Il talento triestino, seppur ancora alle prese con qualche problema fisico, tornerà comunque al via questo fine settimana, in occasione del cross di Volpiano Da Chevrier a Sterni, da Xavier a Riccardo. Un poco, le mani le avevamo messe avanti: il filo conduttore di molto non sarebbe cambiato… E come diversamente potrebbe essere, quando si prova a lasciar spazio alle parole dei due più bei talenti ultimamente capitati in sorte alla corsa in montagna italiana, entrambi però rimasti al palo per tutta la stagione o quasi? Lo stesso desiderio di tornare in gara, ma anche le stesse incognite per il futuro e le stesse speranze che, prima o poi, la strada sia un po’ meno in salita…Un controsenso, almeno nei termini, per chi, come lo stakanovista triestino, in salita ha davvero dimostrato di saper volare… Ciao Riccardo. Chiederti come stai non è solo cortesia, visto che da parecchio tempo, purtroppo, non ti si vede sui campi di gara… Si, sono tanti per davvero i giorni passati dall’ultima gara?li conto un po’ come le tacche sulla pietra che faceva Robinson Crusoe. Ora come ora, non sto abbastanza bene per allenarmi con continuità e non sto abbastanza male per operarmi?Questo fine settimana, in ogni caso, anche se senza troppe velleità, ritornerò alle gare, ripartendo dal cross nazionale di Volpiano. Dopo un bell’inverno e i grandi miglioramenti primaverili anche su pista, dunque, un 2010 da dimenticare? A gennaio avevo fatto un grande salto di qualità, forzatamente stroncato a febbraio dall’ennesimo infortunio al piede, poi risoltosi con un plantare. Quindi, dopo due mesi di stop, ricomincio a correre e già dopo tre settimane riesco a fare un tempo dignitoso sui 10000m – 29’40” – e la settimana successiva porto a casa un terzo posto alla scalata della Maddalena. Da li a poco, però, i primi sintomi di sciatalgia, poi la diagnosi che parla di un’ernia lombare e come d’improvviso tutti i miei sogni e le mie speranze che si sgretolano piano piano? Lo so che è difficile, ma proviamo ad essere ottimisti. Cosa c’è nel tuo futuro di atleta? Più le incognite o maggiori le speranze? Di una cosa sono sicuro, Riccardo Sterni e l’ottimismo non vanno sicuramente a braccetto… tutto il resto è un incognita. Contemporaneamente ai problemi di salute, sono arrivate le delusioni legate alla possibilità di ingresso in un Gruppo Sportivo militare: prima con il progetto Esercito svanito nel nulla, poi il tentativo con la Forestale, infine l’Aeronautica, arma in cui per passare la preselezione occorre avere una votazione di ”distinto” alle scuole medie, mentre a suo tempo mi ero fermato al ”buono”? La realtà, purtroppo amara, è che un atleta promettente della corsa in montagna deve sudare il triplo rispetto un atleta di qualsiasi altra disciplina per farsi notare dai corpi militari? Bisognerebbe al più presto prendere dei provvedimenti per valorizzare questo sport, destinato in caso contrario alla mediocrità. Esempi? Il numero di partenti ai campionati italiani juniores, la mancanza di ricambi nella Forestale, le uguali difficoltà con cui si dibattono i gemelli Dematteis e Xavier Chevrier, potenzialmente più forte del sottoscritto, ma anche lui alle prese con i miei stessi dubbi? Dopo aver conseguito il diploma delle superiori, facendo presa sul supporto economico della Regione e sui premi delle gare, avevo provato a concentrarmi principalmente sull’ atletica? poi però, vista la fragilità del mio fisico, ho iniziato a lavorare per un periodo da un bravo ”bandaio”, un lattoniere, ma solo recentemente ho mandato la domanda per arruolarmi nell’Esercito nel reparto alpini: a gennaio farò tutte le visite mediche, poi si vedrà? Pescare nei ricordi per sperare di tornare a breve a volare in alto. Nel 2009 sei riuscito a realizzare una grande impresa: prima di te, solo due grandi come Fausto Bonzi e Marco De Gasperi, erano riusciti a centrare una maglia azzurra al debutto da seniores. Come hai vissuto quest’esperienza? La prova di Campionato italiano a Tarvisio nel 2009, chiusa