Le nostre riflessioni sulla prima prova tricolore
Golpe in salsa giovane – Lo si può dire eccome nel celebrare il podio che Tarvisio e il Friuli regalano alla prima prova tricolore, tutta in salita. Almeno se quel podio lo si coniuga al maschile. Nel gran giorno dei gemelli Dematteis, con Berny e Martin in coppia – come nei loro sogni più belli – in cima alle graduatorie, sul podio spazio trova altro talento purissimo, il triestino Riccardo Sterni. Classe 1989 ed argento iridato tra gli juniores nella scorsa stagione. Due ventitreenni, un ventenne: terzetto così giovane, ai vertici assoluti, la storia atletica della montagna non ricorda. Ed occorre scomodare mostri sacri della specialità per rintracciare altri giovani che, come Sterni, all’esordio tra i seniores subito fossero saliti sul podio. Il riferimento va a Fausto Bonzi e a Marco De Gasperi, al Batuffolo di Dossena e al Pirata dello Stelvio, se riprendere si vuole il “poetar montano” di Giovanni Viel, da cui però ora lecito pare attendersi il lesto parto di altra felice apposizione da affiancare pure al giovane triestino.
Gara durissima quella di Tarvisio, e su questo, in coda, torneremo. Pendenze importanti che non spaventano però Bernard Dematteis: è lui a comandare la gara, anche quando nei primissimi chilometri Marco Gaiardo prova a scappar via di qualche metro rispetto ad un quartetto che per metà gara contempla anche Marco De Gasperi. Forza ed intelligenza, ed un occhio a lungo premuroso e rivolto a quell’altra casacca giallo-nera che gli corre a fianco: questo dice la gara di Bernard. Anche Martin è grandissimo protagonista e nel finale prova persino a riavvicinare il gemello, oltre che ad andare a vincere il duello con uno straordinario Sterni, cui ora occorre, senza più remora alcuna, dare tutto il supporto e la fiducia che con classe e determinazione non comuni si è meritato sul campo. Questo dunque il podio, ai piedi del quale si accomodano i grandi di sempre: anche De Gasperi e Gaiardo, nell’ordine, debbono dunque questa volta alzare bandiera bianca, complice senz’altro una condizione ancor lontana dai loro tempi migliori, ma anche il gran ritmo imposto dai tre “moschettieri rivoluzionari” sulle impennate più ripide verso il Monte Lussari. Alle spalle dei due azzurri più titolati, e davanti anche ai pur bravi Regazzoni, Abate, Rungger e Manzi, riecco Antonio Toninelli (Valle Camonica), per una sesta piazza che potrebbe essere per lui piazzamento almeno usuale, su ogni tipo di tracciato, se solo talento e continuità anche per lui andassero più spesso a braccetto.
Donne – Spopolano i giovani al maschile, si recuperano grandi talenti al femminile. C’era attesa per il ritorno agonistico di Valentina Belotti, che le ultime sue due stagioni aveva speso più a lottare con infortuni che a calzare le scarpette da gara. La camuna del Runner Team Volpiano, che alla montagna guarda anche in proiezione di ritorno importante pure nel cross – fu ventitreesima, qualche anno fa, nella prova corta iridata… – era sì attesa, ma forse non pronosticata vincente contro la forestale Renate Rungger, argento a Crans Montana nella scorsa stagione. Invece, in gara, ben presto i ruoli si invertono, con l’altoatesina, peraltro reduce dalla maratonina tricolore della scorsa settimana, costretta a lasciare sul campo quasi 1’30” alla Belotti. Di certo, per l’Italia che corre in montagna, entrambe saranno importanti carte da podio nei prossimi Europei di Telfes. Dietro i distacchi aumentano a dismisura, con Cristina Scolari (Valle Camonica) comunque brava a precedere per il podio Maria Grazia Roberti (Forestale) e a costringere alla quinta piazza una slovena Kosovelj (Brugnera), apparsa un poco indietro di condizione. Condizione che – in toto – ovviamente manca alla campionessa europea Elisa Desco. Da qualche tempo soltanto la cuneese ha ripreso a corricchiare, e ancora manca la completa risoluzione dei problemi fisici che dalle gare l’hanno tenuta lontana oltre sei mesi. In quest’ottica va allora letta la sua sesta piazza, certi che appena potrà allenarsi meglio, là davanti, tornerà ad esserci pure lei. In quest’ottica, parimenti, va letta la scelta sua e del suo tecnico di accantonare del tutto e a priori l’appuntamento europeo, per puntare diretta verso la rassegna iridata di Campodolcino.
