PUNTATA 1: Classic World Championship, 30 Luglio 2017
Scuole di pensiero e tecnica, tradizione, differenti peculiarità e caratteristiche: sullo scacchiere internazionale della corsa in montagna si muovono le prime pedine in vista dello “showdown” di Premana.
Nel nostro viaggio verso l’appuntamento dei prossimi 30 luglio e 6 agosto ci soffermiamo oggi sui movimenti in casa di alcune delle grandi potenze della disciplina, nazionali che hanno un ruolo guida all’interno del movimento e che negli anni hanno prodotto talenti e campioni senza soluzione di continuità.
Le Scuole del Mountainrunning Mondiale – brevi cenni storici
Come per gli ordini monastici nel tardo medioevo, o in maniera più cruda metaforizzando i tempi recenti della guerra fredda, cosi potremmo giocare ad individuare delle macro sfere di influenza che il Mountain Running ha espresso fin dalla sua concettualizzazione tecnico/agonistica, formando alcune differenti scuole di pensiero.
L’arco alpino è stato uno dei naturali ed ovvi alvei di concepimento della corsa sui sentieri, l’incontro tra la tradizione Italiana e Francese con quelle di Svizzera, Austria, Slovenia e Germania Bavarese hanno da subito tracciato un solco molto produttivo. Da questi movimenti nazionali emerse forte la volontà di valorizzare un patrimonio storico e culturale fondato sulla necessità che le popolazioni alpine da sempre hanno, quella in primis di sopravvivere, e successivamente di consolidarsi e svilupparsi in un habitat complesso come quello montano.
Dal raggiungere gli alpeggi per dare sostegno alla propria economia, al prestare opera ora in ambito militare ora nella costruzione di grandi opere idroelettriche, per terminare con il lavoro per valorizzare il proprio comprensorio dal punto di vista turistico, il percorrere corte e lunghe distanze sui sentieri, sulle strade e sulle mulattiere di montagna è qualcosa insito nel DNA di questi popoli.
Non a caso il 23 settembre 1985 a San Vigilio di Marebbe, sede della Prima Coppa del Mondo di Corsa in Montagna, essi monopolizzarono le graduatorie piazzando ben 16 dei loro portacolori nelle prime 20 posizioni della prova Maschile Senior (italiano il campione del mondo Alfonso Vallicella e anche junior con proprio un premanese: Tita Lizzoli) , fatta eccezione dei cugini Francesi, che si uniranno alle danze internazionali solo 2 anni più tardi.

Un Campionato Europeo nei ruggenti anni ’90: dalla nebbia di Ebensee emerge vittorioso l’Austriaco Helmut Schmuck (foto Martinelli Marica)
I 4 posti rimanenti nella top-20 del primo “mondiale” non furono affatto casuali e raccontano il proseguimento di questa storia, perché insieme alle grandi scuole alpine fu decisiva da subito la presenza della squadra britannica, allora suddivisa nelle varie espressioni del Commonwealth e quindi con Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, come oggi non accade più, che si presentavano ai mondiali con le rispettive selezioni.
Nel nome dell’inglese Kenny Stuart, primo campione mondiale del “cross corto”, la testimonianza della forte influenza, fin dagli albori, dell’Union Jack sul Mountainrunning.

l’Inglese Kenny Stuart, Campione del Mondo Juniores di corsa in montagna (Foto tratta da Woodentops)
La presenza dei sudditi della regina Elisabetta ha avuto un ruolo decisivo nella decontestualizzazione e sdoganamento di un movimento che altrimenti avrebbe rischiato di rivelarsi subito troppo monocorde ed unicamente “alpino”. Il peso “politico” e le innate capacità di “internazionalizzare” tipiche di chi discende da uno dei più grandi imperi coloniali e commerciali della storia hanno permesso da subito un accelerazione su svariati aspetti, non ultimo quello organizzativo e tecnico, sulla scorta del patrimonio rappresentato dal FellRunning, una non meglio precisata via di mezzo tra trail e corsa in montagna, tipica e prerogativa del mondo anglosassone, dove il gesto del correre forte in salita e discesa è stato comunque valorizzato anche con la mancanza di picchi sopra i 2000 metri, degnamente sostituiti dalle affascinanti “moors” e dalle fangose colline che cosi bene hanno preparato fior di atleti ad andare poi ad iscrivere il proprio nome sugli albi d’oro delle grandi classiche Svizzere, Austriche ed anche Italiane.
