Martin Dematteis e il suo tris consecutivo, la tripletta della Confortola e la gran gara della Ferrara. Tra promesse e juniores, e uno sguardo che si sposta verso il Mondiale Martin e la sua tripletta consecutiva, come Marco Gaiardo (2005-2007), come Marco De Gasperi (2002-2004). Martin e la sfida allora rilanciata alla cinquina di Antonio Molinari (1997-2001) ed al poker di Fausto Bonzi (1983-1986). Martin Dematteis tra i più grandi di sempre, se solo vale l’equazione di certi accostamenti. Uno sguardo al passato per aprire, ma cronaca attualissima nel continuare: quella che, sui prati di Zelbio e del suo Pian del Tivano, risolve allora a favore del gemello cuneese la lotta per l’unico titolo tricolore alla vigilia rimasto votato all’incertezza. Cronaca certo, ma anche nuovo richiamo alla storia, per sottolineare allora il primo titolo italiano nella corsa in montagna conquistato dall’Esercito. Scenari appena aperti, subito chiamati, però, ai festeggiamenti: per farlo ci si affida a chi, dal 2009, da lassù in cima non vuole scendere, perlomeno in campo nazionale. Sul podio finale con lui salgono Marco De Gasperi e Gabriele Abate, mentre lì accanto, ma giù dai gradini più ambiti, si accomodano nell’ordine Bernard Dematteis, Alex Baldaccini ed Emanuele Manzi. Un ordine che pure rispecchia l’andamento della prova di Zelbio, con il solo inserimento, là davanti e a caccia della vittoria, del ritrovato ruandese dell’Orecchiella Jean Baptiste Simukeka, involatosi nella prima tornata e poi rimasto incollato a Martin sin quasi al traguardo. Cominciare dagli uomini, questa volta, giusto ci pare, nessuno ce ne voglia, non fosse altro che per dirimere da subito quell’unico dubbio non risolto da Domodossola e San Vito. Detto del vertice, con quei sei che da logica d’azzurro dovrebbero vestirsi a Tirana, pure va detto della bella prova di Andrea Regazzoni (Valli Bergamasche) e del ritorno tra i migliori dieci di Alberto Mosca (Orecchiella) e Rolando Piana (Recastello). Più ancora che le altre, prova maschile più ardua resa dal gran caldo, mentre sul tracciato di gara, come ormai di consueto o quasi, nuovamente si è accesa la bagarre tra fronde più o meno opposte. Proprio utile, ci pare, tavola rotonda sul tema, per provare a capire, confrontandosi a fondo senza pregiudizi di sorta, quale sia il futuro tecnico della disciplina. Sempre nella speranza che, prima o poi, anche in ambito internazionale pur si apra il dibattito? Tutto già deciso tra le donne, ma non scontata la trama di Zelbio. Non basta brutta caduta in bicicletta, nell’immediata vigilia, a fermare Antonella Confortola: per lei tripletta stagionale e bis tricolore, dopo il non più vicino successo del 2003. Per la forestale, ora, fari puntati su di un Mondiale magari non così adatto alle sue caratteristiche, ma che, comunque, potrebbe regalarle anche inattese sorprese. Dietro di lei, Valentina Belotti trova giornata poco felice, mentre Alice Gaggi nuovamente sale sul podio: bronzo domenica, bronzo finale. E se Monica Gasperi si ferma verso metà gara, eroina di giornata diventa Ornella Ferrara, capace di strepitosa rimonta nella seconda tornata di gara. Partita più cauta, l’ex maratoneta azzurra poco alla volta risale, sino a mettere davvero nel mirino la fondista trentina. Il suo secondo posto, la sua azione grintosa, in ogni caso, tra le storie più belle sui prati di Zelbio. Tra le promesse, titoli già assegnati a Mina El Kannoussi (Saluzzo) e Luca Cagnati (Caprioli San Vito) : gran bella stagione la loro e titoli meritatissimi per chi ora può davvero sognare cose importanti. Nell’ultima prova, meglio di loro, fanno però Sara Bottarelli (Valtrompia) e Xavier Chevrier (Valli Bergamasche), entrambi finiti a ridosso dei primissimi: ritrovata linfa, quanto mai necessaria, per un movimento che però, indubbiamente, più di un tempo fatica specie nelle posizioni immediatamente a ridosso dei migliori. In campo juniores, vittorie di giornata a Ilaria Dal Magro (Dolomiti Belluno) e Dylan Titon (Assindustria Padova). La prima è bravissima ad inserirsi nel vuoto lasciato da Letizia, sorella di Dylan, e già tricolore con una prova d’anticipo. Un fastidio tendineo a bloccarla, nella forte speranza che ora tutto possa risolversi in vista del Mondiale. Con la Dal Magro, sul podio salgono anche Lhansour e Zubani, quest’ultima involatasi in salita, ma poi da ginocchia malandrine frenata in discesa. Al maschile, dietro Titon, vincitore con margine molto netto, il podio trovano Marco Barbuscio e Cesare Maestri. Il calabrese scappa via con Titon, poi nel finale con i denti si difende dal ritorno dello stesso Maestri e del rientrante Pelissero. Giornata particolare quella del trentino, già certo del successo finale, ma palesemente turbato da vigilia segnata dalla scomparsa del suo tecnico Marco Borsari. ”Marco correrai sempre con noi”, diceva il tricolore da lui e dai suoi compagni del Valchiese portato sul podio: così è, così sarà, per Cesare, anche ai Mondiali di Tirana, augurandogli piano piano, in mezzo alla tragedia, di poter ritrovare un poco di serenità. Sul podio finale, intanto, con lui salgono l’irpino Enrico Lembo, domenica costretto a stop da risentimento muscolare, e il valsusino Andrea Pelissero. Tra sussurri e grida, si chiude allora, con vincitori e podi degnissimi, il tricolore 2011. Deciso, lo sguardo, si sposta allora verso l’Albania e verso Tirana: vallo a pensare, anche solo un paio di anni fa? E mentre a Daegu, la Iaaf pure affronta vicende importanti per il futuro della specialità, sempre più ci si avvicina ad un Mondiale che, ancora nell’immediata vigilia, dubbi su budget e tracciati di gara, pure lascia anche a chi siede nelle stanze dei bottoni. ”Annammobbene”, avrebbe forse detto quella gran saggia della sora Lella? Paolo Germanetto
Tricolori 2011: Zelbio e i suoi verdetti
