9 luglio 2014 – E’ storia al solito suddivisa in due capitoli quella che riguarda le grandi rassegne della corsa in montagna. Uno per la sola salita, l’altro per aggiungere al racconto le vicende che pure parlano della discesa. Così per una Coppa del Mondo nel tempo trasformatasi in Campionato Mondiale, così per una Coppa Europa nata come Criterium – nel 1994 a Quantin, nel bellunese – e dal 2002 ufficialmente mutatasi in Campionato Europeo. Inquadramento tecnico e poi un briciolo di politica sportiva: premessa in qualche modo d’obbligo per riprendere il nostro cammino di avvicinamento ad un Europeo sempre più prossimo al suo divenire.
Un po’ di storia, allora. Quella che racchiude dozzina d’anni di vicende agoniste europee, quella che parte dal trionfo della russa Svetlana Demidenko a Madeira 2002 e arriva sino al nuovo trionfo della regina austriaca Andrea Mayr a Borovets 2013. Donne per prime, ma l’arco temporale è pure quello che dal gran giorno dell’elvetico Alexis Gex-Fabris pure arriva alla fine del regno di Ahmet Arslan. Una fine decretata dalla storica cavalcata, tutta azzurra, di Bernard Dematteis. 2002 – Camara de Lobos (Portogallo) – salita/discesa Nell’arcipelago atlantico di Madeira, alla vigilia, due i grandi favoriti: la russa Demidenko e l’azzurro De Gasperi, reduce dal suo secondo trionfo iridato ad Arta Terme 2001. Benissimo andò alla prima, un po’ meno al secondo, che dovette accontentarsi dell’argento allo spalle di quel Gex-Fabris che in quelle stagioni visse per davvero i suoi momenti migliori.
Svetlana Demidenko Semova (Rus) La russa, regina di quegli anni, precedette altra assoluta nobiltà agonistica: seppure a distanza, argento al talento di certo più precoce mai conosciuto dalla corsa in montagna internazionale, la belga Catherine Lallemand, con il bronzo a premiare la poi regina ceca Anna Pichrtova. Tra le migliori, anche Zatorska (Pol) e Mudge (Sco), con l’allora ventiduenne Valentina Belotti, sesta, a trascinare verso il successo per Nazioni la maratoneta Romina Sedoni, settima, l’esperta Vittoria Salvini, nona, e l’esordiente – lei pure ventiduenne – Asha Tonolini, quattordicesima. Anche al maschile vinse l’Italia, con l’argento di De Gasperi e la quarta piazza, a due passi dal bronzo del turco Abdelkadir Turk, dell’amico Emanuele Manzi. Quinto Marco Gaiardo, decimo Lucio Fregona: due grandissimi della corsa in montagna italiana. Erano quelli tempi in cui l’Austria che corre in montagna ancora piazzava tre uomini tra i migliori dieci, ingaggiando sfide con gli azzurri oggi purtroppo lontane dal solo realizzarsi. 2003 – Trento (Italia) – sola salita Doppietta azzurra, ancora una volta, nella classifica per Nazioni. Al maschile non semplicissimo fu contrastare quella Slovacchia che soltanto l’anno prima, ai Mondiali di Innsbruck, aveva graziato gli azzurri anche per…errore di percorso di un paio dei suoi protagonisti di vertice. Così vanno talvolta le vicende, e negli anni che seguivano la divisione dell’ex Cecoslavacchia entrambe le risultanze spesso scalavano i podi internazionali.
