10 giorni dopo, decantato l’effetto mediatico prodotto dal gesto di Bernard e dalla vittoria di Martin, torniamo a bocce ferme per analizzare cosa è stato di un Europeo dalle tinte azzurre molto pronunciate, ma dai contenuti interessanti: dal record di medaglie complessive alla nemesi sfatata per la categoria junior donne, dalle prove generali di dittatura della Collinge al ritorno di Arslan, e se non bastasse, rimangono quei volti e quelle parole: “ La vita è più importante delle vittorie”
Impossibile ovviamente non ripartire da li, dall’impresa dei due gemelli d’oro di Borgata Rore, proviamo solo a pennellare suntivamente alcuni numeri per fare capire come, quel gesto carico di tutti gli stupendi e personali significati umani, possa avere involontariamente riscritto la storia di questa disciplina, ri-catapultandola ai fasti di qualche stagione or sono, in Italia paragonabile solo al mondiale 2001 di Arta Terme o 2004 di Sauze D’Oulx (diretta Rai in ambedue i casi), ed in Europa su palcoscenici probabilmente inediti per la corsa in montagna.
Ed allora partiamo leggeri, con le interazioni generate dal post dedicato all’impresa dalla pagina facebook della European Athletics (pagina da 204’000 likes), o il messaggio post-race della nostra pagina Facebook (15’000 likes) che, settoriale quanto volete, ha comunque raggiunto 35’000 persone con un migliaio di condivisioni. Oltre 140’000 infine le visualizzazioni del video dell’arrivo sulla pagina della FIDAL, condiviso peraltro oltre 1600 volte soltanto dalla pagina social della Federazione. Quattro volte tanto, per intenderci, rispetto al salto d’oro di “half-shaved” Gianmarco Tamberi nella rassegna continentale di Amsterdam di questi ultimi giorni…
Il meglio è però venuto nei giorni immediatamente successivi: prima pagina sull’Edizione Nazionale di LA STAMPA, la rubrica di Mauro Berruto su AVVENIRE dedicata esclusivamente alla loro impresa, servizi al TGCOM24, al TG5 (con oltre 217’000 views del video del servizio caricato su FB), a STUDIO APERTO di Italia1 ed intervento come ospiti d’onore al magazine culturale “Agorà” su Rai 3. Queste solo le punte di un Iceberg mediatico che ancora 10 giorni dopo non manda segni di scioglimento.
Un effetto assolutamente benefico e rinvigorente per tutto il movimento, ma che non deve e non può allontanare da una analisi dei rimanenti aspetti: organizzativi, tecnici, agonistici.
L’Europeo di Arco è stato tra i meglio organizzati nella storia della principale kermesse continentale di Corsa in Montagna, location impareggiabile, percorso originale, spettacolare, suggestivo e completo, esposizione mediatica accurata con, tra l’altro, ben 50 minuti di diretta RAISPORT ed il commento di Franco Bragagna a portare anche nelle case quanto stava accadendo sulle pendici del maniero Arcense completamente cablato e ripreso da 24 telecamere. Queste sono di fatto le cartoline di un successo annunciato ma inseguito con grande coesione e determinazione da GardaSportEvents di Franco Travaglia e dal suo team di fidati collaboratori. Ugualmente positivo è stato il responso tecnico delle competizioni, dalle quali fuoriescono innegabilmente alcune storie di diverso tenore, ma di grande interesse. Partiamo dal medagliere: ITA: 10 (3 GOLD, 6 SILVER, 1 BRONZE) GBR: 5 ( 2 GOLD, 1 SILVER, 2 BRONZE) TUR: 4 (2 GOLD, 2 BRONZE) CZE: 4 (1 GOLD, 1 SILVER, 2 BRONZE) FRA: 1 ( 1 BRONZE)
Se le Nazioni rappresentate al via erano 27, va notato come soltanto in 5 si siano spartite l’intero metallo prezioso in palio. Italia “monstre”, come detto, record assoluto con 10 medaglie ed uno strapotere continentale ribadito con una veemenza mai vista e per certi versi inaspettata. Troppo facile celebrare oggi il compimento di un rilancio avviato nel 2013 da Paolo Germanetto e Fabrizio Anselmo su supporto del Dt Magnani e del suo staff, in primis l’assistente Tito Tiberti, figura di equilibrio ormai imprescindibile. Facile, ma anche doveroso, perché i numeri mai come in questa occasione non mentono e sono soprattutto la conferma di quanto di buono la nazionale Italiana aveva già fatto ai recenti mondiali Gallesi, laddove ad organico ridotto e con le Americhe e l’Africa presenti diventava proibitivo andare a medaglia ed a qualcuno era scappata la parola delusione. La collezione di legni gallesi, salvata solo dal numero di Bernard Dematteis e dal trionfo a squadre Senior Men sono chiara testimonianza di una competitività assoluta, riconfermare lo scettro continentale non poteva che essere la risposta. I fatti dimostrano che con il rientro delle capitane nella squadra senior donne e l’esplosione, attesa, definitiva, o sorprendente di nuovi talenti come Magnini, Pattis, Zanne e soprattutto Bottarelli e Maestri, il ruolo della nostra nazionale sia ancora quello di autentica REGINA del movimento europeo, e con solide possibilità per riprenderci qualche medaglia anche sullo scenario mondiale.
