Il nostro consueto punto su di una rassegna che all’Italia regala due ori, due argenti e un bronzo La quinta sinfonia di Ahmet, la seconda di Martina. Arslan e Strahl, il turco e la svizzera, entrambi minuti ma vincenti, entrambi, soprattutto, nuovamente sul trono che l’atletica europea riserva alla corsa in montagna. A loro lo scettro di una rassegna, quella appena corsa in Turchia, che alte mantiene le quotazioni azzurre: cinque sono le medaglie con cui a casa tornano i nostri, con i due ori a squadre tra i seniores a brillare forte tra due argenti individuali e il bronzo a squadre degli juniores uomini. Nel medagliere, Italia seconda dietro ai padroni di casa della Turchia, che messe d’oro e di medaglie fanno tra i più giovani, là dove invece più fatica la nostra rappresentativa. In totale, per Arslan e i suoi adepti, quattro ori, tre argenti e due bronzi. Sul podio, nel complesso, salgono nove delle ventisei Nazioni presenti, con Portogallo e Slovenia a festeggiare anche individualmente e con la Romania a confermare la propria capacità di proporre talenti importanti a livello giovanile, tanto più in ambito femminile. Il ritorno a Bursa, già dell’iride colorata nel 2006, si trasforma allora nella grande festa di Ahmet Arslan, straordinario protagonista degli ultimi cinque anni della storia continentale. Una continuità di rendimento, la sua, davvero impressionante e che l’ideale coronamento trova sulle montagne di casa. Trama a lieto fine di un racconto non meno denso di emozioni e che, sin dall’incipit, la sua effige aveva stampato in copertina, eleggendolo a campione da celebrare come orgoglio di un’intera Nazione sportiva. Su di un tracciato in parte ridisegnato secondo le sue caratteristiche ? come pure naturale che fosse -, Ahmet prima attacca, poi stringe i denti, poi controlla, poi riparte verso il trionfo. Il tutto mentre alle sue spalle vive giornata dal sapore speciale l’azzurro Gabriele Abate, che su di un podio internazionale torna dunque sei anni dopo il Mondiale neozelandese di Wellington. Dal 2007 in poi, sempre un azzurro, se non due, alle spalle del piccolo sultano, mentre la corsa di Gabriele, quella volta sul misto, ora sulla sola salita, torna a colorarsi d’argento, un metallo che sino in fondo premia il suo bel cammino tecnico-agonistico. Da oltre un anno in grande condizione, per un attimo Abate quasi soffia sul collo di Arslan, dopo aver pure superato piccola crisi nel tratto centrale della gara. Un argento, il suo, che vale oro, quello che a lungo pure sogna la bravissima Antonella Confortola, cui nel finale di un soffio sfugge quel grande successo internazionale che la nobiltà del suo lignaggio davvero meriterebbe. Il tracciato, non irto come più le sarebbe piaciuto, non aveva impedito alla forestale trentina di tentare una fuga solitaria che solo nel finale la svizzera Strahl avrebbe saputo sventare. La piccola Martina a replicare quanto fatto a Telfes nel 2009, ma pure a tornare campionessa sui sentieri che per primi la lanciarono nel gotha internazionale, lei che appena ventenne proprio sul monte Uludag fu argento iridato. Il bronzo, tanto al maschile quanto al femminile, premia due atleti attesi sì, ma forse non sin nei pressi del podio, e la loro corsa, nella stessa misura, nega la medaglia ad altri due azzurri. Il portoghese José Gaspar di un gradino sale rispetto agli Europei del 2008: lo fa sfruttando al meglio il tracciato, lo fa respingendo l’attacco di un Bernard Dematteis che si conferma comunque garanzia fondamentale per la squadra azzurra. Il suo solito grande carattere, il suo solito grande cuore, per ovviare magari anche a quel piccolo ritardo di condizione. Con un quarto posto pure si chiude l’avventura europea di Valentina Belotti, alla quale il podio viene negato da Lucjia Krock, la slovena che il recente esordio in maratona alla montagna ha restituito con motore dai regimi decisamente più elevati. Dopo tante medaglie, iridate e continentali, non c’è allora il podio per Valentina, ma la bresciana, protagonista di gara tutta in rimonta, può davvero essere soddisfatta dopo inverno e primavera particolarmente