Catherine Lallemand (Bel) Le lacrime di Catherine Lallemand, così diverse da quelle di Angela Mudge. La scozzese, quest’ultima, delusa per l’occasione sfumata, la belga commossa per un trionfo che avrebbe però pure rappresentato il suo sublime saluto all’atletica di alto livello e l’ingresso, purtroppo, tra le spire dell’anoressia, da cui solo nelle ultime stagioni sarebbe poi felicemente uscita. Sul podio con loro, all’indomani dell’argento iridato di Innsbruck, l’azzurra Antonella Confortola, già grande nel fondo, ma ai suoi primi cimenti nella corsa in montagna internazionale. Al maschile, il primo grande trionfo continentale dell’azzurro Marco Gaiardo, allora ancora in maglia Atletica Trento. Mai in discussione la sua vittoria, con l’austriaco Helmut Schmuck, lo storico rivale del nostro Antonio Molinari, secondo e il ceco Robert Krupicka terzo. Giù dal podio e quarto, Marco De Gasperi, con i punti fondamentali per il successo azzurro ad arrivare dal quattordicesimo posto di Emanuele Manzi, mentre solo trentatreesimo chiuse quell’Andrea Agostini che, insieme a Nives Curti, aveva dominato nel ’94 la prima sfida europea, il Criterium disputato a Quantin sull’altopiano bellunese. 2004 – Korbielow (Pol) – salita e discesa L’unico trionfo continentale di Marco De Gasperi: Trento e poi Pamukkale a parte, quando presente, sempre sul podio europeo l’azzurro, ma una sola vittoria. Il che fa un poco specie per chi sei volte avrebbe invece conquistato la cima iridata. Quel giorno però successo netto, non differentemente da quello di Anna Pichrtova (Cec). Con loro sul podio, l’austriaco Florian Heinzle e altro azzurro, il sempre presente Marco Gaiardo, mentre al femminile il bronzo di Rosita Rota Gelpi seguiva l’argento dell’austriaca Andrea Mayr. Settima la Confortola, ottava la Gaviglio, diciottesima Elena Riva, con l’Italia in cima ad entrambe le classifiche per Nazioni anche grazie al sesto posto di Alessio Rinaldi e al decimo di Davide Chicco.
Marie Laure Dumergues (Fra) Su tracciati davvero veloci, molto altro azzurro in ogni caso in cima alle graduatorie: quinto Gabriele Abate, sesto Bernard Dematteis, ma anche sesta Cristina Scolari e undicesima Maria Grazia Roberti. Podio sfiorato anche tra gli juniores, con Paolo Ruatti quarto e Andrea De Biasi quinto nella prova vinta da Husein Pak, turco manco a dirlo. Venticinquesimo Marco Barbuscio, trentunesimo Federico Vaglia, ma Italia comunque d’argento, dopo i due successi tra gli assoluti. Tra le juniores, titolo alla rumena Ionela Denisa Dragomir, con le azzurrine quarte e ancora giù dal podio nonostante il quinto posto di Letizia Titon, il decimo di Mabel Tirinzoni e il quindicesimo di Cristina Mondino. 2011 – Bursa (Tur) – sola salita Il quinto successo consecutivo, tra l’entusiasmo della sua gente, gli valse la nomination della EA quale atleta europeo del mese di luglio: sino ad allora non era mai successo per uno specialista della corsa in montagna, in fondo giusto che accadesse proprio Ahmet Arslan. Alle spalle del nuovamente imbattibile turco, ecco l’argento di Gabriele Abate, che in terra turca portò a compimento una delle sue imprese più belle di sempre: un premio importante per la carriera dell’azzurro. 
- Gabriele Abate, secondo dopo un gran duello con Arslan
Il bronzo, dopo la squalifica del portoghese Gaspar, andrà in sorte ad altro azzurro, Bernard Dematteis. In una classifica dunque in parte riscritta, bello e sorprendente il quinto posto per l’esordiente Alex Baldaccini, che fece così dimenticare la giornata negativa di un Martin Dematteis finito lontano e oltre la ventesima posizione. Il cuneese ampiamente si sarebbe rifatto ai Mondiali, ma a Bursa intanto l’argento premiò anche le fatiche di Antonella Confortola: la trentina della Forestale nuovamente sul podio continentale, dopo il bronzo di otto anni prima. Titolo alla svizzera Strahl, il secondo dopo Telfes 2009, con la slovena Krkoc medaglia di bronzo. Quarta Valentina Belotti, ventesima Alice Gaggi, mentre sedicesima chiuse Ornella Ferrara. Strano a dirsi per una del suo calibro, ma esordiente in azzurro: così talvolta è pure la montagna… Tra gli juniores, Italia di bronzo al maschile, grazie al decimo posto di Enrico Lembo, al tredicesimo di Cesare Maestri, al ventesimo di Giovanni Olocco e al ventottesimo di Andrea Pelissero. Podio che invece ancora sfugge alle juniores, settime in una classifica che vive sul nuovo duello tra Turchia e Romania, con Letizia Titon undicesima, Silvia Zubani ventesima e Sara Lhansour ventitreesima. In chiave individuale, secondo successo consecutivo per la rumena Dragomir e nuova tripletta della Turchia, con titolo questa volta a premiare Nuri Komur. 