11 dicembre 2012 – Una lunga intervista ad Emanuele,”Lele” Manzi ad opera di Cristina Speziale, addetto stampa del Comitato Provinciale di Fidal Sondrio. Un lungo cammino attraverso le pieghe di una carriera che l’azzurro della corsa in montagna ha cominciato ad incrociare nell’ormai non più vicino 1995. Un racconto che, allora, pubblichiamo pure noi…
Emanuele, dopo un lungo stop per infortunio, finalmente sei tornato alle gare. Come stai?

Bene grazie, la micro-frattura che mi ha tenuto per quasi tre mesi fuori dalle gare è risolta. Purtroppo gli infortuni fanno parte del gioco nel nostro sport! Quando si presentano bisogna aver la capacità di recuperare per gradi, cercando di restare in forma facendo allenamenti “alternativi”. Grazie al mio programma di mantenimento senza corsa, utilizzando la corsa in acqua e la bici sono riuscito a perdere il meno possibile, recuperando la forma migliore in poco tempo. La tua storia di atleta è molto lunga, parte dagli esordi giovanili con il G.P. Santi Nuova Olonio. Come ti sei avvicinato alla corsa? Ho iniziato a livello scolastico, con le gare giovanili a 13 anni. Poi grazie al mio primo allenatore, Adriano Santi mi sono appassionato ed ho proseguito con l’attività. Credo che la mia longevità sia dovuta all’approccio iniziale che ho avuto con l’atletica. Era un gioco e il risultato finale non contava. Solo stare in gruppo e divertirsi. Gli allenamenti non esasperati mi hanno permesso di non “bruciarmi” subito e ancora oggi mantengo l’entusiasmo di un tempo. Quando hai scoperto che la corsa in montagna era fatta proprio per te? A dire il vero la specializzazione è arrivata in “tarda” età, solo dopo il mio ingresso nel Gruppo Sportivo Forestale, avvenuto nell’anno 2000. Prima mi piaceva spaziare dalla montagna al cross, alle gare su strada e in pista. Sono persino riuscito ad ottenere un sesto posto ai campionati italiani assoluti sui 3000 siepi. Il primo successo importante è il titolo di campione italiano nel 1992, da allievo. Da allora si comincia a fare sul serio, vero? In realtà tutto è proseguito ancora come un divertimento anche se mi sono sempre allenato costantemente e con impegno. Solo dopo l’esordio nella categoria seniores, visti i risultati, ho capito che potevo fare della mia passione anche il mio lavoro. Nel 1995 il debutto in maglia azzurra: cosa ti ricordi di quel 4° posto da junior ai Mondiali di corsa in montagna a Edimburgo? In realtà l’esordio avvenne nell’inverno di quell’anno, in occasione dei Campionati Mondiali di cross di Durham. Nonostante la “batosta” presa ed il 110° posto finale, è stata un’esperienza indimenticabile. Quanto alla gara di Edimburgo, altra grande emozione. Eravamo un gruppo di juniores unitissimo, ed il risultato finale con vittoria individuale e a squadra fu il coronamento di un’estate di raduni e divertimenti insieme. L’ultima maglia azzurra è invece quella dello scorso anno ai Mondiali di Tirana: dopo qualche anno “fuori dal giro” per te un rientro importante. Com’è andata? Dopo i Mondiali di casa a Campodolcino del 2009, ed un 2010 un po’ acciaccato ho centrato la qualificazione per quelli di Tirana. Diciamo che dal punto di vista del  tracciato e della logistica, tra tutti quelli disputati è stato il peggiore… Quanto al mio risultato, oltre al titolo a squadre, individualmente ho disputato un ottima gara finendo al sedicesimo posto. A dieci anni dal mio esordio in maglia azzurra credo sia un bel risultato.

