Ben Mounsey è un atleta inglese di corsa in montagna, già nazionale britannico e grande protagonista di tante classiche del mountain and fell running, oggi è ambassor Inov-8 e soprattutto stimato blogger.
Ci regala un pezzo dal valore intrinseco pazzesco. Non è tanto la storia di Kenny Stuart e del mitico record alla Snowdon Race, quanto la simbologia che pervade l’intero scritto che Ben ci propone e che suggella davvero la candidatura di questo estroverso e vulcanico britannico a divenire uno dei “guru” della storia e della filosofia del mountain running classico.
Un Mountain Running, quello descritto nel pezzo che leggerete, che non è avulso dalle dinamiche dell’atletica vera e che non rigetta, per partito preso o per mascherare una ovvia inferiorità atletica, il rapporto diretto con la corsa. Una disciplina invece strettamente correlata alla storia dei luoghi e delle tradizioni dove si corre, alle scuole di atletica che scoprono ed allevano il talento e lo sport, quello vero.
Rileggendo i passi del capitolo del libro di Steve Chilton ritroviamo il nome del primo campione del mondo di mountain running nel cross corto, Kenny Stuart appunto, ma anche il ricordo e la descrizione delle gesta di due simboli della tradizione italiana come Privato Pezzoli e Faustino Bonzi, e soprattutto dalle testimonianze e dall’enfasi dei ricordi degli intervistati vediamo emergere la semantica e lo spirito tipico dei racconti delle grandi imprese sportive, quelle che contemplano la vittoria ed anche la sconfitta, non vista come un disonore da nascondere ma come il semplice frutto di una competizione vera e non solo simulata, una competizione che non è schiava di alcuna logica commerciale o mediatica e che sa trasmettere sul serio l’essenza del correre, il più forte possibile, sui sentieri.
RUNNING HARD blog – di Ben Mounsey
È un grande ed eterno argomento determinare chi è il più grande atleta sportivo di tutti i tempi. Esattamente quali criteri determinerebbero il vincitore? Se il loro successo debba essere semplicemente misurato in vittorie; o è l’influenza e l’impatto che hanno avuto sugli altri e sul movimento? A mio avviso, dovrebbero sempre essere considerati entrambi i fattori. Pertanto, è quasi impossibile per tutti concordare sulla questione. Ciò che è certo, tuttavia, è che tutti noi scegliamo un eroe sportivo diverso per motivi e ragioni che sono solo nostri.
Mi viene chiesto spesso chi considero il più grande. Per me, un appassionato e “stagionato” fell-runner, è una domanda facile. La mia risposta è e sarà sempre la stessa; il leggendario Kenny Stuart. Ora ci si può chiedere esattamente chi egli sia. La domanda non mi sorprenderebbe per nulla. Il fatto che molti non abbiamo mai sentito parlare di lui è una delle tante ragioni per cui è la mia scelta numero uno. A parte l’ovvio, a mio parere, un eroe sportivo dovrebbe essere umile, con i piedi per terra, semplice, rispettoso ed onesto.
Kenny Stuart ha tutte queste qualità e altro ancora. È uno dei più grandi atleti che il nostro paese ha mai prodotto. Un atleta moderno, eroe sconosciuto. Un tipo normale, di classe operaia, mai sopra le righe. Una persona vera, con valori reali. Qualcuno a cui tutti dovremmo aspirare di essere più simili. Un idolo e un’ispirazione.
È quindi con grande piacere, che voglio presentare ai lettori questo articolo che presenta il mio eroe sportivo, Kenny Stuart.
Questo straordinario contributo letterario è stato fornito dal rinomato autore Steve Chilton, come parte del suo tour “Running Hard” Blog.
Ho richiesto questo particolare estratto dal suo libro, perché ha un significato molto speciale e personale per me. Esso presenta un resoconto della gara Snowdon-Race del 1985 ed il tentativo di Kenny di vincere questa iconica corsa. Qualcosa che io stesso potrei sperare di fare un giorno.
CAPITOLO 19: COME VINCERE LA FA CUP
Alcune settimane più tardi arrivò quella che io considero una delle più grandi performance in gare di fell running di sempre. Il 20 luglio 1985 Kenny Stuart stabilì il nuovo record della Snowdon Race che non è ancora stato battuto, contro una grande line up di avversari che includeva alcuni dei migliori italiani. Fausto Bonzi deteneva il record di 63’46” dalla gara dell’anno precedente, ma Stuart lo mise da parte con il tempo incredibile di 62’29”
Kenny Stuart ha dei ricordi molto chiari di quel giorno.
<< Avevo completato i 3 quarti della salita e Robbie Bryson ha iniziato a spingere forte e sono andato con lui. Mi aspettavo che gi italiani seguissero e non lo fecero. Ero davvero sulla lama di un coltello quando raggiungemmo la vetta. Cosi lo lasciai arrivare, circa 9 secondi davanti a me. Temevo di più gli italiani che arrivavano da dietro che Robbie. Credevo solo che avrei potuto batterlo scendendo. Non era un discesista brillante, ed avevo la forza per farlo. L’ho ripreso e la minaccia italiana non si è materializzata. Era stato un pò come alla Butter Crags Race ([all’inizio di quell’anno], mi sentivo bene, le condizioni erano buone. Era caldo ma non troppo caldo, con un leggero vento che soffiava dietro chi saliva. Tutto è esattamente accaduto al momento ed al posto giusto. >>
A metà della gara, Bonzi era 30 secondi dietro Bryson e Stuart. Il servizio televisivo sulla Snowdon Race del 2015 (che è stato il 40 ° anniversario dell’evento) ha fatto notare nel commento che in quel giorno nel 1985 i primi cinque corridori in testa hanno impiegato meno di 40 minuti per la salita e che nessuno lo ha più fatto da allora, e Kenny pensa che è molto probabile che rimanga cosi.
