Il convegno del sabato, le staffette della domenica con l’esplosione di Berny Dematteis: il nostro punto sui tricolori a staffetta di Povo di Trento

C’è ancora un futuro per la corsa in montagna? Se lo sono chiesto i relatori del convegno del sabato pomeriggio, ma le risposte, tangibili e anche in questo caso affermative, han saputo darle eccome pure le gare della domenica. Era un weekend molto atteso dal mondo della corsa in montagna quello appena andato in archivio. Una stagione che riparte, i valori in campo tutti da verificare, tra infortuni, recuperi e possibili esplosioni di talenti nuovi o attesi al grande salto. Il tutto racchiuso nella rassegna tricolore forse più densa di tradizione e di pathos e che proprio domenica festeggiava i suoi sessant’anni di vita, oltre trenta dei quali passati sotto l’egida della FIDAL.

L’Atletica Trento ha speso davvero molto impegno per organizzare al meglio – riuscendovi sotto più profili – i Campionati Italiani a staffetta, approdati su sentieri che più di casa non si può: Povo di Trento, alle pendici del Monte Celva, là dove ha sede il quartier generale di una delle società che più ha dato alla disciplina. E pure il meteo, dopo vigilia burrascosa, alla fine ha deciso che la festa non doveva e non poteva essere rovinata.

IL CONVEGNO – Teneva  tanto davvero alla realizzazione di un convegno tematico il presidente Giorgio Bianchi. E nell’Atletica Trento, l’Ass. "Amici della Corsa in Montagna" ha trovato una valida spalla per provare ad esplorare gli scenari futuri della specialità. E’ successo il sabato pomeriggio, nella Sala Civica di Povo Trento, davanti ad un buon numero di atleti, tecnici, dirigenti e appassionati, e con la "rientrante" voce di Giovanni Viel a moderare un dibattito, al fin privato della presenza del consigliere FIDAL Migliorini (a lui i migliori auguri di pronta guarigione).

Che gli Amici della Corsa in Montagna credano e investano fortemente nel futuro e nella crescita della disciplina lo ha ribadito chiaramente il suo presidente Giorgio Bianchi, gratificato anche dal saluto che al convegno ha voluto inviare l’on. Manuela Di Centa, donna di sport che con successo la corsa in montagna ha a lungo praticato. Arrivare il più presto possibile ad un Campionato Mondiale sotto l’egida della IAAF, che più non deve tardare ad inglobare come sua commissione una WMRA che pare avere ormai completato il suo cammino. E tornare, a costo di sembrare utopici, ad avere il sogno delle Olimpiadi come faro delle azioni politico-sportive tanto in campo nazionale quanto in quello internazionale. Questo il succo delle proposte che Bianchi ha girato a Raimondo Balicco, responsabile tecnico della Nazionale Italiana e membro della WMRA, e a Massimo Magnani, presente in veste di membro della commissione cross (e corsa in montagna) della IAAF.

Nel suo intervento, Balicco ha ripercorso le tappe della crescita del movimento internazionale della corsa in montagna: crescita vissuta dall’Italia, e da lui, sempre in prima persona. E seppur sottolineando specie tutte le difficoltà insite nei  piccoli e grandi cambiamenti istituzionali, anche Balicco ha rimarcato come l’Italia debba davvero provare a farsi promotrice degli approdi messi sul tavolo da Bianchi.

Del progetto di collaborazione sorto con gli Amici della Corsa in Montagna e volto ad uno sviluppo della disciplina specie sotto il profilo degli sponsor e della visibilità mediatica, ha invece lungamente parlato Massimo Magnani. Che nella sua veste di membro della IAAF ha però anche voluto raccogliere – con promessa di impegno nelle sedi opportune – le sfide lanciate da Bianchi. Da affermato tecnico di azzurri di punta (specie della maratona, ma ora anche della montagna), Magnani ha poi voluto rimarcare la speranza che si intensifichino gli interscambi culturali e agonistici fra i tecnici e gli atleti della corsa in montagna e i loro "pari" fra gli altri settori del mezzofondo italiano.

Gli atti completi del convegno saranno prossimamente disponibili sul nostro sito, nel file allegato scaricabile intanto anche l’intervento al convegno di chi scrive.

LE GARE – Dovessimo scegliere una copertina per le gare a staffetta di Povo, non avremmo dubbi nel scegliere un volto solo, quello del giovane Bernard Dematteis. L’esplosione, attesa e definitiva, del gemellino della Valle Varaita è la risposta più netta che ai quesiti del convegno si potesse dare: a livello tecnico-agonistico, la corsa in montagna italiana ha ancora un futuro ai vertici: e Berny Dematteis ne rappresenta parte importante. Miglior tempo assoluto, grande autorità nel prendere in mano la prima frazione e nel concluderla al comando: il talento pazientemente coltivato da Giulio Peyracchia è ormai pronto per contesti internazionali anche tra i seniores. Con lo sguardo sempre rivolto al futuro, piacciono anche le prove di Eris Costa, Alice Gaggi e Lavinia Garibaldi: qualcosa, dietro le punte e anche al femminile, si muove con maggior decisone rispetto al recente passato.

Il presente dice invece della conferma della Forestale e dell’Atletica Valle Brembana, che sorridono anche per aver recuperato da noie muscolari, in tempo utile, Vittoria Salvini, Emanuele Manzi e Marco De Gasperi. In attesa di rivedere protagonista anche Gabriele Abate, ad alti livelli, su percorsi non propriamenti suoi, si conferma intanto ancora una volta anche Marco Gaiardo, così come non deludono, su percorsi invece a loro consoni, Maria Grazia Roberti, Cristina Scolari e una Elisa Desco il cui tempo finale risulta però ampiamente appesantito dalle bizze del cronometraggio elettronico. L’impressione visiva dei più al traguardo, suffragata dai tempi presi sia dai tecnici sia dalla stessa atleta, parla infatti di un minutino in meno rispetto ai tempi ufficiali…

Due note, alfin di un lavoro certo non baciato dal dono della sintesi, anche sul percorso di gara. In questo tipo di rassegna abituati a frazioni attorno ai trenta minuti di gara, molti dei protagonisti della prova maschile hanno un poco storto il naso nei confronti dei quasi due chilometri dell’anello finale. Chiaro che la fatica sia stata uguale per tutti e che alla fine il campo comunque abbia premiato i più meritevoli, ma forse, vista anche la particolare tecnicità della ripida discesa dal Monte Celva, quella fatica supplementare poteva essere loro risparmiata. Senza peraltro alterare l’esito delle prove e togliere fascino alla gara.

 Paolo Germanetto

Bernard Dematteis premiato dalla famiglia Molinari Raimondo Balicco- Giorgio Bianchi al convegno relazione convegno