Doppia medaglia italiana a Praga, nell’ultima giornata della manifestazione: argento a Silvano Chesani nell’alto (2,31), bronzo a Federica Del Buono nei 1500 (4:11.61). Tumi è quarto (6.61) nei 60m, Tamberi è settimo nell’alto, Audre

Federica Del Buono (Foto Colombo FIDAL)

Federica Del Buono
(Foto Colombo FIDAL)

di FIDAL

 La terza giornata degli Europei indoor di Praga regala ad un’Italia da applausi altre due medaglie, dopo l’argento centrato ieri da Alessia Trost. Nel pomeriggio di oggi, Silvano Chesani imita la collega di specialità e vince l’argento nell’alto, superando al secondo tentativo la quota di 2,31, la stessa che consente al russo Daniyil Tsyplakov di aggiudicarsi l’oro (per minor numero di errori). Nella stessa gara, Gianmarco Tamberi è settimo. In precedenza, medaglia di bronzo nei 1500 metri per la 20enne Federica Del Buono, con il tempo di 4:11.61 (oro all’olandese Hassan, in 4:09.04). Completa lo score italiano nelle finali della giornata, il quarto posto di Michael Tumi nei 60m, con un 6.61 che dista un solo centesimo dal podi. In precedenza, eliminazione con notevole primato personale per Audrey Alloh, nelle semifinali dei 60m donne (7.24, sei centesimi meno del limite precedente). Eliminati nelle semifinali dei 60m uomini Fabio Cerutti (6.67) e Delmas Obou (6.68).

Gare emozionanti e momenti di notevole significato tecnico in una O2 Arena praticamente tutta esaurita. Oro degli 800 metri donne alla svizzera Selina Buchel (2:01.95), con la stessa gara al maschile vinta dal polacco Marcin Lewandowsi (1:46.67). Russia sul gradino più alto del podio dell’Eptathlon (Shkurenyov, 6353), su quello dell’asta donne (Sidorova, 4,80) e su quello del triplo donne (Koneva, 14,69). Tripudio del pubblico per l’oro dei 1500 metri andato in volata al ceco Jakub Holusa (3.37.68 del record nazionale). Pronostico confermato nei 60m donne, con l’olandese Dafne Schippers capace di imporsi con la miglior prestazione mondiale eguagliata (7.05). Russia prima nel medagliere con otto podi (sei ori e due argenti), davanti a Francia (3/1/1) e Gran Bretagna (2/4/3, prima come numero di medaglie). Italia al 17esimo posto (ottava per numero di medaglie), classifica migliorata nella graduatoria a punti (decima, 32 punti) dominata ancora dalla Russia (96) davanti a Germania (86) e Gran Bretagna (85). Il confronto con il passato non assegna all’Italia di Praga un valore particolare (nelle ultime quattro edizioni, in termini di punti, avevamo fatto meglio; il risultato odierno si pone invece davanti al periodo 1996-2005). Ma è innegabile che, viste le premesse della vigilia, con le defezioni dell’ultimo momento di uomini come Fassinotti e Donato, e di qualche assenza per ragioni di diversa programmazione (Grenot, per fare il nome più significativo), l’esito di questa rassegna sia largamente superiore alle aspettative. Al di là dei numeri, poi, contano elementi sostanziali ed incontestabili, come lo sbocciare della Trost e della Del Buono, la rinascita di Silvano Chesani, il ritorno di Michael Tumi e Matteo Galvan, e una serie di altre prestazioni piuttosto interessanti per motivi diversi (Alloh, Bussotti, Pennella, Fofana). Di contro, alcune controprestazioni (Rosa in primis, ma anche Schembri e Secci, con l’incognita Caravelli) hanno tolto qualcosa alle potenzialità del gruppo, mentre altre maglie azzurre hanno confermato una certa difficoltà al confronto. Anche nel giardino europeo. Resta però il sapore bellissimo delle tre medaglie italiane a dare corpo e voce all’atletica italiana. Tre medaglie di un’Italia giovane, che fa appassionare. LA CRONACA DELLA GIORNATA 60m uomini – Finale Il ritorno ai massimi livelli di Michael Tumi si compie sotto il tetto dell’O2 Arena di Praga, e manca solo l’inezia di un centesimo di secondo, quello che lascia il padovano fuori dal podio, perché la storia si chiuda con un finale da film. L’azzurro è quarto (6.61), beffato dal tedesco Blume (6.60), che si vendica così, con cospicui interessi, della sconfittà di misura inflittagli da Tumi in semifinale.

