10 settembre 2014 – A rileggerla oggi, in questa vigilia iridata, la quarta ed ultima “storia mondiale” di Giovanni Viel porta con sé un senso misto di nostalgia e quasi rassegnazione. Contro i malanni fisici, Valentina Belotti ha da sempre combattuto: un equilibrio sottile, fatto di rinascite e rinunce, di grandi vittorie e di qualche sconfitta. Lo scorso anno, alla vigilia di Krynica Zdroj, tendini ko e rinuncia forzata. Mesi di stop, ripartenza, sogni europei poi non così coronati in quel di Gap, ma il Mondiale di Casette nel mirino. Nuova vigilia, nuovo allarme ai tendini e nuovo stop: non è certo così che avremmo voluto profittare di questo affresco per lanciare il Mondiale che tra cinque giorni verrà e che in lei avrebbe probabilmente visto l’azzurra di punta, candidata forse a medaglia individuale. Lei, donna d’argento della corsa in montagna italiana, è però abituata a ripartire. Dura farlo ogni volta, dura farlo ancora una volta, dura farlo pure questa volta, ma l’inverno del cross, con i suoi prati intrisi di fango e forse anche di neve, l’attende. Lontano dalle ansie di quei giorni sul Tonale, rivivi con noi quel sogno sull’uscio di casa e poi provaci ancora, Valentina… 28. Campionato del Mondo Ponte di Legno-Temù, 1-2 settembre 2012 Valentina, principessa sull’uscio di casa Si era preparata all’appuntamento con la leggenda vivendo gli ultimi istanti, quelli prima del via, con quel mix di calma, solo apparente, e tensione, fattori che sono propri di una sposa. Dentro aveva il fuoco che la consumava, fuori le prime lacrime provavano a spegnerlo. Helmut Schmuck, il più grande corridore in montagna austriaco di sempre e fierissimo avversario del nostro Antonio Molinari, del quale ne è pure “compare di nozze”, svolgeva al meglio il suo nuovo ruolo di coach delle aquile asburgiche. L’ha protetta fino all’ultimo, nascondendola agli occhi di avversarie e pubblico. Era teso anche lui ed il suo profilo, asciutto, era reso ancora più evidente dal momento. Per ultima si è infilata nel gruppo alla partenza, con quelle sue leve lunghe e secche: ha voluto rinviare il più possibile l’ultimo appuntamento, la sua ultima corsa con la maglia biancorossa della Nazionale. Andrea Mayr, un’icona dell’atletica austriaca, ha scelto il 28. Mondiale per la sua ultima rappresentazione. E dopo un “triplete” da favola (2006, 2008 e 2010, condito da un altro argento ed un bronzo), consumato sempre e solo “in salita”, cercava decisamente quel “poker” già riuscito a Gudrun Pflueger ed Isabelle Guillot. La “manita” non interessa e non verrà. Quella mattina il cielo sopra Ponte di Legno era finalmente terso, dopo le torrenziali piogge della vigilia e la neve accarezzava i pendii dell’Adamello fin quasi al Passo Tonale, lassù dove la competizione iridata si consegnava ai verdetti, dopo un’ascesa non facile. Ed era azzurro, azzurrissimo, anche sopra Temù. Quando ha aperto i balconi di casa, ha respirato a fondo l’aria amica, ha letto lo striscione che la mamma le aveva appeso sul balcone, si è infilate la canotta azzurra e la tuta d’ordinanza ed ha iniziato a sognare. Lontane, le vuvuzelas del “fans club” cominciavano a dare ritmo alla sua giornata ed i tricolori disegnavano l’aria. Valentina Belotti, che quindici giorni dopo il Mondiale corso in casa sarà sposa per davvero dell’amato “principe Lele”, voleva farsi piccola-piccola e sparire. Anche lei aveva fretta di raggiungere il Tonale, magari volando come quegli uccellini che da piccola il papà le aveva insegnato a distinguere ed a seguire. Sta tutta qui, nella sfida tra queste due ragazze sublimi il momento agonistico più alto di questo Campionato mondiale che la Valle Camonica ha ospitato, con il suo carico di tradizione, settimo capitolo italiano della storia di questa manifestazione. C’era attesa anche per americane, turche e neozelandesi ma la trama l’hanno scritta loro, Andrea e Valentina. A questo Mondiale il coach azzurro, Raimondo Balicco, ha potuto schierare probabilmente il quartetto più forte di sempre: con la