Il nostro rileggere a posteriori l’appuntamento tricolore di Madesimo-Campodolcino Partiamo da chi, sui prati dell’Alpe Motta, con anticipo abbia già chiuso il discorso per il tricolore. Doverosa, meritata e bella vetrina, dunque, per Valentina Belotti e Xavier Chevrier, autoritari vincitori delle rispettive prove e autorizzati a festeggiare ancor prima della disputa della terza prova (Domodossola – 23 agosto). Mai in discussione i loro successi, maturati al termine di gare che li hanno da subito visti al comando. Uniti dal destino sportivo di un recente comune argento europeo, entrambi, ora, legittimano attese importanti anche in ottica iridata. Lo stessa ottica con cui guardare, tra le seniores donne, al convincente ritorno della campionessa europea 2008 Elisa Desco, cui certo ancora manca la giusta condizione, ma non certo il piglio che ne ha contraddistinto tutta la sua crescita agonistica. A disvelarlo domenica, specie la grinta con cui è riuscita a tenere a bada l’eterna Maria Grazia Roberti, capace di stupire una volta in più non tanto per la posizione di classifica quanto per l’efficienza mostrata in termini assoluti e ben spendibili anche in campo internazionale.
A mettere un briciolo in difficoltà la Belotti, solo…se stessa, con un primo giro corso a ritmi quasi maschili e nel finale così costretta a faticare un po’ di più del previsto. Ma il tricolore della rivincita vale pur qualche fatica accessoria. Nessun patema comunque per lei nel contenere la brava slovena Mateja Kosovelj, tornata a livelli importanti dopo qualche mese speso soprattutto sui libri di studio, e al traguardo davanti alle altre azzurre. Tra queste, quarta è Cristina Scolari, che pur pagando dazio in modo già più significativo anche a Desco e Roberti, trova risposte positive alla sua voglia di essere in squadra anche ai Mondiali. Alle sue spalle, detto del bel finale della ligure Elena Riva e del rinvigorito duo trentino Beatrici-Iachmet, piace soprattutto sottolineare i progressi della giovane toscana Martina Tazzioli, che davvero pare aver compiuto deciso ed ulteriore scalino in crescita legittimata dai bei risultati ottenuti in campo giovanile. Pimpante torna, a Campodolcino, anche Alice Gaggi, altro nome cui da tempo si legano sprazzi futuri di azzurro in ambito internazionale.
Partenza cauta, finale in grande progressione: tattica opposta a quella di Valentina per Xavier. Addendi che diversamente si sommano, ma che – come altrimenti – stesso risultato alla fine danno. E il talento valdostano porta così a Nus il suo secondo titolo italiano tra gli juniores, dopo quello, più sofferto, della scorsa stagione. Alle sue spalle, nulla cambia rispetto a Tarvisio e a Telfes, con Luca Cagnati a confermarsi seconda forza in campo, con Kelemu Crippa nel rinnovato ruolo di terzo incomodo e con Marco Leoni nuovamente al quarto posto. L’unica novità pare essere la crescita di Paolo Ruatti, anche se al momento il trentino, classe 1991, qualcosa ancora paga a chi lo precede, probabilmente anche in termini di esperienza agonistica coniugata alla montagna.
Juniores donne – Di molto cresce Erika Forni, un poco cala Mabel Tirinzoni. Tra le due azzurrine, che a Domodossola si contenderanno il successo finale, si inseriscono questa volta anche le due saluzzesi Mina El Kannoussi e Cristina Mondino, la prima di nazionalità marocchina, la seconda ora seriamente candidata a tornare da queste parti in maglia azzurra.