Silvano Chesani (Colombo/FIDAL)

A vincere è il favorito della vigilia, il britannico Richard Kilty, con un 6.51 che dà sostanza al titolo continentale della distanza sprint, mentre il connazionale Ujah, altro candidato all’oro, si accomoda negli spogliatoi prima del via per falsa partenza. Alto uomini – Finale In una serata che sembra regolare solo conferme alla squadra italiana, Silvano Chesani coglie il primo alloro di una carriera finora non proprio fortunata, contraddistinta com’è stata da infortuni anche di rilevante entità. Il trentino, reduce da una stagione di stop, corona l’inverno del suo ritorno con l’argento europeo, al termine di una gara appassionante. La quota di 2,31, superata alla seconda prova (primato stagionale) è la stessa del vincitore, il russo Tsyplakov, oro per essere volato al di là dell’asticella nel primo tentativo a disposizione. L’argento dell’italiano finisce per metà al collo del greco Mastoras, anche lui capace di 2,31 al secondo tentativo. Eppure, la gara di Chesani non si era aperta nel migliore dei modi. Dopo il facile 2,19 di avvio, due errori alla quota successiva, 2,24, prima del salto da bandierina bianca; infine, la successione in fotocopia di 2,28 e 2,31, in entrambi i casi valicati dopo un errore iniziale. A 2,34, Chesani spende l’ultima chance a disposizione quando tutti hanno già sbagliato: ma non ci sono più energie, anche a casua della lunga qualificazione di ieri. E’ argento, e il ragazzo trasferitosi a Modena per essere allenato da Giuliano Corradi, può finalmente festeggiare con il tricolore sulle spalle. Poca fortuna in pedana per Gianmarco Tamberi, presentatosi con l’ormai caratteristico taglio a metà della barba. Il marchigiano, dopo i 2,19 passati senza difficoltà, supera i 2,24 al secondo tentativo, senza poi riuscire ad andare al di là a 2,28. Settimo posto. Spia della riserva probabilmente accesa, dopo l’estenuante qualificazione di ieri mattina. Ma Europeo comunque da ricordare, alla luce delle premesse. “Un risultato bellissimo – racconta Silvano Chesani – e tutt’altro che scontato. E’ stata una bella stagione invernale, è vero, le qualifiche però non sono mai una formalità, anzi, e nelle gare di questo livello tutto può succedere. Abbiamo lavorato a lungo con Giuliano Corradi, e ora, a risultato raggiunto, mi ricordo tutto quel che abbiamo fatto, rivedo per esempio quando mi ha anche portato a fare yoga, per cercare di rilassarmi, durante la stagione mancata per infortunio. Dopo il 2m28 tutto è andato liscio, all’inzio forse un po’ troppa sicurezza, ho sottovalutato le prime misure. Questa medaglia è un passo avanti per il futuro, guardo ai Mondiali, dove spero di riuscire a inserirmi nel gruppo che conta, anche se non sarà facile”. 1500m donne – Finale Un’azzurra torna sul podio del mezzofondo continentale. E’ Federica Del Buono, splendida medaglia di bronzo nei 1500 metri dominati dall’olandese Sifan Hassan (4:09.04, argento alla polacca Chichocka, 4:10.53). E’ il finale migliore dopo due settimane di tormenti per i fastidi al piede destro patiti dopo gli Assoluti di Padova, e che avevano fatto emergere dubbi addirittura rispetto alla partecipazione. Con un po’ di tranquillità, al contrario, la talentuosa Federica ha avuto modo di esprimere la sua falcata rotonda, e soprattutto la sua capacità di leggere le gare, anche quelle più tattiche. L’avvio in solitaria dell’olandese Hassan spezza la gara in due parti. Dietro, infatti, si ragiona subito sugli altri due gradini del podio. A tre giro dalla fine, la Del Buono, fino a quel momento rimasta al traino, in corsia esterna, prende la testa, e comincia la sua progressione. La seguono solo le due polacche, con la Chichocka che effettua il sorpasso decisivo all’attacco dell’ultima tornata.

