La soddisfazione del podio raggiunto, raccontata dall’amico Gerd Frick
La Jungfrau Marathon, una delle maratone in montagna più famose al mondo che all’arrivo presenta agli atleti le stupende cime di Eiger, Mönch e Jungfrau, quest’anno è arrivata alla 15a edizione ed ha ospitato la 4a coppa del mondo di corsa in montagna sulla lunga distanza.
La classica elvetica è una gara particolare adatta ad atleti completi: in effetti, dopo la partenza ad Interlaken i primi 26 chilometri sono, in gran parte su asfalto, quasi pianeggianti- solo a questo punto si inizia a salire, con le rampe più dure da Lauterbrunnen a Wengen (km 26-30) ed alla temuta morena (km 39-40,5). L’arrivo è alla Kleine Scheidegg, con l’ultimo chilometro e mezzo in discesa, dopo aver superato complessivamnete 1850 metri di ascesa ed altri circa 300 metri negativi.
Gli ultimi giorni prima della gara al direttore della corsa, Richard Umberg che per 31 volte nella sua carriera era sceso sotto le 2ore e 20 sulla maratona, sono arrivate le defezioni di alcuni atleti considerati candidati alle medaglie: Simona Staicu per malattia tra le donne, Helmut Schiessl, l’etiope Tesfaye Eticha e l’americano Matt Carpenter tra gli uomini.
Tra noi uomini Jonathan Wyatt era chiaramente il favorito d’obbligo e dopo il suo infortunio invernale e la preparazione più ristretta rispetto ad altri anni era altrettanto chiaro che il suo record eccezionale, stabilito nel 2003, di 2h49.02 quest’anno sarebbe stato inattaccabile.
Per me, che nel 2004 alla JM ero arrivato sesto con 3ore e 9, l’obiettivo minimo era di arrivare nei primi sei dato che sapevo di potere correre sotto le 3ore e 5. Gli avversari più temibili mi sembravano il russo Sergej Kaledine (già vincitore alla JM con 2h59) ed il messicano Hernandez Ranulfo Sanchez, medaglia di bronzo ai mondiali ad Innsbruck nel 2002.
Erano da osservare pure gli americani Burrell e Freudenburg, ma poi c’erano tante incognite con tanti atleti di diverse nazioni, con degli ottimi risultati sulla mezza e l’intera maratona, ma inesperti sul terreno che sale. Uno di loro avrebbe centrato il colpo!
Partenza alle ore 9.00, tempo svizzero! Va subito all’attacco il moldaviano Valeriu Vlas (maratoneta che nel 1996 partecipò alle Olimpiadi), inseguito dal russo Kaledine che vive in Francia. Dietro si forma un gruppo di circa 20 atleti con Jonathan e Zac Freudenburg a dettare un ritmo abbastanza contenuto. Nel gruppo si trovano tutti i favoriti come il keniano Kiptum, ma anche i miei compaesani Achmüller e Innerhofer. Quando al decimo chilometro passiamo con due minuti di ritardo su Kaledine, Jonathan decide di non concedere altro spazio a Kaledine e si mette a tirare sgretolando il gruppo. Alla mezza Vlas e Kaledine passano con un minuto e mezzo di vantaggio su un gruppo con Wyatt, Krähenbühl, Sanchez, Achmüller, Freudenburg e l’autore di queste righe. Io cerco di correre sciolto, sto ancora molto bene, non rispondo agli scatti ripetuti di Sanchez, ma torno sotto in progressione. S’avvicina la rampa che porta a Wengen, discuto la situazione con Achmüller che mi dice di stare molto, ma molto bene. Davanti Kaledine e Vlas perdono secondo dopo secondo. Sale la tensione, l’attacco di Jonathan è imminente. Ed ecco, la strada svolta a destra ed inizia la salita. Jonathan se ne va subito, Achmüller e Freudenburg cercano di tenere, io mi stacco subito, ma controllo la situazione. Torno sotto prima a Krahenbühl, poi a Vlas, a Kaledine e Freudenburg. L’ultimo ostacolo al podio è il messicano Sanchez, passo anche lui al 28o chilometro. Ora aspetto il crollo di Achmüller, passo a Wengen (km 30,3) con un ottimo intertempo, ma distanziato di un minuto da Achmüller; tengo alto il ritmo fino al 39o chilometro, misuro il distacco sul mio amico pusterese- più di due minuti. A questo punto decido di controllare la situazione per non rischiare un cedimento nel finale da parte mia. Arrivo dopo 3h02 e il miglioramento di oltre sei minuti del mio personale mi è valso la medaglia di bronzo. Complimenti al sorprendente Hermann che dà le prime interviste con le lacrime negli occhi: ha finito in 2h58 dopo aver mostrato, nei pezzi più duri, delle potenzialità enorme da scalatore cedendo solo poco a Jonathan. Complimenti anche a Jonathan che ancora una volta ha dato una dimostrazione di forza, ma pure di intelligenza tattica.