camuna, la coriacea Renate Rungger, che con la Mayr aveva ancora il conto aperto dal 2008 quando, a Crans Montana, la piegò di un nulla; poi la bravissima Alice Gaggi che, qui, ha superato benissimo l’esame di laurea e si candida a guida del movimento del futuro ed Antonella Confortola che, vista la neve, era andata subito con la mente alle sue superbe scivolate invernali, anche olimpiche, sui binari del fondo. Con il suo amore, Jonathan Wyatt, il kiwi tra i più grandi specialisti di sempre, capace di mettersi al collo ben sei titoli iridati, aveva pianificato una gara che voleva fosse migliore di quella d’argento del 2002 ad Innsbruck. La pioggia aveva reso insidioso l’incedere verso il Passo, ma la Mayr sapeva che stava correndo incontro alla gloria e, sulle rette ed i tornanti disegnati da Innocente Agostini, saliva con un’aderenza degna dei grandi climbers. La sua corsa non sarà da manuale e nemmeno il simbolo dell’estetica, ma è efficace assai. Ed è quello che in gara serve davvero. Trionferà con mezzo minuto su Valentina Belotti, quasi il doppio sull’americana Morgan Aritola. Al traguardo c’è tutta la famiglia Belotti ad attendere; i tifosi camuni e bergamaschi soffiano nelle trombette, quelli cuneesi e valdostani ci danno dentro con i campanacci, gli ossolani stappano bottiglie pregiate: un argento meraviglioso, ripetendo così l’edizione slovena di Kamnik di due anni prima; ed il podio è quasi simile: differente è solo il bronzo, perchè l’attesissima svizzera Martina Strähl evapora sotto il freddo sole. La coriacea Aritola suona la carica, con il suo terzo posto. E le ragazze stars&stripes fiutano che la giornata è quella giusta: Steve Kremer e Melody Fairchild chiudono con le migliori appena dopo la, finalmente, convincente slovena, Mateja Kosovelj. Per loro la gioia di alzare la Coppa del mondo per la terza volta. Brave! Anche perchè il contesto agonistico generale è di straordinaria levatura. Lo capiscono anche le altre azzurre che chiuderanno subito dopo le prime dieci. Tanto basta per finire seconde, davanti alla Svizzera. Molto bene! Nel parterre d’arrivo, la Mayr si scioglie in lacrime: dopo la poco fortunata maratona olimpica di Londra, forse non immaginava che l’uscita di scena potesse essere così bella e nobile. Ci salutiamo: «danke, vielen danke!». Ed anche a noi sale un groppo in gola. Onori sinceri alla “Königin” di Wels. JUNIORES In avvio di giornata si erano consumate le gare degli juniores, altri due affreschi significativi di questo Mondiale. Tra le donne, ci si aspettava il bis del talento sloveno Lea Einfalt. La campionessa uscente e pure speranza dello sci di fondo, che però non si ripete. Finisce anche lei nel tritacarne di Sevilay Eytemis, la turca che non ha avuto pietà di nessuna delle avversarie; la sua vittoria è stata netta, rotonda. A quaranta secondi le è finita la tedesca Julia Lettl, argento, quindi, a quasi un minuto, bronzo, appunto, per la Einfalt. L’Italia non va oltre la quindicesima piazza di Ilaria Dal Magro; dopo le prime trenta la debuttante Samantha Bottega e Sara Lhansour, sotto il fardello di circa cinque minuti di ritardo. La Turchia farà sua anche la Coppa del mondo, su Gran Bretagna e Germania e con le azzurrine decime. Ha dell’incredibile la pari gara maschile. Qui la partenza si ritarda di qualche secondo per permettere all’ugandese Michael Cherop di togliersi la tuta e di schierarsi al via. Non aveva ben capito cosa stava succedendo e cosa doveva fare… Proprio Schmuck lo aiuta a prepararsi. E gli altri suoi compagni di squadra dove sono? Spariti! Giustamente la giuria deve far rispettare tempi e procedure e fa partire la corsa. Dopo due minuti ecco che si presentano alla partenza Moses Kurong e Abdallah Mande, gli altri due ugandesi iscritti e, lesti, si infilano nel lungo budello di partenza che li porterà ad attaccare l’ascesa al Tonale… Incredibile ed incredibili! Intanto là davanti fanno sul serio, ed imprimono alla corsa ritmo indiavolato. Michael Cherop a vederlo non ti dà l’impressione di essere