Intervista a Filippo Fazzini, organizzatore del Giir di Mont
Il nostro intento non è certo fare polemica, nè sollevare inutili polveroni. In vista dell’ennesima stagione di confronto/scontro abbiamo però incontrato il lecchese Filippo Fazzini, organizzatore della skyrace Giir di Mont e scambiato con lui alcune battute……
In un calendario estivo sempre più serrato, trovare una data libera non è mai facile. Quest’anno dovrete fare i conti con una concomitanza importante – Campodolcino -. La cosa potrebbe penalizzare il Giir di Mont?
«Sicuramente l’importanza dei due eventi e la vicinanza delle località fa sì che entrambe le gare perderanno atleti. Abbiamo notato che diversi concorrenti hanno già partecipato ad entrambe, in più il bacino della bassa Valtellina è proficuo sia per la corsa in montagna, che per lo skyrunning. Ci siamo già sentiti con gli amici di Chiavenna, i quali, anche se seguono uno sport differente, ci hanno esposto il dispiacere di questa concomitanza. Una concomitanza che sarà pesante per entrambi, ma per la quale sembra non ci sia una via di uscita. Dobbiamo ammettere che le due realtà (FIDAL e ISF) non si sono mai guardate in faccia. Se posso fare una considerazione devo dire che ISF è scusata da un calendario spaventosamente pieno: la settimana prima c’è campionato europeo a Canazei, mentre la settimana dopo c’è la prova per team in Val Seriana, questo è il vero problema ISF».
Corsa in montagna e skyrunning specialità affini e nel contempo differenti. Dal tuo punto di vista potranno avere un futuro comune?
«Specialità differenti se si guardano gli estremi, ma come tutte le cose affini hanno una centralità comune. Guardando al Giir di Mont, skymarathon apprezzata dai più quotati atleti, ha le caratteristiche di un percorso di corsa in montagna. Ci sono pochi punti esposti, comunque messi in sicurezza e tutto è il percorso è molto corribile. Ciò che la rende una tra le più dure sky del momento è il chilometraggio, ma soprattutto i dislivelli. Se guardiamo gli atleti, dobbiamo dire che moltissimi sono già in comune. Solo i cosiddetti “big” sono specializzati per ovvie ragioni di preparazione, ma anche fra di loro ci sono dei tentativi di fare bene nell’una e nell’altra specialità. Il motivo se nella corsa in montagna i titoli (italiano,europeo e mondiale) hanno un sapore molto più forte, per contro i premi delle sky fanno gola a tanti. Sarebbe sicuramente interessante se le due realtà si potessero fondere, anche se attualmente vedo la cosa impossibile».
Il motivo?
«Il problema non credo sia tanto a livello di organizzazione gare, percorsi e quant’altro. Ritengo sia ad alti livelli: la FIDAL è già riconosciuta dal CONI; quindi non intende muoversi. D’altro canto la ISF ha forse paura di mettere in discussione certi numeri già raggiunti dal momento che dovrebbe adeguarsi ad alcune normative burocratiche. Il problema vero, a mio personale parere, sia il dover recedere da alcuni privilegi che le due realtà hanno già ottenuto».
Per la vostra competizione avevate sondato il terreno per provare a candidarvi come tappa di campionato italiano lunghe distanze. Per quale motivo, poi, avete desistito?
«Noi abbiamo lanciato una candidatura, la FIDAL senza neanche sentire le nostre potenzialità e senza attendere la nostra candidatura ufficiale ha dato la prova ad altri. Il motivo ufficiale? Non potevamo spostare la data; in quella c’era già prova di campionato italiano. Forse si sarebbe potuto anche affrontare un dialogo più aperto, vista l’opportunità, e provare ad abbattere queste barriere. La nostra impressione è che alla FIDAL faccia paura un movimento che, è inutile nasconderlo, è fortemente in crescita. Per contro non siamo al corrente dell’impegno di ISF di “fondere” le due realtà. Rimane chiaro che ISF dovrà migliorare per quanto riguarda alcuni problemi burocratici, siamo noi i primi a dirlo, non facili sicuramente da risolvere, ma non impossibili! La nostra porta è comunque sempre aperta».
Lo skyrunning nazionale avrà quest’anno una federazione tutta nuova. Quali le aspettative di un organizzatore da diversi anni impegnato in prima linea per lanciare questa specialità?
«Speriamo che questa nuova federazione riesca a colmare quei problemi burocratici che ci sono. Organizzare queste gare è complesso, vuoi per la lunghezza dei percorsi, vuoi perché si va in alta montagna. Inoltre numeri di partecipanti sempre maggiori creano problemi non di poco conto. Speriamo che ci sia sempre più trasparenza e chiarezza nei regolamenti, cosa che sembra stia avvenendo. Forse il problema grosso è stato che questo sport è veramente cresciuto troppo velocemente nei numeri. Un segnale positivo è che a livello di organizzatori ci si confronta. È l’unico modo per superare sovrapposizioni e difficoltà di gestione della stagione».
Il mondo soffre di una crisi economica globale. Anche lo skyrunning soffre di questa crisi?
«Speriamo che gli atleti riescano a sostenere le spese di trasferta per le gare cui desidererebbero partecipare. Da organizzatori stiamo vivendo un momento molto difficile. Le aziende private hanno i loro grossi e seri problemi per far quadrare i bilanci, quindi dobbiamo dire un grande grazie a chi riesce ugualmente a darci una mano; speriamo che gli enti istituzionali ci sostengano anche se non si tratta di bisogni di prima necessità (con tutta la gente in cassa integrazione che gira è il caso di parlare di prima necessità). Anche se difficile da accettare, il costo delle iscrizioni è dovuto a garantire sicurezza, pubblicità all’evento e costi di gestione. Speriamo non si ripetano le critiche degli scorsi anni che sostenevano che gli organizzatori approfittino dei soldi degli atleti, perché vi garantisco che ci mettiamo del gran tempo, ma la paga è sempre quella!!».
Foto & Testo Maurizio Torri
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