Le nostre riflessioni all’indomani del debutto tricolore, con lo sguardo rivolto agli Europei di Sapareva Banya La doppietta, ai bianco verdi della Forestale, pur mancava da qualche stagione. Un’infinità di vittorie, queste sì, nelle singole prove tricolori, ma il contemporaneo successo tra le donne e tra gli uomini anche per la squadra ”simbolo” del movimento della corsa in montagna italiana, pure in tempi di ”vacche più grasse”, non era poi così frequente: sintomo di movimento comunque di volta in volta capace di portare alla ribalta realtà differenti. Nel rileggere la prima prova tricolore di Lenna, questo allora il primo elemento da sottolineare, con l’accento da porre anche sull’autorità con cui Antonella Confortola e Marco De Gasperi abbiano posto la loro firma sulla manifestazione – ben – organizzata dal Gs Orobie di Gianfranco Baldaccini, capace di radunare attorno al suo progetto molte forze, private e istituzionali. Autoritario il modo in cui, all’inizio del tratto più duro di salita, la Confortola prende in mano la gara femminile, rilevando una Valentina Belotti (Runner Team) che qualche acciacco di troppo più continua ad allontanare dalla condizione migliore. Autoritaria anche il piglio con cui De Gasperi impone il suo ritmo sin dalle prime battute, per poi allungare, gestire e tornare quindi ad allungare. LE DONNE – Condizioni della Belotti a parte, davvero impressionante il ritmo della Confortola nei tratti più duri della salita; e comunque più che discreta anche la sua difesa in discesa: dati che ben sperare fanno anche in vista degli Europei di Sapareva Banya (Bulgaria ? 4 luglio), laddove la fondista trentina dovrebbe tornare a vestire l’azzurro di montagna a distanza di tre anni da Cauterets 2007. Sui saliscendi di Lenna, torna a destare a buona impressione anche Cristina Scolari, già davvero brava anche nelle staffette di Arco: nel finale di molto si avvicina alla Belotti, mentre da dietro pure riemerge Maria Grazia Roberti. L’eterna forestale bresciana, una volta in più, dimostra di saper dare il meglio di sé quando chiamata a prove d’appello, anche in stagione come questa in cui un pochino in più sinora fatica a mandare in carburazione il suo diesel temprato da mille battaglie. Letta al femminile, la prima tricolore pure dice del ritorno di una slovena Kosovelj ancora in ritardo di condizione, e di una Alice Gaggi (Gs Valgerola) brava sì, ma un poco inferiore alle sue stesse attese: quelle che, all’indomani di Arco, davvero sembravano poterle schiudere anche immediati risvolti azzurri. GLI UOMINI – Virando al maschile, già si è accennato a Marco De Gasperi e al suo assumere le redini della corsa sin dalle prime rampe di gara. Fatto non così usuale per lui, ritrovatosi poi a dover gestire lunga parte di gara ? anche il difficile tratto intermedio pianeggiante ? solo al comando, con qualche secondo di vantaggio sui gemelli Dematteis e sul ruandese Simukeka, rientrato a grandi falcate nella prima discesa e nel pianoro, ma poi costretto a pagare nella seconda tornata distribuzione di sforzo non ben calibrata, anche in rapporto alle sue attuali condizioni di forma. In casa Dematteis, un poco contravvenendo all’ordine d’arrivo, questa volta più piace la prova di Bernard, sempre rimasto nel vivo della gara, a pochi passi da De Gasperi: nel finale un pochino in più paga, ma in un colpo solo il gemello cuneese fuga tutti i dubbi apparsi all’ombra delle staffette. Per certi versi strana, invece, la condotta di gara di Martin, che alla vigilia davvero pareva il grande favorito di questa gara: il distacco maggiore lo accumula nei tratti sulla carta a lui più congeniali della prima parte di gara, salvo poi rimontare alla grande nel finale, laddove prima scavalca Simukeka, poi raggiunge, supera e?attende il gemello. Al di là del responso di questa singola prova, di certo, l’Italia della corsa in montagna, si ritrova con tre punte – che quattro divengono sui tracciati di sola salita, con l’innesto del triestino Sterni – . Un leader più ”vecchiotto”, gli altri più giovani, che uno sull’altro