al terzo posto, è stato uno dei momenti più belli della mia vita?a tifarmi c’era la mia famiglia e i miei compagni di squadra? poi le emozioni provate nel raduno pre-europeo e nello stesso Europeo di Telfes, che sono state la conseguenza di quei campionati italiani? Vivi una realtà atletica particolare, quella del Marathon Trieste, che negli ultimi anni ha sfornato talenti a ripetizione. Qual è, dal tuo punto di vista, il segreto del gruppo allenato da Roberto Furlanic? Nel Marathon Trieste c’è un gruppo davvero affiatato, costruito da Roberto, un allenatore che sa dare grandi motivazioni al singolo atleta (qualche volta anche troppe?). Poi ci sono i vari componenti della squadra: Patrick Nasti, forte crossista, oltre che braccio destro dell’ allenatore, Federico Viviani, campione di simpatia, Luca Sponza, il siepista, Andrea Wruss, l’ottocentista, i gemelli Limoncin, adattabili a qualsiasi distanza, Andrea Seppi, il matematico, e molti altri ancora?.con tutti questi compagni ogni allenamento diventa un piacere, durante il quale ci si stimola a vicenda così tanto da farti dimenticare anche le fatiche più intense? Qual è il tuo rapporto con la corsa in montagna? La corsa è un qualcosa che è cresciuto dentro di me con il tempo, praticando gare e allenamenti. La montagna, invece, fin da quando ero piccolo, è stata una seconda casa, in cui ho trascorso tante bellissime giornate, scalando e sciando assieme a mia mamma, mio papà e mio fratello Walter. Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sempre portato con loro in qualsiasi parte del mondo, trasmettendomi la passione per la montagna. Sfortunatamente, nel 2001, mio papà è morto, proprio in montagna, dopo una caduta dalla cresta del Monte Triglav, in Slovenia? Dopo questa tragedia, mia mamma è stata una grande donna: è riuscita ad andare avanti con tutti i problemi che d’un tratto incombevano su di lei e, nei limiti del possibile, ha cercato di farmi mancare il meno possibile la figura paterna, continuando a praticare alpinismo. Emozioni atletiche: quali, sinora le più intense, tra pista, strada, cross e montagna? Diversamente da molti altri, riesco a provare emozioni forti durante gare sconosciute o di valore non primario?tra queste, metterei sicuramente la mia prima gara di triathlon, a Trieste, oppure il triathlon di Fakersee, in cui, per sbaglio, prima della gara, ho agganciato le scarpe da bici al contrario, cioè la scarpa destra al posto della sinistra e viceversa?una volta in gara, dopo parecchi tentativi, sono finalmente riuscito a inserire i piedi nelle scarpe, a farmi 40km in quello stato, e a portare a termine la gara vincendo la mia categoria?Oppure ancora, l’aquathlon (corsa, nuoto, corsa) di Pola, là dove per la mia prima volta ho battuto Viviani? Poi ci sono le gare importanti, come i Mondiali di corsa in montagna di Crans Montana, nel 2008, chiusi con un argento al collo tra gli juniores. E poi i Mondiali di duathlon, gli Europei di cross 2009 tra gli under 23, anche se corsi con l’influenza?Ovviamente i campionati italiani a Tarvisio, gli Europei di Telfes, il terzo posto alla Stellina del 2009, ma anche i 10000m di questa primavera a Rieti, corsi assieme a molta gente che corre nei gruppi sportivi militari? Vieni dal duathlon e dal triathlon: cosa ti porti dietro da queste discipline? Sicuramente l’abitudine alla fatica, anche se il triathlon è composto da tre discipline di tipo aerobico che presuppongono un diverso impegno dal punto di vista muscolare. Il triatleta è un fondista, un atleta dedito allo sport di resistenza, ma con uno sviluppo muscolare completo ed armonico, che ne fa uno sportivo completo sotto tutti i punti di vista. Quindi, dal mio punto di vista, il bello del triathlon è che puoi allenarti molte ore al giorno, senza sovraccaricare solamente una determinata parte del corpo, dimezzando cosi il pericolo degli infortuni? Paolo Germanetto Fotografie: archivio corsainmontagna.it – www.atleticats.com
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