Contravvenendo all’abituale routine del nostro portale dopo le prove tricolori, proponiamo il tradizionale punto tecnico del martedì post-race in una veste tutta nuova, più “inside” al gruppo degli atleti che sul bel tracciato Malenco si sono sfidati a viso aperto regalando una bella pagina nella storia dei campionati italiani di Corsa in Montagna.
Ad aiutarci quindi un atleta che la gara l’ha corsa e l’ha onorata, come solito fare, portando in dote il proprio bagaglio unico ed eccezionale fatto di lucidità, analisi, emozione e grande rispetto ed amore per questo ambiente e questo sport, godetevelo allora…parole e musica di Francesco Puppi..
Mi è capitato spesso recentemente di sentire nomi come Ghiacciaio della Ventina, Ghiacciaio del Pizzo Scalino, Vedretta di Scerscen, associati alla Valmalenco, nelle aule dell’università al corso di glaciologia e climatologia alpina. Vette retiche e pareti di granito per cime che richiamano confini, ascensioni, alte vie. Come in ogni valle alpina, anche in Valmalenco si sente forte l’identità del luogo: Lanzada ne è l’esempio, a partire da qualche toponimo come i nomi delle vie (via Roseg, via Palù), ma soprattutto dal paesaggio, dall’architettura, dalle persone. Il percorso della prima prova dei campionati italiani di corsa in montagna era disegnato su un suggestivo anello variabile tra 2 i 4km a seconda delle categorie, ma in ogni caso prevedeva un passaggio per il centro di Lanzada. Questa caratteristica ha permesso di creare un’atmosfera particolare, in cui gli atleti erano il collegamento ideale tra il calore del paese, la festa del pubblico, la genuinità del luogo, e, più in alto, il bosco, gli alpeggi e i pendii della montagna. Non è stato secondario nel contribuire a creare una giornata memorabile, di rara suggestione e di elevato livello tecnico. La cosa sorprendente della corsa in montagna up and down è che, dopo il primo giro, in quelli successivi riesci a ricordare quasi esattamente le linee, le traiettorie da seguire, i salti, i gradini, le rocce, i passaggi tecnici, in una sorta di memoria tattile-fotografica che si conserva nei piedi e nella mente. Colpisce ogni volta come la difficoltà maggiore non sia tanto l’affrontare un percorso sconosciuto e complicato, ma il ripeterlo più volte come è stato nella gara senior, tre giri per 11,5km e 870m of grueling ascent. Perchè se al primo giro sei tu ad avere il controllo delle gambe, al terzo non è scontato che rispondano agli stimoli del cervello con la stessa prestanza e reattività.
Ho avuto la fortuna di correre buona parte di gara insieme al Dega, di cui forse possedevo più agilità e forza nelle salite, ma che in discesa mi ha dato lezioni di stile e di flow. E’ stato bello e, ripensandoci, molto utile, provare a seguire le sue linee e i suoi passi rapidi, come l’acqua di un torrente che scorre impetuosa tra le rocce, e scivola via senza fermarsi un istante di troppo. Bisogna avere coraggio e molta esperienza, fatta di allenamenti e ore sui sentieri: non di sacrificio, ma di puro piacere nello sperimentare il mountain running. All’arrivo mi hanno accolto l’abbraccio dei gemelli, le mani di Xavier, i complimenti di Cesare, la pacca sulle spalle di Luca, lo sguardo di Marco, la fatica condivisa con Alex e la soddisfazione di Fabio. Ma anche una domanda, di Paolo, “bellissimo, vero?..ti sei divertito?”, la cui risposta si poteva già leggere sul mio volto. Ognuno mi ha regalato qualcosa che ha raccolto e conservato per me durante la gara. Mi sono seduto sull’asfalto e sul sudore, ho osservato le mie gambe e le scarpe infangate da un’ora di incredibile sforzo fisico al limite della forza di gravità. Sono stato felice per un’ora di intensità straordinaria in cui mi è sembrato di vivere a doppia velocità.
Vedere i gemelli di nuovo lassù, più in alto di tutti noi, è stata una delle espressioni più naturali e belle di libertà che qualcuno sia mai riuscito a trasmettermi. Il percorso di Lanzada era “fatto per loro”, lo si leggeva nel fango, nella durezza, nel passaggio per le vie del paese, nell’ombra del bosco. “Fatto” non nel senso che era stato disegnato appositamente per le loro caratteristiche, ma che sarebbero riusciti meglio di chiunque altro ad adattarsi al percorso, a scoprirne le difficoltà tecniche e a trasformarle in abilità. Di questo, ne ero già certo prima di partire. Perciò bentornati, gemelli! È stata per vostra gentile concessione se l’anno scorso ho avuto l’onore di occupare un posto sul gradino più basso del podio. Quest’anno dovrò almeno chiedervi il permesso!
A conclusione di una giornata di (stra)ordinaria corsa in montagna (ordinaria perchè sono emozioni – straordinarie – che vivono sempre nel nostro gruppo!) ci sono anche il salto #pompage di un atleta #ioffà, le ragazze a proprio agio sull’erba bagnata, gli junior dai nuovi volti appassionati, qualcuno finalmente fiducioso per aver ritrovato sensazioni e entusiasmo di correre bene, draghi e altri animali favolosi sul percorso, il sapore della cupeta valtellinese, la pietra ollare delle premiazioni, il saluto di chi ha conquistato una maglia azzurra per gli europei di Arco e la certezza di chi andrà ai mondiali di lunghe distanze con un’ottima prova nelle gambe. Arrivederci a Cortina!
Francesco Puppi
Credit photo Maurizio Torri, Sonia Bertoletti, Sergio Rocca