Tra Titani e Miti del mountain running, gli appassionati che raggiungeranno Premana nel prossimo week end assisteranno davvero ad uno degli eventi di maggior qualità tecnica ed agonistica della storia di questa disciplina. C’è l’Africa dei fenomeni, l’America dei campioni, tutte le gradi squadre Europee col vestito buono e la baionetta innestata, America Latina, Oceania ed Asia ben rappresentate. Mille attese e situazioni dietro a nomi di atleti che hanno fatto la storia e sono pronti ad aggiungervi ancora qualcosa…

L’hashtag è ormai pronto per l’archivio, un giorno ancora, più o meno, e poi non sarà più #roadtopremana perché la strada è finita, a Premana il mondo ci sta arrivando davvero e tra poche ore si parlerà di antivigilia , di cerimonia di apertura e poi basta chiacchere, previsioni, aspettative più o meno confessate, fuori i secondi: sarà solo gara.

Poteva sembrare un azzardo, ma quando dopo le gare juniores i tifosi della corsa in montagna si assieperanno, domenica mattina verso le 11, nuovamente sui sentieri del percorso, assisteranno a due delle gare più combattute, incerte, tecniche e ricche di qualità ed incertezza che la storia del mountain running abbia mai proposto.

Soppesando le starting lists e completando la verifica di dettagli storici e dati biografici emerge chiaro come ci sia davvero tutto perché quel titolo non risuoni affatto di presunzione, sarà il Mondiale dei Mondiali…e sarà solo l’inizio di una settimana dalle folli emozioni.

Disclaimer tecnico/tattico anche qui, cosi come ieri per le gare junior: la parificazione delle distanze avrà una sua sicura incidenza, soprattutto nella gara donne che si allunga di qualche km e che sul 2° giro del percorso ci attendiamo rimescoli non poco le carte in tavola, la tattica sarà tutto in questo caso.

Seniores donne:

EUROPEI:

Così a Kamnik 2017 (only up): GB-ITA-AUT-NOR-CZE-FRA

Così ad Arco 2016 (up and down): ITA-GB-CZE-FRA-IRL-POR

MONDIALI:

Così a Sapareva Banya 2016 (only up): ITA-CZE-USA-GB-FRA-AUT

Così a Betws y Coed 2015 (up and down): GB-USA-UGA-ITA-CZE-FRA

Quattro nomi secchi per partire: Maude Mathys, Andrea Mayr, Sarah Tunstall e Lucy Murigi Wambui. Non c’è il minimo dubbio che queste rappresentino le candidature forti, per diversi motivi, alla vittoria finale.

Maude Mathys (ph. Gulberti)

Mathys per il momento storico: negli occhi di chi c’era a Kamnik rimangono le istantanee di una vittoria di dirompente potenza. Quello della skialper Elvetica è stato un Europeo stravinto mettendo in mostra una condizione ed una esplosività impressionanti e se 3 settimane non avranno decantato quella magia ci attendiamo che nemmeno il cambio di tracciato possa limitarne lo strapotere fisico. Occhio però a sottovalutare il cuore del campione, in questo caso rispondente al nome di Andrea Mayr, 6 mondiali e 3 europei ed un bronzo a Kamnik che le è probabilmente andato di traverso. Averla al mondiale di salita/discesa è una piccola rarità ma non si pensi che il percorso possa limitarne la classe e la devastante potenza, sia al mondiale 2007 (argento) che ad Euro-Gap 2014 (oro) si scendeva, ma lei è andata comunque forte. Il 3° nome delle super favorite è quello della neo vice campionessa Europea Sarah Tunstall che del lotto è sicuramente la miglior discesista (pura tradizione britannica dove a scendere sono degli autentici “caimani”) ed anche lei ha una sete inusitata di rivalsa, non solo per un argento, quello freschissimo di Kamnik che non ha chiaramente del tutto digerito, ma anche e soprattutto per quel legno, leggasi 4° posto, che ha rimediato all’ultimo mondiale up&down disputato, quello gallese di Betws Y Coed dove era arrivata da prima punta della nazionale british salvo poi incappare in giornata non perfetta conclusa con quelle lacrime al traguardo che ricordiamo noi spettatori non coinvolti emotivamente, figuriamoci lei che sul quel mondiale ci aveva puntato forse tutto.