esattamente il classico esempio di corridore africano. Però la sua azione è forte ed efficace, anche se la tattica di gara appalesa inesperienza. Da parte loro, i turchi Adem Karagoz (l’iridato tra la polvere di Tirana 2011) e Sonmez Dag, si organizzano per incastrare l’africano che dimostra di saper correre, da buona preda, quanto basta per sfuggire alle fauci dei predatori. E sa pure di potersi gustare la vittoria che, in condizioni normali, molto probabilmente non avrebbe potuto farlo. Sì, perchè, da dietro Kurong, uno dei due… ritardatari sta rinvenendo forte e chiuderà ad appena dieci secondi dal podio! Quando il nostro Nekagenet Crippa se lo è visto sfrecciare accanto, la sua baldanzosa e colorata cresta che si era scolpito in testa, aveva oscillato non poco dallo… spostamento d’aria! E l’alto ugandese, Mande, sarà poi ottavo, quanto basta per regalare al suo Paese il primo successo come nazione nella corsa in montagna. A proposito di Crippa, il trentino sarà ottimo quinto, poi Dylan Titon e Cesare Maestri chiuderanno dodicesimo e tredicesimo, permettendo all’Italia di finire sul podio, preceduta anche dalla Turchia. L’atleta di casa, il campione italiano Michael Monella, ha patito fortissimamente la tensione e l’emozione, e la salita al Tonale, per lui, si è tramutata in una sorta di “corsa di Sìsifo”. Sono cose che possono capitare ad un giovane. Ma ha talento ed il futuro è dalla sua. SENIORES L’ultima gara è quella più attesa. Quando partono gli uomini, da Temù, l’aria si è riscaldata ed anche al Tonale fa caldo, in tutti i sensi. Peccato che ad assistere all’avvio della corsa ci siano poche unità, per lo più addetti ai lavori: è uno dei limiti di questa proposta agonistica, legata ai percorsi di sola salita, un format che occorre rivedere. Bus, camper, pulmini, autovetture hanno invece portato lassù, ai quasi 2.000 m del Passo, centinaia di tifosi. Molti quelli che hanno sfidato la prima neve sul Gavia e, dalla Valtellina, sono scesi a sostenere Marco De Gasperi, al suo quindicesimo Mondiale “assoluto”. Quindici ne ha corsi e cinque ne ha vinti da seniores, più un altro da juniores. Dire che il “Pirata dello Stelvio”, pur acciaccato e con il logorio di un fisico ancora bello e integro, sia solo un’icona della corsa in montagna, è riduttivo. E in questo Mondiale ha dimostrato di che pasta sia fatto. Gerardo Vaiani Lisi, nobile mezzofondista azzurro di un tempo non remoto e tecnico qualificato, oggi è il faro dell’Eritrea. Grazie al progetto “Hemea”, varato e finanziato dall´associazione Italia-Eritrea, ad Asmara ha messo insieme una sorta di macchina da guerra e ora si gode a raccogliere il frutto del suo lavoro. Sui tornanti del Tonale i suoi ragazzi, già favoriti d’ufficio, si divertono e la loro corsa è sinfonia in un autunno incipiente. Una gara che non ha storia, troppo forte Petro Mamo che scivola veloce in salita, non conoscendo neanche l’uso delle… ruote motrici. Vincerà netto con oltre un minuto sull’amico Azeria Teklay, argento in surplace. Ma il capolavoro in questa gara è dei russi. Intanto il primo bronzo di sempre, al maschile, per Andrey Safronov, rimasto comunque in gara per la medaglia intermedia fino alla fine. Un capolavoro, questo, perchè alla fine il suo margine sul quarto classificato, l’attesissimo etiope Debesay Tsige, è di un minuto secco. Quindi il “trenino azzurro”, che vede il migliore essere il sempre affidabile Gabriele Abate, quarto, di un niente davanti all’ottimo Alex Baldaccini ed a Marco De Gasperi che, nell’ultima ascesa, ci aveva anche provato a produrre un allungo. Il torinese aveva cullato il sogno del podio, ma va esaltato per la puntuale corsa che ha messo assieme. Così come il bergamasco che ha dimostrato tutta la sua maturità agonistica che, per il futuro prossimo, sarà manna pura per la corsa in montagna italiana. Il decimo posto di Atoy Estifanos è utile per regalare la Coppa del mondo all’Eritrea, per la terza volta nella storia. L’Italia sarà d’argento, poi l’incredibile bronzo della Russia, bagnato