Una Fully di alto livello targata 2016, con responsi significativi come da copione nel Vertical dei record del mondo.
Si è vissuto un sabato di grande skyrunning quest’oggi a Fully, nel Cantone Vallese, a due passi da Martigny. Nadir Maguet, enfant prodige della Val d’Aosta ha lasciato il segno nella gara Vertical che nella storia recente ha visto passare sul suo tracciato tutti i migliori della specialità.
Anche quest’anno, salvo alcune defezioni dell’ultimo minuto, i migliori verticalisti hanno voluto sfidarsi sulle ripide pendenze della famosa cremagliera elvetica. Complice una giornata dal sole tiepido ma mai troppo invadente, i crono finali hanno fatto sbalordire il migliaio di tifosi abbarbicati degli ultimi centocinquanta metri di dislivello.
La partenza – a cronometro – degli oltre seicento atleti iniziava di buon mattino, alle ore 8.00, con al via un personaggio sportivo fra i più amati della zona, il grande Jean Pellissier, titolare dell’omonimo “Store” di articoli sportivi di Martigny che è uno dei più fedeli supporter del Vertical di Fully. Per la cronaca, il buon Jean ha concluso in un onorevole 35’23”, per lui non soddisfacente perché frutto anche di qualche noia ad un tendine di Achille…
Nella mattinata si sono succedute le varie partenze, con il clou degli “Elites” dopo le 11.30.
La gara donne ha avuto una unica attrice protagonista, come già avvenuto nelle ultime due edizioni di gara. Christelle Dewalle (Adidas) è una vera macchina da guerra su questo tracciato, dove già ha saputo conquistare un tempo tale da far ingolosire più di un Elite uomo. Due anni fa, la trentacinquenne francese, seppe far volare letteralmente il suo microchip fino allo stellare 34’44”. Quest’anno, si è “accontentata” di un comunque notevole 35’57” lasciando dietro di se le bravissime italiane targate Team La Sportiva, Beatrice De Florian (38’42”) e Serena Vittori 39’04”. Fuori dal podio l’elvetica Viktoria Kreuzer (Salomon), mentre quinta è arrivata la connazionale Maya Chollet. Chiara Giovando, Valerìe Ribaud, Elise Chabbey, Christiane Nex e Gloriana Pellissier chiudevano la top ten rosa di giornata.
Gara uomini ben più combattuta, anche se il termine più confacente sarebbe “lotta all’ultimo sangue”. Tutti si aspettavano Mr Kilian, al rientro alle competizioni dopo l’Hard Rock di mesi fa e dopo la parentesi della trasferta all’Everest e un milione di altri metri di dislivello su pendii ben più impervi di quello odierno. E Kilian c’è stato, ha dato tutto se stesso, e ha raccolto un solido quarto posto in 30’33”.
Il banco l’ha fatto saltare però Nadir Maguet (Team La Sportiva), ventitreenne valdostano che aveva già lanciato segnali di grande condizione nelle settimane scorse.
Partito fra i primi degli Elites, ha pure dovuto dribblare qualche atleta ben più lento di lui lasciando così sul terreno forse una manciata di secondi che sarebbero risultati importanti solo per la mera cronaca. Per la vittoria tutto era ormai scritto. Dopo il suo 30’17”, ben sei atleti hanno fatto tremare la leadership, senza tuttavia riuscirci. Il podio parla tutto italiano, con il secondo e il terzo, Urban Zemmer e Marco Moletto appaiati a 11” dal compagno di team Maguet, e separati solo da 2 decimi di secondo. Quarto un comunque soddisfatto Kilian Jornet (Salomon), davanti ad alcune concrete sorprese di questo 2016: Patrik Facchini (Team Laspo) in 30’35”, Thomas Terrettaz (Sui) un ragazzino terribile, classe 1995 allenato dall’ex campione britannico Billy Burns. Facchini, come Terrettaz, hanno un recente passato ciclistico, segno che la bici ben si sposa con la corsa su pendenze pesanti come queste.
Manuel Da Col (Team Scott), bellunese trentaquattrenne chiude il lotto dei “Fab 7” con un miglioramento sensibile sul bel crono del 2015, terminando in 30’39”.
Positivo anche il trentino Nicola Pedergnana (Team Laspo) con il suo ottavo in 31’22”, campione italiano FIDAL in carica, e in buona condizione dopo una stagione molto lunga e costellata da numerose vittorie e bei piazzamenti. Lo scialpinista svizzero Marti Werner chiudeva in 32’23”, mentre spettava all’altro giovane altoatesino Hannes Perkmann il compito di sancire, col suo decimo posto in 32’35”, un autentico dominio del Team La Sportiva, da sempre votato alla specialità del Vertical KM.
In conclusione possiamo osservare come Fully sia sempre generoso in termini di tempi. Il percorso mantiene per quasi tutta la sua durata una pendenza costante, probabilmente la stessa che risulta essere quella ideale per coprire mille metri verticali (con l’ausilio di bastoncini).
Già, perché i maggiori protagonisti provengono comunque da una disciplina come lo Skialp o comunque possiedono una buona dimestichezza con questi attrezzi, infatti l’utilizzo delle braccia su queste pendenze aiuta senz’altro a portare più agevolmente il corpo verso monte.
Una nota curiosa sta nell’osservare come il Vertical più famoso al mondo non possa contare su uno sponsor tecnico. L’organizzazione ad onore del vero, non spicca in positivo in termini di comunicazione, e sono svariati gli aspetti tecnici da rivedere. E’ incredibile però come la zona di partenza e arrivo sia spoglia di un qualsiasi gonfiabile o striscione di questo o quello sponsor tecnico, ai tempi in cui pure le strapaesane risultino essere super “brandizzate”. Un vero peccato, speriamo che questa sorta di appello possa venire accolta da qualcuno in futuro.