difficili. La prova femminile lancia nomi piuttosto nuovi, come quelli della ceca Schorna (6^) o della rumena Frumuz (7^), mentre meno premia questa volta atlete dal blasone importante come la russa Demidenko-Semova (11^) o la slovena Kosovelj (15^), mentre la campionessa uscente, la francese Dumergues, addirittura finisce fuori dalle prime trenta. In casa Italia, sedicesima Ornella Ferrara, cui fa certo effetto affibbiare l’apposizione di esordiente: così era però in montagna per una delle più grandi di sempre della maratona italiana, che in gara ha saputo offrire i punti decisivi per il successo azzurro, ai danni di Russia e Svizzera. Ventesima Alice Gaggi, più in difficoltà nel finale di gara: in ogni caso, altra importante esperienza per colei che a breve dovrà provare a prendere in mano questa squadra sinora così vincente. Anche al maschile nuove scuole si affacciano al vertice: è il caso della Svezia, che con l’ottavo posto di Anders Kleist comincia a far sentire la sua voce. Italia sul trono, davanti a Turchia e Portogallo, con la delusa Francia e la Gran Bretagna più delle altre costrette a rinunciare alle medaglie. Giornata difficile per Martin Dematteis, sulla carta forse l’avversario più ostico per il turco Arslan. Il ventiquattresimo posto non è cosa sua, forza Martin, si archivia e si guarda oltre. I punti vincenti, alla causa azzurra, li porta così l’esordiente Alex Baldaccini, in extremis chiamato a sostituire lo sfortunato Marco De Gasperi. Il giovane bergamasco, assai cresciuto in questa stagione, chiude sesto, correndo nel giorno sinora più importante la sua miglior gara di sempre. Suo malgrado toccato da polemiche e rimostranze che pure il sito web della sua Società anticipava di mettere in conto, una sola cosa Alex poteva cercare di fare: correre forte. Lui ha corso?fortissimo, e anche per questo un grande applauso gli fa fatto. Ma i dubbi si localizzano nel pre, non nel post, anche perché ovviamente sempre mancherà la controprova. Quei dubbi, soprattutto, albergano nell’animo di quel Tommaso Vaccina che quinto era stato a Domodossola e a cui, pubblicamente, pure era stato annunciato il ruolo di riserva. Le prove juniores tornano ad esaltare la scuola turca, ma pure confermano che, in rosa, la Romania sia ormai una garanzia. Da Sapareva Banja a Bursa non cambia il nome della vincitrice: Denisa Ionela Dragomir mette in fila anche la due volte iridata Yasemin Can, che guida però la Turchia ad un non facile successo per Nazioni sulle rumene e su di una scuola austriaca ai primi concreti segni di rilancio. Italia settima, risultato peraltro anche in linea con le previsioni. Letizia Titon, che il podio sognava, si deve accontentare di un undicesimo posto che appieno non la soddisfa, mentre attorno alla ventesima piazza si attestano le comunque grintose Silvia Zubani e Sara Lhansour. Tripletta turca al maschile, con Nuri Komur e Dag Somez a scambiarsi le posizioni rispetto allo Youth Challenge di Sauze d’Oulx 2010. D’argento la Repubblica Ceca, di bronzo l’Italia: i nostri giovani più di un tempo faticano, ma comunque stringono i denti e la medaglia portano a casa. Migliore degli azzurrini è Enrico Lembo, figlio del Sud con coraggio buttatosi nella mischia e decimo al traguardo. Un poco più soffre il trentino Cesare Maestri (13°), ma protagonista di buona rimonta, ancor più lo fanno i due piemontesi in gara, Giovanni Olocco (20°) e Andrea Pelissero (28°). Per tutti, esperienze importanti, ma anche all’indomani della recente rassegna riservata agli under 18 di Sapareva Banja il segnale che arriva al nostro movimento ha anche le tonalità di un campanello d’allarme. Non sono di oggi le nostre difficoltà in ambito giovanile, anche nel confronto con scuole che proprio in questo campo concentrano grandi sforzi. Pur con tutte le difficoltà che parimenti attraversano gli altri settori della nostra atletica, non ci pare, però, esistano altre strade, se non quella di rimboccarci tutti insieme le maniche e provare a rilanciare l’azione. A chiedercelo è anche la nostra storia. Paolo Germanetto
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