prevalgono a seconda di tracciati e condizioni. Dietro il tridente, si conferma Gabriele Abate (Orecchiella), che legittima una maglia azzurra anche con la strenua difesa finale nei confronti dell’avversario di sempre, Andrea Regazzoni (Valli Bergamasche), comunque tornato ad ottimi livelli. Tra i migliori, detto della giornata più no che sì di Emanuele Manzi (Forestale), alla fine nono, molto piace sottolineare l’ulteriore salto di qualità compiuto da Rolando Piana, ottavo al traguardo, ma sesto tra gli italiani: pensare a contesti internazionali, davvero per lui più non deve essere utopia. GLI JUNIORES – Tra conferme e sorprese pure vivono anche le prove dei più giovani, quelle che prima di addentrarci tra le pieghe delle classifiche, pure meritano qualche riflessione ulteriore, specie con riferimento ai numeri di partecipazione. Piccolo fulmine a ciel sereno quel dato che riporta numeri così scarni al via della prova maschile, anche in tempi recenti abituata a partenze attestate attorno alla cinquantina di unità. Qui ce ne si ritrova meno della metà: quali le cause? Non così semplice dirlo, mentre pur sempre si spera si tratti di episodio e non di tendenza. A nostro umile avviso, riflessione il più ampia e aperta possibile, meriterebbe in ogni caso tutta la strutturazione di calendari e campionati federali, perché se da un lato è doveroso che il movimento difenda le sue tradizioni più forti, pure occorre saper cogliere i campanelli d’allarme, evitando di cominciare a curare il malato quando già sia moribondo? Numeri a parte, Lenna lancia il trentino Paolo Ruatti, nell’inverno già azzurro nel cross. L’atleta allenato dal responsabile del mezzofondo azzurro Pierino Endrizzi, i colori della nazionale già aveva vestito anche in montagna, tra gli allievi, quando fu secondo a Susa nel 2008. Sui sentieri bergamaschi, l’atleta della Valle di Non detta il ritmo sin dall’avvio, agevolato nel finale dall’infortunio patito dal corregionale Federico Vaglia (Valchiese), già sulla carta l’avversario per lui più ostico, poi giunto al traguardo visibilmente claudicante. Dopo salita più difficile, davvero notevole la rimonta finale del cosentino Marco Barbuscio (Esercito Sport e Giovani), alla fine secondo davanti ai pur bravi Massimo Farcoz, compagno di squadra dell’iridato 2009 Xavier Chevrier nel Pont Sain Martin, e Alex Cavallar, degno scudiero di Ruatti tra le file del loro forte sodalizio valligiano. Tra le juniores, numeri non eccezionali, certo, ma comunque in linea con il passato più o meno recente. A mettere tutte d’accordo arriva, da un Marocco molto ”saluzzese”, Mina El Kannoussi, atleta già proiettata anche sulle lunghe distanze della corsa su strada e qui nel finale capace di scavalcare una Mabel Tirinzoni (Gp Valchiavenna) davvero positiva, anche nel confronto diretto – vinto alla grande – con le altre pretendi all’azzurro europeo. Tra queste, riemerge la veneta Letizia Titon, seconda lo scorso in Germania con indosso l’azzurro delle allieve, che pure si difende dalla sempre regolare Cristina Mondino (Atl. Saluzzo) e da una Gloria Grossi (Runner Team), al solito brava specie nei tratti di discesa. Con gli Europei nel mirino, le tappe tricolori attendono ora i tracciati di sola salita, laddove, al solito, anche potrebbero rimescolarsi le carte. Il 18 luglio, a Sopramonte, sulle pendici del Monte Bondone, già si saprà chi sarà succeduto al turco Ahmet Arslan e alla svizzera Martina Strahl sul trono europeo, mentre a Susa, il 21 e 22 agosto, una ”Stellina” per la prima volta tricolore lancerà gli azzurri verso i Mondiali sloveni di Kamnik. Nel mezzo, anche il primo Grand Prix legato al nostro sito. Tre prove con stesso approdo finale della corsa tricolore, la Stellina di Susa. Prima di toccare Malonno ? 1 agosto – , si partirà già tra una decina di giorni: la Bolognano-Velo, il 20 giugno, con il suo fascino e il suo scenario da favola, attende i grandi della corsa in montagna, insieme a tutti i suoi appassionati. Paolo Germanetto Foto: Marica Martinelli
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