Interview also available in english – Seconda parte, allora, della nostra lunga intervista con Nancy Hobbs e Paul Kirsch. Dagli aspetti tecnici e organizzativi ad uno sguardo allargato su corsa in montagna, skyrunning e trail. Tre “mondi”, tanto per rifarci alla costruzione grafica e concettuale del nostro sito, che negli States vivono a stretto contatto tra di loro, nella comune ricerca di sponsor, visibilità e risultati agonistici. Una realtà in cui anche gli atleti di vertice vivono come prassi piuttosto comune l’essere di volta in volta impegnati in un contesto piuttosto che nell’altro, una realtà in cui anche sul piano organizzativo è forse più opportuno parlare di un solo grande ambito piuttosto che di tre orizzonti distinti e a sé stanti. Spazio allora a questo ulteriore approfondimento: provare a conoscere e capire quanto accade in contesti diversi dal nostro, a noi pare sempre utile. Non fosse altro che per allargare i propri orizzonti e non fossilizzarsi troppo sulle proprie posizioni.
Orizzonte USA – seconda puntata Interview also available in english: Nancy Hobbs Paul Kirsch interview second part Corsa in montagna, Trail, Skyrunning: specialità diverse, ma con molte assonanze a cominciare dai protagonisti che, in particolar modo in USA, finiscono spesso per essere gli stessi. Pensi sia possibile la convivenza fra questi mondi o credi che le discipline debbano seguire strade diverse? Nancy: Dal punto di vista statunitense, dato che non esiste ancora una grande massa di persone che partecipano a queste discipline, noi pensiamo che creare un percorso separato per ciascuna disciplina servirebbe solo a ridurre l’esposizione complessiva del settore, in termini mediatici e di sponsor. Ci sono così tante similitudini tra queste discipline che ha più senso lavorare insieme! Sono gli atleti a guidare lo sport, è grazie alla loro partecipazione che abbiamo la possibilita’ di far crescere lo sport. Molti non distinguono neanche la differenza tra la corsa in montagna, il trail e lo skyrunning e in fondo non è fondamentale: gli atleti vogliono solo correre. Ognuno potrà scegliersi un evento che soddisfi le proprie esigenze. Se non si desidera correre in mezzo alle rocce, sulla neve, in quota non sceglieranno un evento di Skyrunning, oppure possono scegliere di cimentarsi in qualsiasi gara – trail, montagna – che raggiunga altitudini superiori ai 2.000 metri o giù di lì. Penso che sia fantastico dare agli atleti così tante opzioni per godere la vita all’aria aperta calzando solo un paio di scarpe da corsa – o per alcuni nemmeno quelle dato che corrono a piedi nudi… – e l’abbigliamento adatto alle condizioni in cui le gare si svolgono. Paul: Nel nord-est degli Stati Uniti abbiamo una comunità molto unita di corridori che gestiscono in estate le corse in montagna e le gare di trail e in inverno le gare con racchette da neve. Le gare trail sono talvolta corte e talvolta ultra. Abbiamo tutti la stessa passione per lo sport e sarebbe molto miope per noi voler isolare piuttosto che unire. Sempre più corridori di maratona su strada negli Stati Uniti stanno cercando questo tipo di eventi, e ciò è solo un bene per il nostro sport. Come direttore di gara, nulla mi esalta di più che vedere qualcuno correre la sua prima gara di corsa in montagna o di trail o con racchette da neve, e che spesso sentano di condividere questa esperienza con i loro amici. Unire invece di separare: ciò porta un maggiore senso di comunità a tutti i nostri sport, questo ci aiuterà a continuare a far crescere tutte le nostre discipline. Come si pone l’America che corre in montagna in rapporto ai social media e ad internet in generale? Pensi sia utile la diffusione del nostro sport con questi canali per attirare nuovi sponsors e creare nuovo interesse sui protagonisti? Nancy: Assolutamente! Soprattutto per avvicinare più giovani a questo sport: questo è il mezzo più comodo e rapido per farsi conoscere, questa è la promozione migliore e la promozione dovrebbe essere un tutt’uno con la formazione. Abbiamo bisogno di atleti, di direttori di gara, di tecnici, di dirigenti e di essere sempre a conoscenza degli aspetti ambientali del nostro sport. Insieme al rispetto del territorio, la conoscenza dei sentieri, delle montagne, della sicurezza dovrebbero essere parte del processo educativo. Per quanto riguarda sponsor e sostenitori, essi non sono interessati a rimanere nel “vuoto”, non vogliono investire in un profondo buco nero! Vogliono visibilità del loro prodotto e servizi e noi abbiamo bisogno di offrire uno spazio in cui la sponsorizzazione si trasformi in valore realizzato sia attraverso le vendite, sia attraverso le visite ai