Alla vigilia della rassegna iridata di Kamnik riviviamo gli ultimi cinque Mondiali di sola salita. Un decennio di emozioni, due lustri di grandi campioni 2000 ?Bergen (Germania) ”Se le punte non pungono, allora?”. Così scriveva quella volta Giovanni Viel, riferendosi alle prestazioni un po’ sottotono di Antonio Molinari – quindicesimo – e di Marco De Gasperi ? diciassettesimo – nel 2000. Fu la prima volta in cui l’Italia non colse medaglia a livello individuale, ma sul percorso della mitica Hochfelln Berglauf, nella tedesca Bergen, gli azzurri sfiorarono l’en plein a livello di squadre, rischiando molto al maschile, ma con il solo titolo seniores femminile a prendere invece la via della Nuova Zelanda. La vittoria di Jonathan Wyatt fu nettissima, con tutti gli altri costretti a lottare solo per i piazzamenti. La meteora austriaca Hans Kogler fu il migliore degli umani, mentre il bronzo premiò lo svizzero Alexis Gax-Fabry, poi campione europeo a Madeira nel 2002. Il maratoneta Sergio Chiesa debuttò in montagna con un bel quinto posto, mentre Massimo Galliano chiuse decimo. Tra Molinari e De Gasperi, trovò spazio anche il ”fantino” varesino Roberto Calandro, sedicesimo, mentre Davide Milesi, steso in partenza e dolorante, onorò comunque l’azzurro arrivando al traguardo. Tra le Nazioni, dietro l’Italia, Austria e Nuova Zelanda. Tra le donne, fu lotta a tre tra la scozzese Angela Mudge, la tedesca Birgit Sonntag e la polacca Izabela Zatorska, che nell’ordine resero nobilissimo il podio. Con il suo quinto posto, Matilde Ravizza si confermò tra le grandi, con Pierangela Baronchelli invece decima, Flavia Gaviglio dodicesima e Rosita Rota Gelpi venticinquesima. A Bergen arrivò anche la prima vittoria africana: merito dello juniores eritreo Nebai Habtegiorgis, che costrinse al primo di tre argenti iridati consecutivi l’austriaco Florian Heinzle. Il polacco Klicz, in finale convulso, scalzò invece dal podio tre azzurrini; Alessandro Tonazzini, quarto, Matteo Massi, quinto, e Jonny Cattaneo ? ora tra i migliori azzurri della mountain-bike ? sesto, per una Coppa del Mondo da condividere anche con Marco Aimo Boot, ventisettesimo. In Germania, per l’Italia arrivò anche un insperato oro tra le juniores femminili, grazie ad Adele Montonati, quarta, Elisa Desco, ottava, e Lara De Faveri, decima. Il successo individuale toccò invece alla francesina Elise Marcot, che precedette la neozelandese Tys e la svizzera Vetsch. 2002 ? Innsbruck (Austria) Nebbia, pioggia e freddo per suggellare l’atteso trionfo di Jonathan Wyatt. Partito sotto un ”Tetto d’Oro” ? il ”Golden Dachl”, simbolo della città tirolese ? d’oro Jono si vestì idealmente già prima del traguardo, tanto fu netta la sua vittoria. Oltre tre minuti il margine sul francese Raymond Fontaine e sulla sorpresa targata Messico, Rainulfo Sanchez. Loro su di podio che sino alle ultime centinaia di metri sembrava poter premiare anche l’azzurro Marco Gaiardo, comunque ottimo quinto all’arrivo. Con Antonio Molinari ottavo, Marco De Gasperi nono ed Emanuele Manzi quindicesimo, l’Italia portò a casa l’ennesimo successo per Nazioni, un poco giovandosi anche dell’errore di percorso in cui incapparono nel finale due dei quattro rappresentanti della Slovacchia, che chiuse seconda davanti alla Francia. In azzurro quel giorno corsero anche Davide Milesi, trentaseiesimo, e Alessio Rinaldi, quarantatreesimo. La prova femminile si corse invece di sabato – e sotto il sole? – , tra i trampolini olimpici di Igls. Ad aggiudicarsela la favoritissima russa Svetlana Demidenko, che non attese molto per involarsi da sola. Ad Innsbruck, forte brillò anche l’argento di una fondista trentina che le spiccate doti per la corsa in salita mai sino a quel momento aveva messo al servizio dell’azzurro: dopo la Ravizza, ecco