Al volgere della fine di questo 2017 ci siamo chiesti quale sia stata davvero la scarpa che meglio ha sintetizzato, nella stagione ormai passata, le peculiarità tecniche richieste dal Mountain Running classico. Ci siamo messi ai piedi le kinabalu RC di Scott e qualche risposta è arrivata.
Assemblandole per farne una recensione ci siamo accorti che c’era materiale per raccontare anche dell’altro e non fermarci alla solita, un pò asettica, analisi tecnica.
Kinabalu racchiude nel nome molto altro, e racconta di un percorso di crescita, di campioni e di imprese che mal si sposerebbero con la classica “marketta web”.
Niente foto patinate allora, ma immagini artigianali e reali di scarpe “vissute”, anche un tantino sgangherate. Niente schede tecniche e gradi di torsione rilevati da strumenti scientifici, solo il racconto di come, da semplici consumatori ed appassionati, abbiamo assistito ad un fenomeno commerciale che in parte ha saputo parlare anche al cuore romantico del “malato” di off-road.
Disclaimer: questa non è, di fatto, una recensione, ma una storia.
QuattromilaZeroNovantaCinque metri sul livello del mare, a questa quota e dopo aver coperto oltre 2000 metri di dislivello ed attraversato qualcosa come 6 differenti zone climatiche Marco De Gasperi conseguì nei primi anni del XXI°secolo una delle vittorie più iconiche e spettacolari della sua stellare carriera: la Mount Kinabalu Climbathlon.
Quando nel 2011 Marco siglò il proprio accordo di collaborazione con l’azienda Scott prese il via un percorso di studio e sviluppo che ha saputo fondere in maniera magistrale la tecnologia e l’innovazione con l’esperienza di quello che rimane uno dei più clamorosi campioni che la corsa offroad abbia mai visto sui sentieri. La sintesi di questo incontro si espresse perfettamente in quel “Kinabalu” con cui dopo alcuni modelli sperimentali venne lanciata sul mercato nel 2013 una scarpa Mountain & Skyrunning che ha fatto letteralmente epoca.
In omaggio alla maestosa vetta malese posta fra la catena dell’Himalaya e la Nuova Guinea arrivò l’intuizione del nome, vincente come pochi, ma dietro sono andati 5 anni di sviluppo, crescita e nuovi modelli fino a raggiungere lo status di vero punto di riferimento non di una sola categoria ma veramente dell’off-road a 360°, giocandosela coi mostri sacri.
Oggi sono cambiati i testimonial (De Gasperi ha lasciato Scott nel 2016 per accasarsi ad Hoka One One), non la versatilità, la qualità e l’appeal che i modelli Kinabalu continuano ad avere e ad esercitare, posizionandosi con uguali ambizioni nel Mountain Running, nel Vertical Running, nello Sky Running e nel Trail Running.
La prima, indimenticabile – Scott T2 Kinabalu – 2013
La storia inizia da qui, e come sempre il primo amore non si scorda mai. La prima Kinabalu è quella del 2013, quella dall’indimenticabile (ed ineguagliabile) colore “bright blue & orange”. Eletta miglior scarpa da skyrunning dalla buyer’s guide OUTDOOR RUNNING 2013 della rivista skialper, si è presentata sul mercato sovvertendo dogmi che fino ad allora parevano inavvicinabili. Leggera ma protettiva, reattiva, precisa ma anche estremamente morbida e confortevole, tutte caratteristiche che hanno accompagnato anche le successive edizioni in cui l’azienda Svizzera con sede a Givisiez e rappresentata in Italia dalla “branch” di Albino (BG) ha saputo far tesoro dei feed back giunti dal mercato per sistemare le principali criticità del primo modello, che era un pelino troppo delicato sui traversi tecnici e sulla tenuta in generale, garantendo una durata discutibile soprattutto per i runners più pesanti (si narra che ai 500 km fossero già pronte per la pensione).
I comuni denominatori dell’avventura Kinabalu sono stati invece i cavalli di battaglia di scott running per i modelli racing: intersuola in Scott Aero Foam, suola eRide con capacità di trazione e tenuta su qualsiasi tipo di terreno e condizione, pesi contenuti senza andare a discapito dell’ammortizzazione e fasciatura del piede semplicemente superlativa.
La T2 Kinabalu 2.0 ha continuato il percorso di crescita della linea vivendo giornate ed imprese indimenticabili tra Ortles e Monte Bianco e preparando di fatto il terreno alla Kinabalu 3.0, scarpa più strutturata e dalla vocazione spiccatamente Trail con cushioning fin troppo generoso e protezione del piede ulteriormente incrementata per qualità dei materiali e tecnologia.
Il passaggio alla fase 3.0 è anche coinciso con l’apertura ideale della famiglia Kinabalu su un ventaglio più ampio di modelli specifici, studiati come dicevamo in apertura per soddisfare le più svariate esigenze dei runners.
Ed allora vicino ai modelli da allenamento e trail (principalmente supertrac ed enduro) ecco il lancio della linea RC dapprima con una Kinabalu leggerissima ma un tantino estrema (per noi la RC “prototipo” del 2016 è 100% da Vertical) e successivamente con l’intera gamma che include i modelli racing per tutte le specialità: Supertrac RC per trail e terreni veramente difficili, Palani RC per il road running più puro and…, of course, Kinabalu RC, che la casa produttrice presenta come scarpa per allenamenti e trail veloci ma che per la nostra redazione, ed il test recentemente svolto lo ha confermato, è un scarpa da mountain running dalle eccezionali qualità dove essenzialità, morbidezza, affidabilità e trazione si condensano alla perfezione.
Ci sono piaciute sulle rocce ed in discesa e si adattano perfettamente a quei cambi repentini tra sentiero, bosco, erba, asfalto, strada bianca che nelle gare veloci ed intense di corsa in montagna sono il pane quotidiano.
La linguetta avvolge il piede in maniera perfetta e l’allacciatura (tradizionale) non delude. Se dobbiamo fare un appunto lo portiamo sulla tenuta nel fango pesante, laddove la Supertrac RC è una sentenza senza appello, queste Kinabalu invece superano abbondantemente la sufficienza ma non raggiungono l’optimum. Certi che questa annotazione di chiusura sarà, magari, la sorpresa del prossimo modello.