23 aprile 2015 – Cinque giorni dopo l’89° compleanno di Elisabetta II, caduto il 21 aprile, domenica toccherà a un’altra regina scandire un’occasione destinata a lasciare un segno, giusto nei pressi di Buckingham Palace: Paula Radcliffe, nata 41 anni fa nel 31° anno di regno della sovrana in piena corsa per minacciare il record di Victoria (le mancano poco più di 130 giorni), darà l’addio e per quest’ultimo atto, per questo omega, ha scelto la maratona di Londra, le strade che dodici anni fa divennero le infinite quinte del suo più grande recital: 2h15’25” è un tempo che molti innamorati della corsa di sesso maschile vorrebbero scrivere accanto al proprio nome. “Una maratona per me”, ha detto Paula prima di andare a bagnare i piedi in un largo fiume di ricordi: il padre che mangiava Mars per sostenersi nello sforzo (“mai riuscito a scendere sotto le 3h40”), la prima vittoria di Ingrid Kristiansen (“ero lungo la strada, avevo 10 anni e il mio cuore iniziò a scalpitare”), le sue galoppate agitando il capo, strabuzzando gli occhi che inevitabilmente portavano a paragonarla a Zatopek o a una magra puledra, la sua pervicacia nella lotta contro il doping e i “ladri” che ne fanno uso, i momenti lieti e tristi che hanno disseminato gli anni della sua ascesa, delle sue vittorie, delle sue rese: la più amara venne consumata, tra le lacrime, su un marciapiede di Atene.
L’Olimpiade, con Paula, è sempre stata una severa, spietata maestra, non concedendole neppure di essere al via di un’altra maratona londinese, quella marchiata a cinque cerchi. E le parche stavano per tagliare ancora il tendine della sua speranza: “Il piede sinistro, sempre il piede sinistro: a febbraio non ero in grado di correre per 45 minuti”.
Paula Radcliffe: l’ultima recita della Regina