per l’Italia un’altra scalatrice pura, Antonella Confortola, che in Austria lasciò nuovamente di bronzo la polacca Isabella Zatorska. Pierangela Baronchelli chiuse settima, Rosita Rota Gelpi tredicesima e Vittoria Salvini sedicesima, e le azzurre precedettero così Nuova Zelanda e Francia. Mai nessuno era riuscito a doppiare il successo iridato tra gli juniores. Il friulano Stefano Scaini fu il primo a riuscire nell’impresa, facendo suo, dopo quello di Arta Terme 2001, anche l’oro di Innsbruck, incastonati tra il suo storico bronzo continentale nel cross. Argento e bronzo premiarono le scuole dell’Est europeo, con il ceco Kreisinger secondo e il polacco Dorszynski terzo e di qualche secondo avanti al bravissimo Antonio Toninelli, che chiuse quarto. Luca Orlandi, ora fondista delle Fiamme Oro, terminò ottavo, mentre Marco Rinaldi finì ventiquattresimo. A squadre la Slovenia di Mitija Kosovelj e Peter Lamovec dietro l’Italia, con il bronzo per la Germania. A Innsbruck, la piccola russa Victoria Ivanova aveva solo quattordici anni. Negli anni a venire, prima che se ne perdessero le tracce, finirà anche quinta in un Mondiale juniores sui 3000 metri, ma già quel giorno mostrò piglio da veterana allungando nel finale sulla favorita svizzera Lea Vetsch (sul podio anche nel 2000 e nel 2001) e sulla tedesca Lisa Reisinger. Migliore delle azzurrine, la saluzzese Michela Beltrando, ottava e di un soffio dietro la slovena Mateja Kosovelj, lei pure quattordicenne all’epoca. Con il quattordicesimo posto di Cecilia Sampietro e il diciassettesimo di Sara Dossena, le giovani italiane chiusero quinte nella classifica per Nazioni per la prima volta dominata dalla Turchia su Germania e Austria. 2004 – Sauze d’Oulx (Italia) Il sorriso e le lacrime di una fatina azzurra sulle Montagne Olimpiche della Valle di Susa: fu probabilmente questa l’immagine che più di tutte suggellò la ventesima Coppa del Mondo. Ma a livello strettamente agonistico, l’impresa fu ancora una volta quella di Jonathan Wyatt, che fece suo il quarto titolo iridato al termine di tre settimane fantastiche: trionfatore a tempo di record nel Challenge Stellina di Susa, ventunesimo nella maratona olimpica di Atene, nuovo trionfo a Sauze d’Oulx. Tra Jovenceaux e Sportinia anche l’eritreo Tesfayouhanis Mesfin dovette alzare bianca e poi difendersi nel finale dal ritorno del sempre puntuale francese Raymond Fontaine. In lotta per il podio per due terzi di gara, Marco Gaiardo (sesto) e Marco De Gasperi (nono) perdettero un po’ di terreno nel terribile tratto finale, là dove invece rinvenne sino all’undicesima piazza Davide Chicco. Diciottesimo fu invece Gabriele Abate e con il ventunesimo posto di Roberto Porro e il venticinquesimo di Antonio Molinari, l’Italia festeggiò una Coppa del Mondo diffusa anche in diretta dalla RAI, con dati di audience decisamente incoraggianti, come d’altro canto già avvenuto per Arta Terme 2001. Esperienze rimaste poi, purtroppo, poco imitate? L’impresa di Jonathan rischiò però di essere oscurata da quella di Rosita Rota Gelpi, che sul pianoro di Sportina, a duecento metri dal traguardo, operò il sorpasso più intenso di una carriera che pure già le aveva regalato l’iride della Malasia nel ’99. Mai sino allora Rosita era andata al di là del tredicesimo posto in una Coppa di sola salita, ma in quella giornata di grazia il meglio delle corsa in montagna mondiale dovette inchinarsi al suo talento. Chi più ci rimase male fu la ceca Anna Pichrtova, che una volta staccate l’austriaca Andrea Mayr (terza) e l’azzurra Antonella Confortola (quarta) aveva creduto di avere ormai partita vinta: per l’oro iridato dovrà attedere sino al 2007. Al traguardo un po’ di delusione serpeggiava anche sul volto della Confortola, smorzata però dall’oro a squadre che