Il nostro punto sulla rassegna continentale di Zell Am Harmersbach

Europei all’insegna della Provincia Granda, e delle grandi promesse che diventano splendide realtà. Se letta in chiave azzurra è soprattutto questa la rassegna continentale di Zell Am Harmersbach, ma se lo sguardo si fa meno provinciale, allora davvero…mamma li turchi!
L’Italia torna a casa a testa alta dalla trasferta tedesca. Con una nuova regina, con un principe più azzurro che mai, e con campioni che dimostrano di saper stringere i denti anche nelle giornate meno felici. Ma i risultati sono lì apposta a confermare quanto ormai il predominio assoluto degli anni passati sia difficile da ripetere, anche sui percorsi tradizionalmente più amici come quelli che alla salita uniscono la discesa. E non per demerito dei nostri, quanto piuttosto per una crescita complessiva del movimento.
La Turchia conferma una volta ancora di essere ormai potenza di prima grandezza e, soprattutto, di credere fortemente nella specialità: lo fa – specie tra gli juniores – mettendo in campo atleti capaci di inserirsi ai vertici internazionali anche nel cross e su pista (due nomi su tutti quelli di Hulya Ongun e di Hasan Pak).
 
LE GARE JUNIORES – Festival turco al maschile, Russia che il festival anatolico rovina invece sul finale della prova femminile. Hasan Pak era il grande favorito e in gara non ce n’è stato per nessuno. Sul podio, a fargli compagnia, si porta i connazionali Demir e Akalin. Il solo gioiellino di casa, Renè Stockert – in gara anche a Toro, nel cross – prova ad inserirsi, ma alla fine si deve accontentare del quarto posto. Tra gli azzurri, meritano applausi soprattutto Xavier Chevrier e Luca Re. Il valdostano finisce sesto, palesando, oltre al talento che gli viene da più parti riconosciuto, anche doti tattiche non comuni. Il bresciano stupisce invece per temperamento e coraggio, conquistando un nono posto che è pure indice di notevoli margini di miglioramento. Applausi anche per Marco Leoni, sedicesimo, e per Luca Cagnati, ventesimo: magari si attendevano qualcosa in più, ma contribuiscono ad un argento di squadra che vale molto. E devono avere la consapevolezza di appartenere a gruppo giovane – tre di loro al primo anno di categoria – su cui vale la pena investire.
Per tre quarti di gara, Turchia padrona anche al femminile. Poi Esra Gullu e Hulya Ongun si piantano, lasciando spazio alle rimontanti russe. La Gullu conserva l’argento, ma l’oro finisce sul collo di Mariya Bykova, con l’altra russa Tatiana Prorokova ad issarsi sino al bronzo. La quarta piazza delle azzurrine, alle spalle di Nazioni che tradizionalmente molto “calcano la mano” a livello giovanile, è positiva, così come le due bresciane Clara Faustini – undicesima – e Sara Bottarelli – quattordicesima – rappresentano prospetti interessanti in prospettiva futura. Certo c’è da lavorare, anche per allargare la base da cui poter pescare.
 