Lele Manzi ai Mondiali di Tirana

 In 16 anni di attività ad altissimo livello spicca il 2° posto ai Mondiali di Arta Terme nel 2001. Quale fu la tua gioia? Di sicuro è stata una delle mie migliori gare di sempre. Tutta quella stagione fu di altissimo livello, con la vittoria nella finale di campionato italiano a Serle, nella finale del Grand Prix a Lubiana e gli italiani a staffetta. Riuscire ad arrivare di poco alle spalle del mio amico e compagno di squadra Marco De Gasperi fu una gioia immensa. Anche grazie a lui quella stagione segnò il mio salto di qualità. Quale il successo che ritieni per te più bello? Non riesco ad individuare successi o sconfitte cocenti. Ho sempre cercato di dare il massimo delle mie possibilità ad ogni gara a cui ho partecipato e sono orgoglioso di non essermi mai ritirato in 22 anni di gare (solo una volta, ai campionati italiani promesse sui 3000 siepi a Fiuggi a causa di una caduta su una barriera fui costretto ad abbandonare la gara) Quanti Paesi hai avuto la fortuna di visitare grazie alle gare? Ormai ho perso il conto! Comunque in venti anni di gare ho visitato tutti i continenti, tantissimi paesi: dalla Nuova Zelanda alla Nigeria, Brasile, Malesia, Stati Uniti, Vietnam solo per citarne alcuni. Adoro viaggiare, scoprire nuove culture e cercare di entrare in sintonia col luogo che visito. Anche le varie cucine etniche che amo provare sono un ulteriore modo di sentirmi parte del paese in cui vado. La corsa in montagna oggi e 20 anni fa: cosa è cambiato? Bella domanda! Mi verrebbe da dire nulla… e forse è questa la pecca ed il fatto che ha portato nuove discipline, come trail e skyrunning,  a superare, di gran lunga, i “nostri” praticanti. E’ un dato oggettivo che se negli anni 2000 i partenti ad un campionato italiano sfioravano i 300 ed oggi raggiungono a malapena i 100, qualcosa nel sistema si sia “inceppato”. Occorre rimboccarsi le maniche, ripartire tutti uniti per cercare di rilanciare il movimento. Parlando con un esperto per i meno esperti: corsa in montagna, skyrunning, trail running. Ci spieghi in cosa si differenziano e chi li può praticare? Sono discipline affini e praticabili da tutti. L’importante è procedere per gradi. Non si può pensare di improvvisare certe gare, soprattutto quelle più lunghe. Il trail, che sta spopolando negli ultimi anni, ha un approccio meno agonistico e più “amichevole” alle competizioni. Solitamente le distanze delle gare sono medio-lunghe senza passaggi particolarmente impegnativi. Per quanto riguarda lo skyrunnig, proprio come dice il nome, ha gare che si sviluppano su tracciati d’alta montagna (a fil di cielo), spesso con dislivelli importanti. La corsa in montagna “ufficiale”, regolamentata dalla federazione ha tracciati differenziati (quasi sempre) per uomini e donne con distanze variabili ma solitamente mai superiori ai 15km. In realtà molte competizioni che rientrano in una o nell’altra disciplina potrebbero rientrare nell’altra. Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione? In primis i Campionati Italiani di corsa in montagna ed i Mondiali, con un occhio alle gare più lunghe (corsa in montagna di lunga distanza) alle quali mi sono avvicinato negli ultimi anni. Essere atleta professionista è sicuramente una bella conquista perchè permette di fare della propria passione il proprio lavoro, ma allo stesso tempo aumentano anche le responsabilità perchè bisogna assicurare risultati di un certo livello. Cosa vuol dire fare parte del Corpo Forestale dello Stato? Di sicuro devo essere grato al Gruppo sportivo Forestale che mi ha dato la possibilità, in questi anni, di poter praticare l’attività a livello professionistico. In Italia se non ci fossero i corpi militari,  sarebbe quasi impossibile per un atleta riuscire a fare il professionista e di sicuro i risultati ne risentirebbero. Dall’altra, giustamente, vista la posizione “privilegiata”, ritengo sia giusto il garantire risultati di un certo rilievo. Credo che l’ingresso in un gruppo sportivo militare debba essere il punto di partenza per un atleta, non quello di arrivo come spesso accade per qualcuno.