Bryson ha perso il suo vantaggio e Bonzi ha chiuso su di lui. Stuart ha tirato per andare a vincere con oltre un minuto. Rinomato come veloce discesista, Jack Maitland ha siglato un tempo che è stato effettivamente sei secondi più veloce di Stuart, issandosi al secondo posto , con Bonzi terzo – battuto ma ancora a solo 10 secondi dal suo record. Anche Colin Donnelly si è distinto, scendendo in un tempo che ha eguagliato Maitland e gli ha permesso di andare a sfilare il quarto posto all’italiano Privato Pezzoli, con Bryson 6 °. Hugh Symonds è stato dodicesimo, e commentò cosi: << Bryson può anche avere il tempo più veloce alla cima. Era bravo. Ma il percorso qui brucia i piedi in una giornata calda, è forse anche peggiore di Skiddaw>>.
Symonds ha continuato a sottolineare, << non c’è alcun motivo per essere primo in cima se non sei primo in fondo. Quello era il mio atteggiamento. >>
A questo proposito mi sono chiesto se Symonds fosse meglio a salire o a scendere. << In un primo momento ero molto meglio nella salita. Ho pensato allora che fosse utile allenarmi per la discesa. Ho avuto un buon partner di allenamento in Bob Whitfield da Kendal AC. Ha vissuto a Clapham (nello Yorkshire Dales) ed eravamo soliti alternare il nostro allenamento tra Sedbergh e la “sua patch” (correre intorno all’area di Ingleborough). Bob era un fantastico discesista. Penso che il lavoro con lui mi ha aiutato ad imparare a scendere. Sceglievo anche alcuni dei posti più ripidi negli Howgills ed eseguivo specificamente allenamenti di corsa in discesa veloce. Facevo delle sessioni di riposo con discesa e salita nel mezzo >>.
Anche se ammette di essere stato battuto dall’uomo migliore in quel giorno Jack Maitland è giustamente orgoglioso di come lui e Bryson hanno contribuito al risultato che Kenny Stuart ha raggiunto. << Robbie era un grande ragazzo irlandese, un buon scalatore, ma non così buono come discesista. Anche se sono stato battuto da Kenny, sarei interessato a vedere i record di tutti i tempi per la discesa dalla Snowdon. Il mio era un tempo di discesa abbastanza veloce >>.
Nell’ambito della programmazione gare del 2010 Kenny Stuart è stato intervistato, 25 anni dopo, sui suoi ricordi di quel giorno e sui suoi pensieri sulla longevità del record. Ha commentato cosi : << Ricordo che le condizioni erano molto buone. Ricordo di essere stato spinto almeno fino a tre quarti della salita da parte dei due ragazzi italiani, che erano molto bravi. Bonzi deteneva infatti il record. Poi sono stato preso da Robbie Bryson che ha spinto molto fino alla vetta. E’ stata una salita memorabile perché è stata molto veloce e lo sapevo. Tirai un pò indietro in vista della cima perché non sapevo se Robbie aveva anche lui rallentato improvvisamente. Penso che l’aveva corsa troppo velocemente per se stesso, ma ho recuperato e sono andato ad infrangere il record, per fortuna.>>
<<Penso che ogni corridore di Fell Running sa quando inizia una gara, già al primo metro sa come sta ed io quel giorno mi sono sentito bene fin dall’inizio. L’anno prima, è stata una giornata molto calda e gli italiani hanno impostato un ritmo infermale e sono crollato a tre quarti. Sono riuscito a rientrare ed a rimanere in terza posizione, ma ho corso 65 minuti e mi sono sentito anche molto più lento.
Sono abbastanza stupito che il record sia ancora in piedi, ma è qualcosa di cui sono ragionevolmente orgoglioso. Penso che sia giunto il momento di essere battuto. Se atleti di un certo calibro, forse gli africani, venissero in massa, lo potrebbero battere . Ma ci vorrà qualcosa di speciale.>>
Sul Libro
Running Hard: the story of a rivalry. Sandstone Press. Format: Paperback. ISBN: 9781910985946. Publication Date: 19/10/2017. RRP: £9.99
Per una stagione fantastica nel 1983 lo sport del Fell Running è stato dominato dai due enormi talenti di John Wild e Kenny Stuart. Wild era un nuovo arrivato in questa disciplina, proveniente dalla corsa su strada e dal cross. Stuart era nato sulle Fells, ma era un emarginato per il suo passaggio da professionista ad amatore. Insieme hanno distrutto il libro dei record, solo per determinare chi fosse il migliore per pochi secondi nell’ultima gara della stagione. Running Hard è la storia di quella stagione, ed un intimo ed interno sguardo ai due uomini.
Il libro “Running Hard: the story of a rivalry” è stato pubblicato giovedi 19 Ottobre.
Sull’autore
Steve Chilton è un corridore impegnato e qualificato allenatore di atletica con notevole esperienza di Fell Running. È un membro di lungo corso della Fell Runners Association (FRA). Precedentemente ha lavorato all’università di Middlesex dove è stato Lead Academic Developer. Ha scritto altri due libri: “It’s a Hill, Get Over It” che ha vinto il premio Bill Rollinson nel 2014; “The Round: In Bob Graham’s footsteps” che è stato selezionato per i TGO Awards Outdoor Book of the Year 2015 e per il concorso Lakeland Book of the Year Award 2016. Scrive su questo blog: https://itsahill.wordpress.com/.