Martin Dematteis ed Erika Forni, per andare a raggiungere Valentina Belotti e Xavier Chevrier, già tricolori alla vigilia della prova di Domodossola. Così dicono i risultati finali del campionato italiano di corsa in montagna, con i due piemontesi, a conquistare, pur in modo diverso, le vittorie finali tra seniores uomini e juniores donne, dopo che la bresciana del Runners Team Volpiano (seniores donne) e il valdostano del Pont Apd Saint Martin (juniores uomini) il conto già avevano chiuso dopo la seconda delle tre tappe tricolori.

Fari ovviamente puntati sui verdetti finali, quelli che rendono giustizia agli atleti, a conti fatti, più bravi, capaci, a seconda dei casi, di dominare, rimontare, difendersi, confermarsi, per portare a casa i titoli 2009, legando con un filo rosso Tarvisio, Campodolcino e, appunto, Domodossola. A Campodolcino si tornerà fra due settimane, ed è chiaro, allora, che Domodossola non possa che essere letta anche in chiave iridata. La stessa che ha suggerito a Valentina Belotti di saltare la prova ossolana, la stessa che dice, rimanendo in casa azzurra, che alcuni tra i protagonisti importanti sono riusciti, nell’arco di tempo che passa tra la seconda e la terza prova, a salire di condizione proprio in vista dell’appuntamento più importante della stagione.

La stessa chiave che pone il ruandese Jean Baptiste Simukeka tra i grandi favoriti del Mondiale maschile, la stessa che, probabilemente, proietta verso l’alto le ambizioni della slovena Mateja Kosovelj. In attesa delle convocazioni ufficiali, con lo staff tecnico azzurro in questi giorni impegnato a Falcade (Bl) anche nel sciogliere qualche dubbio emerso dopo qualche non del tutto preventivata controprestazione (quelle della juniores Tirinzoni e di Marco Gaiardo in particolar modo), è comunque un’Italia che con discreta fiducia guarda al primo campionato Mondiale individuale. Può ben farlo con il compatto gruppo degli juniores uomini, con Xavier Chevrier nel ruolo di grande condottiero di quartetto (i "soliti" Cagnati, Leoni e Crippa, gli altri) che con sempre maggiore convinzione prova a sparigliare Paolo Ruatti, il trentino che quarto, davanti a Crippa, è stato a Domodossola.

Può farlo forse meno tra le juniores donne, là dove i risultati internazionali ultimamente un poco languono e là dove qualche nodo, come detto, ancora risulta da sciogliere. Di certo, insieme alla bella conferma di Erika Forni, a Domodossola pure è piaciuto il piglio deciso con cui la novarese Federica Cerutti, ripresa dalla Forni solo nel finale, è andata a giocarsi tutte le sua carte per vestire, a breve, l’azzurro. Con l’assenza della Belotti, la prova delle seniores, risultati alla mano, è fotocopia di quella di Campodolcino. Dietro la Kosovelj, Elisa Desco, Maria Grazia Roberti e una Cristina Scolari questa volta molto più vicina a chi la precede. A loro per la prima volta davvero a ridosso anche Alice Gaggi, quinta al traguardo e neo tricolore promesse, con la valtellinese al primo convinto segno di salto di qualità atteso, specie alla luce di risultati giovanili e capacità tecniche.

Quelle che domenica pur non sono mancate ad una arrembante Laura Ursella, sesta al traguardo, ma soprattutto rimasta incollata alle migliori per tutta quanta la salita. Godute dal traguardo per mezzo del maxischermo collocato in Piazza del Mercato, grandi emozioni hanno destato le immagini della prova seniores uomini, con il tanto pubblico a godersi, in particolare, il duello tra Simukeka e Marco De Gasperi o difese e rimonte di gemelli Dematteis soprattutto impegnati a far sì che il titolo italiano, da un anno all’altro, pur non cambiasse di casa. Così alla fine è stato, con Martin felice del suo primo alloro e Bernard non meno contento che così fosse, al termine di lotta, tra di loro, sportivamente certo non fittizia. Domodossola dice allora, con soddisfazione sinceramente diffusa, di Martin sul trono finale, ma anche di un Marco De Gasperi che, pur punito dal gioco degli scarti nella classifica di campionato, conferma crescita di condizione non indifferente e palesata soprattutto in quel secondo tratto di salita in cui è tornato a riaprire una gara che Jean Baptiste Simukeka sembrava poter aver ucciso nel corso della prima tornata. Un De Gasperi che cresce, due Dematteis che possono ora farlo, specie facendosi trascinare dall’entusiasmo di successo atteso e bello, un Simukeka che può davvero puntare all’iride tra qualche giorno, ma anche le belle prove dei due forestali Manzi e Rinaldi. Il primo per confermarsi in stagione finalmente più fortunata sotto il profilo della salute, il secondo per rinascere, seppur magari fuori tempo utile per sperare in immediati risvolti azzurri. Dietro di loro, ancora una volta regolare Gabriele Abate, mentre, in parte già lo si diceva, non è stata giornata felicissima quella ossolana nè per Andrea Regazzoni, nè per Marco Gaiardo. Questo dunque lo scenario con cui Domodossola lascia tutte le vetrine possibili alla Valle Spluga, ad un appuntamento atteso che si appresta a disegnare, forse, anche nuovi equilibrii nello scenario internazionale, con le Nazioni africane più di altre, e specie in campo maschile, desiderose di prendersi il trono anche laddove sinora così non è sempre stato. All’Alpe Motta, a brevissimo, il compito di dire se le Nazioni tradizionalmente più votate alla disciplina, Italia in testa, sapranno invece, una volta in più, difendere la propria storia.

Paolo Germanetto 

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