Michael Tumi (Colombo/FIDAL)

Fede stringe i denti e coglie la prima medaglia della sua carriera adulta. Già, perché non va dimenticato che questa ragazza minuta che si muove da veterana in pista, ha compiuto vent’anni nel dicembre scorso. “No, non me l’aspettavo – racconta la Del Buono – perché nelle ultime due settimane il problema al piede mi aveva impedito di correre. Da Padova, dagli Assoluti, sono tornata a farlo qui a Praga. Quando ho visto la Hassan partire subito in quel modo, considerate le mie condizioni precarie, ho scelto di non provare nemmeno a seguirla, e di fare gara sulle altre. A tre giri dal termine ho scelto di prendere io l’iniziativa, e ho avuto ragione. Sono felicissima, questa medaglia mi dà sicurezza per il futuro, forse mi porterà a pesnare un po’ più da “big”. Sì, cercherò di fare bella figura ai Mondiali di Pechino. Una dedica? E’ la festa delle donne, e il mio saluto va a mia nonna, che oggi compie 89 anni: quando ha saputo che non ero intenzionata a partire, mi ha spronato a esserci, perché se lo sentiva che sarebbe andata bene. La medaglia è per lei”. 60m uomini – semifinali Michael Tumi, due anni dopo l’Europeo indoor di Goteborg che lo aveva portato al bronzo, torna a ruggire sulla scena continentale. Nel momento decisivo, piazza il colpo da KO, chiudendo al secondo posto con lo stagionale di 6.62 (alle spalle del britannico Kilty, 6.53): promozione diretta alla finale. Un ritorno che rimette l’azzurro in carreggiata dopo una stagione (quella 2014) contrassegnata da troppi problemi fisici. Buon avvio, e tenuta anche nel lanciato, a beffare il tedesco Blume, accreditato dello stesso tempo ma terzo in classifica (e comunque promosso alla finale). Disco rosso, purtroppo, per gli altri due azzurri in gara. Fabio Cerutti firma lo stagionale con 6.67, anche grazie ad un grande start (0.124), ma il suo crono non lo porta oltre il sesto posto parziale. Delmas Obou è quarto nella seconda semifinale in 6.68, anche in questo caso un tempo che non consente di sperare nei ripescaggi. 60m donne – semifinali Dopo tanto sbattere contro i 7.30, Audrey Alloh sceglie l’occasione migliore per frantumare il muretto dello sprint. E’ terza nella semifinale in 7.24, sei centesimi meglio del suo limite precedente (consolida la terza piazza nella lista nazionale di sempre, a cinque centesimi dal record di Marisa Masullo), e finisce fuori dalla finale, come prima delle escluse, per soli due centesimi. La promozione va alla polacca Ewa Swoboda, che eguaglia, con 7.22, il primato europeo juniores. Quello della Alloh è comunque un risultato di grande spessore tecnico, che fa fare alla fiorentina allenata da Giorgio Frinolli il balzo in avanti (anche in proiezione outdoor) atteso da qualche stagione. In testa, la tedesca Verena Sailer firma il miglior tempo (e primato personale) con 7.08. Marco Sicari Fidal.it