Lake Biwa, Meucci secondo nel diluvio
Dopo un passaggio a metà corsa di circa un minuto più lento rispetto ai piani (1h04:39), tutto scorre secondo copione fino al trentesimo chilometro, quando Ndungu (PB di 2h07:04 ottenuto proprio vincendo a Otsu nel 2012), il giapponese Kazuhiro Maeda, e il mongolo Ser-Od Bat-Ochir (personale da 2h08:50) danno il primo impulso, lasciando la compagnia del gruppo. Meucci e l’altro giapponese Yonezawa si lanciano all’inseguimento, ma solo l’azzurro riesce a chiudere il gap, andando così a completare il quartetto di testa. Prima del 35esimo km Ndungu affonda di nuovo, scavando un ulteriore solco tra sé e i compagni di fuga (36 secondi al 35esimo km, 1h47:12 per il battistrada, 1h47:48 per il trio). Le condizioni atmosferiche peggiorano, Bat-Ochir prova la carta della sorpresa sfruttando il rifornimento; Maeda crolla, mentre Meucci finisce di bere prima di lanciarsi all’inseguimento, completato senza apparenti difficoltà. A quel punto la gara del pisano cambia: l’obiettivo diventa il piazzamento, che arriva con una bella volata finale nel giro e mezzo di pista conclusivo. Ndungu bissa il successo del 2012 (quando si impose in 2h07:04) andando a vincere in 2h09:08; Meucci è secondo in 2h11:10, Bat-Ochir è terzo in 2h11:18, Maeda quanto in 2h11:46. “Quello di Meucci – racconta dal Giappone il DTO Massimo Magnani, che è anche l’allenatore del portacolori dell’Esercito – è un risultato davvero notevole. Anzi, direi che è un ulteriore passo in avanti sulla strada che porta all’Olimpiade di Rio de Janeiro. Oggi le condizioni erano davvero al limite, con pioggia continua, a tratti battente, vento in più punti, e temperatura molto bassa. Daniele ha dimostrato di sapersi muovere in corsa con grande capacità tattica, di fronte ad avversari molto più esperti di lui. Non è arrivato un tempo di rilievo, ma posso dire che quel che ha fatto oggi certifica il suo valore, non solo in prospettiva”. Marco Sicari Split Meucci 10km 30:35 15km 45:42 20km 1h01:12 21,097km 1h04:39 25km 1h16:34 30km 1h32:07 35km 1h47:48 Lake Biwa Marathon – Otsu, Shiga Classifica
- Samuel Ndungu (Kenya) – 2:09:08
- Daniele Meucci (Italia) – 2:11:10
- Ser-Od Bat-Ochir (Mongolia) – 2:11:18
- Kazuhiro Maeda (Japan) – 2:11:46
- Takuya Noguchi (Japan) – 2:12:29
- Eric Ndiema (Kenya) – 2:13:28
- Bazu Worku (Ethiopia) – 2:13:32
- Rui Yonezawa (Japan) – 2:14:13
- Satoru Sasaki (Japan) – 2:14:27
- Kenji Higashino (Japan) – 2:14:48
“Tanta acqua così non l’avevo mai presa, nemmeno quando giocavo a pallone, in inverno, da ragazzino”. Ride Daniele Meucci, pensando alla maratona appena conclusa a Otsu, in Giappone. Il suo 2h11:10, buono per il secondo posto alle spalle del keniano Ndungu (2h09:08) è tempo che va interpretato, alla luce di condizioni atmosferiche davvero al limite. “Siamo partiti sotto la pioggia battente – prosegue l’ingegnere pisano – e nel prosieguo, spesso ci sono stati momenti di vero e proprio diluvio, con un vento che faceva alzare ondate sul lago Biwa, accanto a noi. Ho capito subito che non era giornata da primati. Dopo il passaggio ai 5km, mi sono detto: Daniele, oggi il crono non si guarda proprio, si corre uomo contro uomo. E così è stato”. Il vincitore, Samuel Ndungu, secondo Meucci, ha dominato la prova: “Sì, ci ha quasi preso in giro, i suoi strappi hanno caratterizzato la corsa (anche un passaggio da 2:50 tra il 22esimo ed il 23esimo km!). Ha vissuto per sette anni in Giappone, è di casa qui a Otsu, e ha fatto un po’ quel che voleva, anche con le lepri. Ho provato a rispondere alla sua azione, ma quando ho capito che non avrei ricevuto aiuto dai compagni di inseguimento, ho preferito cominciare a pensare al piazzamento”. Le sensazioni del dopo corsa sono contrastanti: “Rimane un po’ d’amaro in bocca per non essere riuscito a limare il personale, ma analizzando la mia gara, devo essere contento per come ho gestito la situazione. Mi sono piaciuto, ho sempre risposto nel modo corretto ai movimenti degli avversari, senza foga. E negli ultimi 5km, quando è stato chiaro che il confronto sarebbe stato solo per il secondo posto, penso di aver corso anche sotto ritmo. Non ho sentito i muri del trentesimo o del trentacinquesimo chilometro, non ho avuto timori, e anche questo mi dà soddisfazione. Quando siamo entrati in pista, mi sono sentito a casa…”. Otto secondi in poco più di un giro al mongolo Bat-Ochir, a sottolineare la condizione dell’italiano. Massimo Magnani, il Direttore tecnico-coach, parla di notevole passo avanti; l’azzurro, come suo solito, preferisce essere prudente. “E’ stata sicuramente un’esperienza importante. Correre con queste condizioni è stato istruttivo, ed il risultato certamente aumenta la mia sicurezza. Ma io devo ancora studiare parecchio come maratoneta. Posso aggiungere che mi trovo molto più a mio agio quando si corre uomo contro uomo, quelle sono le sfide che mi piacciono, che vivo con maggiore partecipazione. Il confronto diretto è la mia dimensione”. Adesso, rotta su Pechino, direzione Mondiali. In agosto, c’è una lezione importante. Alla quale l’ingegner Meucci non vuole assolutamente mancare. Marco Sicari