Ha fatto letteralmente saltare il banco nel mondo del mountain running presentandosi da quasi perfetto sconosciuto e portandosi a casa un bronzo mondiale lunghe distanze ed il titolo italiano di vertikal, è giovane, ma soffrire non gli fa paura, è il volto nuovo della corsa in montagna italiana, Francesco Puppi, lo abbiamo incontrato per voi…. D: Ciao Francesco, stagione in archivio, è tempo di riavvolgere il nastro di un anno magico, questa intervista è attesissima da tutti gli appassionati, ma prima un aggiornamento: come stai? Il tuo infortunio è rientrato ? R: Ciao a tutti, al momento sto rientrando da un piccolo training camp invernale auto-organizzato a Massa con il mio coach Tito Tiberti e alcuni compagni di corse, tra cui il campione mondiale lunghe distanze Tommaso Vaccina e un’altra atleta della squadra di Zermatt 2015, Gloria Giudici. Sono stati giorni intensi e non sempre facili: proprio questa mattina ho corso i miei primi 30’ dopo due settimane di allenamento alternativo, per fortuna le sensazioni sono state positive. In questi giorni mi sono allenato molto in bici sulle Apuane e a nuoto, mentre i miei compagni correvano… La vera ripresa è avvenuta circa un mese fa, dopo l’infortunio patito a metà agosto a Sestriere, durante il raduno pre-mondiale, che mi ha tenuto fermo due lunghi mesi a causa di una microfrattura al terzo metatarso del piede sinistro. Ho ripreso a correre, ma dopo poche settimane ho avvertito nuovamente dolore, mi è sembrato di essere di nuovo al punto di partenza… Fortunatamente gli esami hanno scongiurato la presenza di un’altra frattura, perciò ora riprenderò a correre gradualmente, alternando bici, corsa e nuoto: sono in ottima forma per un triathlon, per la montagna bisognerà attendere qualche tempo!
D: parlavamo di anno magico, il 2015 ti ha regalato soddisfazioni importanti, ma una stagione lunga e difficile come quella della corsa in montagna è fatta di tante tappe, quali individui come fondamentali nel tuo percorso di quest’anno? R: E’ stato un anno abbastanza incredibile… Sono tanti i momenti che potrei scegliere, provo a evidenziarne qualcuno. Il primo, il ritiro alla Stramilano a fine marzo 2015, dopo un inverno di cross, chilometri e molti impegni al di fuori della corsa: ero stanco e avevo bisogno di un segnale forte per capire quale direzione stessi scegliendo. È stato il mio primo ritiro in oltre 15 anni di gare, ma non lo rimpiango: è servito ad allargare la mia percezione, a evitare un brutto infortunio a un tendine d’Achille dolorante, a fare un passo indietro per ripartire dall’ottima base costruita durante l’inverno e iniziare un’ascesa che mi ha portato a scalare un podio mondiale. L’ultima settimana di maggio 2015: iniziata con il miglior tempo al Trofeo Valli Bergamasche a Leffe e il pensiero rivolto in alto, a qualcosa che facciamo fatica a comprendere ma che fa parte del nostro essere umani, la perdita di una persona: vicino a Martin e Bernard nel pomeriggio piovoso in cui è mancato il piccolo Matteo. Il giorno dopo, un lungo di 2h in solitaria sul lago di Como: uno degli allenamenti chiave che mi ha dato più solidità e fiducia di poter fare bene. I giorni successivi: sentire la condizione crescere e sfociare nella bella Cortina – Dobbiaco, una delle prove di selezione per il mondiale di lunghe distanze, gara che probabilmente mi ha regalato la convocazione per Zermatt. Poi certo, il mondiale, l’azzurro, il Cervino, gli amici, il podio, i fiori, la festa… Lo straordinario weekend di Malonno, i miei compagni, il titolo nel km verticale, questo è probabilmente l’apice della stagione. Forse ancora più significativo è ricordare la straordinaria facilità di corsa, le sensazioni di leggerezza, che pochissime altre volte mi è capitato di vivere, che mi hanno accompagnato nelle corse per boschi e sentieri dei giorni successivi. Senza necessariamente dover collegare tutto questo a un risultato, a una gara, a un obiettivo: ho semplicemente apprezzato il piacere di correre forte e in armonia, con me e per me. L’incredibile percezione delle possibilità che si aprono, del saper ascoltare il proprio corpo e di essere in equilibrio tra mente, fisico ed emozioni. E’ stato un breve periodo, ma è uno dei segni e dei ricordi più naturali e intensi che porterò con me di quest’anno. D: Nel ritiro di Boario Terme eri la vera incognita, tanti addetti ai lavori, noi in primis, si sono chiesti cosa ci facevi li e soprattutto se la scelta di correre a 23 anni un