Un punto di svolta, o se preferite il primo pomo della discordia, arriva però presto tra coloro che vogliono rimanere saldamente ancorati alla corsa in montagna come unica espressione del “viaggio” dal fondovalle per raggiungere una meta posizionata in quota, favorendo in svariate occasioni la simbiosi tra le gare e le più celebri località sciistiche, e chi inizia da subito a spingere perché la completezza tecnica del Mountain Runner e la spettacolarità a beneficio del pubblico vengano valorizzate attraverso la discesa.
Dal dibattito in seno all’ente internazionale del tempo, l’ICMR divenuta poi successivamente WMRA, emerge fortunatamente una occasione di crescita e di allargamento ad altre importanti nazionali.
Ben presto si affacciano sulla scena i paesi dell’EST con la Rep. Ceka, la Romania e la Russia in testa (e più tardi ma con forte impatto la Turchia), la Norvegia, i paesi iberici, che tanto con la Spagna quanto con i cugini Portoghesi regaleranno cultura, iniziativa ed atleti indimenticabili.
Sotto il motore della tradizione Italiana e Svizzera il Mountain Running solcherà poi ben presto gli oceani accogliendo nel circuito l’Oceania con la Nuova Zelanda dell’immortale Jono Wyatt a far da capofila, i grandi scalatori latino americani (Messicani e Colombiani su tutti, bastino ad accendere fantasia e ricordi i nomi di jairo Correa e Ricardo Mejia), gli Stati Uniti d’America e l’ovvio approdo alle gazzelle africane degli ultimi 10/12 anni a segnare una nuova dimensione.
Se è vero che l’eredità delle tradizioni è rimasta soprattutto nelle grandi classiche, con le due sfere di influenza tecnica rappresentate dalle prove mitiche della sola salita (Telfes, Stellina, Grintovec, Grand Ballon, Skaala e Hochfelln Bergen per citarne solo alcune) e le up&down più o meno lunghe e complete, è da osservare come a livello di atleti la globalizzazione abbia invece sortito effetti analoghi ad altri settori e non è più fantascienza trovare svizzeri o colombiani fortissimi in discesa e scalatori americani e francesi decisamente a proprio agio sui dislivelli positivi. Per tutti un comune denominatore: sempre meno specialisti e sempre più atleti duttili e polivalenti, capaci di correre forte una mezza maratona come un cross, sopravvivere nei Trail o addirittura di concepire l’impensabile, come giocarsi sia il mondiale classico e lunghe distanze ad una settimana di distanza… pareva fantascienza, grazie a Premana forse è prossima alla realtà…
World overview a meno di 3 mesi dalle gare mondiali: USA, GB, Francia e Africa… le prime mosse
Un successo mondiale, si sa, parte da lontano. Nel tempo e nel lavoro sicuramente, ci auguriamo un po’ meno, campanilisticamente parlando, in termini kilometrici.
Una prima ricerca ed analisi dei recenti accadimenti in casa d’altri ci fornisce alcune avvisaglie, quantomeno degli indizi, su cui costruire una prima congettura, legata in alcuni casi a fatti e nomi già tangibili.
MONDIALE CLASSIC – Premana 30 luglio 2017
Carte ancora abbastanza coperte sul classic, piazzato quest’anno nella inconsueta data di fine luglio a differenza della tradizionale prima quindicina di settembre. Mentre USA e GB hanno per assurdo già dato il via alle danze per le qualifiche del long distance, nel classic le prove di selezione hanno ancora da essere disputate.
