16 settembre 2013 – Dalle emozioni della diretta twitter ad una riflessione un poco più articolata a posteriori. La Jungfrau Marathon 2013 passerà probabilmente alla storia per l’impresa dell’austriaca Andrea Mayr, capace di prendersi oltre a pronosticabile vittoria anche lo storico record femminile della gara: un 3h20’20” che sposta oltre i confini posti nel 2001 dal 3h21’03” di Marie Luce Romanens, l’elvetica specialista dell’orienteering che sottrasse il primato alla connazionale Franziska Rochat Moser, la sfortuna atleta poi scomparsa a soli 36 anni in incidente in montagna dopo aver anche vinto la Maratona di New York nel 1997.

L'arrivo vincente di Andrea Mayr

L’arrivo vincente di Andrea Mayr

Jungfrau Marathon, una maratona vera e propria, ma atipica se non altro per il profilo altimetrico: da Interlaken si punta verso tutte le suggestioni che regala la parete dell’Eiger, con un dislivello di 1823 metri in gran parte concentrato negli ultimi chilometri di gara, con l’asfalto e un profilo dolce a caratterizzare invece la prima metà almeno del tracciato. Una grande classica, perfettamente organizzata, che migliaia di appassionati raduna ogni anno, destando grandi attenzioni anche sotto il profilo mediatico e commerciale. In questo contesto, chiaro che le attenzioni più importanti della vigilia fossero concentrate sul debutto in gara dell’enfant du pais Viktor Rothlin, il campione europeo di maratona, storico avversario del nostro Stefano Baldini in buona parte della sua carriera. Rothlin non ha vinto, ma ha comunque dimostrato di correre forte anche nei tratti più impegnativi della salita: il suo 2h53’21”, a pochi secondi dall’eritreo Petro Mamo, rappresenta in ogni caso uno dei migliori tempi mai corsi da queste parti. Il record maschile di Jonathan Wyatt – 2h49’01” nel 2003 – regge anche agli attacchi della più veloce Jungrfau di sempre quanto a media cronometrica degli atleti saliti sul podio. Al km 30 la gara pareva pendere verso Petro Mamo, lì capace di allungare e in grado di dare importanti garanzie di propensione alle pendenze finali viste le credenziali del titolo iridato conquistato sul Tonale nel 2012. Così però non è stato, perché d’accordo non era Geoffry Kituni Ndungu, ventinovenne keniano capace di 2h08’33” in maratona, tempo corso nel 2011 a Dublino dove aveva poi nuovamente vinto anche quest’anno.
Il fascino Jungfrau

Il fascino Jungfrau

Per i colori azzurri, la Jungfrau 2013 non regala podi, ma quattro piazzamenti compresi tra il settimo e il decimo posto. Nell’ideale classifica nazionale, il riassunto parte allora dall’azzurra di Lunghe Distanze Ivana Iozzia, settima in 3h34’47” in prova che l’aveva a lungo vista lottare per il quinto posto anche con la vincitrice 2012 Stevie Kremer (Usa), costretta questa volta a lasciare spazio oltre che alla Mayr anche ad Aline Camboulive (Fra), Martina Strahl (Svi) e Sabine Reiner (Aut).  Alle spalle della Iozzia, ottava termina Elisa Desco (Atl. Alta Valtellina): partita più cauta, come già alla Sierre Zinal, la rimonta di Elisa questa volta non va in porto sino in fondo e lei al traguardo non era dunque ovviamente soddisfatta. Dal suo ottavo posto al nono di un assiduo frequentatore di questa gara, Gerd Frick (Telmekom Sudtirol), sempre ottimamente piazzato alla Jungfrau: chiude in 3h06’05”, esattamente un minuto in meno di altro altoatesino, Hannes Rungger (Sportler Team) che completa così un finale di top ten tutta azzurra. Nelle parti alte della classifica altri atleti provenienti dall’Alto Adige, alcuni dei quali dal buon passato agonistico anche negli sport invernali: diciottesimo Gunther Mair, ventunesimo Jochen Strobl, ventiseiesimo Michael Nocker. Tra i migliori cinquanta anche il bresciano Patrick Nicolini, quarantacinquesimo, mentre al femminile dopo le primissime si segnala anche la sessantunesima piazza della cuneese Stefania Cherasco (Dragonero).