A Keswick la Coppa del mondo di corsa in montagna arrivò per il quarto atto, nel 1988, dopo i due appuntamenti italiani di San Vigilio di Marebbe e della Valtellina e la puntata svizzera di Lenzehreide, quella che regalò il primo centro iridato agli Usa, con il biondissimo Jay Johnsson, che vinse l’ultima delle quattro gare, quella del “cross lungo”, quando questa manifestazione offriva un programma su due giorni di gare, sicuramente più avvincente e logico, anche per chi investe per ospitare l’evento. Fu quella svizzera l’ennesima prova di forza della “scuola” italiana che, pur sfiorando il podio con il trentino Pio Tomaselli ed il bergamasco Privato Pezzoli, centrò una tripletta nel “cross corto”: Fausto Bonzi, Luigino Bortoluzzi e Renato Gotti (bronzo come l’anno prima a Morbegno), il bronzo della bellunese Giuliana Savaris tra le donne, le medaglie degli estrosi Fausto Lizzoli (oro) e Daniele Milani (bronzo) tra gli juniores.
Nel 1988, dunque, si varcò per la prima volta la Manica e ad accogliere gli azzurri e le altre nazioni partecipanti un cielo plumbeo ed una freddezza generale che, però, fu solo apparente. Ospitalità per tutti in un ostello. Rancio scarso, per fortuna integrato dalla cucina del tecnico bergamasco, Domenico Salvi. Giorni di gare, però, densi di passione, di spettacolo e di spettatori. Il centro di Keswick, cuore della contea del Cumbria, nel nord-ovest dell’Inghilterra, chiamò a raccolta un esercito di tifosi che sbucarono da ogni parte e invasero, letteralmente, le colline aspre dove si consumavano le gare. Grande Italia anche questa volta. Alfonso Vallicella, schierato forse un po’ a sorpresa nel “corto”, dimostra davvero di essere uno di più grandi campioni di sempre, scaricando la delusione per non essere stato schierato nella sua distanza, il “cross lungo”. Morde il green del golf, dove le gare del sabato si avviano, e per lui sarà trionfo netto. Il veronese massacra la concorrenza: lo svizzero Naepflin e il tedesco dell’Ovest, Muenzel, arrivano quando Vallicella aveva già rifiatato… Nei dieci anche Lucio Fregona, che perde il bronzo per un nulla, Claudio Galeazzi e Faustino Bonzi. Nella gara delle donne, sfumano di un nulla le medaglie per Giuliana Savaris e Grazia Mangili, sconfitte in una lunga volata che ha premiato la svizzera Schutz e la francese Guillot, arresesi, nell’ordine, allo strapotere della colombiana Fabiola Rueda. Anche gli juniores sfiorano le medaglie: tre nei dieci (Fausto Lizzoli, Mario Poletti ed Andrea Agostini) senza però aver mai potuto incidere per le medaglie, in una gara dove lo svizzero Woody Schoch ed i padroni di casa Rice e Taylor si erano dimostrati di altro livello. Poi la domenica il “cross lungo”, gara durissima, con percorso misto di salita e discesa, come per le altre prove del sabato. È stata l’apoteosi del bellunese Dino Tadello. Il fresco campione italiano (titolo conquistato qualche settimana prima a Darfo Boario Terme) vuole la gara della vita, della carriera. Parte e subito sparisce dai radar degli avversari. Trionfa ed all’ottimo Davide Milesi, argento, rifila quasi un minuto. Terzo l’inglese Rod Pilbeam, di poco, quanto basta per relegare al… “legno” Luigino Bortoluzzi. Poi la sera birra a fiumi a festeggiare, ma rigorosamente fino alle 23 in punto. di Giovanni VielHome page » Verso il mondiale 2015: i precedenti in terra Britannica, Giovanni Viel ci regala l’amarcord Keswick 1988
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