai Mondiali Long Distanca di Premana.

Ciao Silvia, una stagione quasi perfetta quella appena vissuta, bronzo individuale ai mondiali Trail e una superba vittoria (in casa) nel mondiale Long Distance, accolta dal caloroso pubblico di Premana; per conoscerti meglio raccontaci un po’ cosa ti ha portato fin qui? (esperienze passate negli sport outdoor e non solo…)

Devo dire che sono qui assolutamente un po’ per caso. Non sono mai stata una agonista, non ho mai fatto atletica. Non è mai stato il mio sogno o il mio obiettivo fare gare o riuscire nello sport. E lo sport ha fatto parte della mia vita in modo solo marginale e discontinuo, tranne ovviamente negli ultimi anni che è diventato parte importante della mia quotidianità. Mai avrei pensato di impegnarmi in questo settore, a questo livello o tantomeno ottenere queste soddisfazioni.  Ho sempre amato molto la montagna, quello sì, anzi forse in generale la natura. E pur essendo apparentemente estroversa e socievole mi sono ritrovata a ricercare sempre più spesso ampi momenti di solitudine nella natura. Bisogna aggiungere che sono una irrequieta e muovermi, stancarmi mi restituisce pace. Così spesso ricerco questa soddisfatta stanchezza…in natura!

Silvia Rampazzo nella salita di Larecc
Ph. M. Gulberti

Due presenze in nazionale, in due diverse occasioni quest’anno, come ti sei trovata con il Team azzurro e con le compagne di squadra?

Le esperienze di squadra sono state la scoperta più bella di questi due mondiali. Mi sono trovata benissimo, quasi scontato dirlo, visto che ero in compagnia di persone stupende. Condividere la stanza, i momenti di quotidianità e di ansia, e poi la festa, hanno reso speciali le nostre esperienze mondiali. Ma soprattutto indossare una maglia, rappresentare un paese, soli, non avrebbe avuto alcun senso. È la nazionale a squadre, a mio avviso, che fa la differenza in un mondiale. Per tutte noi credo fosse così: l’obiettivo comune prevaleva sull’obiettivo individuale, altrimenti si può partecipare ad altre gare di livello mondiale individualmente.

La squadra azzurra al cerimoniale di Premana 2017. Ph. M. Gulberti

A tuo parere su quali distanze e tipologie di gara riesci a dare il tuo meglio?  

Le mie distanze preferite vanno credo tra i 25km ed i 45 km. Lì mi diverto. Nelle gare troppo corte non bilancio con il tempo di gara, il tempo di “ansia da pregara” ed il “terzo tempo”;  invece nelle gare con chilometraggio più lungo riesco ad assaporare i km, guardo il paesaggio, penso, ascolto il mio fisico, mi sfogo a dovere, raggiungendo quella pace di cui parlavo prima. Preferisco poi i tracciati equilibrati in termini di salita e discesa, tecnici ma non troppo!!!

Una via di mezzo tra le Ultra e le gare veloci?

Sì, esatto, ad esempio Il Giir di Mont è una gara che ritengo sia molto nelle mie corde e mi ritengo abbastanza fortunata di averci potuto disputare un gara così importante. Se poi parliamo di meteo, amo correre con il bel tempo, soffro il freddo, correre sotto la pioggia o con condizioni in generale avverse mi blocca la testa togliendo il divertimento.

L’abbraccio tra la capitana Antonella Confortola e la neo-campionessa Silvia Rampazzo. Ph. L. Coluccia/Rundom

Quali sono le principali differenze e somiglianze, che hai riscontrato nel prendere parte a due rassegne mondiali appartenenti a due mondi differenti: Trail e Mountain Running Long Distance?