con litri di vodka. Splendida la gara del “deb” Xavier Chevrier. Questo talento, che trionfava a Campodolcino nel 2009 da juniores, sembrava sparito e perduto. Poi, molti pensavano che i percorsi solo “up” fossero per lui tabù ma, la classe non è acqua e la corsa in montagna riguadagna così il talento ed il vigore di un classe 1990! E mette il futuro in banca! Per seguirlo erano partiti, all’alba, dalla Valle d’Aosta a decine, arruolati dal suo cuginetto, la grande speranza del fondo azzurro, Federico Pellegrino e da Greta Laurent: due sprinter degli sci che sono il nostro futuro. Sarà tredicesimo, piazzamento supremo. Anche perchè si lascia dietro il campione italiano Bernard Dematteis, saltato per aria nel finale, quando ci aveva provato ad attaccare: il Mondiale si corre così, all’attacco, diversamente la domenica è densa di molte altre proposte agonistiche alternative… Metabolizzata in fretta la scoppola, al traguardo Berny sorrideva e chiedeva scusa alle decine di tifosi venuti dalla sua Valle Varaita, mentre il gemello Martin piangeva dispiaciuto: valli a capire questi fratelloni d’Italia! Poi Marco Toninelli, finito lontano e deluso ma, quello che conta, è l’aver recuperato il suo talento: per il futuro anche lui c’è! Tre argenti ed un bronzo per l’Italia, che saluta l’ospitale terra camuna felice del bottino raccolto. La felicità è quella di Raimondo Balicco, responsabile del settore che, giustamente, rende grazie al grande lavoro delle società, dei loro tecnici ed agli atleti in un contesto tecnico altissimo; gli fanno eco sia il direttore tecnico dell’atletica leggera italiana, Francesco Uguagliati, che il presidente federale, Franco Arese: come sempre la corsa in montagna è fedele e non tradisce e tra Europei e Mondiale, anche quest’anno, regala alla Federazione italiana un patrimonio di allori abbondante e prezioso e, di questi tempi, affatto banale! CLASSIFICHE: Juniores: Donne – 1. Sevilay Eytemis (Tur), 20.14; 2. Julia Lettl (Ger), 20:53; 3. Lea Einfalt (Slo), 21.09; 4. Annabel Mason (Gbr), 21.39; 5. Alexandra Wallimann (Sui), 22:02; 6. Melanie Hyder (Gbr), 22:06; 7. Anezka Drahotava (Cze), 22:20; 8. Cesminaz Yilmaz (Tur), 22.39; 9. Margot Pelanne (Fra), 22.50; 10. Vera Enizerkina (Rus), 22.58; 15. Ilaria Dal Magro, 23.19; 32. Samantha Bottega, 25.00; 33. Sara Lhansour, 25.30 – Nazioni: 1. Turchia, 39 punti; 2. Gran Bretagna, 10; 3. Germania, 15; 4. Russia, 21; 5. Repubblica Ceca, 27; 10. Italia, 47. Uomini – 1. Michael Cherop (Uga), 42.33; 2. Adem Karagoz (Tur), 42.45; 3. Sonmez Dag (Tur), 43.10; 4. Moses Kurong (Uga), 43.20; 5. Nekagenet Crippa, 44.05; 6. Anton Palzer (Ger), 44.09; 7. Charles Vannson (Fra), 44.49; 8. Abdallah Mande (Uga), 45.08; 9. Thibaut Imbert (Fra), 45.27 ; 10. Jan Janu (Cze), 45.30; 12. Dylan Titon, 45.56; 13. Cesare Maestri, 46.15; 22. Michael Monella, 47.14 – Nazioni: 1. Uganda, 13 punti; 2. Turchia, 20; 3. Italia, 30; 4. Russia, 60; 5. Repubblica Ceca, 78. Seniores : Donne – 1. Andrea Mayr (Aut), 46.35; 2. Valentina Belotti, 47.04; 3. Morgan Aritola (Usa), 47:26; 4. Burcu Buyukbezgin (Tur), 47.36; 5. Sabine Reiner (Aut), 48.07; 6. Mateja Kosovelj (Slo), 48.27; 7. Stevie Kremer (Usa), 48.54; 8. Melody Fairchild (Usa), 48.57; 9. Quijano Maria Rodriguez (Col), 49.08; 10. Cristiana Alexabdra Frumuz (Rou), 49.24; 13. Renate Rungger, 49.44; 14. Alice Gaggi, 49:54; 17. Antonella Confortola, 50.33 – Nazioni: 1. Usa, 18 punti; 2. Italia, 29; 3. Svizzera, 58; 4. Gran Bretagna, 66; 5. Austria, 66. Uomini – 1. Petro Mamo (Eri), 1:01.34; 2. Azeria Teklay (Eri), 1:02.47; 3. Andrey Safronov (Rus), 1:03.06; 4. Debesay Tsige (Eri), 1:04.04; 5. Gabriele Abate, 1:04.53; 6. Alex Baldaccini, 1:04.59; 7. Marco De Gasperi, 1:05.10; 8. Yuriy Chechun (Rus), 1:05.41; 9. Glenn Randall (Usa), 1:05.48; 10. Atoy Estifanos (Eri), 1:05.50; 13. Xavier Chevrier 1:06.03, 49. Antonio Toninelli, 1:09.38 – Nazioni: 1. Eritrea, 17 punti; 2. Italia, 31; 3. Russia, 75; 4. Usa, 88; 5. Francia, 106.
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