1 gennaio 2014 – Dalla meraviglia di Alice agli occhi di Berny. Si ferma questa volta a luglio il nostro viaggio a ritroso nella scorsa estate della corsa in montagna italiana. Fermata d’obbligo per celebrare l’acuto di un grande, ancorché giovane e contemporaneo, della specialità, al quale sino a quel momento era però mancato l’acuto che facesse storia. Il calendario questa volta non fino in fondo ci viene in soccorso, perché gli Europei di Borovets si collocano una settimana prima di quel 14 luglio che pur sempre vale una presa della Bastiglia. Rivoluzione in qualche modo allora un poco anticipata e diretta questa volta non tanto verso l’assolutismo francese quanto contro un lontano erede dell’Impero ottomano, un piccolo sultano da sei anni dominatore della scena continentale.
Nel suo volare verso il traguardo, Bernard Dematteis, lassù alle pendici bulgare del Monte Mussala, chiude l’era di Ahmet Arslan e ricollega l’atletica italiana che corre in montagna al suo ultimo successo individuale tra gli uomini in campo europeo. A correre, quella volta, non era tanto il 2006, quanto un bellunese di nome Marco e cognome Gaiardo, che nella ceca Upice replicava anche in salita e discesa il successo ottenuto sull’amata sola salita: era quella volta a Trento, era il 2003. Lì in mezzo l’unico acuto continentale dell’invece abbonato all’iride Marco De Gasperi: vittoria targata Polonia e datata 2004. Dopo Gaiardo e De Gasperi, ecco allora il grande giorno di Bernard Dematteis, che in un luglio vissuto sulle stelle mette in fila almeno tre prestazioni monstre: l’Europeo che qui celebriamo, il “primato mondiale” del Km Verticale e poi la grande cavalcata di Arco, laddove anche stuolo di africani devono guardarne le spalle . A Borovets, a livello individuale, l’Italia festeggia anche l’ennesimo argento di Valentina Belotti, il sorprendente bronzo dello junior Michele Vaia e poi una gara maschile in cui si sfiora storica tripletta: alle spalle di Bernard, brilla forte l’argento di Alex Baldaccini, mentre di un soffio sfuma la bella rimonta di Xavier Chevrier, con il bronzo rimasto a premiare Ahmet Arslan, sovrano decaduto allora con grande onore. Ma nel giorno in cui soffre sino al traguardo il gemello Martin, si concretizza il momento cui Bernard aspirava da molto tempo. Se sensibilità spiccata si è ricevuto in dono, se spirito anche un poco “testone” e rivoluzionario governa la tua anima montana, non è sempre facile trovare il giusto amalgama tra testa e gambe, tra serenità e cattiveria agonistica. Un magico equilibrio che sintesi perfetta trova però quel giorno in quel suo progressivo salire, sempre più forte, sempre più vicino all’oro che sognava e inseguiva. Ci sono storie che per trovare un loro lieto fine hanno forse soltanto bisogno di un poco di pazienza, ci sono abbracci che nella loro semplicità ti rimangono nel cuore. Ci sono sguardi, ci sono occhi che dicono tutto, senza bisogno di parole. Perché racchiudono un vissuto, a tratti anche difficile e sofferto più di questa salita. Sul podio di Borovets, mentre il dito punta verso il cielo, quegli occhi brillano di felicità, consapevoli come raramente mai. Pronti ad accogliere con un sorriso anche quella piccola lacrima che scendendo lenta colora giornata che se l’avessi dovuta disegnare tu, Berny, anche nei sogni della vigilia più bella non avresti potuto. Da Borovets, il video ufficiale di European Athletics: http://www.european-athletics.org/videos/video=impression-the-european-mountain-running-championchips-borovets-2013/