loro siti web, scatenando curiosità e interesse. Social Media e Internet hanno dato allo sport, ma non solo ad esso, enormi budget pubblicitari, con la possibilità di veicolare il proprio messaggio alla gente senza costi, tranne tempo e dedizione. Paul: Nel mondo dei Social Media, le armi migliori sono i tuoi fans che prenderanno il tuo messaggio e lo condivideranno per tutti, gratuitamente. Ma possono condividerlo solo se si dispone di un messaggio convincente e tempestivo, che rimanga attuale e sia subito disponibile online. Tempestivamente è un termine molto importante: la gente non vuole aspettare per i risultati, per conoscere storie, vedere immagini: li vuole subito! Con la squadra degli Stati Uniti il nostro impegno in questo ambito è forte, per essere sicuri di tenere aggiornati e vicini i nostri tifosi, affinché ci sostengano tutto l’anno. Otteniamo la maggior parte dell’interesse dei tifosi in occasione delle qualificazioni ai Campionati del Mondo, ma possiamo far sì che ci siano fedeli solo se ne coltiviamo l’interesse dopo la loro scelta di seguirci. Non è difficile farlo: siamo sicuri di poter pubblicare informazioni, almeno una volta alla settimana, con storie di interesse o i risultati delle gare. La nostra quota di fans, i loro amici, e il nostro sport, crescono…Basti vedere come dopo i Mondiali in Albania siano cresciuti in modo esponenziale i nostri fans di Facebook, perché siamo stati una delle uniche fonti di risultati in tempo reale. Nancy, da molti anni fai parte del Council della WMRA, cosa pensi che manchi a livello internazionale per poter dare una svolta e rendere più attrattiva questa specialità? Sono nel settore della corsa in montagna da più di trent’anni ed un membro del Consiglio WMRA dal 2000. Sono stata un’atleta – e continuo a pensare a me stessa come tale, anche se gli anni passano per tutti… – , un direttore di gara, ma soprattutto…una donna appassionata e profondamente convinta che la corsa sia un insegnamento di vita. Sulla base di tutte queste esperienze e dopo aver lavorato, volontariamente o con numerose organizzazioni, vedo un enorme potenziale di crescita nella corsa in montagna. Penso però che abbiamo bisogno di iniziare la promozione per suscitare più interesse nei nostri Paesi, imparando dagli altri sport cosa funzioni e cosa no. Ci sono tante Nazioni che hanno poca o nessuna idea di cosa sia la corsa in montagna: questo deve cambiare. La WMRA ha cercato di elevare il profilo della specialità, attraverso competizioni in quei territori e lavorando con Federazioni come la EA e la WMA. Inoltre la IAAF è stata determinante nel suo sostegno alla WMRA e ci ha aiutato nei nostri sforzi di sensibilizzazione. Credo che la promozione debba far parte dei nostri sforzi di sensibilizzazione: avere una copertura mediatica non include solo le notizie con i risultati delle gara, ma lo sviluppo di storie da raccontare. Storie che si concentrino sui personaggi di questo sport, sugli aspetti sani della specialità, sulle bellezze che si possono vedere e visitare durante una corsa in montagna. Credo che ci sia bisogno di rendere questo sport più attraente presso chi non ne è direttamente coinvolto, abbiamo bisogno di creare seguaci del nostro sport, siano essi atleti, spettatori, volontari o quant’altro. Abbiamo bisogno di ambasciatori e portavoce per creare interesse positivo per il nostro programma. Continueremo a creare immagini grandi e grandi prestazioni, ma abbiamo bisogno di farci largo attraverso i social media, i partner di settore, gli atleti, i dirigenti. Abbiamo bisogno di creare un marchio attrattivo: solo così possiamo creare un “marketing” del nostro sport. Paul: Il marketing è enormemente importante! Negli Stati Uniti sono nati molti nuovi sport, Crossfit e altre specialita’. Si tratta solo di vendere il marchio e le persone si identificano con esso e vogliono farne parte. Gli americani sono sempre alla ricerca di nuove sfide e avventure sportive: corsa in montagna e Skyrunning possono catalizzare tale interesse se saremo capaci di vendere il nostro marchio là fuori. Per far si che uno sponsor sia interessato ad investire, abbiamo bisogno che grandi numeri di persone siano interessate ai prodotti. Più le persone saranno interessate alla corsa in montagna o allo Skyrunning, piu’ gli sponsor saranno interessati a noi…e questo è un bene per i nostri atleti! Lo si vede già con il trail running negli Stati Uniti: è molto più facile ottenere uno sponsor di scarpe ora di quanto non lo fosse solo cinque anni fa, perché ora gli sponsor sanno che il mercato lì c’è…Home page » Orizzonte Usa: seconda puntata…
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