Sarah Tunstall all’arrivo di Betws 2015 davanti alla Gaggi (ph. Skola)

Quarta pallina nell’urna quella di Lucy Wambui Murigi, kenyana vicecampionessa del mondo 2014 a Casette di Massa e grandissima protagonista delle ultime due Sierre-Zinal (vittoria nel 2015 con tempone e seconda nel 2016). Ha tutto per competere alla vittoria finale, 1h10’ in mezza maratona ed un 32’42” nei 10k su strada certificano un motore super cilindrato. L’interrogativo semmai sarà vedere come saprà rilanciare la propria azione dopo la prima discesa del circuito premanese.

Murigi all’arrivo di Zinal 2016 (ph. Skola)

A questi 4 nomi da matita rossa si aggiungo le nostre tre punte, considerato che davvero a Roberta Ciappini non possiamo chiedere di essere subito decisiva al primo mondiale senior cui arriva pensate a soli 21 anni (per la cronaca è la 2^ di sempre in casa Italia ad esordire cosi giovane con l’azzurro delle grandi, meglio di lei solo Pina Deiana che a Zermatt’91 di anni ne aveva 20). Ed allora fari puntati soprattutto su Alice Gaggi, a Kamnik bloccata da una bronchite emersa il giorno dopo, ha recuperato la condizione e sta bene, ed ha già dimostrato di gradire il percorso. Lei come Sara Bottarelli è reduce da lungo periodo di preparazione in quota a Sestriere ed hanno scelto insieme di scendere davvero all’ultimo momento per spostarsi sul palcoscenico mondiale concentrate al massimo.

Alice Gaggi

Provando ad usare la sfera di cristallo ed a leggere anticipatamente la gara pensiamo che se le quattro là davanti si scannano, Alice può dire la sua fino in fondo.  Una lettura tecnica e tattica che calza a pennello anche per Sara, contro cui può giocare solo una stagione passata a rincorrere dopo l’infortunio di aprile. Infine Valentina Belotti, dolori permettendo come sempre nelle ultime avventure mondiali passate a fare lo slalom tra mille difficoltà per non sollecitare troppo quei tendini, può ritrovarsi là davanti in salita ed ha l’esperienza per gestire una discesa che comunque non le dispiace, ed è questa la consapevolezza e la scintilla che basta ad accendere la fantasia di tantissimi tifosi che per lei hanno sofferto e gioito durante una carriera inimitabile e che rimarrà superlativa qualsiasi risultato esca da Premana, ma che davvero meriterebbe qualcosa di speciale.

Siamo alla voce “Altre” dove da consuetudine si nasconderà probabilmente il nome dell’upset di giornata se non addirittura della prossima campionessa del mondo: apriamo con la ceca Pavla Schorna, curriculum importante anche se non ha regalato grandi cosa finora nella stagione 2017, meglio sicuramente la slovacca Silvia Schwaiger (6^ a Kamnik e 5^ ad Arco 2016). Capitolo Francia: la campionessa mondiale di trail Adeline Roche ci riprova, ma Kamnik non le ha detto bene e qualche dubbio sull’adattabilità a gara corta e di intensità rimane. C’è anche Celia Chiron, attualmente 8^ nel ranking delle World Series dello skyrunning.