mondiale lunghe distanze fosse troppo azzardata, come è finita lo sappiamo (bronzo a Zermatt ndr), quanto è stata dura credere in te stesso quando pochi lo facevano ? R: Non ho sentito questa pressione, non ho dovuto credere in me stesso, sarebbe stata una forzatura. A Boario ancora non credevo di poter arrivare a vestire la maglia azzurra: nelle foto di gruppo dovevano prestarmi la tuta della nazionale per essere in tono con gli altri. Ma non per questo mi sentivo molto diverso dagli altri, tutti i ragazzi mi hanno sempre accolto come uno di loro. Ricordo che a fine raduno Tito Tiberti, il mio allenatore, mi aveva regalato la sua giacca azzurra accompagnata dalle parole “che sia di buon auspicio per la nostra stagione”. Soprattutto, a Boario non avevo ancora ben chiaro l’obiettivo della qualificazione al mondiale di lunghe distanze; in seguito per una serie di circostanze e inclinazioni, pensieri miei, di Tito e Paolo Germanetto, abbiamo scelto di percorrere quella strada. Certo qualche volta ho avuto un po’ paura della distanza, in fondo non avevo mai affrontato una maratona prima della Zermatt Marathon, nemmeno su strada, ma non ho mai pensato di non potercela fare. Ho molta fiducia nelle mie capacità e nelle mie forze. Perché non dovrei credere nelle possibilità e nelle capacità di portare avanti le mie scelte? D: Dopo Zermatt sono arrivate altre convincenti prove ai campionati Italiani di Levico, ma soprattutto il capolavoro al PizTriVertikal, raccontaci quel giorno a Malonno, in cui hai messo dietro anche Berny…. R: Ricordo il sole, il lungo viaggio la mattina presto, gli scherzi con i gemelli, Xavier e Luca prima della gara, l’energia di Malonno, il paese della corsa in montagna… Io e Berni avevamo provato il primo centinaio di metri di dislivello del PizTriVertikal e ci eravamo fermati qualche minuto durante il riscaldamento per incitare le ragazze al loro passaggio. La gara è stata rilassata, decontratta, non saprei come altro descriverla: piccoli passi, leggerezza, agilità. Qualcosa mi portava a salire, quanto è stato bello sbucare dal bosco sotto l’ultimo muro prima dell’arrivo e vederlo stagliarsi al cielo, sentire i piccoli brividi di emozione, avere accanto i miei compagni. Sono partito a un ritmo controllato, Berni e Petro Mamo erano più avanti rispetto alla coppia formata da me e Tommaso Vaccina, ma sempre a vista… Piano piano abbiamo avvicinato Bernard, poi in uno dei tratti più duri sono riuscito a fare la differenza e guadagnare pochi metri. Poco dopo ho incontrato Paolo Germanetto sul percorso, nel bosco, e anche questa è stata un’immagine che ho particolarmente impressa nella mente. Il traguardo è arrivato presto; è stato forte, per un attimo mi è sembrato di avere una visuale aerea su tutto quanto accadeva, che le montagne abbracciassero la malga Campel e tutti noi, piccole formichine che avevamo provato a scalarle un po’ più in là dei nostri limiti. Io e Berni scherziamo ancora con Tommi sul fatto che in un piccolo tratto di discesa con un paio di rocce, 20m al massimo, Tommi fosse riuscito a staccarsi a causa delle sue ben note doti da discesista! Una cosa che ancora non mi spiego è il fatto di aver corso con gli occhiali da sole: non so per quale motivo, forse mi ero dimenticato di toglierli, ma è stata l’unica gara che abbia mai corso così. D: La nazionale per il Galles, i tuoi compagni hanno bissato il titolo europeo di Port Moniz, battendo l’Uganda ed alzando anche il trofeo di campioni del mondo, un infortunio ti ha di fatto estromesso dalla possibilità di vestire quella maglia, quanto è stata dura ? Hai seguito il Mondiale Gallese ? R: Durissima. Ho accompagnato i miei compagni in aereoporto, e al rientro dal Galles ero sempre là ad attenerli…è stato forte. Ho seguito la gara con pressochè ogni mezzo di comunicazione disponibile, due pc e tre smartphone aperti su twitter, livetrail, facebook, vari piccioni viaggiatori. Non è stato tanto difficile affrontare il fatto di non essere andato ai mondiali, quanto il tempo e l’attenzione che ho dovuto dedicare a me stesso nello stesso periodo. Il vuoto che si era formato, in un certo senso. E anche alcuni aspetti del mio carattere e della mia personalità che spesso ho trascurato durante l’intenso periodo di allenamenti, gare, spostamenti, preparazione. D: Chi è Francesco Puppi fuori dalle gare e lontano da ripetute in salita e lunghi massacranti ? il mondo di tifosi ed appassionati vuole conoscerti meglio R:Correre mi identifica