Seniores uomini – Correttezza vuole che sempre si parta dal vincitore: questa volta viene da terra tristemente nota per le sue sofferenze, il Ruanda, e Jean Baptiste Simukeka, che da poco veste la maglia dell’Orecchiella Garfagnana, subito mostra anche buona propensione per la disciplina. Lui il più forte di giornata, ma è alle sue spalle che si consuma la lotta in casa italiana, riservata sin dalla prima delle tre tornate ai gemelli Dematteis e a Marco De Gasperi. Parlare della prova maschile significa anche accennare alle caratteristiche del percorso, ma su questo torneremo in coda. Prima piace mettere in risalto il gran bel finale di Martin Dematteis, secondo al traguardo, ma di fatto al primo successo in un tricolore assoluto: vittoria che emoziona per i risvolti umani che si porta appresso e che nel profondo ripaga il gran lavoro di tutta la Podistica Valle Varaita. Che Martin fosse il più in palla dei tre azzurri più attesi lo si era intuito sin dalla seconda salita, là dove pure sia De Gasperi sia Bernard avevano invece dato qualche segno di non essere in giornata propriamente di grazia. Bravi comunque, entrambi, a tenere duro e conservare aperta la sfida sino agli ultimi chilometri. Quelli che rilanciano le ambizioni di alcuni delusi della prima prova tricolore: il migliore di loro è Gabriele Abate, che chiude quinto, preceduto da un ottimo Mitja Kosovelj, protagonista di rinascita simile a quella della sorella. Dietro Abate, autore di gara tutta in rimonta, tengono bene anche Marco Gaiardo ed Emanuele Manzi, anche loro capaci di porre sorta di ipoteca su di un posto a tavola per la rassegna iridata. Non è invece giornata per Riccardo Sterni – che però già porta a casa la certezza del titolo promesse – e nemmeno per Andrea Regazzoni, che spazio lasciano soprattutto al miglior Fabio Ruga di sempre (nono, settimo degli italiani) e all’ossolano Rolando Piana, undicesimo all’arrivo, ma per la prima volta nella “top ten” tricolore. Come del resto pure il lariano de La Recastello.
Test event – Inutile dire che all’appuntamento tricolore gli addetti ai lavori guardassero soprattutto con gli occhi rivolti a quel primo fine settimana di settembre in cui la Valle Chiavenna e la Valle Spluga accoglieranno l’élite mondiale della specialità. Il vantaggio di rilettura a posteriori è specie quello di non doversi per forza soffermare sulle “scaramucce”, ma di poter guardare invece ai risvolti positivi che anche da esse ne derivano. Registriamo allora le perplessità sul tracciato a caldo espresse dai tre migliori uomini e da più parti rimbalzate nel weekend tricolore, ma preferiamo però sottolineare, ad esempio, il colloquio pomeridiano tra il sei volte iridato Marco De Gasperi e lo staff tecnico azzurro, che già nelle giornata di ieri e di oggi, insieme al comitato organizzatore, è andato a caccia di soluzioni che possano rendere più “tecnico” un tracciato la cui discesa si è probabilmente mostrata più semplice di quanto non si fosse previsto. Il tema dei tracciati di gara nei contesti internazionali, di fatto, continua però ad essere problema intricato e non sviscerato con la dovuta completezza, finendo il più delle volte per essere influenzato da altri equilibri “diplomatici”, tanto più in tempi in cui la WMRA si appresta ad eleggere presidente e commissione che sostituiscano quella sino a qualche mese fa diretta dal defunto Danny Hughes.
L’aver potuto svolgere prova generale a poco più di un mese dall’appuntamento clou della stagione è senza dubbio bella fortuna, un’importante opportunità che potrà certo essere colta per mettere a punto tutti i particolari. A noi, ad esempio e senza arrogarci alcun diritto di “fornitura non richiesta di consigli”, davvero piacerebbe vedere la zona di partenza e d’arrivo trasformata in sorta di stadio del fondo che appieno valorizzi area che ben si presta anche ad una sapiente dislocazione di pubblico e tifosi. Che, ne siamo piuttosto convinti, numerosi saliranno all’Alpe Motta il prossimo 6 settembre.