Gli juniores – Mabel Tirinzoni e Xavrier Chevrier: favoriti in sede di pronostico – forse più il secondo della prima in termini percentuali -, primi al traguardo, con bella dimostrazione di forza. La valtellinese della Valchiavenna Liquigas ha la meglio su un terzetto dell’Atletica Saluzzo (El Kannoussi, Debucanan, Mondino), con la sola fondista Erika Forni (Gsa Valsesia) a sfruttare anche tracciato a lei più congeniale ed inserirsi in terza posizione. Al maschile, invece, non ha vita del tutto facile il ragazzo di Pont Saint Martin, già tricolore nel 2008. Merito dell’agordino – non cadorino, pardon… – Luca Cagnati, molto cresciuto rispetto alla scorsa stagione anche sulla sola salita, unico ad insidiare Xavrier sin quasi al traguardo. Solo la volata finale dirime invece la disputa per la terza piazza, con il morbegnese Marco Leoni a spuntarla su trentino della Valchiese Kelemu Crippa . Questi, in buona sostanza, saranno anche gli azzurrini per Telfes.
I percorsi e l’organizzazione – Nel corso di un weekend tricolore che, oltre a gare emozionanti e a condizioni meteorologiche davvero ingenerose, ha pure offerto qualche interrogativo tecnico ed organizzativo, in tanti ci hanno chiesto di puntare il dito con decisone su questo o quell’altro particolare. Al nostro bel ruolo – sceltoci o affibiatoci? – di grilli parlanti, per quanto a volte scomodo e pesante da portare, mai sinora siamo sfuggiti. Ma ci piacerebbe che, questa volta, almeno qualcuno di quei tanti ci inviasse le sue impressioni: le pubblicheremo volentieri, così come volentieri daremo spazio ad eventuali repliche di chi si sentisse chiamato a farlo. Due sole questioni, non così disgiunte tra di loro, vorremmo invece affrontare direttamente. La prima riguarda l’ottimo lavoro mediatico svolto dagli organizzatori: un’ora o quasi di diretta sul canale sportivo satellitare della RAI è certo segno di investimento importante che merita applausi ed offre altrettanto importante vetrina alla disciplina. Il problema, semmai, è cosa da queste immagini arrivi al pubblico, fruitore di questa vetrina. Non pensiamo certo che la corsa in montagna debba snaturarsi, ma siamo altresì convinti che, in ottica televisiva e promozionale non meno che tecnica, essa debba almeno cercare di poter sempre affiancare il termine “corsa” a quello di “montagna”, almeno per quanto concerne buona parte dei suoi protagonisti. Qualche dote di preveggenza pur non deve mancare a chi redige il palinsesto in casa RAI, se è vero come è vero che la diretta tarvisiana sia stata presentata come “Campionato Italiano di arrampicata sportiva”…Battute a parte, va sottolineato come nelle dichiarazioni ufficiali tutti i maggiori protagonisti si siano soffermati sulla durezza dei tracciati. Duro, pur se con tipologie di terreno in buona parte differente, si annuncia anche il tracciato di Telfes, ma agli Europei sarà chiamata a correre soltanto una ristrettissima cerchia di atleti, costituita dai migliori, e non tutto il movimento italiano, alle cui componenti anche meno elitarie in qualche misura pur occorre pensare. Il rischio, tangibile, è quello di allontanare anziché avvicinare alla disciplina. Di certo, vedere le poche juniores partite costrette a camminare dopo poche centinaia di metri dal via, o le prime donne salire a medie chilometriche superiori agli 8’ al Km., a noi, sinceramente, non piace.
Un grazie, in chiusura – A voi che ci leggete e che continuate a far crescere i numeri relativi alle vostre visite. Nella giornata di lunedì scorso, grazie a voi, il nostro nuovo record di contatti. Date un’occhiata, se lo credete, alle statistiche rintracciabili in fondo alla nostra home page.
Paolo Germanetto