15 settembre 2016 – L’argento dei due Team maschili e quello che, per l’ennesima volta, finisce al collo di Valentina Belotti, ora più che mai la donna più medagliata di sempre della corsa in montagna italiana. L’oro delle nostre quattro donne e il bronzo delle azzurrine, che a squadre tornano dunque sul podio a quindici anni di distanza dall’ultimo precedente. Correva l’anno 2001 e l’iride di Arta Terme, per chi ama le statistiche, coincide anche con l’ultima volta in cui, prima di questo Mondiale bulgaro, l’Italia avesse colto medaglie in tutte e quattro le categorie della rassegna iridata. Stando ai numeri – freddi o caldi, ciascuno ne scelga la temperatura – così si sintetizzano le vicende azzurre in quel di Sapareva Banya, mentre altrove si ricorda che al maschile, su tracciati di sola salita, era dal 1988 che quattro azzurri non riuscivano ad entrare tutti insieme nella top ten iridata. Se il riferimento è lo stesso, per ritrovare invece tre azzurre tra le migliori dieci, è sufficiente fare meno passi indietro e ritornare al Mondiale di Kamnik 2010: laddove, manco a dirlo, d’argento dietro alla Mayr, si colorava Valentina… Belotti e una classe infinita, Valentina e il suo costante viaggiare in precario equilibrio sul filo del rasoio, tra infortuni e rinascite. Tendini malandrini, che nelle ultime settimane avevano ancora una volta costretto lei e il suo tecnico Renato Gotti ad inventarsi strategie alternative, fatte anche di molta corsa in acqua e altrettante sedute in palestra. Tendini capricciosi, che nei prossimi mesi andranno incontro ad un ormai inevitabile e non più rinviabile tagliando chirurgico…
Valentina e il suo amore per la sola salita, Belotti e quelle lacrime al traguardo: tutta la commozione della prima medaglia colta dopo la nascita della piccola Adele. Valentina e non solo, perché là tra le migliori trovano spazio anche Alice Gaggi e Sara Bottarelli. Due specialiste dei percorsi “up and down”, l’argento e il bronzo europeo di Arco, che sino in fondo recitano il proprio ruolo anche sulla salita che porta verso i 2100 metri del Rifugio Rilski Ezera. Dopo il quarto posto dello scorso anno, l’Italia delle donne torna allora sul trono mondiale, come tra il marmo di Casette nel 2014: sul podio sale anche la capitana Antonella Confortola, che questa volta paga anche una caduta nelle fasi iniziali della gara.
Quattro titoli europei, sei successi mondiali: che dire ancora di Andrea Mayr. Da Bursa 2006, mai una sconfitta iridata sulla sola salita: prima a Crans Montana 2008, come a Kamnik 2010, non meno che sul Tonale nel 2012 e a Casette di Massa due anni dopo. Che dire ancora dell’austriaca, se non che questa volta viene meno già dopo un paio di chilometri il duello con l’avversaria più attesa, la campionessa europea Emmie Collinge. Rimasta lì nel mezzo, la britannica di Valtellina viene poco alla volta riassorbita e il sedicesimo posto finale non può rendere affatto giustizia al suo talento. Per la francese Christelle Dewalle, spesso regina dei Vertical, arriva finalmente un podio importante, ottenuto magari anche su di un tracciato che non pareva essere del tutto dalla sua parte: è di bronzo. Per la Francia, in sede iridata, non accadeva dal 2011, con il terzo posto di Marie Laure Dumuergues. Dietro ancora si conferma la bontà di due scuole, tra loro peraltro vicine. Slovacchia e Repubblica Ceca, chi individualmente chi a squadre, meglio anche degli Stati Uniti, che con gli interessi si rifanno però al maschile.
Iniziamo con il dire, a scanso d’equivoci, che un po’ di amaro in bocca a più di qualcuno ha lasciato l’epilogo della prova maschile. A fronte di ricorso ufficiale, difficile che le cose potessero andare diversamente, ma forse – diciamo anche – altra via sarebbe stata quella di accettare comunque l’esito della sfida, evitando ricorsi che ribaltassero l’esito del campo, che aveva decretato la vittoria dell’ugandese Chemonges. Su “pacing” e dintorni, tanto più se praticato non da coach esperti, ma da giovanissimi magari del tutto ignari di certe situazioni, molte se ne potrebbero dire, dividendosi certo anche tra pareri discordanti.
Certo è che, in ogni caso, lo statunitense Joe Gray voleva fortissimamente questo successo, forte di una condizione davvero straordinaria. Testa bassa e via, sin dall’inizio. Gli ugandesi dietro ad attendere la rimonta, i compagni di squadra al proprio fianco, con il Messico del sorprendente Morales pure a fare la voce grossa. A metà gara, per gli azzurri, la situazione non sembrava così rosea. Poi, nel compattarsi o quasi, è gran bel finale per l’Italia. Bernard Dematteis con coraggio mette da parte i dubbi della vigilia attorno alla sua reale condizione, e sulle rampe finali traina la squadra verso la rimonta.
Risale il gemello Martin – mai così bene sulla sola salita iridata -, tiene e risale Alex Baldaccini – sempre puntuale a dire la sua, se non appena sorretto dalla condizione -, risale e aggancia la top ten anche Xavier Chevrier, che finalmente riesce anche ad avere la meglio sulla sua “bestia nera”, il britannico Douglas.
Là davanti, detto del “fattaccio”, è podio allora per la vecchia volpe Arslan (bronzo) e più ancora per il messicano Morales (argento): per la nazione centro-americana, in montagna vissuta attorno al mito di Ricardino Mejia, l’unico precedente risaliva però al bronzo del carneade Rainulfo Sanchez ad Innsbruck 2002. A squadre, applausi allora per gli Stati Uniti, al loro storico primo successo in campo iridato. Bravi in ogni caso gli azzurri, che al traguardo portano anche Francesco Puppi e Nicola Spada.
Il primo aveva forse sognato esito migliore rispetto al diciottesimo posto finale, ma va assolutamente rimarcata la portata del tasso tecnico della gara. Il bellunese, al traguardo, pareva invece inconsolabile, perché proprio al Mondiale doveva arrivare l’unica giornata storta di una seconda parte di stagione davvero di alto profilo. Il suo merito, però, rimane quello di essersi conquistato un posto in squadra: tutt’altro che facile, in casa italiana…
WMRC 2016 Sapareva Banya (Bul)Quattro minuti, quattro. Il Mondiale di Sapareva Banya, condensato attraverso le immagini che corsainmontagna.it dedica al Mountain Running Italian Team. Dalla vigilia alle premiazioni, con le gare nel mezzo: eccolo il nostro video ufficiale dedicato al 32° World Mountain Running Championship! Poche parole, soltanto le nostre e le vostre emozioni… #mountainrunninglove #mountainrunningolympicdream #mountainrunningworldchamps #wmrc2016 Federazione Italiana di Atletica Leggera Runcard World Mountain Running Association World Mountain Running Championships 2014 Castle Mountain Running European Mountain Running Championships Arco2016 ASICS Pubblicato da Corsa in Montagna su Giovedì 15 settembre 2016