Lele durante gli Italiani di Zelbio 2011

Non solo sport: quali sono i tuoi interessi e cosa fai nel tempo libero? Amo leggere, spaziando da libri di avventura a quelli storici o più impegnati. Mi piace ascoltare musica senza focalizzarmi su un particolare genere. E poi documentarmi e continuare ad allenare la mente oltre che le gambe… Non solo atleta, ma anche allenatore: come ti trovi in questa nuova veste? Mi piacerebbe che tutta l’esperienza accumulata in questi anni possa essere “trasmessa” ad altri, soprattutto ai più giovani. Oggi questo rappresenta una vera e propria sfida. I ragazzi tendono ad essere sempre più sedentari e le mode del momento li portano lontani dallo sport. A prescindere dal risultato credo sia fondamentale, nella loro formazione psico-fisica avvicinarsi alla pratica dell’atletica o dello sport in generale. Il tuo impegno nella promozione della corsa in montagna con il portale https://www.corsainmontagna.it/: quali risultati avete ottenuto sinora? E’ nato tutto come un gioco e pian piano ci ha appassionato fino ad essere diventati il punto di riferimento del settore in Italia ma non solo. Credo sia un buon servizio per tutti coloro che praticano la nostra disciplina o si vogliono avvicinare ad essa. Spesso il tuo nome è stato associato a quello di Marco De Gasperi: come la coppia d’oro della corsa in montagna nati atleticamente e cresciuti in Valtellina. Oltre che compagni di squadra siete anche amici. Quanto vi ha aiutato questo nella vostra carriera? Marco prima di tutto è un amico oltre che un compagno di squadra. In questi anni vissuti sportivamente l’uno al fianco dell’altro abbiamo vissuto gioie e dolori che la vita ci riserva anche al di fuori dell’ambito sportivo. Avere al fianco un campione del suo calibro è stato sicuramente un vantaggio. Lui più estroverso ed istintivo, io più riflessivo e pacato, credo che ci siamo sempre compensati a vicenda. Parlando di coppia d’oro, ora l’etichetta è più adatta a te e Valentina (Belotti, naturalemente…) che vi siete sposati a settembre e siete appena tornati dal viaggio di nozze. E’ andato tutto bene? Direi benissimo, anche perché come meta abbiamo scelto New York e Caraibi. Per fortuna abbiamo visitato la città prima del passaggio dell’uragano e poi ci siamo rilassati al caldo di Turks & Caicos. Unico inconveniente, in realtà molto gradito…, la cancellazione del volo di rientro che ci ha costretto a prolungare la nostra vacanza al mare. L’atletica vissuta in coppia: com’è? Vantaggi e svantaggi come per tutte le coppie che si trovano a lavorare insieme. Di sicuro per due persone  che praticano a livello agonistico una disciplina come la nostra, avere gli stessi ritmi di vita, esigenze alimentari, weekend sempre fuori casa facilita le cose. Dall’altra parte stare quasi ventiquattro ore al giorno insieme, alle volte porta a qualche piccolo attrito ma sempre facilmente superabile. Per concludere, progetti per il futuro: sia agonistici che personali… Oramai credo di essere verso la fine della mia carriera professionistica, anche se credo che visto il perdurare dell’entusiasmo possa ancora togliermi qualche soddisfazione. Poi resterò sicuramente in questo mondo anche perché mi sono costruito tutta una serie di amicizie che resteranno per sempre. Cristina Speziale   I primati personali di Lele Manzi MT:3000 siepi 8:54.00 MT:5000 14:33.00 MT:10000 30:07.07 Mezza maratona: 1h06’47” Presenze in azzurro: 13 Nella corsa in montagna: Sei volte campione mondiale della corsa in montagna a squadre Vicecampione mondiale di corsa in montagna individuale nel 2001 Sedici titoli italiani di corsa in montagna (individuale o staffetta)