Nostra intervista a Giulio Peyracchia, l’anima dellla Podistica Valle Varaita. L’allenatore, tra gli altri, di Bernard e Martin Dematteis
Modello Valle Varaita: così chiamalo, se vuoi. E se al modello vuoi dare una definizione, comincia a scrivere Giulio Peyracchia. Da quelle braccia allargate in silenzio, da quel sorriso tra l’incredulo e il felice al manifestarsi dell’ennesima impresa di uno dei suoi gioiellini: è da lì, dal fondo insomma, che vogliamo cominciare. Dai Societari di cross e dall’inattesa seconda piazza nel cross lungo di un Bernard Dematteis ritrovatosi a meraviglia nel fango di Campo Bisenzio. Consapevoli del fatto, però, che il “modello” in esame, gioiellini consideri tutti i suoi prodotti, quelli che vincono e si vestono d’azzurro e quelli che, con orgoglio e immutata passione, da anni spesso chiudono le classifiche. Consapevoli del fatto che proprio questi particolari costituiscano la vera essenza del modello Podistica Valle Varaita. La retorica non si sfiora, là dove soltanto si nutre ammirazione per un gruppo che da tempo costituisce un unicum, un oggetto raro nel variegato mondo dell’atletica, del podismo, della corsa in montagna. Fatto di amicizia che ruota attorno alla medesima passione.
Per addentrarsi in certe storie, occorre talvolta davvero giocare di fioretto, muoversi con rispetto e magari pure con affetto, sottolineando gli aspetti felici delle vicende e lasciando che quelli invece più sofferti emergano da soli, se e quando sentano il desiderio di disvelarsi. E’ da questo punto di osservazione che ci si pone nel provare a raccontare il rapporto tra Giulio Peyracchia e i gemelli Dematteis, il movente e il nocciolo della nostra lunga e recente chiacchierata con l’allenatore e dirigente di Verzuolo, con l’anima, in sintesi, del sodalizio cuneese.
“Il nostro è un rapporto andatosi modificando ed intensificando nel tempo: oggi l’intesa e la sintonia sono perfette e sconfinano decisamente dall’ambito tecnico. Ma all’inizio non è sempre stato così, le nostre belle incomprensioni le abbiamo avute pure noi, soprattutto nei primi anni. Quando mi sono ritrovato per la prima volta di fronte Bernard e Martìn, non è stato difficile capire di avere a che fare con ragazzi cresciuti secondo schemi motori, secondo abitudini di vita che avevano caratterizzato l’adolescenza della mia generazione, molto più che della loro…E questo retroterra culturale è sempre stato uno dei loro principali punti di forza.
Ma insomma allora, chi è più forte dei due?
Difficile dirlo, anche perché purtroppo non si sono quasi mai realizzate le condizioni perché entrambi stessero bene nello stesso momento. E questo forse è il mio rammarico più grande, soprattutto vedendo quanto redditizi diventino in quel caso allenamenti e gare in comune. Se proprio devo sbilanciarmi, direi Martìn quanto a talento puro e Bernard quanto a carattere e capacità di soffrire. Penso che quest’ultima sia una grande dote di entrambi, ma Bernard ogni volta riesce a stupirmi.
Cosa c’è stato dietro il recupero di Martìn e il suo straordinario nono posto ai Campionati Europei di cross a Bruxelles?
C’è stato innanzitutto la grande iniezione di fiducia che i tecnici di settore Danzi ed Endrizzi hanno voluto dargli, chiamandolo ai raduni autunnali, appunto, solo sulla fiducia…Questo per lui è stato importante, anche per provare ad uscire da problemi più seri. Gli stimoli giusti per lui sono fondamentali, e in soli quaranta giorni di allenamento continuativo ha combinato quello che ha combinato…Purtroppo, però, la sua è vicenda in continua evoluzione, ed ora il momento è di nuovo più difficile, come lo era stato durante l’estate. La speranza è che piano piano, con la pazienza che in fondo non è mai mancata a nessuno di noi, la situazione possa stabilizzarsi e che anche Martìn possa mostrare con continuità tutto il suo potenziale.
Come definire, invece, il lungo 2008 di Bernard?
Beh, direi all’inizio sorprendente, poi..straordinario. Siamo abituati , lui per primo, ad andare per gradi, per piccoli passi. Fondamentali sono state le prime gare, quelle in cui ha acquisito fiducia, prima sui percorsi misti, poi anche su quelli di sola salita. Agli Europei di cross a Bruxelles è arrivato probabilmente un po’…lungo, ma era normale che così fosse e va benissimo così.
