Pamukkale, ovvero il “castello di cotone”. Così se dal turco si vuol tradurre e ritrovarsi immediatamente immersi in una delle bellezze più famose della Turchia, in uno dei Patrimoni dell’Umanità secondo quanto sancito dall’Unesco. Sarà allora anche e soprattutto per il contesto che attornia la gara un Campionato Europeo davvero particolare quello che, un solo anno dopo Bursa 2011, torna a mettersi sulle spalle una bandiera rossa con una falce di luna e una stella.
Una corsa all’indietro nel tempo e proiettata in una storia che chiede di rispolverare qualche reminescenza ellenistico-romana, per atterrare con un minimo di preparazione, magari anche soltanto “bignamica”, tra rovine e siti archeologici alla cui riscoperta e salvaguardia molto hanno contribuito intelligenze ed opere italiane.
Tra i resti dell’antica Hierapolis e le bellezze naturali che l’attorniano si dirameranno dunque le trame agonistiche della massima rassegna che l’Europa dedica alla corsa in montagna. Tra le acque termali che sgorgano in mezzo alle rovine, tra la necropoli e il teatro romano correranno gli atleti, magari anche un poco distratti da quel fenomeno naturale che famoso rende nel mondo il sito di Pamukkale: quegli spessi strati bianchi calcarei che ricoprono il pendio della montagna, simili a cascate di ghiaccio o forse ancora meglio…ad un “castello di cotone”.
Siamo nella provincia di Denizli, nel sud-ovest della Turchia: là dove sabato mattina quel ghiaccio evocato, assai presumibilmente, lascerà spazio a caldo decisamente più torrido. Temperature elevatissime ben oltre i 30 gradi, quelle che hanno indotto Comitato Organizzatore e Federazione Europea ad anticipare ancora rispetto alla prima stesura l’orario di partenza delle quattro prove previste, tanto che i seniores uomini, ultimi a partire, scenderanno in gara già alle ore 9.45.
E tra suggestione del contesto e previsioni atmosferiche, sempre più calda pure si fa la vigilia dell’Europeo.
Paolo Germanetto