2 maggio 2017 – Il primo di maggio – così si è soliti almeno – è buona cosa tirare un poco il fiato e financo staccare la spina. Dopo le grandi emozioni del primo weekend tricolore della stagione per il mountain running italiano, si torna a mente più fredda su di un fine settimana che della fatica spesa sui sentieri ha fatto sintesi sublime. E’ rewind tricolore, è un ritornare su passi appena percorsi, ma che fissa nell’orizzonte del Campionato Italiano il suo primo punto di lettura.
In un contesto organizzativo di assoluto spessore, che ha colto il plauso convinto di tutto il parterre presente – atleti, tecnici, pubblico e dirigenti -, sono i volti di Valentina Belotti, Patrick Facchini, Alice Gaggi e Cesare Maestri a svettare su tutti gli altri. I primi sul Vertical, i secondi sulle Lunghe Distanze: con impresse le fotografie delle loro braccia alzate, si posizionano così in bacheca per un anno intero i primi titoli della stagione.
il video del Vertical Nasego 2017:
il video del Trofeo Nasego 2017:
Vertical – Se solo non si sapesse quanto laborioso e irto di alti e bassi ancora sia il cammino di ripresa dall’operazione dell’autunno scorso, quasi come se fosse routine toccherebbe salutare l’ennesimo titolo italiano di Valentina Belotti. Regina delle salite più dure, donna capace di pescare dal cilindro infinite perle di grande classe. Lo scorso anno fu dominio, questa volta invece è un inno ad acume tattico e capacità di stringere i denti. La miglior condizione è ancor lontana e la camuna attacca allora nella parte centrale della gara, mentre nel finale le tocca gestire le forze rimaste, proprio nei tratti in cui è invece solita scavare il divario più grande sulle altre. E’ bravura, eccome, anche questa…
Mentre Samantha Galassi ancora rincorre la piena condizione, mentre Alice Gaggi si difende sul terreno a lei meno congeniale, è bella soddisfazione di bronzo quella che coglie la bergamasca Lisa Buzzoni, donna che da sempre ama le salite verticali. Ma l’argento, vivo e inatteso, premia il nome nuovo della montagna italiana: Camilla Magliano, trentunenne torinese, che sinora aveva cercato nel triathlon le sue soddisfazioni più belle. In salita impressiona i più, ma il giorno successivo si difenderà più che egregiamente anche nei tratti di discesa su cui ora dice di voler lavorare con impegno. Un bel segno anche questo.
Di rara bellezza poi, la prova maschile: il podio è tutto per gli specialisti delle ascese verticali, segno che anche nel mountain running italiano c’è spazio per ritrovare protagonisti diversi dall’abituale. Dal triathlon al ciclismo, per celebrare allora la rimonta feroce del ventinovenne trentino Patrick Facchini, già portacolori dell’Androni Giocattoli nella sua prima vita sportiva: per il portacolori della Valchiese è il primo titolo tricolore della carriera, arrivato al termine di un…Mortirolo scalato senza pedali sotto le scarpette. Chissà se mai lo avrebbe detto, soltanto alcuni anni fa.
Di un soffio e non di più si arrende Marco Moletto, altro nome noto quando di Vertical si parli. Non una sorpresa insomma, ma la conferma di una consistenza agonistica rafforzata poi dal bellissimo terzo posto colto nella prova più lunga, il giorno successivo. Il piemontese sogna l’azzurro e ha per davvero tutte le ragioni di farlo. Sogni e ambizioni che non possono ora che essere legati anche al nome dell’altoatesino Hannes Perkmann, che in entrambe le prove di poco si accoda a Moletto. In chiave tricolore, di certo più lo soddisfa il bronzo del Vertical, ma è l’intero weekend a darne invece la migliore cifra tecnica e agonistica.
Tra i protagonisti del sabato, non si può certo dimenticare il quarto posto di Antonio Toninelli, così come la gran rimonta finale di Francesco Puppi o l’ennesima perla del “vecchietto” Lele Manzi. Ma se lo sguardo va al futuro, lecito allora tributare applausi convinti ad Alberto Vender, che regala alla Valchiese il secondo titolo di giornata. Suo il successo tra le promesse, davanti a Nadir Cavagna e al bormino Luigi Cristani: bravo per davvero anche lui. Stesso copione al femminile: in casa Atletica Alta Valtellina, a Valentina Belotti si accoda Giulia Compagnoni, nuova campionessa italiana tra le under 23.
Long Distance – La vigilia è matrigna e regala la forzata rinuncia della protagonista più attesa, Sara Bottarelli, che da queste parti è a tutti gli effetti “reginetta” di casa. A fermarla un risentimento muscolare, che fa venire meno l’attesa sfida con l’amica-rivale Alice Gaggi. La valtellinese può così gestire con maggiore tranquillità la sua corsa verso nuovo titolo tricolore, forte anche della sua riconosciuta maestria nei tratti di discesa. Nella prima parte di gara, però, con lei c’è anche Camilla Magliano, che al traguardo completa poi la sua bella replica d’argento, precedendo Barbara Bani. Per la bresciana, al primo podio tricolore in montagna, è corsa a lungo nuovamente condotta con la compagna di squadra Gloria Giudici, ma nel finale, tra le due, torna a far capolino Antonella Confortola, al rientro da qualche problema fisico e dunque ancora lontana dalla miglior condizione di forma. Bello, in ogni caso, rivederla in gara.
Vigilia non matrigna invece, ma densa di tensione e adrenalina, quella di Cesare Maestri. Favorito annunciato, il ventitreenne trentino da tutti era considerato come l’uomo da battere. Dubbi pochi, già dopo i primi chilometri dal via: il vantaggio cresce e il titolo tricolore, il primo nel mondo degli assoluti, arriva al termine di prova che vale come bell’esame di maturità. Era la prima volta in cui, là davanti, gli toccava prendere in mano la gara: prova superata alla grande e sguardo che si sposta ora ad una stagione in cui l’asticella dei traguardi non può che continuare a salire. “Cucciolo” è diventato grande, lo si sa e lo si conferma, ormai.
Al traguardo era felice, perché l’inverno di Francesco Puppi non era davvero stato dei più semplici. Qualche infortunio di troppo, che da sempre porta con sé più di qualche dubbio e pensiero. Con Maestri, Pupphino divide la fatica di studi universitari ormai non lontani dalla laurea magistrale e al mountain running italiano, in fondo, un ingegnere ed un fisico possono servire eccome. Menti sveglie in cima al podio e sorriso d’argento per chi sogna qualcosa d’importante per l’estate che è prossima ad arrivare…
Poi, di bronzo, c’è Marco Moletto: dire che questa medaglia forse valga più dell’argento del giorno prima non va presa come un’eresia. E’ forse soltanto il riconoscimento di un valore che più non può essere circoscritto soltanto alle salite in cui occorra stringere i denti e ingranare le ridotte.
Giovani, anche in questo caso, per andare a completare il rewind tricolore. Un “condor”, quello di Praso, per il titolo promesse: risponde al nome di Marco Filosi, il trentino che di forza pure entra nella top ten di giornata. L’impresa di poco sfugge, al femminile, alla valsusina Miriana Ramat, che ugualmente però festeggia così il suo primo titolo italiano della carriera.