REGINA – La sensazione è che questa vittoria possa rappresentare più un trampolino di lancio che un approdo che valga una carriera. Sensazione che vuol essere, ovviamente, anche un auspicio e un augurio, siano essi indirizzati verso il pianeta montagna o verso quello maratona. E’ decisamente entrata in una nuova dimensione agonistica Elisa Desco, e il percorso di Zell sembrava fatto apposta per esaltare le caratteristiche della cuneese dell’Atletica Valle Brembana. Sul campo, l’allieva di Massimo Magnani, ha dimostrato anche acume tattico, uscendo allo scoperto nella seconda tornata dopo aver fatto sfogare la giovane inglese Sarah Tunstall – già protagonista anche agli Europei under 23 di cross – e la francese Constance Devillers – bel nome nuovo per la corsa in montagna – , finitele poi alle spalle in ordine inverso. Il campo, poi, ha anche dimostrato che le scelte tecniche effettuate – raduno in altura a Saint Moritz – siano state azzeccate sino in fondo.
Se investi un euro su Maria Grazia Roberti puoi star certo di riportartelo perlomeno a casa. La partenza della bresciana della Forestale è stata davvero difficoltosa, ma veemente è stata la sua rimonta. L’ottava piazza finale, ad un soffio da una Isabelle Guillot nemica giurata della pensione, rende pieno merito a chi in contesti di peso ha sempre saputo mettere in campo gambe, esperienza, e soprattutto cuore. Positivo anche l’esordio europeo di Cristina Scolari, emozionantissima al via e leonessa in gara, specie quando il forzato ritiro della sfortuna Salvini, l’ha chiamata a portare punti importanti alla causa azzurra. Il terzo posto finale ci sta, specie se ancora una volta pochi sono stati i punti a dividere il paradiso (toccato alla Gran Bretagna) dalla sua anticamera (riservata stavolta a Francia e Italia).
PRINCIPE BERNY – Un argento che vale oro, da dividere con tutti i suoi tifosi venuti in forze dalla Valle Varaita. Sembrava di essere a Sampeyre piuttosto che nella Foresta Nera quando Bernard Dematteis ha preso in mano la gara maschile. Con il senno di poi, il gemellino cuneese poteva essere più cauto, ma come si fa a rimproverare qualcosa ad un talento feroce che all’esordio nella nazionale maggiore va senza paura all’attacco e porta a casa medaglia pesante? Se non son stimmate da campione queste…L’unico rimbrotto che forse gli si può fare è quello di non aver pensato alle coronarie del suo allenatore Giulio Peyracchia, che la tensione accumulata ha potuto sciogliere solo dopo il traguardo, in quell’abbraccio che di storie ne racchiude assai più di cinquanta minuti di sofferenze e di gioie.
Le gambe non erano certo quelle di Ovronnaz, ma il carattere lo ha comunque portato ad un bronzo che per lui può avere il sapore della sconfitta, ma su cui tantissimi altri costruirebbero una carriera. Inutile negare che Marco De Gasperi puntasse alla vittoria, nonostante una preparazione a singhiozzi e una stagione sin qui segnata a più riprese da episodi sfortunati: ma lo sport è questo e i risultati inferiori alle attese, ai veri campioni, servono anche per creare stimoli nuovi.
Il duo dell’Orecchiella Garfagnana ha risposto presente anche questa volta. Marco Gaiardo ha corso in rimonta, finendo sesto, dopo aver anche accarezzato la quarta piazza. A Crans Montana, su tracciati di sola salita, potrà certo provare a fare anche di meglio. Gabriele Abate è invece partito a razzo, pagando un poco nella parte centrale, ma reagendo bene sul finale: chiude settimo, contribuendo a confermare che almeno in Europa tra i seniores maschile l’Italia è ancora la scuola guida.
Detto, e bene, degli azzurri, turco è però il re. Ahmet Arslan centra doppietta consecutiva sinora mai riuscita ad alcuno in campo continentale. A vederlo non gli daresti due lire, ma Cauterets 2007 e Zell 2008 dicono invece di un campione in grado di correre forte su ogni tracciato e che si candida a fare la voce grossa anche in Svizzera il prossimo settembre. A livello individuale applausi anche per il portoghese Jose Gaspar, quarto, e per il francese Julien Rancon, quinto, mentre storico è l’argento della Spagna nella classifica per Nazioni, davanti a Francia e Turchia, curiosamente entrambe precedute solo in virtù del piazzamento del terzo uomo al traguardo.
 
POLITICA SPORTIVA E TV– La presenza in Germania del presidente di European Athletics, Hansjorg Wirz, è sicuramente significativa, e le impressioni da lui ricavate sul movimento paiono essere state buone. In questo un aiuto lo hanno sicuramente dato anche gli Amici della Corsa in Montagna, partiti per diffondere le immagini della manifestazione in Italia – prossimamente su Sky Sport e su RaiSportPiù – e poi ritrovatisi a condividere con la Federazione Europea e con la WMRA un progetto più ampio, legato anche all’Eurovisione. Qualcosa, eppur, si muove; sicuramente vale la pena di insistere .
 
Paolo Germanetto

  Elisa Desco sul podio agli europei (foto Chiampo)