7 settembre 2012 – Immagini, commenti, emozioni, soprattutto. A rileggerle a qualche giorno di distanza, un poco cambiano forma, un poco sedimentano, un poco, quello anche, si trasformano in parole. O in riletture di sguardi che parlano per loro… Gli occhi, allora. Quelli che brillano o si spengono al traguardo, diventando specchio di quello che c’è nel cuore. Al termine della fatica, un passo più in là del traguardo, non c’è spazio per la finzione. Nelle ore, nei giorni che seguono, magari cambiano e si articolano le valutazioni. Ma sotto lo striscione d’arrivo…soltanto gli occhi: rileggiamolo così questa volta il Mondiale.
Gli occhi, allora. Gioia allo stato puro in quelli di Andrea Mayr e della nostra Valentina Belotti: invasi dalle lacrime, salutano il mondo dell’atletica quelli dell’austriaca – sarà poi addio definitivo? – , mentre un poco pure ringraziano che sia finita vigilia colma d’ansia quelli dell’azzurra. Sorridono, in ogni caso, gli occhi di Valentina, risorta in gara, come tante altre volta nella sua vita agonistica e ora attesa…da altro traguardo, da altro coronamento di sogno. Pieni di luce e di sogni che prendono forma anche quelli di Alex Baldaccini e di Xavier Chevrier, ma anche di Alice Gaggi: i volti più giovani dello squadrone azzurro, sul Tonale capace di spostare più in alto il livello della propria personale crescita agonistica.
A sorridere sono anche gli occhi di Gabriele Abate , come in fondo quelli di Marco De Gasperi: lo fanno in modi e in chiavi diverse, ma la loro è gioia intrisa di consapevolezza. Di chi ha posto altro tassello, di chi ha scalato altro gradino, di chi ha già fatto lungo percorso, e che qui o altrove trova motivi e stimoli per sognare ancora.
Occhi delusi, e per questo forse più catalizzatori di empatia: quelli di Berny Dematteis, quelli di Tonino Toninelli, così come quelli di Renate Rungger o Antonella Confortola: Qualcosa, per motivi diversi, prima o durante, per loro non è esattamente andato così come volevano: i loro occhi, allora, a dirlo sinceramente, cercando il conforto – che puntuale arriva – di chi più vicino era loro stato anche nel cullare i sogni di questo appuntamento…
D’argento pure lui vestito, poco sorride lo sguardo di Azerya Teklay Woldemariam: vaglielo a dire, all’eritreo, che ancora una volta è secondo. Occhi forse più sbarrati che trionfanti, quelli del connazionale Petro Mamo o dell’altra Africa che ugualmente vince: lo sguardo in festa di un Cherop quasi smarrito nel ritrovarsi solo e quello terrorizzato, in partenza, dei suoi connazionali:Gli occhi degli altri due ugandesi, quelli solo, nel realizzare che la prova juniores nel frattempo già era partita.