E con la prestazione dei Societari, il 2009 inizia forse anche meglio. Quali i prossimi obiettivi?
Dopo gli Europei, Bernard aveva bisogno di staccare un poco la spina. Per questo, oltre che per poter stare al fianco di Martìn, abbiamo rinunciato ad un raduno federale in Sud Africa. E la gara di Campi Bisenzio mi ha davvero sorpreso…Il primo obiettivo che ci eravamo posti erano i tricolori individuali di metà marzo, non con velleità di risultato a tutti i costi, ma con la voglia di confrontarsi con i migliori. Poi, sicuramente, tutte le attenzioni saranno indirizzate alla montagna, per cercare di fare bene un po’ su tutti i fronti, ma soprattutto ai Mondiali di Campodolcino.
Dovessi scegliere una tipologia di allenamento, legata alla corsa in montagna, che pensi sia stata importante nel recente loro ulteriore salto di qualità…
Quello che conta è ovviamente tutto lo schema di allenamento, il mio è piuttosto semplice. Ma se proprio devo scegliere qualcosa, probabilmente direi delle ripetute sui 1000 metri su percorso ondulato, non troppo duro per non perdere in velocità, ma quel che tanto che basta per rendere più muscolare l’impegno. E mi sono davvero sorpreso dei risultati.
Dai gemelli allarghiamo progressivamente il discorso. Qual’è il segreto della Podistica Valle Varaita?
Non ci sono segreti, se non quello di essere una grande famiglia, di essere un gruppo di amici che si è progressivamente allargato senza perdere per strada troppi pezzi. Anche per noi ci sono stati momenti più difficili, ma ora davvero, con umiltà, posso dirmi orgoglioso del nostro gruppo. Fa piacere toccare con mano l’affetto diffuso con cui non solo l’ambiente della corsa in montagna circonda i risultati e le vicende di Martin e Bernard. Così come fa piacere trovare all’interno della società tante persone disposte a darsi da fare, dall’insostituibile Elena Bagnus a ciascuno degli altri. Ormai non so più da quanto tempo ci spostiamo solamente in pullman: dai master agli esordienti, anche per i cross, tutti pronti e contenti alle sei di mattina, anche se poi magari uno gareggia alle due di pomeriggio…e questo spirito, credimi, è la soddisfazione più grande, che supera anche i risultati più importanti.
Allargando ancora un poco l’orizzonte, come vedi, dall’interno e alla luce del tuo impegno, il movimento della corsa in montagna?
Continuo a pensare che per certi versi la nostra continui ad essere isola più felice di altre. Anche per carattere, i miei rapporti sono buoni con tutti, dai tecnici federali a un po’ tutti coloro che vivono il nostro movimento. Sinceramente, su certi aspetti, mi piacerebbe si riuscisse a recuperare un po’ di quell’entusiasmo che negli ultimi anni si è forse un po’ spento. Anche quell’amicizia, che con il nostro gruppo cerchiamo in qualche modo anche di “esportare”, ad esempio con le trasferte più recenti in occasione di Europei e Mondiali. Mi piacerebbe poi si completasse l’evoluzione “politica” della specialità, mentre sin da ora ho particolarmente apprezzato il lavoro degli “Amici della Corsa in Montagna”: posso veramente dire di aver toccato con mano cosa voglia dire avere più visibilità per la corsa in montagna, cosa voglia dire, ad esempio e molto in concreto, avere immagini e sintesi televisive da presentare a qualche sponsor…
Esempi concreti, come concreto e umile è sempre stato il lavoro di Giulio nel mondo della corsa in montagna e dell’atletica più in generale. Lavoro capace di avvicinare allo sport centinaia di giovani della sua Valle Varaita e di amalgamarli come raramente altrove a quel particolare pianeta dei Master, spesso e volentieri – ma non qui – troppo autoreferenziale. Lavoro talvolta premiato da soddisfazioni sportive importanti: come non ricordare, infatti, ad esempio e ancor prima dell’avvento dei Dematteis, la scoperta e i primi successi di prestigio di Massimo Galliano, i tricolori giovanili di Manuela Monge Roffarello, di Danilo Lantermino, della stessa Elena Bagnus.
Ma forse, più delle tante parole spese anche in questa occasione, basterebbe dare un’occhiata al calendario 2009 realizzato dalla società cuneese: in quelle immagini, tutto il segreto della Podistica Valle Varaita.
Paolo Germanetto