2012 – Pamukkale (Tur) – salita e discesa La conferma e la sorpresa. Nuovamente in Turchia, questa volta tra le pieghe della storia, tra il bianco di Pamukkale e il suo sito archeologico patrimonio dell’Umanità per l’Unesco. La conferma porta il nome dell’idolo di casa Ahmet Arslan, la sorpresa quello della svizzera Monika Furholz. Per Arslan la soddisfazione di vedersi seguire sul podio dal connazionale Erkan Muslu, mentre il rumeno Ionut Zinca sfila il bronzo dal collo dell’azzurro Gabriele Abate. Il suo quarto posto miglior risultato di rassegna in cui per la prima volta l’Italia non conquista medaglie individuali. A squadre arriva l’oro tra gli uomini e l’argento tra le donne, pur dopo vigilia difficile per virus che nella notte visita le camere di più di qualche azzurro: tra i più colpiti Bernard Dematteis, che chiude ventitreesimo. Giunto in Turchia con attese dorate, il cuneese quel giorno non sapeva che poi forse la storia ogni tanto concede bellissime rivincite. Quinto Marco De Gasperi, settimo Xavier Chevrier, al suo esordio tra i seniores dopo i fasti iridati in campo giovanile. Al femminile, non troppa gloria per le azzurre. Alle spalle della Furholz, la maratoneta russa Nadezdha Leshchinskaia e la ceca Pavla Schorna. Settima Antonella Confortola, nona Alice Gaggi, poi quattordicesima Maura Trotti e diciottesima Maria Grazia Roberti. Per la Trotti l’approdo in azzurro in età non più da ragazzina, per la Roberti, la “capitana” di mille battaglie. l’ultimo atto di carriera infinita, l’ultima maglia azzurra per lei che al femminile detiene il record di presenze in montagna.
In campo juniores, Italia quarta al maschile, ottava al femminile: migliore del lotto Cesare Maestri, sesto, mentre Michael Monella chiude decimo. Ventesimo Fabio Bulanti, trentacinquesimo Dylan Titon, mentre tra le ragazze Ilaria Dal Magro, Iris Facchin e Sara Lhansour chiudono nell’ordine dal ventiduesimo al ventiquattresimo posto. Il podio allora per altri: festeggia la Gran Bretagna, con Annabel Mason a precedere le turche Eytemis e Ylmaz. Festeggia non di meno e una volta in più anche la Turchia, con Ahmet Ozrek a precedere il tedesco Anton Palzer e il russo Vitaly Lagushin. 2013 – Borovets (Bul) – solo salita Dal passato remoto a quello più prossimo, colorato d’azzurro come non mai nella storia della rassegna continentale. Tre ori, due argenti e un bronzo. Sei medaglie, ma soprattutto il gran giorno di Bernard Dematteis, inarrestabile su di una salita lungo la quale termina il regno di Ahmet Arslan. Davanti al turco, in Bulgaria, anche un Alex Baldaccini in grande spolvero, mentre Xavier Chevrier, da quarto, pure lui soffia sul collo del sei volte campione continentale. Assedio azzurro, con Martin Dematteis in giornata no e soltanto ventitreesimo, a sorridere comunque per un oro a squadre che fa il paio con quello delle donne. Al solito dominio dell’austriaca Andrea Mayr risponde l’ennesimo argento di Valentina Belotti, che nel finale ha la meglio sulla slovena Mateja Kosovelj. Giù dal podio, al quarto e quinto posto, altre due azzurre, Elisa Desco e Renate Rungger, mentre ventottesima chiude l’esordiente Samantha Galassi. Il terzo oro a squadre sfugge di un soffio tra gli juniores: soltanto un punto separa la Turchia dagli azzurrini, che festeggiano soprattutto il sorprendente bronzo di Michele Vaia. Ottavo Giampaolo Crotti, undicesimo Nadir Cavgna, trentacinquesimo Michael Monella. Due turchi davanti al trentino Vaia, con il titolo a premiare Ramazan Karagoz, poi argento iridato qualche mese dopo. Al femminile, quinte le azzurrine che tornano ad avvicinare il podio: decima Laura Maraga, quattordicesima Michela Comola, sedicesima Alba De Silvestro, ventiquattresima Simona Pelamatti. Titolo individuale alla Germania, grazie alla “stellina” Melanie Albrecht, quello a squadre alla Russia.


