ed è una parte di me, per questo mi riesce difficile scindere i due aspetti, l’atletica e la vita “normale”. Sono studente di fisica a Milano, all’ultimo anno della laurea magistrale. Studiare è difficile e le energie stanno per terminare, ma con un po’ di fatica spero di terminare presto l’università e cambiare ambiente. Mi piacerebbe un lavoro che mi porti a contatto con la montagna, magari nel settore dell’energia o in quello dell’attrezzatura e abbigliamento da outdoor. In realtà non ho le idee per nulla chiare e sono aperto a qualsiasi cosa il futuro mi riserverà, poi spero di riuscire a scegliere serenamente. Amo suonare il pianoforte, vedere spettacoli teatrali, fare il pane, guardare fotografie, ascoltare musica, scrivere, camminare, il juggling, l’arte, la natura. Sono una persona all’apparenza semplice ma credo di essere piuttosto complicato e un un po’ irrazionale a volte. Mi piacerebbe correre con chiunque abbia voglia di farsi un bel lungo in montagna con me! D: Rientriamo nel lato più tecnico, Il titolo di Vertikal e il Bronzo al mondiale long distance corso tutto in salita dice che l’uphill è il tuo pane, come discesista come ti definisci ? R: Fatico di più in discesa rispetto all’uphill. Quest’anno sono migliorato rispetto alle prime esperienze del 2014, quando mi trovavo quasi sempre in difficoltà specialmente nei tratti tecnici… Ora non sono un vero discesista, ma me la cavo un po’ meglio. Vorrei diventare più abile sulle rocce, nei cambi di direzione, sul terreno ripido e scivoloso; penso che con l’allenamento si possa imparare molto, sperimentare, provare, trovare le linee giuste. La salita rimane il mio terreno preferito, ma sui percorsi saliscendi mi diverto tantissimo, specialmente in allenamento. D: Obiettivi, programmi, dove vuole arrivare Francesco Puppi ? R: Per prima cosa vorrei tornare al più presto alle competizioni. Amo tantissimo gareggiare e il coach deve sempre tenermi a freno… Ma quasi quattro mesi lontani dalle gare sono davvero troppi. Prima ancora però, mi manca allenarmi, fare la “giusta fatica”, sentire quelle sensazioni in cui mi ritrovo da anni. L’anno prossimo sarebbe bello partecipare a un mondiale o a un europeo su distanza classica, dopo l’esperienza di quest’anno delle lunghe distanze. Il gruppo c’è ed è fantastico, io voglio divertirmi e fare bene. Allargando un po’ gli orizzonti, mi piacerebbe che la corsa in montagna mi desse la possibilità di viaggiare, conoscere nuove realtà e luoghi e incontrare persone diverse: credo che investire il mio tempo e le mie risorse su questo aspetto possa essere molto interessante. D: La domanda più “interessante” o che più solletica la fantasia dei tifosi è per chiudere: perchè la montagna ? E c’è un campione o un atleta che ispira Francesco Puppi ? R:Perché salire è bello. Perché correre in montagna porta vicini alla terra, a conoscerla, a rispettarla. Perché è il mio terreno, è dove ho i primi ricordi di corse; perché mi riesce facile e con la giusta fatica. Non ho un campione di cui provo a seguire le orme o al quale mi ispiro in particolare, ma credo ci siano tante persone che mi hanno insegnato e trasmesso qualcosa di importante: tutto il gruppo del mountain running italian team e molti altri amici e compagni di corse, Tito, Gloria Giudici, Andrea Zanetti, Paul Tergat… Intervista di Alex Scolari alessandro.scolari@hotmail.it @skola14Home page » Intervista esclusiva: talentuoso, giovane, vincente.. Francesco Puppi si confessa a corsainmontagna.it
Post correlati
Tags
Alice Gaggi aziende baldaccini Belotti Campionati Europei Campionati italiani Campionati mondiali campionato italiano Cesare Maestri Chevrier confortola corsa campestre corsa in montagna cross de gasperi dematteis Desco Elisa Desco Emanuele Manzi EOLO FIDAL Mountain and Trail Grand Prix Francesco Puppi gaggi Giir di Mont Kilian Jornet km verticale malonno maratona Marco De Gasperi MOUNTAINRUNNING premana sci alpinismo SCOTT Sierre Zinal skyrace Skyrunner World Series skyrunning strada trail Trail Running Trofeo Nasego Trofeo Vanoni valtellina wine trail Vertical WMRA Xavier Chevrier
Seleziona nell’archivio
Notizie più lette
- Salita certo, ma come farla? - 38.078 volte
- L’arma segreta: gli sprint in salita - 36.497 volte
- Premana (Lc) Campionato mondiale corsa in montagna. Full results - 25.877 volte
- I disturbi grastrointestinali in corsa, che fare? - 24.806 volte
- Magnini devastante, anche Canazei si inchina al piccolo principe ! - 15.959 volte