Non ho colto così tante differenze tra i due mondiali, purtroppo quando si parla di Trail, tutti pensano all’Ultratrail. Ovviamente con Ultra si parla di tracciati dagli 80km in su. Il mondiale trail quest’anno è stato molto atipico (e perciò magari un po’ snobbato a livello mediatico e dagli amanti del movimento), a partire dalla distanza e dalla modesta tecnicità. Con la parola “trail” ormai siamo abituati a pensare alle gare di più giorni. Ma non c’è solo quello. I mondiali Trail e Corsa in Montagna Long Distance 2017 sono stati magari scelti da atleti e da nazioni differenti, quello sì. Ma forse solo in ragione di affiliazioni distinte. Avendo vissuto questa esperienza in prima persona, non riesco a trovare il senso di una separazione tra i due movimenti, mi piacerebbe che venisse definito il movimento. Magari con le specialità, come in atletica: ad esempio Vertical, distanza Classica, Trail. In questo modo gli atleti possono permettersi di specializzarsi in distanze diverse.

L’arrivo di Silvia ai mondiali di Trail. Ph. ufficio stampa Trail Sacred Forests

Togliamoci una curiosità: non hai mai pensato di correre una maratona su strada?

Sì ho pensato alla maratona e prima o poi mi piacerebbe, ma vorrei correrla preparata e temo che mi infortunerei. Quando carico troppi km di pianura, o forse di asfalto, aumentano i miei problemi alle ginocchia. Così, al timore di dover smettere del tutto, abbandono l’idea. Confesso poi che sono pigra, per me la corsa è e deve rimanere libertà e svago, faticherei a seguire tabelle e allenamenti “canonici”… quindi chissà cosa ne verrebbe fuori!

Qual è il tuo più bel ricordo della stagione 2017, un momento che porterai sempre con te scolpito nella memoria? (sappiamo che è difficile scegliere)

Sicuramente l’arrivo a Premana. Lo so che può sembrare banale. Ma non avrei mai creduto… e fino all’ultimo non me lo sarei mai aspettata. Poi su via Roma ho incrociato lo sguardo di Gloria ed il suo “Silvia cosa hai fatto?”, solo lì ho capito che ero arrivata insomma. Quell’interminabile corridoio di folla ha reso l’arrivo molto lungo anche perchè le gambe svuotate dall’emozione e le braccia spalancate per il tricolore non aiutavano. Quell’attimo così si prolunga, poi l’arrivo. A pensarci mi sembra ancora impossibile. È stato un attimo molto lungo, in un certo senso vissuto al rallentatore.

 

L’interminabile attimo dell’arrivo di Silvia a Premana

Obiettivi 2018: sei intenzionata a replicare l’esperienza dello scorso anno con doppia partecipazione ai mondiali Trail e Long Distance?

Confesso un po’ di preoccupazione per il 2018. Ho paura di perdere il divertimento per il carico di aspettative, altrui soprattutto. La stagione può infatti solo andar peggio di quella passata e cerco di preparare tutti, me compresa, a questa prospettiva!!! In merito ai mondiali non mi sento assolutamente in grado di preparare ora a buon livello gli 85 km del mondiale Trail. Quindi mi dispiace tantissimo ma quest’anno non proverò nemmeno ad essere in Spagna. Se testa e fisico risponderanno bene spero ovviamente di indossare ancora la maglia azzurra ai mondiali di Corsa in Montagna Long Distance, ma ovviamente solo se penserò di essere in condizioni tali da renderle onore!

Se ti dico UTMB, cosa mi rispondi?

Uhm…UTMB è un fenomeno che non mi spiego. Davvero fatico a comprendere la “malattia” che contagia i runner di tutto il mondo in quell’occasione. Personalmente non amo partecipare alle gare a corollario di una gara “Regina” ma chissà se prima o poi cederò anche io al “morbo UTMB” e mi ritroverete magari in partenza all’OCC!!! In fondo all’UTMB sono quasi riusciti a creare un mondiale con le specialità del Trail, forse un po’ troppo sbilanciato solo sulle ultradistanze, ma ci sono riusciti!

 

Matteo e Luca Coluccia

@rundom.it

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