l’Italia fece suo anche con la nona piazza di Flavia Gaviglio e il ventitreesimo posto di Matilde Ravizza. Tra gli juniores, la russa Julia Mochalova mise d’accordo le due amiche-rivali Lucija Krkoc e Mateja Kosovelj: per loro argento e bronzo e l’oro per la Slovenia su Russia e Polonia. Quarte invece le azzurrine, con Serena Pollazzon quinta, Isadora Castellani quindicesima e Martina Tazzioli costretta invece al ritiro. Tutta l’Eritrea contro il povero Juan Carlos: questo fu invece il tema della prova juniores, che vide Mohamed Haben precedere Kiflom Weldenmichael e ? lui il povero? – il messicano Carera. La bella rimonta di Bernard Dematteis si arrampicò sino alla quinta piazza, mentre per l’atleta di casa, Mattia Roppolo, un undicesimo posto che unito al quattordicesimo di Martin Dematteis e il quindicesimo di Ruggero Ghezzi portò l’Italia sul terzo gradino del podio, alle spalle di Eritrea e Turchia. 2006 ?Bursa (Turchia) Bursa, Turchia, per rileggere un Mondiale, quello del 2006, dai due volti. Uno dice della prima sconfitta dell’Italia tra i seniores uomini, laddove pure, a sorpresa, Jonathan Wyatt deve cedere lo scettro. L’altro l’accento pone invece sul primo oro dell’Eritrea e sul volto della ”meteora” colombiana Rolando Ortiz. Un mezzofondista colombiano dalla testa rasata ? impressionante la sua somiglianza con lo scomparso ciclista Marco Pantani – per costringere una volta tanto Jonathan Wyatt alla medaglia d’argento. Morso da un cane alla vigilia della gara mentre provava il percorso, Wyatt non si espresse al meglio, ma in ogni caso quel giorno sembrò di tornare ai tempi di Jairo Correa e Francisco Sanchez, inimitabili maestri della scuola colombiana. Il bronzo premiava l’eritreo Felfele, mentre con il suo quinto posto Marco De Gasperi faceva il suo gran ritorno sulla scena internazionale dopo lungo infortunio. Tra i migliori ancora una volta anche Marco Gaiardo, sesto, con l’argento a squadre pure firmato da Gabriele Abate, quindicesimo, Davide Chicco, diciottesimo, Emanuele Manzi, ventiseiesimo, e dal ligure Diego Filippi, trentaseiesimo. Anche al femminile emergevano nuove protagoniste, come le norvegesi, mentre ancor più festeggiavano gli Stati Uniti, scuola di tradizione antica ma dal palmares sino a quel momento avaro di metalli pregiati. La festa più grande toccava però all’austriaca Andrea Mayr, che sul gradino più alto già era salita agli Europei casalinghi disputati nel 2005 all’ombra del Grossglockner. A sfiorare il colpaccio, la ventenne svizzera Strachl e la quarantacinquenne transalpina Guillot: i primi squilli di una delle maggiori stelle di oggi e l’eterna classe di una delle più grandi di sempre, che in quei giorni ancor non voleva saperne di mollare. La bergamasca Vittoria Salvini chiudeva quinta, uno dei più bei risultati di sempre di una carriera in cui le soddisfazioni più intense la bergamsca si regalò in età non più da scolaretta. Le azzurre finivano terze, alle spalle anche della Repubblica Ceca, con Maria Grazia Roberti dodicesima, Monica Morstofolini ventiduesima, ed Elisa Desco, influenzata, trentacinquesima. Tra gli juniores, tanta Africa e tanta Eritrea al maschile, tanta Europa dell’Est al femminile, laddove si imponeva la slovacca Benesova, in una gara che all’Italia regalava il bellissimo quarto posto della valtellinese Alice Gaggi. Il podio individuale si confermava così stregato per le azzurrine, che quarte finivano anche in una graduatoria a squadre costruita anche sull’apporto di Anna Laura Mugno e Lavinia Garibaldi. Sul podio a squadre salivano invece gli juniores, bravi a cogliere, dietro le imprendibili Eritrea e Turchia, un bronzo tutto piemontese: decimo il cuneese Alessandro Martino, quattordicesimo l’ossolano Mattia Scrimaglia, sedicesimo il valsusino Nicolò Roppolo, ventunesimo l’alessandrino Vincenzo Scuro. 