26 dicembre 2016 – Un’emozione al giorno, per rivivere insieme alcuni dei momenti più intensi che ci ha regalato un intero anno speso sui nostri sentieri. Come al solito, come da nostra abitudine e vocazione. Senza un filo conduttore preciso allora, ma soltanto inseguendo i pensieri e pescando confusamente tra i ricordi dei mesi trascorsi insieme in questo 2016. Cercando di farvi assaporare tratti di quella stessa passione che ci unisce, tra salite e discese.
Un continuo “up and down”, per l’appunto, un gioco sottile tra fiammate di inarrivabile classe, stop improvvisi e intense rinascite che, di questi tempi, forse pure un poco richiamano qualche tema caro al Natale appena trascorso. Un 2016 che di carriera intera fa “bignami”, riproponendo in breve, in sintesi, il racconto di una vita atletica divisa tra vittorie e ripartenze, per diventare comunque e a prescindere la donna più medagliata di sempre del mountain running italiano. Riparte da Gubbio, da un viso raccolto tra le mani, a nascondere qualche lacrima, il 2016 di Valentina Belotti. Da pochi mesi mamma della piccola Adele, con una condizione ancora lontana dall’essere ottimale, il suo è contributo fondamentale alla causa dell’Atletica Alta Valtellina, la sua nuova Società. In quei giorni di febbraio, là davanti le compagne di squadra ed amiche Emmie ed Elisa volano per davvero, regalando al piccolo sodalizio valtellinese un successo storico per l’atletica che corre sui prati. Tocca a Valentina tenere duro, stringere i denti e mettere il sigillo su di una conquista che altre volte, con altre maglie, con altra condizione e pure magari con il favore del pronostico, sempre era invece sfuggita.

La commozione di Valentina Belotti per lo storico successo
Poi arriva
Casto e quel suo nuovo
Km Verticale che apre un filotto di successi sulle salite più ripide, laddove, più ancora che altrove, il motore di Valentina gira che è una meraviglia. Così sarà poi anche a Malonno e nella “sua” Chiavenna non di meno. Ma a Casto, tra la nebbia, l’evidenza di un dominio assoluto, in una giornata in cui anche bei nomi del panorama maschile devono da presso guardarsi le spalle.

Valentina Belotti nel Km Verticale tricolore di Casto (foto Phil Gale)
E’ il ritorno al titolo tricolore, che anticipa quello più ambito, quello dato dalla somma tra il bel compito svolto a
Lanzada e la nuova cavalcata in salita di
Cortina. In entrambi i casi, là davanti c’è la compagna di squadra Emmie, che, specie nel primo caso, fa le prove generali della fuga, prima provata e poi ben riuscita, congegnata tra il castello e l’olivaia di Arco.

A Cortina, ripercorrendo la storia: Valentina sulla pista olimpica di bob (foto Selvatico)
I
Campionati Europei si chiudono con un sesto posto per Valentina, a lungo lanciata all’inseguimento di Collinge e poi riassorbita dalle prime inseguitrici, tra cui si stagliano i volti di altre due azzurre. L’onda mediatica, quel giorno, finisce inevitabilmente ad esaltare altra storia, ma a brillare forte, ad
Arco, sono anche l’argento di Alice Gaggi e il bronzo di Sara Bottarelli. E’ oro azzurro a squadre, con Valentina e con Antonella Confortola.

Oro a squadre tra le donne agli Europei di Arco (foto Gulberti)
Dopo Cortina toccherebbe ai Mondiali, ma, di nuovo, la corsa pare fermarsi. Sul più bello o quasi, come tante, troppe volte anche in passato. Così era andata alla vigilia di Casette di Massa nel 2014, così pure l’anno precedente, sulle pendici polacche di Krynica Zdroj. E’
il tendine d’Achille sinistro, una volta ancora, a chiedere forse anche scusa, ma sicuramente pure di dirottare altrove le proprie ambizioni. Già alla vigilia di Arco, d’altro canto, il responso dei medici era stato netto:
“Fermati qui, Valentina! Andiamo sotto i ferri e l’anno prossimo si prova a ripartire…”. Come sia andata, però e invece, è storia nota. Un giorno dopo l’altro, tra piscina e palestra, per poi ritentare anche qualche passo di corsa. Il tempo però è poco e la Bulgaria iridata invece sempre più vicina. Lo sa bene anche lo stratega di sempre,
Renato Gotti, l’allenatore che l’ha accompagnata in tutti questi anni, su e giù in questa corsa spesso trasformata in un’altalena…

Mondiali 2012, sul “suo” Tonale, con Reno Gotti ad attenderla sull’ultima salita… (foto Salvetti)
La mattina del
Mondiale, il tendine fa male e non pare giornata per scrivere sino in fondo pagine che profumino di rinascita. Ma i tendini non parlano e se comunque trovano il modo di farsi sentire, si può forse provare a non ascoltarli. Per una volta almeno e poi, chissà, non più. E’ il refrain che frulla nella testa di Valentina, decisa come raramente mai, quel giorno, sulla linea di partenza di
Sapareva Banya. Davanti scappano le regine più attese, una arriva, l’altra si blocca, a sua volta. Ma poi c’è lei, Valentina, e quella voglia assoluta di tornare sul podio, di chiudere il cerchio, di regalare una medaglia allo scricciolo che per la prima volta la segue da casa…
Le lacrime sono d’argento, come d’argento è colorata tutta la sua carriera internazionale. Lacrime ancora, come a Gubbio, come il giorno della ripartenza, ma non ci sono mani, questa volta, a celarne il volto. Pianto e sorrisi a viso aperto, perché il ciclo è compiuto. Qualche settimana ancora, il tempo di mettere ancora un sigillo sui sentieri che forse più ama, quelli che da Chiavenna portano a
Lagunc, e poi, questa volta sì,
il momento del “tagliando”: un tendine nuovo, per fermarsi e poi di nuovo ripartire. Passano gli anni, ma il copione è sempre quello. Più leggero si è fatto però il racconto, perché i temi della vita cambiano e perché ripartire, in fondo, regala emozioni nuove e motivazioni intense. Non meno duro e difficile però scrivere la trama di quel racconto, mentre intanto, proprio sotto Natale, i primi passi in acqua danno il segno tangibile di una storia che, una volta ancora, riparte. Tra salite e discese, come sempre. O, forse meglio ancora, in salita e poi solo, perché è abituata a scriverle lì, lei,
“la Vale”, le fiabe più belle, quella da raccontare ora anche alla sua piccola Adele.