La maggiore attenzione è naturalmente sugli yankees americani, detentori del titolo “grosso”, quello Senior Men, grazie al “numero” di Joe Gray in Bulgaria ma anche alla grande gara di Hayden Hawks ed Haley Brett, rispettivamente 4° e 7° a Sapareva Banya. L’America sceglierà i propri atleti nell’ambito della prova di campionato nazionale prevista il 3 giugno alla Cranmore Mountain Race, iconica e storica (31^ edizione) prova che prende il via nel New Hampshire. 10km di up&down a circuito che simulando il più possibile le condizioni del tracciato premanese definiranno il team a stelle e strisce che difende si l’oro conquistato lo scorso settembre, ma deve fare meglio del 4° posto rimediato nell’ultimo mondiale up&down, quello Gallese del 2015 dove invece si comportarono alla grande Senior Donne e Junior Uomini con un doppio argento che suona a monito per gli avversari. Quel che è certo è che Cranmore rappresenta un crocevia importante della stagione, non solo USA. Dopo ne sapremo di più, consci comunque del fatto che il sistema di selezione americano, dallo spirito molto liberale ed open, può sempre garantire la sorpresa o il nome nuovo che irrompe con violenza sulla scena internazionale, rievocare i nomi ad esempio di Max King o Sage Canaday, partiti, molto forte (Max King è stato World Champion a Tirana 2011), dalla corsa in montagna prima di ormeggiarsi nel mondo Ultra, è quanto mai emblematico.
A tale proposito, bruciamo i tempi in fase di preview atleti. Anche se è presto consigliamo gli appassionati di seguire con grande attenzione le evoluzioni di Hayden Hawks (qui il suo account su Strava), uno per intenderci capace di vincere al primo colpo la Speedgoat 50k ma anche di fare 28’53” sui 10’000 in pista e piazzarsi 4° (!!) ad un mondiale classic di corsa in montagna in sola salita come avvenuto in Bulgaria lo scorso settembre. L’ultimo avvistamento è stato recentemente alla Transvulcania (bene ma non benissimo, diciamo). Cosa frulli nella testa di questo originale atleta proveniente dallo Utah al momento non è noto, ma ci piace segnalarvelo come sicuro protagonista se mai dovesse “fare” la squadra per il Classic di Premana (non è infatti inserito nella lista per il Giir di Mont che è già stata ufficializzata e di cui parleremo nella prossima puntata).

il trionfo USA agli ultimi mondiali, si riconoscono in prima fila Hawks, Gray ed Andy Wacker (foto Tacchini)
Questi i criteri di selezione 2017 della USMRT per il mondiale classic (Grazie al team leader Richard Bolt per il contributo a questo articolo)
Rientriamo in Europa “al volo” solo per registrare che al momento tanto la Gran Bretagna quanto la Francia hanno dato il via alla propria stagione ma attendono ancora di disputare le prove di selezione per il mondiale classico.
Al di la della Manica gli appuntamenti cruciali sono il 4 giugno 2017 a Keswick ed il 18 giugno 2017 a Sedbergh, con Keswick sede celebre della 4^ coppa del mondo (anno 1988) e Sedbergh minuscolo paesino immerso nel verde della Contea del Cumbria, ambedue tra le roccaforti di un movimento ben consolidato tra il Lake District Park e lo Yorkshire.
Poche indiscrezioni sui nomi, registriamo che per il 2° anno consecutivo il fortissimo Robbie Simpson, bronzo a Betws 2015, argento a EuroGap 2014 e stellare protagonista nelle ultime due Sierre Zinal con un 3° ed un 2°, si concentra sulla Maratona dove ha appena staccato il pass per il mondiale di Londra proprio nei giorni di Premana.
La squadra dovrebbe raccogliersi allora intorno all’altro scozzese del nucleo forte, Andy Douglas, che nelle ultime due stagioni ha sbagliato davvero poco (ai mondiali 6° nel 2015 e 11° nel 2016, 4° ad Arco nell’Europeo 2016, vincitore del Grand Prix WMRA nel 2015) ed al veterano Chris Smith. Mega incognita sulle donne, ma la Collinge l’abbiamo in casa e non dovrebbero sfuggirci le prossime mosse, Emma Clayton pare ormai orientata alla pista, e solo gli Europei sapranno forse svelare qualcosa in più.
A questo link è possibile scoprire il protocollo di selezione che verrà applicato dalla British Athletics per gli appuntamenti internazionali 2017 del mountain running.