2008 ? Crans Montana (Svizzera) Pioggia e nebbia a fare da cornice all’ultimo atto della Coppa del Mondo di corsa in montagna: Crans Montana e la Svizzera Vallese a salutare un un “Trofeo” nato nel 1985 e dallo scorso anno rilevato dal primo vero e proprio “Campionato”. Come ai Mondiali di Bursa 2006 o come agli Europei sul Grossglockner nel 2005: vola alla stessa maniera Andrea Mayr, l’austriaca che ai pendii elvetici chiede di cancellare la beffa di un sogno olimpico svanito di un solo secondo, dopo un’intera stagione spesa, a suon di record nazionali sui 3000 siepi, ad inseguire Pechino. L’esile austriaca dalla corsa sì sgraziata ma incredibilmente redditizia, a Crans Montana, commossa, torna dunque sul trono che già suo fu in Turchia, mentre due azzurre si issano sul podio: d’argento si veste Renate Rungger, di bronzo Elisa Desco. Mai così bene le azzurre, in sola salita. Latro bronzo l’Italia coglie nella classifica per Nazioni, quella che premia la Norvegia di Otterbu ed Eversten sulla Svizzera della Strahl. A livello individuale, il tracciato veloce non sorride a Maria Grazia Roberti, che finisce ventottesima, e neppure a Vittoria Salvini, che chiude quarantaduesima. Per la sesta volta iridato, per la prima da ”umano”: è un trionfo sofferto, ma per questo forse ancor più intenso, quello che Jonathan Wyatt va a scrivere con la sua straordinaria rimonta finale a Crans Montana. L’Uganda trainata da Martin Toroitich e la Turchia dell’oggi quattro volte campione europeo Ahmet Arslan a lungo sognano il colpaccio ai danni del ”re della salita”. Sul podio, nobilitandolo, ci saliranno entrambi, ma l’oro cinge ancora una volta il collo del neozelandese, che nel momento di crisi si attacca ai garretti di un Bernard Dematteis che, quel giorno, definire immenso nemmeno vrebbe sfiorato l’iperbole. Il suo quarto posto, a 44” da Wyatt, era legno che brillva più dell’argento europeo conquistato nel luglio di quell’anno in Germania: era dal secondo posto di Antonio Molinari de La Réunion 1998 che un azzurro non saliva così in alto in una rassegna iridata in sola salita. Per Marco De Gasperi non sono i fasti di Ovronnaz 2007, ma in una stagione iniziata ai box e proseguita senza la continuità dei tempi migliori, il suo ottavo posto è tutt’altro che da buttare, così come certo non lo è l’undicesima piazza di Marco Gaiardo. Ventesimo Gabriele Abate, ventunesimo Hannes Rungger, trentasettesimo Emanuele Manzi: certo manca l’Eritrea, ma l’Italia torna comunque regina anche su tracciati di sola salita. Tra i più giovani, due stelline, molto votate anche al cross e alla pista: l’inglesina Laura Park e il norvegese Sindre Buraas. La Park, quell’anno diciassettesima anche nel Mondiale di cross, domina la turca Esra Gullu e la statunitense Alex Dunne, mentre ad Inghilterra, Turchia e Svizzera è riservato il podio per Nazioni. Italia quinta, grazie a Sara Bottarelli e Clara Faustini: sedicesima la prima, diciassettesima la seconda. Buraas deve invece fare i conti con un neofita triestino, sino a quel momento diviso tra l’atletica e il duathlon. Riccardo Sterni, con il suo argento, di botto manifesta tutto il suo talento: quello che pure gli regalerà un’immediata maglia azzurra tra i seniores nel 2009 e che ora soltanto attende di essere lasciato in pace dagli infortuni. Turchia a dominare a squadre ? bronzo individuale per Savaser – , con la Norvegia d’argento. Terza l’Italia, con Emanuele Rampa ventunesimo e Luca Re trentaduesimo. E, ancor più, con la dodicesima piazza di un Xavier Chevrier quel dì impegnato in prove generali di un trionfo di un solo anno rinviato. Paolo Germanetto Antonio Toninelli, quarto junior ad Innsbruck 2002 Italia oro maschile a Bergen 2000 Il podio maschile a Bursa 2006