Oggi è team manager fidal di comprovato valore e di altissimo livello ma non solo, è allenatore, motivatore, “mental coach” vincente e convincente (c’è qualche medaglia mondiale a certificarlo).
Ma fino a ieri pronunciare il nome Tito Tiberti, per la pancia del gruppo dei runners italici, significava una e solo una cosa: New York City 6 novembre 2011, Dalla sparata in testa alla NYCM 2011, 15 minuti di “alleniana” e goliardica celebrità in mondovisione, un pettorale anonimo, l’ormai famigerato BIB 8-902 che incede “a tutta” mentre a fianco Mutai, Rothlin e Kisorio (e non solo) forse si stanno facendo delle domande. Gente in Italia che davanti alla TV “decolla” dalla poltrona, incredulità..paura e delirio (non a Las Vegas) e si, insomma, acqua nei ruscelli ne è passata. Nella “grande mela” domenica Tito ci torna, alla guida di questo manipolo di eroi della montagna, con un progetto stupendo a rendere tutto più importante.
E’ l’ultimo diario della “mountain running gang” prima della gara, abbiamo tenuto le parole del “coach” per darci davvero la carica, ed il coach non ha davvero deluso facendoci assaporare la “sua” New York marathon, leggete voi stessi….
3rd Act: Cambio una lampadina e….. di @tito_tiberti
Volevo fosse l’ultima, l’ultima gara vera della “carriera”.
Volevo correrla proprio bene, meglio della prima volta. Era la mia scelta.
Lo scavalcamento definitivo della staccionata: domenica tecnico e atleta, lunedì solo tecnico.
Volevo che fosse un passaggio di testimone: portare Francesco al debutto nel mio ultimo dì da maratoneta “scarpette ai piedi”.
Volevo anche correre al suo fianco, per un po’, e poi… “fly, dude!”.
Mi sarei fermato a guardare indietro e no, non lo so se avrei risentito tutta la folle fatica giocosa di 85’000 chilometri. Ottantacinquemilachilometri. La conosco quella stramaledetta stretta alla gola che ti taglia il respiro mentre i polmoni chiedono boccate di ossigeno per correre come il vento, con il vento.
Quant’è pieno sentirsi elemento tra gli elementi… scoprire di essere foglia e albero, brezza e tormenta, mare placido e onda rabbiosa, terra e acqua e cielo.
Assaporavo, volevo fortemente volevo.
Sto invecchiando anche se non sono vecchio: ho la lacrimuccia facile e la tendenza a fare bilanci.
Un mio piede (uno dei due, non vorrei discriminare l’altro non citandolo) ha fatto “cric”, zitto zitto senza avvisare, e — con malcelato senso dell’ironia— lo ha fatto sulla strada che mi ha visto “nascere di corsa”, in una mattinata di agosto. Gli anni buoni sono stati buoni. Nessun rimpianto.
Volevo New York, voglio New York. Non so se posso: il mio corpo non ha ancora deciso (anche se corricchia a giorni alterni scricchiolando un po’ sì e un po’ anche). Ma io sì, testone rimbambito: sono salito su una scala e ho cambiato una lampadina, domenica pigio l’interruttore.
Non sarà l’ultima, l’ultima dev’essere “jump off the stage in style”. L’ultima dev’essere indimenticabile e imperfetta (e non necessariamente a New York)!
Sarà importante: New York sono i trent’anni di Glorietta, è l’up’n’up di Puppinho, sono La Fra (e la KYkky) e La Simo (e il NYkky), sono “I Bambini di Ornella”.
E io — nel mio piccolo — quella lampadina voglio accenderla su di loro.
L’ho già scritto, mi ripeto: time to shine.
Su il sipario.
Bus prima dell’alba colazione in viaggio per Staten Island griglia di partenza it’s damn cold The Land Of The Free il cannone Verrazzano Bridge salita e discesa Brooklyn persone per strada dopo le funzioni religiose anche un po’ in mezzo ai coglioni ad esser sinceri poliziotti a centinaia tifosi a migliaia molte migliaia Pulasky Bridge salita e discesa Queens Queensboro Bridge salita e discesa la curva da stadio il lancio sul vallonato della First Avenue Manhattan vista River Hudson Willis Ave Bridge il Bronx che non fa paura il Bronx colorato Madison Ave Bridge Manhattan ancora Manhattan e il Central Park i rifornimenti e i gel che non vanno più giù i denti che si stringono la vita che corre le vecchiette e i bambini che strepitano lookin’good!!! salita quanta salita discesa benedetta tu sia fra le strade del mondo Columbus Circle e dentro ricaccia dentro quelle imprecazioni che sei arrivato ultima salita yes you can molla gli ormeggi molla quel pianto ancora una volta salato di sudore e inconscio e sole interiore.
All out, you are free. Now and ever.
Giù il sipario.
Applausi.