Scendendo di latitudine giungiamo sul suolo Francese, per scoprire che i galletti sono alle prese prima di tutto con lo spinoso “Affair Dewalle”. La medagliata mondiale dello scorso anno Christelle Dewalle (bronzo a Sapareva Banya dietro a Mayr e Belotti) è stata fermata per una positività ad un controllo avvenuto durante le Skyrunner World Series.
Si attende di conoscere come la FFA ora gestirà la cosa. Di certo la Dewalle, scalatrice purissima ma capace anche di un 7° ad Arco 2016 sul saliscendi, a Premana sarebbe stata un fattore ed ora è su altre leve che “i cugini” debbono far forza per centrare un grosso obiettivo che manca nelle bacheche da troppo tempo, tenuto conto del prestigio e del ruolo guida che la Francia ha sempre avuto ed ha fortemente confermato di avere nel tempo per il running off-road (senza se e senza ma, la Francia E’ la “patria” del trail).
Il calendario della stagione francese è ben variegato con le prove del “Challenge Montagne” che hanno già preso il via.
Nella prova d’esordio del 30 aprile , l’Ascension du Col de Vence nelle Alpi Marittime, si è messo in mostra uno dei punti fermi dell’Equipe Nazionale, Emmanuel Meyssat, 2° dietro al marocchino El Fahli ma primo francese e soprattutto miglior piazzato all’ultimo mondiale (12° in Bulgaria).
Molto più indicativa la 2^ prova, la Course de Montagne di Saint Priest, nel dipartimento dell’Ardèche, nuovamente con un Meyssat molto convincente e questa volta vincitore su avversari come Tristan Calamita 2°, sul mitico Julien Rancon 3° e sull’interessantissimo prospetto Mathieu Jaquet 4° (10° ai mondiali in galles 2015 e 7° agli Europei di Arco 2016 tra gli Junior)
Il “rendez-vous” importante è però fissato il prossimo 4 Giugno a Culoz, nel dipartimento dell’Ain (sopra l’Alta Savoia) dove si disputerà la Montée du Grand Colombier , valida quale prova degli Championnats De France Course en Montagne e selettiva sia per il mondiale premanese, ma anche per l’europeo di Kamnik.
I big non potranno più nascondersi ed è lecito quindi attendersi qualcosa dai vari Benjamin Bellamy e Guillaume Girma per citarne alcuni. Al femminile detto del prevedibile forfait Dewalle la situazione ristagna, a Saint Priest ha vinto Julia Combe ma delle varie Mollaret, Sabrie e Jeannier che discretamente si erano comportate all’ultima sfida internazionale Up&Down (Arco) non si sono avute notizie dai ranking della montagna delle prime prove stagionali. Fari puntati al 4 Giugno dunque…e “Bravo les bleu” !!
Chiusura di questa panoramica, last ma assolutamente “not least”, con i primi segnali da mamma Africa. E’ bene prima di tutto sfatare la credenza che vuole le nazionali africane venire a “svernare” un pò a caso nel mondo della montagna. Nulla di più errato e lontano dalla realtà. C’è del metodo, c’è sacrificio e c’è programmazione ad esempio dietro agli eclatanti risultati degli ultimi 10 anni dell’UGANDA.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Giuseppe Giambrone, tra i deus ex machina del Tuscany Camp dove tra gli altri vengono ospitati e si allenano il campione del mondo senior 2015 Fred Musobo, quello del 2013 Philip Kiplimo insieme con i vari Nathan Ayeko, Fred Kibet o quel Geoffry Kusuro campione junior 2007 e poi senior 2009, oltre che medagliato in altre edizioni.
Kusuro in particolare, insieme ad altri è un atleta scoperto e lanciato dal dott. Flavio Pascalato, italiano di Trento ormai da anni di stanza in Uganda dove gestisce un’impresa privata di perforazione pozzi e dove, con la moglie Beatrice (membro IAAF), ha di fatto contribuito a fondare la federazione Ugandese di Atletica Leggera.