Con noi su questa sorta di podio assoluto la Gran Bretagna, eterna rivale sulla scena europea in barba al clima da BREXIT. Clima che non va per niente giù all’atleta di punta del team UK, una Emmie Collinge ormai assurta al ruolo di grande personaggio del jet-set del Mountain Running. Dopo l’argento mondiale 2015 ecco il titolo Europeo, vinto dominando in lungo ed in largo. Quasi imbarazzante la superiorità ostentata dalla ragazza di Nottingham trapiantata a Postalesio, che sulla discesa finale dal Colodri si permetteva di rallentare per sorridere alle telecamere. La solidità di corsa ed una costanza impressionante di risultati ne hanno già fatto l’atleta da battere, per lei si scomodano paragoni importanti in prospettiva ed un interrogativo che la dice tutta: siamo dinanzi ad un nuovo dominio modello Andrea Mayr ? la domanda ci sta tutta, ed il sogno di tanti appassionati è poter assistere allo scontro tra questi due titani.
Sempre in tema di superstars Arco di Trento ha raccontato anche il ritorno ad altissimo livello del 6 volte campione d’Europa Ahmet Arslan. Le previsioni della vigilia non sono state disattese, il turco era tirato a lucido e solo l’autentica impresa dei gemelli ne ha offuscato in parte un rientro in pompa magna che poteva anche concludersi con la vittoria. Arslan simbolo di una Turchia bronzo virtuale del medagliere, che si conferma potenza assoluta nella categoria Junior Men ma che, notizia, cede definitivamente il passo nelle pari età donne, laddove invece inizia la bella sorpresa della Repubblica Ceka, altra grande protagonista di questi Europei e davvero vento nuovo in poppa al movimento. L’oro di Michaela Stranska altro non fa se non confermare le potenzialità di questa atleta che da due anni non sbaglia un colpo: bronzo al mondiale 2013 di Casette, argento ad Euro Gap 2014, di nuovo Argento in ambedue le competizioni nel 2015: Europeo a Port Moniz e Mondiale a Betws Y Coed. Le mancava l’oro, puntualmente colto con una gara quasi mai in discussione. Con lei a spingere in alto la Cekia anche il grande talento di Jan Janu, lui si vera sorpresa capace di inserirsi addirittura nella lotta per le medaglie della gara Senior Men, un 6° posto di grandissimo spessore a conferma di una scuola che si sta ritrovando e che ancora ha potuto confidare sulla classe e professionalità di Robert Krupicka (classe 1978), ancora nei primi 10 assoluti insieme ad altro grande interprete della generazione ’80: il transalpino Julien Rancon che gli ha chiuso immediatamente davanti, al 9° posto.
Altre conferme e sorprese ad altissimo livello:
Andrew Douglas 4° conferma che il vincitore di coppa del mondo 2015 non era un caso, duttilità e cambio di passo ne fanno uno dei migliori sull’Up&Down al momento.
Lo svizzero Christian Mathys 8° lo aspettavano in pochi, bella gara e nome da segnarsi.
Gli Italiani, guardando alla Bulgaria
Detto dei bei risultati colti dai nostri azzurri in quel del Garda Trentino, proviamo a focalizzare anche quali segnali rimangano da considerare in vista del prossimo grande impegno internazionale della squadra Italiana: i mondiali di Sapareva Banya a settembre. La squadra Junior Donne non ha solo vinto un argento ma dimostrato di poter ambire a consolidare tale risultato anche nella massima rassegna: detto del capolavoro di Giulia Zanne, l’8° di Francesca Franchi ed il 17° di Giulia Murada sono segnali forti per un gruppo che addirittura denota abbondanza se è vero che ora tra le papabili torna anche Federica Zanne cosi come Francesca Beccaria potrà tornare a dire la sua dopo il 26° di Arco. Di uguale tenore il discorso per la squadra maschile, uscita decisamente rinvigorita dall’appuntamento continentale con l’ennesima conferma ad altro livello di Davide Magnini e la nuova certezza Daniele Pattis, il cui 4° posto è stato forse troppo poco celebrato a fronte di una concorrenza davvero complicata.
Con grande fiducia e coscienza di rinnovate ambizioni si guarda invece in casa Senior Donne: Arco ha raccontato di due campionesse mature ed altamente competitive come Valentina Belotti e Antonella Confortola. Intorno a loro due è stato possibile gettare le fondamenta per andare a riprendersi l’Europa e sognare di nuovo il Mondo. La bresciana di Temù ha corso una gara di grinta ed attacco spegnendosi solo nel finale, a lei poco adatto dal punti di vista tecnico. La trentina di Ziano è stata capace di rigenerarsi dopo nemmeno due settimane dal massacrante mondiale lunghe distanze di Podbrdo e fare la propria gara. Sono stati due messaggi di importanza assoluta per le due compagne di squadra andate poi a medaglia: Alice Gaggi e Sara Bottarelli. Nelle parole di quest’ultima all’arrivo tutto il peso specifico di un lavoro di squadra magistrale. Il tesoretto verso la prova iridata è rappresentato soprattutto da questo, unitamente al fatto che una certa Samantha Galassi scalpiti per strappare una maglia su un mondiale che sarà da correre tutto in salita.
Chiusura con gli uomini: l’Italia dei Gemelli e di Chevrier, sono loro la costante dei trionfi degli ultimi anni, è in questo momento Campione del Mondo e d’Europa in Carica: da qui si riparte, come è echeggiato dopo il trionfo da libro cuore di “Nin” Dematteis, in Bulgaria troveranno posto altri due alfieri rispetto ai 4 spettacolosi interpreti ammirati tra l’Olivaia ed il Colodri, la margherita da sfoltire per chi li allena e li coordina è piuttosto abbondante, ma siamo certi si tratti di un “problema” che una volta tanto mezzo mondo ci invidia.
di Alex Scolari – @skola14
foto: Marco Gulberti, set esclusivo per Mountain Running Italian Team