A squadre cambia molto a livello di gerarchie e non possiamo nasconderci. Ce la giochiamo con la Gran Bretagna, che ce le ha suonate agli Europei, ma anche con Austria e USA, occhio a tale proposito a Kasie Enman ed alla sua empatia con l’ambiente di Premana, insieme a Kasie vi segnaliamo la rientrante “trottolina” Allison McLaughlin, che se mai fosse quella del 2014 quando a Casette di Massa finì terza ad un incollatura dalla Murigi, finirebbe per far saltare il banco; con dovere di cronaca ricordiamo che i trials USA li ha vinti però Addie Bracy, ottima sipeista e già migliore statunitense lo scorso anno a Sapareva Banya (12^).

l’ultimo podio europeo per nazioni

 

Seniores uomini:

EUROPEI

Così a Kamnik 2017 (only up): FRA-ITA-POR-SUI-GB-NOR

Così ad Arco 2016 (up and down): ITA-CZE-GB-FRA-SUI-AUT

MONDIALI:

Così a Sapareva Banya 2016 (only up): USA-ITA-MEX-GER-GBR-FRA

Così a Betws y Coed 2015 (up and down): ITA-UGA-GB-USA-FRA-MEX

Sino a Bursa 2006, l’Italia della corsa in montagna deteneva un record invidiato da tutto lo sport italiano: l’imbattibilità della sua squadra maschile, indiscussa regina delle sfide iridate dalla prima edizione di San Vigilio di Marebbe 1985 sino a Wellington 2005.

Poi i primi successi africani – l’Eritrea a Bursa -, e trionfi divenuti da abitudine consolidata a merce rara. Per l’Italia maschile che corre in montagna l’ultimo titolo iridato individuale resta quello di Marco De Gasperi ad Ovronnaz 2007, mentre da quell’edizione del 2006, ulteriori successi azzurri a squadre abbracciano gli anni 2007 e 2008, poi il 2011, sino alla straordinaria impresa di Betws y Coed 2015: una Nazione “bianca” davanti all’onda nera che ormai da tempo corre forte anche sui sentieri.

Lo scenario è questo, ricordando il bronzo di Casette di Massa alle spalle di Uganda ed Eritrea e l’argento dello scorso anno sull’only-up di Sapareva Banya, quando a sorridere per la prima volta nella storia della rassegna iridata furono gli yankees guidati da Joe Gray.

Da ricordare anche la, importante, novità numerica nella composizione delle squadre: per la profondità del suo movimento, l’Italia ha spesso avuto ragione delle altre Nazioni in virtù del suo quarto (o quinto e sesto) uomo. Ma da Premana anche al maschile si corre in 4: classifiche per Nazioni più corte e con maggiori incognite

Il favorito numero 1 però non è azzurro, ma risponde bensi al nome di Petro Mamu. Il folletto eritreo è già stato campione del mondo nel 2012, sola salita da Temù al Passo Tonale e poi da li ha iniziato un percorso che lo ha portato a vincere ovunque e qualunque tipo di competizione coniugata alla montagna. Quei record sulle grandi classiche alpine, che in parte ancora resistono e portano il nome di Jono Wyatt, un po’ alla volta stanno cadendo e tutti per mano di “bum bum dinamite” che poi si è anche permesso il lusso di destabilizzare alcuni presunti “dogmi” sulle gare più lunghe e tecniche, e qui il cerchio si chiude con Premana dove ha riscritto il record del Giir di Mont polverizzando il crono di un certo Kilian Jornet. Petro arriva silente come suo solito, senza delegazione (la Federazione Eritrea è ancora a carte e quarantotto), senza grossa attenzione mediatica o clamori, ma viene per tentare qualcosa che è riuscito a pochissimi, vincere anche l’up&down dopo aver vinto l’only up, ed anche qualcosa che non è riuscito a nessuno, vincere il mondiale classico e poi anche quello lunghe distanze.