Una federazione che come ci ricorda Giambrone vive, anzi sopravvive, soprattutto sull’impegno e sulla passione di privati: “Chi pensa che navighiamo nell’oro non sa di cosa sta parlando, di fatto a parte i contributi ricevuti per i risultati Olimpici, la Federazione Ugandese va avanti grazie ai sacrifici ed all’impegno di Pascalato a cui noi del Tuscany Camp cerchiamo di dare una mano. Ci paghiamo interamente le trasferte con fondi privati, mettiamo a disposizione a nostre spese l’assistenza sanitaria a questi ragazzi ed i titoli Mondiali nella montagna sono di fatto un’entrata vitale per permettere al progetto di rimanere in vita. Quello della montagna è uno spirito che comunque condividiamo, i momenti di scambio anche con atleti della nazionale azzurra sono molti e sempre positivi,è un mondo nel quale siamo contenti di stare.”
Sulla presenza ugandese a Premana nel classic Giambrone è cauto ma ottimista: “L’obiettivo grosso, inutile nasconderlo, sono i mondiali di Londra, tuttavia alcuni ragazzi che non hanno fatto il tempo per qualificarsi, potrebbero trovare nel mondiale di corsa in montagna ottimi stimoli ed obiettivi. Il campione del mondo 2015 Fred Musobo doveva fare il mondiale di maratona ma alcuni problemi lo hanno tenuto fuori dalla squadra ed è più che probabile che ci riprovi allora con la Montagna a fine luglio. La squadra non sarà al completo, perché l’impegno di Londra assorbirà gran parte della nostra struttura, ma a livello individuale qualcuno di molto forte ci sarà, questo mi sento di prevederlo”.
Di altro tenore la situazione in casa Eritrea, l’altra “Powerhouse” del continente nero nel “mountainrunning”.
Il continuo clima di instabilità politica sta mettendo a repentaglio una delle migliori scuole di atletica a livello mondiale, con una spiccata tradizione per la montagna (gli eritrei sono stati i primi, accidenti a loro, ad interrompere il dominio azzurro in coppa del mondo della montagna, correva l’anno 2006 nella turca Bursa). Gli ultimi due campionati del mondo hanno visto assenti i ragazzi dell’antica Abissinia ma se la federazione in qualche modo nicchia, i singoli atleti fortunatamente sono ben attivi come testimoniato dalle ultime due stagioni esaltanti di Petro Mamu.
Il popolare “bum bum dinamite” ha vinto in lungo ed in largo imponendo un dominio netto sulle classiche dello Stubai, stravincendo il WMRA Grand Prix 2016 (en plein, solo vittorie per lui in 5 delle 6 prove disputate, mai vista una cosa simile) e firmando successi importanti, talvolta da record, in alcune grandi classiche come il FlettaTRAIL 2016 (nuovo record), la Sierre Zinal 2016, il KV Chiavenna-Lagunc 2016 ed anche il Giir di Mont 2015 (nuovo record). Dietro a lui per ora il nulla, i vecchi leoni della squadra campione del mondo a Bursa 2006, Campodolcino 2009, Kamnik 2011 e Pontedilegno/Passo Tonale 2012 sono spariti dai radar, una sola timida presenza alla Pikes Peak in Colorado lo scorso anno di Azeria Teklay Weldemariam, che però non prende parte ad un mondiale dal 2012 (argento al Passo Tonale).
Mamu basterebbe (e ne avanzerebbe anche) per fare del mondiale classic 2017 un evento senza precedenti, griffe che peraltro ci sentiamo già di attribuire al week end di Premana tra il 28 e 30 luglio.
Questa la prima puntata della nostra early overview sugli “Altri mondi”, torniamo nelle prossime settimane da voi con un servizio dedicato questa volta al Mondiale Long Distance, parleremo di Giir di Mont, e di come nel mondo iniziano ad emergere ampi segnali bellicosi (sportivamente) da parte delle più accreditate nazionali pretendenti al trono di Premana 2017. … Stay Tuned!
#roadtopremana #corsainmontagnaforpremana #giirdimont #premana2017
Hanno collaborato alla realizzazione di questo servizio: Alberto Stretti (www.albertostretti.org ) Giuseppe Giambrone (www.tuscanycamp.com) Richard Bolt (www.usmrt.com) Foto di Marica Martinelli, Giovanni Tacchini, Woodentops, Alexis Courthoud, Alex Scolari, Damiano Benedetto