Petro Mamu (ph.Courthud)

Poi Uganda e Kenya, con la prima favoritissima nella sfida per l’oro a squadre. Ritorna Fred Musobo, l’uomo che costrinse all’argento il fantastico Berny Dematteis di Betws y Coed, ci sono l’oro e l’argento juniores del 2016, giovani uomini abituati a mettere in fila i migliori mezzondisti “bianchi” sulle strade e sui sentieri di tutta Europa. C’è l’incognita Kipsiro, presente nella lista iscritti, ma in predicato di essere sostituito all’ultimo da Simon Rugut. Kipsiro vanta medaglie mondiali nel cross e su pista, oltre ad una medaglia..di legno alle Olimpiadi (!!). Un primato personale su tutti per dare il senso del soggettivo: 12.50 sui 5000 metri…!!!

Kenya: nome pesantissimo per l’atletica mondiale. Qui con atleti abituati a correre sui sentieri e questo rappresenta valore aggiunto e non “diminutio” come potrebbero pensare commentatori avvezzi a piste e strade e non ai riti che si consumano in montagna. Surum come Toroitich Kosgei sono ormai ben noti al pubblico del mountainrunning, la gara la tirano fuori sicuro e se è giornata allora ti fanno anche tanto male quando poi leggi la classifica.

Capitolo Usa: Joe Gray ha corso forte come non mai in primavera, poi ha dominato le prime sfide in territorio americano, ma soprattutto…ha fissato da tempo nel mirino l’obiettivo: vincere a Premana!

Con lui, tre uomini di primissimo piano: Patrick Smith, Andy Wacker e Brett Hales, tutti e tre corrono forte in piano e, al netto di tattiche di gara da sempre arrembanti, hanno dimostrato di saperlo fare anche sui sentieri. Per dirne una: a Casette di Massa, con il suo decimo posto, Smith fu con il nostro Berny l’unico non africano nella top ten

Joe Gray (ph. Tacchini)

Italia dunque a viso aperto contro l’Africa e contro gli Usa, ma con gli occhi aperti anche verso la Francia, in gara con la stessa squadra rea dello storico sgambetto di Kamnik dove i galletti guidati da Julien Rancon hanno messo fine alla winning-streak degli azzurri in Europa dopo 20 anni !!! lo sgarro non è da poco. Nel radar anche il Messico dell’argento uscente Israel Morales, squadra che fu sorprendente bronzo nel 2016 e che un paio nei primi 20 li piazzano stabilmente con la possibilità del colpaccio sempre latente.

Individualmente altre candidature sono certamente quella dello scozzese Andy Douglas, del ceco Jan Janu, del gia citato messicano Morales e del portoghese Louis Saraiva, d’argento agli Europei di Kamnik.

Saraiva (ph. Gulberti)

Nota a mergine di tenore geo-politico (sportivo si intende), Andorra mette in campo squadre piuttosto complete in ogni gara. C’è anche appunto una ragione politica, se fosse stato un mistero ne dissipiamo un po’ di veli: è seria la proposta organizzativa di Andorra per il Mondiale 2018.

Chiusura di preview con l’analisi dei nostri, come stanno gli italiani? Xavier Chevrier esce col morale indubbiamene alto dal successo di Kamnik, Cesare “Cucciolo” Mestri vuole a tutti i costi dimostrare che in Slovenia invece ha corso un suo sosia dispettoso. Poi i gemelli, attesissimi, che hanno fatto di tutto per farsi trovare pronti all’appuntamento clou della stagione, dopo una primavera (e per Martin pure un inverno) a dir poco sfortunato e difficile…emblematiche le loro parole captate dal raduno azzurro “Noi ce la metteremo tutta e ancora un po’, poi c’è pur sempre anche la Provvidenza”, di certo tutti e quattro i nostri alfieri daranno tutto, e qualcosa in più anche perché correranno con nel cuore il ricordo di Franco Travaglia, un amico vero della corsa in montagna, che oggi non c’è più ma che a questi ragazzi ha dato tantissimo ed a cui Xavi, Cesare, Berny e Martin vorrebbero più di ogni altro dedicare qualcosa di grande. Franco non sarà a Premana fisicamente, ma sarà dentro ogni battito del cuore dei nostri atleti, di questo statene tutti certi